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18. Dite "amici" ed entrate


«Assolutamente no!» sbottò Keiran, sbattendo i piedi contro il parquet. Erano ormai diversi minuti che camminava avanti e indietro per il salotto con un'espressione inquieta dipinta sul volto cereo costellato di lentiggini, senza dare il benché minimo cenno di volersi calmare. O quantomeno sedere. Alex aveva perso la volontà di assecondarlo già da un bel po', evitandosi così una cervicale. Lo stesso però non si poteva dire di Gregory. Disteso accanto a lei sul divano, osservava l'amico sorridendo divertito.

Dando un altro morso alla merendina che stringeva in mano, Alex incominciò a preoccuparsi di più per il giovane che per l'esagerata reazione dell'irlandese, intento a comportarsi come la vittima di chissà quale sopruso culturale. Da quando era ritornata e si era accertata del suo stato, Gregory non aveva fatto altro che mascherare il dolore con il sarcasmo, sebbene quest'ultimo gli riuscisse davvero male. Continuando di questo passo avrebbe dovuto proteggerlo dai vivi piuttosto che dai morti; in particolare dalla creatura idrofoba che si era appostata contro una libreria e che comunicava attraverso il ringhio sommesso di un dobermann bastonato. Sbuffò, chiedendosi se poteva eliminare quell'ennesimo problema mandandogli contro Emily come arma d'assalto. Attualmente la ragazzina era impegnata a disfare i nodi che si erano formati nei suoi capelli quando Ren glieli aveva strofinati, ricordandole quanto fossero pericolose le spazzole nelle sue mani. Ormai si era messa il cuore in pace: entro la fine della nottata sarebbe rimasta calva a giudicare dalle fitte che provenivano dal suo cuoio capelluto.

Fece per prendere la parola, ma Keiran si lasciò scappare l'ennesimo borbottio.

«Per l'ultima volta, posso capire il vostro punto di vista: sono irlandese; sono nato in una famiglia superstiziosa; conosco diversi incantesimi e so riconoscere ogni tipo di folletto. Inoltre sono conciato come un dannatissimo Fae e come se non bastasse il mio vestito sta incominciando ad appassire! Ve lo concedo. Ma non ho studiato a Hogwarts e non sono un esperto del sovrannaturale, per cui smettetela di trattarmi come tale!»

«Peccato. Credevo che fossi imparentato con i Weasley» si lasciò sfuggire Gregory, interrompendo così la sequela di lamentele dell'amico. «Sai... Capelli rossi, abiti di seconda mano...»

Keiran non la prese bene. E nemmeno gli altri a dire la verità. «In questo momento vorrei tanto avere una bacchetta per lanciarti un Avada Kedavra...»

A quel punto, l'ultimo boccone del dolcetto che stava masticando le andò per traverso. Alex annaspò in cerca d'aria finché Emily non le diede prontamente qualche colpetto sulla schiena, scongiurando così la sua precoce dipartita.

John si schiarì la voce, distogliendo l'attenzione generale da quella scena. Seduto accanto al tavolino in compagnia di Sarah, così concentrata a scrivere qualcosa sui suoi appunti da ignorare ciò che stava accadendo nella stanza, aveva alzato la mano per prendere la parola. «Scusate, ma sono l'unico a trovarla un'idea geniale e stupida allo stesso tempo?»

Un ringhio sinistro gli diede la risposta che cercava. Intimorito dallo sguardo ferino che Ren gli rivolse, il ragazzo sprofondò ancora di più sulla sedia nel tentativo di diventare tutt'uno con il mobile.

Ripresa dall'attacco della merendina kamikaze, Alex si alzò in piedi, ignorando le lamentele di Emily che non aveva ultimato il suo lavoro di restyling. Lanciò un'occhiata di sufficienza a John.

«Lo so, detta così può sembrare una trovata insensata, ma assecondatemi un attimo» incominciò, osservando a uno a uno i presenti e facendo attenzione a dare la schiena a Ren. «Qual è il nostro problema principale? A parte l'essere bloccati qui, ovviamente» puntualizzò, notando che il teppistello aveva aperto la bocca troppo presto per aver pensato a una risposta plausibile.

Dopo un momento d'incertezza nel quale i ragazzi si guardarono l'un l'altro, Keiran prese la parola. «Beh... Il fatto di essere isolati senza avere la possibilità di comunicare con l'esterno.»

Alex schioccò le dita in segno di apprezzamento. «Esattamente. Altro?»

«Essere bloccati con il fantasma di un killer» intervenne Sarah all'improvviso sotto lo sguardo di approvazione di John.

«Trovare Leyla» annunciò Emily, agitando la spazzola nella sua direzione.

Nell'udire ciò, Alex si bloccò un momento. Incurante delle occhiate basite degli altri, si posò le mani sui fianchi e continuò imperturbabile. «Questa non è una priorità, ma grazie di averci ricordato della sua esistenza. Altro?»

«Oh, smettila di girarci in torno e di' ciò che devi.»

Alex chiuse gli occhi e contò mentalmente fino a tre prima di voltarsi ad affrontare Ren. Il giovane aveva abbandonato la sua posizione difensiva e aveva fatto un passo verso di lei, sovrastandola come un'inquietante presenza. A causa del chiarore del focolare che scoppiettava lì accanto, i suoi occhi sembravano ardere... e non solo per la rabbia.

«In realtà è stata una tua idea» puntualizzò Alex per nulla intimorita dal suo comportamento. Avvertì Emily trattenere il fiato alle sue spalle, probabilmente in attesa della reazione del ragazzo.

Che in effetti scoppiò come una granata. «Non osare coinvolgermi in tutto questo!» sibilò, puntandole contro un dito senza nascondere il tremolio nervoso che gli aveva ghermito le mani. «Benché meno in un piano del tutto fallimentare che TU hai ideato. Non dopo tutto quello che hai fatto!»

«Funzionerà invece!» gli urlò contro Alex in risposta. Abbassò le braccia lungo i fianchi e si avvicinò a lui con il mento proteso in segno di sfida. «Se solo mi stessi a sentire...»

«Non ci penso nemmeno! La questione si chiude qui e non voglio ascoltare altre lamentele da parte tua! Questa pagliacciata è durata fin troppo.»

«Non hai alcun diritto di dirmi quello che devo fare!» esclamò allora alterata Alex, al punto da distogliere Sarah dai suoi scritti. Lei e Emily si scambiarono uno sguardo perplesso, oltre che preoccupato.

La bionda emise un colpo di tosse, sistemandosi gli occhiali sul naso. «Ehm... si può sapere che cosa è successo tra voi due?» domandò incerta, dando così voce al pensiero comune. Infatti, tutti i presenti erano intenti a squadrarli in preda alla confusione. Sapevano che tra loro non scorreva esattamente buon sangue, ma non si sarebbero mai aspettati di vedere Ren reagire in un modo così aggressivo nei confronti della giovane.

«Niente!» sbraitarono all'unisono, facendola sussultare. O meglio, Ren urlò e Alex borbottò.

«Qualcosa mi dice che...»

Prima di lasciargli concludere la frase, Emily si sporse verso Gregory e gli tappò la bocca con una mano, temendo per la sua incolumità nel caso fosse riuscito ad esprimersi. Lui le lanciò un'occhiata interrogativa, ma la ragazza era troppo assorta a studiare i due per farci caso.

«Mo álainn» sospirò Keiran in tono accondiscendente. Si avvicinò a lei, distogliendo la sua attenzione da Ren. «Concordo con lui. È troppo rischioso.»

«Che cosa è troppo rischioso?»

Nell'udire quella voce, una cappa di gelo calò nella stanza. Il gruppo si voltò verso la soglia con il fiato sospeso, osservando Mark farvi capolino. La sua apparizione li colse del tutto impreparati, sebbene Alex si limitò a scrutarlo inespressiva, specie quando il teppista si accorse della sua presenza. Non appena la mise a fuoco, i suoi occhi scuri si sgranarono dalla sorpresa.

Seguendo il suo istinto, Mark fece scorrere la mano sul fucile che teneva a tracolla su una spalla; tuttavia, prima che gli altri potessero scattare in allerta, si rilassò, assumendo una posa incurante. Invece di attaccarla verbalmente come aveva fatto durante le ultime volte che erano stati nello stesso spazio, il giovane si limitò a squadrarla con attenzione. Forse fin troppa.

«Ancora non capisco che cosa ci trovi in lei» sentenziò scettico rivolto verso di Ren. Non attese una sua reazione. Si passò una mano tra gli arruffati capelli bicolore e andò a sistemarsi su una sedia vuota, incurante di aver monopolizzato la scena.

Fu solo per un istante, ma Alex rimpianse di non indossare più la sua mantella. Chiuse le mani a pugno per non lasciar intravvedere il suo disagio, percependo ancora lo sguardo di Mark su di sé. E ciò non le piacque per niente. Era troppo calmo, freddo. Falso.

«Bene, ora che ci siamo tutti posso finalmente continuare» sentenziò poi, facendo del suo meglio per ignorare i due ragazzi. «Come stavo cercando di dire prima che Ren mi interrompesse, un altro nostro problema è che non sappiamo nell'effettivo che cosa stia accadendo. Stiamo continuando a girare a vuoto. Ecco perché la mossa più intelligente sarebbe quella di trovare le informazioni che ci servono. E chi meglio delle vittime che hanno vissuto in questa casa potrebbe aiutarci? Non solo sanno come muoversi, ma sono i testimoni chiave di ciò che è successo, nonché gli unici a conoscere la verità.»

«Ma c'è un intoppo: hai detto che non sei riuscita a comunicare con loro» intervenne Gregory, concentrato sulla conversazione.

«Esattamente» annuì Alex. «È come se non fossimo sulla stessa frequenza, il che è plausibile dato che siamo su due "piani" diversi. Eppure, se riuscissi a entrare nell'Altro Mondo, nel Sottosopra¹, nel Regno degli Spiriti o come volete chiamarlo, sono sicura che questo non accadrebbe. Potrei raccogliere le informazioni che ci aiuterebbero ad annullare la barriera e a uscire da qui.»

«Tutto questo è così stupido...» bofonchiò Mark.

«Ok, ammettiamo per un momento che tu riesca a raggiungere i bambini. Dimentichi che in giro c'è lo spirito di Gallivan. Saresti un bersaglio fin troppo facile e nessuno di noi potrebbe aiutarti» sentenziò Keiran, incrociando le braccia al petto.

«Ha ragione, Alex. Inoltre chissà in che cosa potresti imbatterti.» Emily la guardò implorante.

«Oh, non è un problema. Abbiamo già appurato che qui nessuno vuole ucciderla» li canzonò Ren. Alex chiuse gli occhi e cercò di non perdere la calma, mentre l'intervento del giovane stava già sortendo i danni sperati.

«Che cosa intende dire? Alex?»

Ignorò sia la domanda dell'amica, sia lo sguardo di Ren contro la sua schiena. «Non importa. E comunque per ogni evenienza ci sarà Keiran a guidarmi. Mi aiuterà a entrare e a uscire; quindi se le cose si mettessero male, dovrebbe essere in grado di richiamarmi qui.»

«Insomma, se ti accadesse qualcosa sarò io il prossimo a morire» sospirò Keiran, per nulla entusiasta di quella situazione. Si stropicciò il setto nasale cercando di riordinare le idee. Sbottò insofferente. «E poi come fai a essere così sicura che quei bambini ci aiuteranno a uscire da qui? Insomma, non abbiamo alcuna certezza che siano dalla nostra parte.»

«È un rischio che dobbiamo correre. Stiamo brancolando nel buio, Keiran. E poi che cosa potrebbe andare storto?» gli domandò, cercando di apparire ottimista.

Lui la ricambiò con un'occhiataccia. «Fammi pensare... Ah, già. Tu che ti perdi in questo fantomatico mondo degli spiriti; la tua anima che viene catturata, torturata, fatta a pezzi e... lasciamo perdere. Tanto hai già deciso.»

«Dimenticate un altro impedimento» intervenne John, confuso dalla piega che aveva preso la conversazione. Si grattò la testa rasata. «Insomma, come farà a raggiungerli? Le diamo un colpo in testa? La portiamo a un passo dalla morte?»

«Se volete posso darle una mano in questo...» esclamò Mark, alzandosi.

Accadde in un attimo. In una frazione di secondo, Gregory si sporse dal divano, afferrando Alex per un braccio e tirandola verso di sé, mentre Ren e Keiran si posizionarono davanti a loro come scudo. Persino John era schizzato in piedi, pronto a intervenire. Nella sala cadde un silenzio opprimente.

«Ehi, calmatevi. Stavo solo scherzando» esclamò Mark, alzando le mani in segno di resa. «E mi auguro che anche voi stiate facendo altrettanto, dato che tutto questo... è una grande cazzata. Andiamo, non le crederete mica, vero?»

Attese un momento. Dato che nessuno gli rispondeva, il ragazzo scosse il capo irritato.

«Non ci credo. Non è possibile. Ma vi siete ascoltati per un attimo? Tutto questo è ridicolo. E le state dando pure corda! È pazza» sentenziò irato, incominciando a perdere il contegno aveva assunto da quando era entrato.

«Fratello, con tutto quello che sta succedendo ormai ho smesso di pormi domande. Ma so che quello che ci serve è un piano, e alla svelta. Lei ci sta proponendo un'alternativa e, al massimo, non accadrà nulla» provò a giustificarsi John. Fece per mettere una mano sulla spalla dell'amico, ma quest'ultimo lo respinse con uno spintone.

«No, speravo di essermi sbagliato, ma a quanto pare sono l'unico a vedere le cose come stanno davvero.» Mark si morse l'interno della guancia, cercando di mantenere la calma.

«Ad ogni modo, John ha ragione» commentò Ren. Nonostante si fosse allontanato da loro, la sua posa era ancora rigida e continuava a osservare Mark di sottecchi. Incrociò le braccia al petto. «Non accadrà nulla. Alex è compromessa.»

A quella affermazione, Alex spalancò la bocca dalla sorpresa. «Non è vero! Ora sto bene!» ribatté.

«E dire che non riuscivi nemmeno a tenere gli occhi aperti...» continuò il giovane, ignorando il suo sguardo iroso.

«Ok, ora basta, tutti e due!» Erano rari i momenti in cui Emily alzava la voce e ancor di più quelli in cui appariva genuinamente arrabbiata. Facendosi carico dello sconcerto comune, si alzò in piedi, abbandonando Gregory per dirigersi furente verso Alex. Una volta davanti a lei, si voltò in direzione di Ren, che la stava osservando stupefatto per la sua reazione.

«Ren, che cosa è successo con Alex? E per il tuo bene, sii sincero» sentenziò Emily, autoritaria.

Ren sostenne il suo sguardo finché la sua sicurezza non vacillò. Chiuse gli occhi e con un sospiro le diede le risposte che cercava.

«Ho trovato Alex prona nel bagno di servizio, in fin di vita.»

Emily ci mise qualche istante a comprendere la gravità di quelle parole. Impallidì, rivolgendole un'occhiata stralunata. E non fu la sola. Anche gli altri reagirono più o meno allo stesso modo a quella rivelazione. Solo Mark apparve disinteressato alle condizioni della ragazza, concentrato tuttavia nel capire le dinamiche che avevano portato a quella situazione.

«Ora stai esagerando!» sbottò Alex, facendo un passo verso di lui. «Non era affatto...»

«Alex!»

Quel richiamo la azzittì, oltre che farla sentire a disagio a causa dello sguardo che Emily le rivolse.

«Continua» mormorò poi la ragazza a Ren.

«Se non fossi arrivato in tempo non so che cosa sarebbe accaduto. Fortunatamente sono riuscito a rianimarla e, come potete vedere, tutto ciò non l'ha fermata nell'agire di testa sua. La prossima volta dubito che sarà così fortunata.»

Emily scosse il capo, affranta. Si passò una mano tra i riccioli biondi, cercando di mantenere il sangue freddo. «Ok» mormorò, mordendosi il labbro inferiore. «Ma non ci hai ancora detto che cosa è accaduto.»

Alex sobbalzò, capendo di essere completamente alla mercé di Ren in quel momento. Un brivido gelido le scese lungo la schiena. Se il giovane avesse rivelato al resto del gruppo la verità che si celava dietro al suo malore, avrebbe mandato in fumo ogni suo possibile piano. Il che era molto probabile, data la sua stupida missione di metterle i bastoni tra le ruote. Avrebbe perso la sua credibilità e nessuno l'avrebbe più guardata nello stesso modo. Come se non bastasse, nella borsa conservava ancora ciò che rimaneva dell'incriminato flacone di pillole. Se l'avessero scoperto, quella prova sarebbe stata schiacciante.

Seguì un momento di tensione, dove Ren parve incerto. O forse fu solo una sua impressione, dato che un attimo dopo ritornò freddo come una roccia.

«È stata attaccata dal fantasma» spiegò serio. «Non so esattamente le dinamiche dell'accaduto, ma durante la colluttazione Alex deve aver sbattuto la testa ed è svenuta. A confermarlo c'è il livido che sta nascondendo con i capelli. Questo è tutto. Ecco perché dubito nella riuscita di questo piano fin dal principio.»

Alex dovette fare del suo meglio per mantenere un certo contegno. Sussultò, ignorando le esclamazioni sorprese che seguirono quell'ammissione, insieme le parole di conforto e preoccupazione che Emily le stava rivolgendo. Non le recepì neppure. Confusa, alzò lo sguardo per incrociare quello di Ren in modo da ottenere qualche risposta ma, quando il ragazzo se ne accorse, voltò il capo. La tagliò fuori. Tutto ciò che notò, fu la tensione che gli irrigidì la mascella.

Inoltre non aveva ancora finito.

«E poi non voglio...» la voce di Ren ebbe un flebile tentennamento mentre cercava di trovare le parole giuste. «...perdere tempo prezioso dato che non è nelle condizioni adatte per fare alcunché, figuriamoci una stronzata simile. Sarebbe uno spettacolo pietoso.»

«Allora non guardare.»

Quella frase le era sfuggita dalle labbra in un mormorio, che tuttavia fu percepito dal resto del gruppo. Alex capì di aver pronunciato quelle parole solo quando si rese conto di aver attirato l'attenzione generale, sebbene la sua fosse ancora focalizzata su Ren, intento a ignorarla.

Il giovane emise un profondo respiro prima di voltarsi con lentezza nella sua direzione. Ruotò appena il capo, quel tanto bastava per far incontrare i loro sguardi. Nei suoi occhi plumbei non vi era alcuna incertezza, solo una ferrea determinazione che la confuse ancora di più. L'intensità con la quale la stava scrutando era insopportabile, ma Alex si costrinse a rimanere impassibile.

«Se tutto ciò ti crea così tanto disturbo...» disse. «Vattene.»

Qualcuno nelle vicinanze emise un verso strozzato, probabilmente Emily, ma nessuno dei due ci fece caso.

Ren soppesò il suo sguardo, ignorando le reazioni degli altri. Infine, dopo un lungo momento di stallo, spezzò quel contatto visivo e si allontanò. Recuperò la bottiglia di scotch che era stata usata in precedenza per Gregory e senza aggiungere altro si diresse verso l'uscio. Non sbatté nemmeno la porta quando se ne andò.

La sua uscita di scena sembrò riscuotere il gruppo, rimasto a osservare quel confronto a bocca aperta, impotente. A eccezione di Emily.

«Alexander!» sbraitò indignata. Il suo sguardo continuava ad alternarsi tra lei e la porta senza riuscire a capacitarsi di ciò che era accaduto. Dal canto suo, Alex era rimasta perfettamente immobile. E impassibile, nonostante avesse affondato i denti all'interno della sua guancia.

Il primo a reagire fu Mark. Le rivolse un'occhiata colma di disprezzo prima allontanarsi a sua volta, dichiarando che non sarebbe rimasto un altro minuto di più in compagnia di un tale mostro. Eppure, prima di scomparire oltre la soglia, Alex si accorse del sorriso inquietante che gli era comparso sul viso.

Non fece nemmeno in tempo a rabbrividire che Emily si mise a urlarle contro. Nel vedere che non le rispondeva, l'amica alzò le braccia in aria con rassegnazione. «Oh, al diavolo! Lasciamo stare, vado a parlare con lui. Non ci metterò molto!» e detto questo uscì anche lei.

Alex strinse i pugni fino a sbiancarsi le nocche. Cercando di ritrovarle la calma nonostante all'esterno apparisse padrona di sé, si rivolse ai rimanenti ospiti. La stavano osservano dubbiosi, sebbene Gregory fosse dispiaciuto. Persino Sarah sembrava incerta su come procedere a quel punto.

«Bene» esclamò Alex, ignorando il loro compatimento. «Se siamo tutti d'accordo, direi che possiamo metterci al lavoro.»


Svariati momenti dopo...

«Secondo voi ce l'ha fatta?»

«Ne dubito.»

«Forse sì. Ha le spalle meno rigide dell'ultima volta.»

Alex sbuffò, gli occhi ancora ben chiusi. «Forse farei qualche progresso se la smettesse di parlare in continuazione, non credete?»

«Questo è già il quarto tentativo» le fece notare Keiran rassegnato, cambiando posizione per evitare che gli si addormentassero gli arti inferiori. Lui e John avevano precedentemente spostato il divano, in modo da creare più spazio al centro della sala, dove erano stata collocata una sedia per Alex. In seguito, l'irlandese si era accomodato al suo fianco e, combattendo contro il rossore prorompente che gli scaldava il volto, le aveva preso una mano: ciò sarebbe servito da collegamento se, nell'effettivo, fosse riuscita nel suo intento.

«Forse ha bisogno di un po' d'incenso» commentò Sarah, seduta anch'essa sul tappeto con le gambe raccolte sotto di sé a causa del kimono. Il suo block notes era aperto davanti a lei su una pagina bianca, che incominciava a riempirsi di scarabocchi. «Mia nonna brucia sempre qualche stelo prima di meditare.»

«Non stiamo mica facendo yoga» le fece notare Gregory, mentre claudicava per la stanza. Dopo tanta immobilità, aveva preteso di sgranchirsi un po' le gambe nonostante le preoccupazioni di Keiran, sebbene questo non favorisse la concentrazione di Alex. O forse, era solo un modo per nascondere il suo disagio all'idea che Emily fosse corsa dietro a Ren.

«Forse dovremmo lasciar perdere» sospirò rassegnato l'irlandese.

«E dire che nei film sembra così facile» commentò John, intento a rigirare annoiato i cocchi di legno nel focolare con l'attizzatoio.

Alex aprì gli occhi e scoccò loro un'occhiataccia. «Non ci penso proprio. Tutti i tuoi consigli si sono rivelati dei buchi nell'acqua. Pensa a qualcos'altro.»

«Non è una scienza esatta!» si difese il ragazzo. «Non c'è mica un libretto d'istruzioni per i viaggi astrali e no, prima che tu me lo chieda non c'entrano nemmeno le viscere di pecora. Forse sei tu che non ti concentri abbastanz... ahi!» mugugnò, quando lei gli affondò le unghie nella mano.

«Ora basta. Lasciatemi riprovare.» Alex richiuse gli occhi, cercando di sgombrare la mente. Attività che ormai le risultava sempre più ardua. Le doleva ammetterlo, ma non erano solo i continui fallimenti a minare la sua determinazione: c'era un pensiero costante che non riusciva ad abbandonarla. E riguardava un perfetto idiota.

Per cui sì, forse non riusciva a concentrarsi abbastanza.

A disagio, Alex si mosse sulla sedia. Ancora non riusciva a comprendere il motivo per cui Ren avesse mentito così deliberatamente su quanto fosse accaduto, dato che il suo obiettivo era quello di impedirle mosse avventate. E poi il fatto che se ne fosse andato così... La sua reazione l'aveva confusa. Per quanto ci ragionasse sopra, non riusciva a trovare nessuna logica nel suo comportamento e questo la destabilizzava.

A un certo punto la voce di Keiran si fece strada nei suoi dilemmi interiori. «Alex... mi stai stritolando la mano.»

Alex sussultò, allentando immediatamente la presa. «Scusa» bofonchiò, senza aprire gli occhi.

«Lo so che ciò che è successo non è il massimo, ma di questo passo non faremo alcun progresso. Rilassati. Respira. Prova a immaginare un passaggio, un collegamento tra i due mondi e attraversalo. In fondo, se sei stata capace di vedere quegli spiriti, vuol dire che possiedi già una predisposizione naturale: una sensibilità innata nel percepire a ciò che è invisibile per il resto di noi.»

A quelle parole Alex s'irrigidì. Strinse le labbra in una linea dura e annuì, nonostante la sua mente fosse in subbuglio. Keiran aveva ragione. C'era effettivamente qualcosa e tutto quello che doveva fare era ricordare. Dopotutto, fin da piccola era stata consapevole di quel passaggio. No, non era esattamente un sentiero, ma qualcos'altro. Il punto di unione non veniva percorso dalle creature che vedeva: erano loro il collegamento.

Un mormorio sommesso si fece strada nella sua mente, denigrandola per i suoi insuccessi, ma Alex lo ignorò senza pensarci due volte. Rilassandosi, ripensò alle visioni che l'avevano da sempre accompagnata; le studiò, provò a ghermirle e a farle proprie. E infine si lasciò sopraffare da ciò che aveva sempre tentato di nascondere. Lo accettò.


Sarah si voltò a osservare Alex. Erano passati ormai diversi minuti dall'ultima volta in cui si era lamentata del rumore che stavano producendo e, nel vederla così concentrata, le sembrò quasi che non respirasse nemmeno.

«Ragazzi...»

Il primo a voltarsi verso di lei fu John. Aveva iniziato a parlottare con Gregory e, quando si accorse del modo in cui stava scrutando Alex, s'irrigidì.

«Credo che c'e l'abbia fatta» commentò Sarah, senza nascondere la sfumatura stupita nella sua voce.

«Alex? Puoi sentirmi?» Keiran le strinse la mano con insistenza, ma lei non rispose a nessuno stimolo. Né ricambiò quella stretta.

Preoccupato, l'irlandesefece per scostarsi in modo da poter controllare meglio le sue condizioni, finché Alex non lo costrinse a fermarsi, ristabilendo quel contatto con uno scatto che lo fece sobbalzare. E così, sotto gli sguardi sbalorditi degli altri, Alex socchiuse le labbra. La sua voce apparve lontana, un'eco indistinto che portò con sé solo due parole.

«Sono dentro.»


¹ Citazione a Stranger Things


Hello, stelle del cielo. Come va?

Lo so, lo so. Come sempre sono in ritardo, il capitolo è lungo e Ren non ha una gioia manco a pagarla. Ma chi sono io per interrompere certe tradizioni? Ok, tornando seri per un momento, io per prima non mi sarei mai immaginata che il tutto diventasse così "approfondito", soprattutto perché si tratta di un capitolo di transizione: inutile dire che ho persino eliminato una scena che aggiungerò tra un po'. Sì, immagino che abbiate già capito a cosa mi riferisco u.u

EMILY POWER!

Comunque, nonostante i lettori di lunga data sappiano già che la mia velocità è quella di un bradipo, vorrei approfittare di questo spazio per riassumervi brevemente le ultime novità. Questo mese sono stata impegnata tra uffici e sportelli e, stranamente, il tutto si è rivelato proficuo a livello lavorativo (non l'avrei mai detto). Ragion per cui, dalla prossima settimana in poi avrò poco tempo a disposizione per dedicarmi alla scrittura. Perché ve lo dico nonostante non sia già una lepre di mio? Beh, mi pareva giusto avvertirvi che i ritmi saranno rallentati... più del solito. Ovviamente continuerò a scrivere nei momenti morti, per cui la storia proseguirà a prescindere. Vi chiedo solo un po' di pazienza. Per il resto vi ringrazio di continuare a seguire questa storia nonostante tutto e tranquilli...

RAGAZZI SONO VERAMENTE EUFORICA per la parte nell'altro mondo. Aaaaah, spero davvero che sia di vostro gradimento... quando uscirà.

E dato che ho monopolizzato fin troppo l'attenzione mi fermo qui.

Vi auguro ogni bene fino al prossimo parto :3

Stay tuned.

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