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CHIMERA - Cronache ritrovate

Titolo: "CHIMERA - Cronache ritrovate"

Genere: Fantastico

Autrice: VerdeSettembre

Ed eccoci a questa terza recensione. Bentornati a tutti!

Partiamo subito con la copertina, col dire che... mi piace! È semplice, essenziale, ha solo l'immagine di questa chimera, ovvero un animale composto da pezzi di altri animali, infatti distinguiamo bene le ali e la testa da aquila, la coda da leone, il corpo per metà da pavone e le zampe da... no, sinceramente le zampe non le capisco.

Ma chimera significa anche sogno vago, utopia... quale sarà il vero significato che dovremmo intendere per questo titolo? In fondo la copertina potrebbe anche essere solo un depistaggio.

Una copertina così a me trasmette serietà, mi fa intendere la cura usata per crearla e che è la stessa che l'autrice ha usato per la storia. Ritengo sia elegante, pulita, un buon biglietto da visita.

Nella trama sotto la copertina l'autrice descrive in parole concise ed essenziali ciò che il lettore andrà a leggere. Lo aiuta a entrare nel giusto stato d'animo per immergersi nella storia ed è questo che deve fare una buona trama. Anche se un diario, a prescindere da quanti viaggi contenga, si chiama sempre diario di viaggio, e non di viaggi...

Non mi voglio esprimere sull'estratto inserito sotto. A parer mio un estratto in questo punto non serve a molto. Per far sì che catturi l'attenzione deve essere un pezzo di estremo significato affinché abbia senso anche al di fuori della narrazione. Opinione personale.

Sono divertita dalla premessa inserita dall'autrice. Spiega di essere consapevole che la sua opera contiene molti refusi, più o meno gravi, e dà il via libera ai commenti per aiutarla a correggerli... solo che così mi fa rimangiare quello che ho detto sulla copertina...

Ma iniziamo:

Dall'alto di una delle torri della città Bariko sta osservando le vie sotto di sé piene di mercanti che, con i loro banchi colmi di merce, popolano le piazze e le strade. Nella baia, altre navi attraccano per scaricare altre merci ancora da vendere al mercato. Contemporaneamente, sta leggendo le parole di un diario che tiene tra le mani e che descrive in modo impressionante la città che sta osservando.

La cosa brutta di questa introduzione, per quanto evocativa possa essere, è che Bariko è un nome che a noi non dice niente. Non lo associamo istintivamente a una donna, come potrebbe essere qualsiasi altro nome che conosciamo, quindi non riusciamo a vederla in cima a quella torre a guardare la città. Si sente la mancanza di una descrizione fisica.

Una guardia la scova e lei scappa giù per le scale della torre, dove ne incontra una seconda. Questa alza lo sguardo su di lei e dice: «Ah, ecco un'intruso!» Solo che con intruso l'apostrofo non ci va perché è maschile.

Qui vediamo Bariko sfuggire saltando dal parapetto verso la rampa opposta delle scale e confondersi tra la folla per la strada, rifugiarsi poi in un cortile e accingersi a mangiare un pezzo di pane con un po' di burro, che poi dà a un bambino povero che si avvicina a lei.

Tutto questo pezzo mi ha ricordato in maniera impressionante l'inizio di Aladin. A voi no? Quando lei scappa dalla torre perché le guardie l'hanno scambiata per un ladro mi ha ricordato Aladin che scappa dalle guardie che lo hanno beccato a rubare e si confonde tra la folla saltando sui tendoni del mercato, proprio come fa Bariko. E quando Aladin si accinge a mangiare quel pezzo di pane insieme ad Abu, finisce per darlo a un bambino che poi divide con la madre e il fratellino, esattamente come Bariko che stende il burro sul suo panino e poi lo dà a questo bambino cencioso e affamato.

Sembra quasi un plagio...

Quando incontra questo bambino, che dice di chiamarsi Daramo, lo descrive solo "era troppo magro, tutto sporco e i suoi vestiti erano logori e cenciosi." Fortunatamente descrive anche che mangia il panino che gli dà voracemente, mentre il secondo lo mangia più lentamente, questo ci fa capire che il bambino era davvero affamato. Ma, al tempo stesso, sembra non avere delle espressioni facciali. Neanche dopo che Bariko si è conquistata la sua fiducia e gli regala anche una mela. Mi sarei aspettata che gli donasse almeno un sorriso e la cosa mi ha lasciata un po' perplessa. Possibile che l'espressività di quel bambino sia totalmente assente? E che per Bariko sia un comportamento normale?

Boh, vabbè...

Dopo vediamo Bariko che cammina tra la folla e viene urtata da un ragazzo che tenta di derubarla della sua borsa. Ne segue una colluttazione, ma è la discussione che avviene tra i due subito dopo che mi è sembrata fuori luogo. Mi sembra strano che finiscano per litigare perché lei vuole convincerlo di non avere niente di valore e lui non le crede. Ma ti pare che una che sta per essere derubata si mette a discutere col proprio ladro? Ma la cosa veramente assurda è il tizio che si affaccia all'improvviso da una finestra a torso nudo e urla:

«La volete piantare, stupidi marmocchi? Sto cercando di divertirmi qui!»

Ovviamente entrambi si bloccano a guardarlo, e fin qui niente di strano, ma la battuta seguente di questo tipo è:

«Ridalle quel maledetto libro e vendi l'argento! Non lo sai che porta sfiga far incazzare le femmine?»

Scusate, ma questo tizio stava dietro la finestra ad ascoltare i discorsi degli altri? La cosa è alquanto strana e bizzarra soprattutto quando diviene chiaro cosa stava facendo prima che si affacciasce, quando una donna, anch'essa a torso nudo, si affaccia a sua volta dalla finestra per urlare al ladro di Bariko...

Personalmente ho trovato la scena alquanto ridicola. Non ho capito se fosse un tentativo di spostare la narrazione sul comico-commedia.

Ma, non fraintendetemi, la storia l'ho trovata molto divertente e carina, la lettura è piacevole e i personaggi ben descritti, anche se sommariamente. Ma ho trovato la scrittura poco lineare e, errore che purtroppo fanno in molti, a tratti immersiva e a tratti per niente.

Ci sono anche elementi poco evocativi, che non danno al lettore un'immagine chiara e precisa di ciò che l'autrice vorrebbe trasmettere. Per esempio, quando si addormenta in un cortile di una casa diroccata. Prima di dividere il suo panino con Daramo, lei si addormenta, e poi si legge:

"Quando riaprì gli occhi si rese conto di essersi appisolata, il sole le riscaldava la pelle e sopra di lei i bianchi cumuli del bel tempo procedevano pigramente sospinti dal vento..."

Bianchi cumuli di bel tempo? È la prima volta che leggo descrivere le nuvole in questo modo, ma sinceramente non è un paragone che richiama istintivamente alla memoria le nuvole. Anche perché in sé le nuvole non sono indice di bel tempo, ma casomai di pioggia...

Durante la lettura si riscontrano diversi tipi di errori, da semplici refusi di disattenzione, tipo cencosi invece di cenciosi, baminetti invece di bambinetti, o cose simili che si possono risolvere con una revisione più accurata, ma anche espressioni, diciamo, inconsuete. Quando Bariko vuole offrire la mela a Daramo gli dice: «Ho rimasto una mela, la vuoi?»

Ho rimasto una mela? Non credo che sia propriamente in italiano...

Ci sono diversi punti in cui la narrazione è poco chiara, e va letto più di una volta per poterla comprendere. Una parte che io proprio non ho compreso è quando si offre di portare le mele ammaccate ai maiali al posto del garzone.

"...ma Bariko, che si altalenava tra la determinazione i dubbi su certe scelte certamente discutibili ai più, era di passaggio e in cerca di qualcosa che le desse l'ultima spinta e si offrì per occuparsene."

Ma di cosa sta parlando? Una frase del genere confonde le idee più che chiarirle.

"Si altalenava tra la determinazione e i dubbi" di cosa? Non lo spiega. "Cercava qualcosa che le desse la spinta" Per cosa doveva avere questa spinta? Non è chiaro e un lettore brancola nel buio.

L'autrice potrebbe indicarmi che dopo lo spiega, perché si legge: "Non erano molte e nemmeno belle ma aveva un impegno per loro: darle una scusa e sfamare dei poveri bambini."

A parte il fatto che fa intendere che per Bariko sia più importante avere una scusa per tornare nei bassifondi che sfamare i bambini poveri, ma il fatto che lo chiarisca dopo... è dopo. La storia la si deve comprendere mano a mano che si legge.

Avrebbe potuto rendere meglio tutto quel discorso mostrando lei che si offre di portare le mele, e poi vederla dirigersi nei bassifondi e cercare i bambini a cui le dà, invece che usare tutto quel giro di parole.

Ma questo purtroppo è il tallone d'Achille di questa autrice: la storia è molto bella ma pecca molto nel mostrare le scene. Il più delle volte non le mostra o le mostra male, ma ci sono delle altre in cui riesce a mostrare la scena in modo naturale e vivido. Questo, in gergo, si chiama narratore incoerente.

Uno dei punti che mi è piaciuto molto è quando Bariko incontra per la seconda volta il ragazzo che la stava derubando nel primo capitolo, e la descrizione dal punto di vista di questo ragazzo è molto profonda e scritta bene:

"Prima di dare una risposta la osservò attentamente. Era una ragazza giovane, di qualche anno più grande nonostante la statura minuta, un incarnato appena roseo. Su una spalla portava un'arruffata treccia castana mentre numerose ciocche spettinate le incorniciavano il viso deciso e gli occhi scuri e determinati. Difficilmente avrebbe accettato un no come risposta e Arrigo aveva ragione, le femmine è meglio non mettersele contro, soprattutto quelle che ti guardano dritte negli occhi."

Magari fossero tutte così le descrizioni!

Un'altra cosa che non mi piace di questa autrice è il modo che ha di introdurre i personaggi. Per esempio già questo stesso ragazzo, Joritz, viene introdotto con una voce fuori campo, e già introdurre una persona con una voce fuori campo non è il massimo, perché il lettore, nell'immediato, non può dare un aspetto concreto a quella voce, e nel caso specifico non lo descrive nemmeno entro un ragionevole lasso di tempo ma lo specifica molto dopo. Lei camminava per i fatti suoi e inciampa in una ragazza rannicchiata per terra dietro un angolo, una voce fuori campo le fa: «Che fai, mi segui?» Lei guarda prima verso la voce fuori campo, senza specificare chi sta guardando, e poi verso la ragazza rannicchiata. In fine gli risponde dicendo: «No, egocentrico. Sono solo inciampata mentre camminavo dietro di te.» e dopo di questa ci sono ancora quattro battute di dialogo prima che si riesca a capire con chi sta parlando.

E il lettore intanto si chiede "ma con chi sta parlando?"

Stessa cosa quando introduce il personaggio di Rahevel. Bariko ci parla per un bel pezzo prima di darne uno straccio di presentazione, qui assistiamo a un qualcosa che il personaggio conosce ma il lettore no, e inconsciamente ne ha una brutta sensazione.

Stessa cosa ancora quando Bariko si trova con Erica nella locanda e Erica inizia a parlare con un uomo appoggiato al bancone.... Ma per capire che si tratta di Arrigo bisogna arrivare alla fine della scena.

La lettura è piacevole, la storia divertente e curiosa, ma è confusa. Sembra che l'autrice non sappia cosa sia il show don't tell e di conseguenza la sua storia, tranne qualche pezzo qua e là come ho specificato prima, dà l'idea di essere più un riassunto. L'uso di gerundi e la punteggiatura che lascia a desiderare alimentano questa sensazione.

Inoltre non è specificato bene nemmeno il periodo storico in cui è ambientato o a quale periodo storico si rifà. Nella trama si legge "Nel cuore di un antico impero", quindi ci fa intendere che sia un passato lontano da noi, ma il registro linguistico dei personaggi, a parte in rare occasioni più formali, è troppo moderno e colloquiale, soprattutto in quelle che noi usiamo come parolacce, anche tra persone che non si conoscono, e questo confonde il lettore perché è un linguaggio poco consono in un'epoca passata. Ciò, a prescindere dall'estrazione sociale dei personaggi.

A volte si incontrano termini poco conosciuti, soprattutto durante la narrazione, e questo, considerato il registro linguistico moderno dei personaggi, crea ancora più confusione.

La storia a tratti ha un ritmo incalzante ed energico, forse anche troppo, altre volte invece tende ad essere molto lento, tanto da non mantenere abbastanza l'attenzione del lettore e a fargli dimenticare quello che ha appena letto. Si trovano spesso periodi troppo lunghi, punteggiati male, che sarebbero più comprensibili con qualche punto in più e con le virgole messe meglio.

Durante la lettura, se pur confusa e dispersiva, si intravede una storia pensata e precisa, ma l'autrice non è stata in grado di spiegare in modo chiaro scena per scena. In alcuni momenti sono evidenti parti divertenti ed esilaranti; quando Becca salta sul groppone di Arrigo con la classe di un caprone di montagna mi sono sbellicata dalle risate. È un vero peccato che il più delle volte il lettore deve leggere con molta attenzione, e nonostante questo, può non bastare per comprendere le scene che si susseguono.

A tratti la storia sembra trascinarsi, quando lei passa quasi tutta la notte a giocare la narrazione diventa molto lenta, e ci sono molte cose che sono volutamente tenute nascoste al lettore, in quello che viene definito "semina", ma per molte di queste cose, che comunque si possono intuire lungo la lettura, mi sono chiesta perché non sono state chiarite a tempo debito... come le origini della stessa Bariko.

Diciamo che la storia merita molto, ci sono molte scene stuzzicanti, divertenti e credibili, la storia non è affatto male, ma lo stile confusionario dell'autrice e la poca chiarezza con la quale lei stessa si immagina le scene la rendono difficile da comprendere. Devo essere sincera, non sono riuscita ad arrivare fino alla fine, mi sono fermata al penultimo capitolo scritto.

Se l'autrice decidesse di dare una massiccia revisione, eliminando anche refusi come l'accento sui sé, verbi avere senza h per poi metterla dove non ci va (roba da pedate nelle gengive) ed eliminando delle ripetizioni avvicinate, e soprattutto se eliminasse intere scene puramente raccontate, sicuramente tornerei a leggerla, e con molto entusiasmo.

Vi saluto, un grande saluto e alla prossima recensione!

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