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Come un fulmine a ciel sereno

Titolo: "Come un fulmine a ciel sereno"

Autricekejagalli

Genere: Storie d'amore

Marco e Lysa sono due ragazzi che definire amici è un eufemismo... sono molto di più. Si considerano l'uno l'anima gemella dell'altra, uniti da un vincolo speciale che va oltre l'amicizia, oltre l'affetto fraterno. Si conoscono da quando erano due bambini e non si sono mai divisi, vivendo in simbiosi fino ai diciotto anni... o almeno finché nelle loro vite non entra prepotentemente anche Jason.

Occhi neri e profondi, sguardo intenso, Jason fa breccia immediatamente nel cuore di Marco e, come un fulmine a ciel sereno, lo travolge e gli fa capire finalmente la sua vera natura. Marco si ritrova a dover fare i conti con il suo vero io, e dopo la ormai inevitabile crisi esistenziale, si accorge di essere innamorato di un ragazzo. Ma nel frattempo non sa che anche Lysa si è innamorata di Jason...

Dall'incontro tra Jason e Marco inizia una reazione a catena in cui si susseguono disavventure e normali situazioni adolescenziali che portano questo amore esploso all'improvviso ad essere dapprima scoperto e poi messo da parte per un altro tipo di amore. La relazione tra Jason e Lysa impedisce di fatto a Marco di svelare i suoi sentimenti a tutti, e per amore della sua migliore amica, decide di farsi da parte. Ma...

PICCOLA PREMESSA: A regola non recensisco libri che raccontano storie omosessuali, soprattutto perché non sono in grado di immedesimarmi nei personaggi, ma ho aggiunto questo punto nel regolamento forse troppo tardi ed evidentemente l'autrice non lo ha letto in tempo. Senza contare che nella scelta delle storie da recensire non ho notato questo particolare nella trama, e non ho letto i tag... Ma lo faccio volentieri, mi servirà da lezione.

Ok... ormai siamo in ballo e balliamo!

L'autrice di questa storia ha trattato l'argomento dell'omosessualità in modo delicato e molto dolce, creando una storia molto originale ma realistica al mille per mille. Raccontandoci i sentimenti di questi tre ragazzi si arriva ad una sola conclusione, ovvero che non c'è niente di male ad amare una persona dello stesso sesso.

Avevo scelto di leggerla perché, nonostante non avessi compreso subito di cosa trattasse, avevo percepito un certo grado di dolcezza e trasgressività in questa storia che mi avevano attratta non poco. Ma all'inizio non ne sono rimasta coinvolta sin da subito, per buona parte dei primi capitoli questa storia mi ha un pochino delusa, non tanto per la storia in sé ma soprattutto per lo stile dell'autrice. Come spiegherò meglio, trovo che abbia uno stile troppo lento, e le troppe virgole che usa rallentano ulteriormente la lettura del testo, facendolo sembrare, a tratti, alquanto pesante. Ma andiamo con ordine.

La copertina è alquanto particolare, perché questo scorcio sul mare al tramonto con questa sabbia rosa e il cielo dello stesso colore fa pensare che il grafico abbia giocato un po' troppo con i filtri. In altre parole è monocolore, e non attira molto l'attenzione. Il fulmine, riferito ovviamente al titolo, si vede ma non si nota più di tanto, anche perché il cielo è in parte nuvoloso. Ma il font usato per il titolo è molto d'impatto. Si può dire che da solo riesce ad attirare l'attenzione che non fa la copertina.

Durante la lettura si capisce che il colore rosa della sabbia si riferisce alla cittadina in cui si svolge la storia, chiamata, appunto, Pink Sand. Cittadina fittizia ma decisamente una scelta originale per fare da sfondo a una storia simile.

Parlando del punto di partenza di questa storia posso affermare senza troppi giri di parole che sarebbe da rifare... mi dispiace ma non mi è piaciuta per niente. 

E ora spiegherò perché.

Innanzi tutto il primo capitolo inizia con il titolo di "Incipit", ma poi consiste in tutto tranne che nell'incipit.

Per incipit si intendono le prime parole del racconto, l'introduzione al libro che l'autore ha scritto per il lettore e l'incipit deve appunto introdurre il lettore nel racconto. Ma quello che ha scritto l'autrice nel capitolo "incipit" al massimo si può definire una prefazione. Infatti, secondo wikipedia, la prefazione "è un testo che l'autore del libro, o un'altra persona (come ad esempio un curatore), pone all'inizio dell'opera per illustrare le origini, le caratteristiche e le finalità del lavoro compiuto, garantendo una buona lettura del testo e attribuendogli veridicità... [...] ...spesso serve per dare unità al libro, oppure si lega solo ad una novella."

Detto questo vorrei spendere anche due parole per quanto riguarda l'incipit vero e proprio.

"Marco si stava tranquillamente godendo un tardo pomeriggio di metà maggio insieme alla sua amica Lysa, al parco. In realtà lei non era una sua amica qualunque, lei era la sua migliore amica, la sua confidente, sua sorella acquisita. Si erano conosciuti alla scuola materna. Lui era un bambino cicciottello dalla pelle chiara..."

Sin dall'inizio ho avuto l'impressione di leggere un racconto per bambini. Il linguaggio usato non è infantile, ma è troppo semplice per i miei gusti, inoltre ritengo che l'autrice usi discorsi un po' troppo prolissi per descrivere una situazione, ovvero fa un po' troppi giri di parole per dare una semplice informazione.

In queste prime tre righe Marco si trova al parco insieme alla sua amica Lysa, e l'autrice mette in evidenza il fatto che Lysa non sia una semplice amica per Marco, ma la sua migliore amica, definendola anche confidente e sorella acquisita.

Ora, ritengo che non ci sia niente di sbagliato in questa frase, non voglio dire che l'autrice non sappia scrivere, ma ritengo che come introduzione sia troppo descrittiva ma non mostra (il famoso show don't tell). Un incipit simile non coinvolge più di tanto il lettore, perché il lettore, o almeno una lettrice come me, vuole sentirsi parte integrante del racconto sin da subito. Vuole essere spettatrice attiva degli avvenimenti e sarebbe stato molto più entusiasmante e coinvolgente se all'inizio si fosse limitata a descrivere la situazione descrivendo gli stati d'animo e poi, gradualmente, inserire tutti gli indizi che descrivono la loro relazione, aiutandosi con varie azioni dei due che mostrano inoltre anche i rispettivi caratteri. Perché come situazione iniziale è davvero l'ideale, ma per come è raccontata non rende.

Inoltre, proprio perché sono pignola, con la frase "Si erano conosciuti alla scuola materna" l'autrice vuole in qualche modo descrivere l'aspetto fisico di Marco quando era bambino, cominciando a raccontare il momento della loro infanzia quando si sono conosciuti, ma invece di continuare a usare il passato prossimo, avrebbe dovuto usare il trapassato, "Marco era stato un bambino cicciottello dalla pelle chiara..." O al massimo introdurre questa sorta di flash back con "Quando Marco era un bambino..." Altrimenti sembra che il Marco che si sta godendo il tardo pomeriggio con Lysa al parco sia un bambino cicciottello, e non il ragazzo ormai diciottenne che viene descritto subito dopo questo periodo.

Resta comunque da ammirare il modo quasi poetico in cui l'autrice descrive l'aspetto fisico dei due, descrivendo, ad esempio, l'azzurro degli occhi di lui "così brillante da ricordare il cielo pulito dopo una notte tempestosa." O i capelli di lei così scuri come "quelle notti misteriose nel bosco, quelle senza la luna a rischiarare i dintorni, quelle in cui si rischia di perdersi in mancanza di qualsiasi punto di riferimento." Anche se forse sembra un tantino esagerato come semplice descrizione.

Voglio fare altri esempi per far comprendere come l'autrice usi discorsi un po' troppo lunghi per esprimere un concetto. Il capitolo 2 dice: "Non si era minimamente accorto che si fosse avvicinato qualcuno, tanto era preso dalla lettura: gli capitava spesso di estraniarsi dal mondo mentre leggeva, e Hunger Games era un romanzo avvincente." Ritengo che sarebbe stata una frase più d'impatto, più intuitiva, con meno parole ma più dirette. "Non si era minimamente accorto che si fosse avvicinato qualcuno, Hunger Games era sicuramente una lettura di quelle che lo estraniava dal resto del mondo." Semplice, pulito e diretto... e sicuramente meno noioso.

Capitolo 9: "Marco stava fissando il paesaggio che gli scorreva davanti dal finestrino dell'autobus che aveva preso quella mattina, quello che prendeva tutte le mattine e che gli avrebbe permesso di arrivare a scuola: Pink Sand era una cittadina troppo piccola per poter ospitare anche solo una scuola superiore, pertanto lui e i suoi amici erano costretti a recarsi nell'entroterra tutti i giorni per poter andare a presenziare alle lezioni." Già questa ultima frase, "presenziare alle lezioni" dà più l'idea di un lavoro, non di un'attività scolastica, appesantisce il discorso, ma per il resto della frase era proprio necessario usare tutto questo rigirio di parole? "Marco aveva lo sguardo fisso sul paesaggio che gli scorreva davanti, oltre il finestrino dell'autobus che lo avrebbe portato a scuola. Pink Sand era una cittadina troppo piccola per poter ospitare un istituto superiore, perciò lui e i suoi amici erano costretti a spostarsi nell'entroterra per poter seguire le lezioni." E di nuovo: semplice, pulito e diretto... e sicuramente meno noioso.

Ho trovato qua e là discorsi in cui l'autrice fa ripetizioni un po' irritanti. Ecco un esempio: "Marco si era accorto benissimo che qualcosa non andava, perché la sua amica non si era mai comportata così. Andava al di là dell'incazzatura: c'era qualcosa sotto, e Marco doveva scoprire cosa. Ed era molto sicuro che Jason centrasse qualcosa nella faccenda."

Nel capitolo 12 c'è una scena mi ha fatto stare in ansia, ma non per l'avvenimento descritto, ma per il modo in cui è stato scritto. Marco ha finalmente realizzato... (vabbè, finalmente è una parola grossa, ma ci arriveremo dopo) di essere omosessuale, e nel suo cellulare, da un numero privato, riceve un messaggio con un'unica parola: FINOCCHIO. È ovvio che si sia sentito male, come chiunque al posto suo, ma l'autrice appesantisce un po' troppo il tutto secondo me, condendolo con troppe descrizioni e troppi dettagli, in un susseguirsi di reazioni fisiche forse esagerate. "Lo aprì e quell'unica parola che c'era scritta lo fece sbiancare. Il respiro gli smorzò in gola, brividi di freddo iniziarono a pervaderlo da dietro la nuca fino alla spina dorsale; lo stomaco iniziò a dolergli, un dolore atroce, come se lo stessero squartando con un coltello dalla lama seghettata, senza anestesia. Un pulsare alle orecchie lo rese momentaneamente sordo, impedendogli di percepire i suoni che lo circondavano; le voci dei passeggeri intorno a lui divennero dapprima lontane, poi ovattate e, infine, inesistenti, sostituite da un fischio flebile che si fece man mano più fastidioso e martellante, che gli partì dall'interno della testa e gli esplose con un boato nei timpani."

Ehhhhh e che è????

Ribadisco come io non sia molto propensa a immedesimarmi in certe reazioni, ma ritengo comunque che una reazione simile sia abbastanza esagerata. Mi immagino questo povero ragazzo accasciarsi di colpo al suolo mentre si contorce dal dolore, con una mano si tiene la pancia, con l'altra si tappa le orecchie... una mano sbucata dal nulla, strizza gli occhi, suda e trema di freddo mentre tutta la gente attorno a lui gli dice di calmarsi ma lui non sente niente. Non sarà un po' troppo come reazione?

Inoltre credo che, per come la stava prendendo all'inizio, dà proprio l'idea che un solo giorno e una chiacchierata con un'amica siano troppo poco per far ammettere a Marco di essere omosessuale. Ma ripeto che io non so bene immedesimarmi in certe dinamiche, quindi se qualcuno con più esperienza volesse chiarire questa situazione è invitato a farlo senza complimenti.

Sempre nel capitolo 12 appare per la prima volta la madre di Marco... anche se "appare" è un eufemismo dato che lui torna a casa e lei non c'è, ma gli ha lasciato il suo piatto preferito già pronto con un bigliettino: "Mi sento che oggi hai bisogno del tuo piatto preferito. A stasera, mamma" -_- D'accordo che il senso materno è qualcosa di ineguagliabile, e d'accordo che le mamme vere fanno questo e altro, ma finora dov'era? Da che cosa ha dedotto che il figlio avesse bisogno di questa coccola? Sarebbe stato molto più coinvolgente e toccante se l'autrice avesse mostrato la madre guardare il figlio e notare qualcosa di insolito per poi cercare di essere in qualche modo utile per sollevarlo senza essere opprimente, ma fino a quel momento della madre di Marco non si è vista nemmeno l'ombra.

Non capisco perché, al capitolo 51, quando Ben e Jason vanno a trovare Paul alla clinica, la guardia che gli va ad aprire si presenta come "il figlio di Richard." Perché mai dovrebbe pensare che a questi due ragazzi dovrebbe interessare di chi è figlio lui? O che conoscano suo padre? Come se ciò potesse rivelare qualcosa di importante.  

I personaggi di questa storia sembrano non avere freni inibitori per quel che riguarda rivelare i propri pensieri e i propri fatti personali se qualcuno glielo chiede... o anche senza che nessuno lo chiede. Come fa ad esempio la madre di Marco quando trova Lysa appena fuori dal suo portone mentre rincorre il figlio, rivelandole un segreto sul padre di Marco. Ok che Lysa è la migliore amica di Marco, ma questo non dovrebbe permetterle di farle rivelazioni così personali. Se Marco avesse voluto che Lysa lo sapesse avrebbe dovuto essere lui a dirlo. E quando Ben e Jason vanno a trovare Paul alla clinica Jason ammette di essersi innamorato di Marco... e ok, ma gli basta una domanda per rivelare a Ben di esserci quasi andato a letto. Se fossi stato in Jason avrei detto a Ben di farsi gli affari suoi, mi sarei vergognata ad ammettere una cosa simile, anche se è mio cugino, se non altro perché sono anche affari di Marco, non solo i suoi. Senza parlare del fatto che subito dopo gli rivela cose personali di Marco senza un buon motivo, e soprattutto, in un momento poco opportuno. Anche perché non sembrava proprio, fino a quel momento, che i due avessero un legame da confidenti.

Mi sono sentita a disagio durante la scena del balletto alla Dirty Dancing tra Lorenzo e Sophia... ho trovato quel balletto un tantino ridicolo, anche se il carattere dei due personaggi mostra un certo grado di esibizionismo.

Mi ha irritato un po' anche il fatto che il narratore in terza persona spieghi situazioni obsolete, come quando, nel capitolo della disavventura di Lysa, Sarah e Alexys la portano a sedersi in una panchina dove c'erano "evidentemente una coppia di fidanzati, oppure solo amici molto intimi intenti, ognuno, nell'esplorazione delle cavità orali dell'altro." Ecco, tutto questo discorso sull'attività dei due e che forse non erano fidanzati secondo me è inutile e prolisso... in altre parole: chi se ne frega? Inoltre avrebbe sortito più divertente il fatto che una delle due ragazze in compagnia di Lysa conoscesse il ragazzo e gli facesse fare una brutta figura se il narratore in terza persona non avesse sorto il dubbio che forse non erano fidanzati.

Spesso noto che l'autrice usa il congiuntivo quando dovrebbe usare l'indicativo imperfetto. Es:

Capitolo 35: "Un lucicchio negli occhi di Jason fece capire a Marco che quello che stava facendo gli piacesse. E un bel po'." Sarebbe più opportuno "gli piaceva" che gli piacesse.

Capitolo 26: "Era vero che era stato proprio lui a dire a Lysa di andare a chiedere quel favore a Jason, ma non aveva idea che ciò avesse comportato tutto quello che era successo fino a quel momento." Io credo che qui si riferisce al pensiero di Marco nel momento in cui chiede a Lysa quel favore, e che quel favore, quindi, non avrebbe comportato tutto quello che era successo...

Ma l'errore che a mio parere è davvero brutto, e che purtroppo l'autrice fa ogni volta, è quando scrive: "sull'uscio della porta..." No, vi prego! 

Uscio e porta sono sinonimi... non posso stare nella stessa frase se si vuole intendere due cose diverse!

Ultimo errore grossolano che fa l'autrice è quello nello scrivere i numeri. È giusto scriverli in lettere e non in numeri, ma vanno scritti per intero, non vanno spezzati. 1987 si scrive tutto attaccato, millenovecentottantasette, così come 2119, duemilacentodiciannove.

Nonostante tutti questi errori, però, non mi sono pentita di questa scelta. La storia, tolti questi orrori grammaticali e ortografici, ti prende, eccome! Si nota che comunque è stata scritta da una mano matura, per la presenza di termini normalmente in disuso nella maggioranza delle storie presenti su wattpad, tipo il verbo apostrofare o chiosare. Chi li usa? Molti non sanno nemmeno cosa significano.

Il punto di vista dell'autrice è chiaro sin da subito, anche se personalmente avrei preferito che Lysa avesse più valore agli occhi di Jason, invece si avverte subito che in qualche modo sia "inferiore" rispetto a Marco.

Ad ogni modo ci sono molte descrizioni che lasciano a bocca aperta per quanto riescano a far immedesimare il lettore. Faccio due esempi:

Capitolo 53: "Era seduto, da solo, a un tavolino del Banan Joes, uno dei pochi bar affacciati sulla spiaggia di Pink Sand, la testa e una spalla stancamente appoggiate alla vetrata sulla quale battevano gocce di pioggia grosse come palline da ping-pong."

Queste palline da ping-pong danno proprio l'idea dei goccioloni che si infrangono contro il vetro, sembra quasi di sentirne il rumore.

Capitolo 55: "A passo svelto si incamminarono lungo il vialetto di ghiaia bianca, in silenzio e leggermente affannati; i sassi scricchiolavano sotto le suole delle loro scarpe producendo un lieve rumore che veniva però amplificato dall'assenza di altri suoni nel circondario."

Io sento quasi il rumore dei sassi sotto le scarpe, e voi?

Per concludere, consiglio all'autrice un beta reader che la aiuti a migliorare le virgole e le coniugazioni verbali, anche se voglio spezzare una lancia in suo favore perché dalla lettura ho visto che ha comunque messo cura e dedizione durante la scrittura, facendosi aiutare per correggersi e pronta a correggere altri eventuali errori, nonostante sia una donna con un lavoro, con un marito e un figlio a cui stare dietro. Per molte queste cose sono un motivo per non avere tempo da dedicare alla cura di ciò che si fa. Toh! Lei lo ha trovato lo stesso!

Un bacio e a presto 💋

Laura. 

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