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Racconto 3 - I love you


Le dita si muovono sulle corde tese della vecchia chitarra classica producendo suoni che non appartengono a nessuna melodia, perché in realtà non sta suonando nulla. Se ne sta lì, moggio e triste, con la testa piegata in avanti e seduto sul letto, i piedi stretti in vecchie scarpe Fred Perry che toccano terra; la schiena curva sullo strumento, che è abbracciato dalle sue braccia definite dallo sport. La chitarra è l'unica che è rimasta a fargli compagnia, quella sera.

Thomas ferma le corde e sospira, guardando il vuoto e cercando in qualche modo di cancellare l'immagine di quel sorriso che continua a formarsi nella sua testa, magari fissando la moquette color sedano della sua stanza: non ci riuscirà mai. Poi, all'improvviso, è come se si svegliasse dal torpore in cui è caduto da quando Emma gli ha comunicato al telefono che sarebbe andata a festeggiare l'addio al nubilato con le sue amiche perché fra tre giorni si sposa; soffia l'aria verso la fronte, con l'intento di spostare il ciuffo castano di capelli che gli ricade sugli occhi; posa lo strumento sul materasso e si alza: è arrivato quel momento perché manca troppo poco per restare fermi a suonare una fottuta chitarra!

Tre giorni. Cazzo!

Si toglie rapidamente la t-shirt verde con il supereroe giapponese disegnato sopra e infila una camicia bianca, che gli sta maledettamente bene e che ha scelto la sua amica e mentre infila i minuscoli bottoncini nelle asole, prova a scorrere col pensiero fino al giorno in cui tutto quel casino è iniziato.

Ha saputo che la ragazza che ha sempre creduto avrebbe fatto parte della sua vita per sempre si sarebbe sposata soltanto sei mesi fa e ha ricevuto la partecipazione trenta giorni fa, come è possibile quindi che ora manchino soltanto settantadue ore?

Non può essere; non è possibile che il suo più grande incubo si stia materializzando davanti ai suoi occhi così rapidamente e lui non riesca a fare nulla. Sono giorni - da quando l'ha saputo - che si ripromette di prendere in mano la situazione e fare qualcosa, di far ragionare Emma e farle capire che sì, sposarsi è veramente un'idea carina ma lei a decisamente scelto lo sposo sbagliato.

Tutto ha avuto inizio in un caldo pomeriggio di aprile di sei prima; quel giorno, come al solito, Thomas era a lavoro e nei periodi morti in cui il suo capo non se ne accorgeva, mandava messaggini cretini sulla chat istantanea dello Smartphone della sua amica, Emma appunto.
Le loro conversazioni non sono mai eccessivamente serie, in genere si tratta di botta e risposta di battute idiote che tutti e due si fanno a vicenda, quel giorno però la ragazza cercava di eludere il tono scherzoso del suo amico, provando ad inserire di tanto in tanto qualche frase più seria che gli facesse capire che aveva qualcosa di importante da dirgli. Thomas però non è mai stato troppo sveglio, ha sempre preferito mettere la testa sotto la sabbia per anni e accontentarsi delle conversazioni demenziali, anziché prendere il coraggio a quattro mani e affrontare un discorso serio, attorno al quale ha sempre girato senza però mai arrivare al punto, così anche quel giorno fece scappare la pazienza a Emma e la costrinse a scrivere: "Senti caprone, sono due ore che sto cercando di dirti una cosa, vuoi darmi retta? Ho bisogno di vederti, devo parlarti: ci vediamo alle cinque al solito posto?"

Il solito posto era un gazebo di legno bianco non lontano da casa di Emma, il loro preferito da quando si erano conosciuti quasi sei anni prima, qualche anno prima e che lui, non vivendo più nella usa città natale, doveva raggiungere facendo un'ora di viaggio in macchina.

Thomas dopo quel messaggio si era chiesto cosa avesse di così importante da dirgli la sua amica: doveva essere davvero una cosa seria perché aveva smesso di fare battute sul suo cardigan blu che avevano comprato insieme durante la conversazione nella chat istantanea, aveva pensato mentre era seduto sulla piccola panchina di legno bianco ad aspettarla, strusciando le mani sui pantaloni in maniera nervosa; non capitava spesso di fare discorsi seri, quindi se Emma aveva addirittura scelto di guardarlo negli occhi per parlare, allora la cosa era seria. O grave.
Lui non era in grado di affrontare quegli occhioni azzurri che lo guardavano seri, preferiva farli ridere; era più bravo ad essere superficiale, perché significava non assumersi responsabilità, non far soffrire nessuno e non star male per sé stesso. Ma era seduto adesso e non poteva tornare indietro.

Emma arrivò poco dopo, i lunghi capelli castani scendevano lungo le spalle, fasciate dal tessuto beige del trench che aveva comprato a Parigi. Le ciglia erano arcuate grazie ad un velo di mascara e il sorriso, quello sereno di sempre, contribuì ad aumentare l'angoscia in Thomas. Non aveva idea del perché ma sentiva che quello che avrebbe avuto da dirgli la sua amica non sarebbe stato niente di positivo.

"Eccomi!" Esclamò frizzante lei, che sembrava diversa –raggiante, per dirla tutta. "Scusami per il ritardo, Tommybello. È tanto che aspetti?"

"Venti minuti. E non chiamarmi Tommybello!"

"Ok, allora scusa ancora...Tommybello!"

E' sempre così fra loro: lui le dice di non fare o dire qualcosa e lei invece fa e dice l'esatto contrario, per il solo gusto di fargli dispetto. Thomas poi fa finta di offendersi e a lei tocca farsi perdonare con moine e occhioni languidi. Quel giorno, successe esattamente la stessa cosa.

"E dai, non mettere il broncio! Lo sai che Tommybello è il mio soprannome preferito! In fondo anche tu hai il tuo per me no?"

"Sì ma il mio è carino!"

"Raggio di sole ti sembra un soprannome carino?"

"Meglio di quello che mi fa sembrare un bambolotto che piange se gli togli il ciuccio!"

"Sempre a lamentarti! Quando ti chiamavo Tonno non ti piaceva lo stesso!"
"E ci credo! Ma tu un soprannome normale mai?" aveva protestato Thomas, gongolando in realtà per quei nomignoli che solo Emma era in grado di tirar fuori.

"Va bene, ci penserò su. Adesso ho cose più importanti da dirti."

"Esatto, infatti: perché siamo qui? Cosa c'è di così urgente da dovermi addirittura vedere di persona?" Chiese curioso, sistemandosi meglio sulla panchina.
"Ah scusa se voglio vedere il mio migliore amico visto che in genere abita in un'altra città e capita raramente che sia qui quando ho qualcosa di serio da dirgli!"

Thomas sorrise; era bello far irritare Emma, riusciva sempre a farle dimostrare in qualche modo che ci teneva a lui e visto che non era molto bravo a chiederglielo in modo diretto, si accontentava di quelle uscite piccate di lei. Da quando si era trasferito in una piccola cittadina non lontana da dove si erano conosciuti, perché aveva deciso di aprire una piccola casa discografica, il tempo a disposizione per vedersi si era ridotto all'osso e quando succedeva che entrambi erano liberi, dovevano comunque pianificare giorni prima una data per riuscire a stare almeno un giorno insieme, prima che lui ripartisse.

"E dai, lo sai che scherzo. Allora?"

"Ok, sei pronto?"

"Sono nato pronto. Spara!"

"David mi ha chiesto di sposarlo, la data è fissata per il nove di settembre e io sono al settimo cielo!"

Thomas si sentì mancare l'aria nei polmoni; gli parve di sentir tremare il gazebo sotto cui erano seduti e tutt'intorno si fece opaco e sfocato. Come era possibile che un David qualsiasi fosse riuscito là dove tutti gli altri avevano fallito? Insomma, non gli era mai sembrato che Emma fosse particolarmente presa da lui, si erano divertiti per settimane a sfotterlo per il fatto che tenesse una teca di vetro in camera con la collezione di manga demenziali; lei gli aveva assicurato che non c'era niente di serio fra loro e Thomas credeva addirittura che avesse chiuso la frequentazione con lui. E invece adesso, si erano fidanzati addirittura! Si doveva esser perso le ultime puntate: quelle in cui David era diventato così importante da sentirsi in dovere di comprare un anello, invitare la sua Emma a cena fuori e farle la proposta, magari con un coro di violini in sottofondo che creavano l'atmosfera. E lui era un coglione, un idiota, un grandissimo imbecille perché per tutto quel tempo aveva riso con lei, convinto che niente e nessuno avrebbe mai potuto portargliela via e invece adesso non poteva fare niente, visto l'anello che aveva al dito e la radiosità che emanavano i suoi occhi. Come poteva smettere di farla sorridere, dicendole di non sposare quel fesso perché poteva aspirare a qualcosa di meglio, che magari somigliasse a lui?

"Beh? Tommybello non mi dici niente?" Emma lo scosse appena prendendolo per il braccio, quel tanto che fece smettere alla sua testa di farsi domande sciocche e tornare a fingere.

"Tu... Tu ti sposi, quindi?"

"Beh sai, in genere un brillante, una dichiarazione e una richiesta portano alle nozze, sì!" Aveva sorriso Emma, euforica.

"Wow..."

"E' tutto quello che riesci a dirmi, Thomas? Sul serio?"

In quel momento, vedendo un velo di delusione ricoprire gli occhi della sua amica, Thomas si era sentito un vero verme: non solo non era riuscito ad impedire che qualcun altro gli rubasse il primato, non riusciva nemmeno a mostrarsi felice per lei; come poteva essere così crudele? In fondo, se si era ritrovato in quella situazione era anche e soprattutto per colpa sua, quindi avrebbe dovuto rimediare.

"No, hai ragione scusami. È che è una notizia inaspettata, voglio dire... Tu e David! Wow!"
"Lo so, non lo avrei mai detto neppure io! Però negli ultimi mesi siamo stati molto bene insieme e io credo di essere innamorata di lui."

"Credi? Emma, il matrimonio è una cosa seria: non puoi credere, o lo sei o non lo sei!"

"E allora lo sono, Tom. Cavolo, sembra che tu non sia felice per me! E credimi, è solo perché io so che non è così che non me ne vado da questo gazebo!"

"Hai ragione, perdonami. Sono un tale coglione! Sono felice per te, sul serio! Se tu sei contenta, io sono contento, lo sai."

"Davvero?"
"Certo che sì! Vieni qua, abbracciami!"

Emma sorrise, sinceramente sollevata e si lasciò circondare dalle braccia del suo amico; Thomas chiuse gli occhi e inspirò il profumo del balsamo dei capelli di Emma, carpendone il retrogusto di rimpianto e iniziando ad assaporare l'amaro del distacco.

Da quel giorno, si era ritrovato in mezzo a partecipazioni da scegliere, segnaposti da sistemare sul tableau degli invitati e lo scomodo, imbarazzante ruolo di testimone dello sposo, che gli era stato affibbiato da David perché gli sembrava giusto che il migliore amico della sua futura moglie avesse un ruolo di prima linea il giorno delle nozze. Così aveva dovuto passare tutte le giornate che aveva avuto a disposizione insieme a quell'idiota che si sforzava di essere simpatico, che giocava a golf e parlava come un libro stampato, poi però se gli chiedevi qualcosa sulla letteratura, confessava di aver letto soltanto poche opere classiche e che preferiva letture poco impegnative; inoltre, i suoi gusti musicali erano pessimi e per Thomas quello era un dettaglio fondamentale, che la diceva lunga sulla personalità di un individuo. Tuttavia, per amore di Emma, aveva ingoiato il rospo e si era adattato al ruolo della semplice comparsa in un evento che invece avrebbe voluto vivere da protagonista, prima o poi. Si era accontentato, come faceva sempre e aveva represso la sua frustrazione e i suoi sentimenti pur di stare vicino a lei e farsi mancare il respiro quando l'aveva vista col vestito bianco – un Oscar De La Renta come aveva sempre sognato e che lui aveva contribuito a pagare pur di realizzare il suo desiderio – ad una delle innumerevoli prove in sartoria.

Ha seguito tutti i passi ma quando mancavano dei mesi, la cosa sembrava ancora lontana e irreale e lui poteva non pensarci e far finta che in realtà Emma si stesse preparando soltanto ad un evento qualsiasi, come quando si erano laureati e lei lo aveva coinvolto nei preparativi della festa; adesso invece che mancano solo tre giorni, sente come un cappio opprimergli il collo, impendendo all'aria di passare. Finisce di allacciarsi i bottoncini lucidi, si infila una giacca nera che ha sempre a portata di mano e esce di corsa, senza neanche chiedersi cosa dirà piombando in un lounge bar dove dieci donne allegre e alticce si stanno divertendo e magari cercano di rimorchiare qualche bel ragazzo prima di dire per sempre addio alle gioie dell'essere single. Per lui, l'unica cosa importante da fare adesso è trovare Emma e dirle di non farlo. Non sposare David e magari considerare la possibilità di uscire insieme, non come amici come hanno fatto fino a questo momento.

Il passo si fa più frenetico e impaziente; il locale dove Emma ha organizzato il suo addio al nubilato è un posto in centro, sobrio ma carino, esattamente come lei. Quando ci arriva davanti, Thomas ha il fiato corto e il cuore che gli batte forte nel petto e le gambe leggermente molli, un po' per l'ansia e un po' per le falcate rapide e lunghe. Guarda il buttafuori e sa che dovrà usare tutta la sua abilità oratoria per convincerlo a lasciarlo entrare ma quando ha già deciso di puntare sul suo lavoro, in quanto produttore di una casa discografica, vede spuntare Julia sulla porta, che tira fuori una Marlboro dal pacchetto e la accende tenendola fra le labbra. Lei è la sorella minore di Emma, l'ancora di salvezza che potrà farlo accedere al fantastico mondo dell'addio al nubilato.

Fa le tre scalette rapidamente e come per magia porge l'accendino con la fiamma alla sigaretta di Julia:

"Voilà, del fuoco per la signorina!"

"Che cavolo ci fai tu qui?" Chiede stupita la ragazza.

"Devo parlare con tua sorella, non è che mi fai imbucare?"

"Cosa c'è di così importante da non poter aspettare domani?"

"Non... Non posso aspettare domani." Mancheranno solo quarantotto ore, pensa Thomas ma non lo dice ad alta voce, aggiunge soltanto: "Per favore."

"E va bene, vieni. Andiamo dentro." Acconsente Julia, che forse ha sempre sospettato qualcosa, perché non ha mai creduto che possa esistere un'amicizia fra un uomo e una donna come quella loro. "Lui sta con me." Dice al buttafuori e quell'armadio dalla pelle scura annuisce senza batter ciglio.

Thomas è assalito subito dal volume della musica commerciale troppo alto; c'è odore di chiuso e di alcol e le luci basse e colorate non lo aiutano. Deve seguire Julia, che sa perfettamente dove andare, per riuscire a capire dove può trovare anche Emma. La ragazza sale le scale nere di metallo e lo conduce sul soppalco privato che è stato affittato dalla futura sposa per avere un po' di privacy; Thomas la intercetta subito: ha una coroncina di piume rosa e una maglia nera a pipistrello, i capelli raccolti in un elegante chignon. È bella e radiosa e lui deve dirgli ciò che prova altrimenti rischierà di passare tutta la vita col rimpianto di non averlo fatto e continuerà a chiedersi come sarebbe andata.

"Thomas!" Esclama Emma sgranando gli occhi e smettendo di ridere, non appena vede il suo amico lì. "E' successo qualcosa?"

Dieci paia di occhi si puntano tutti su di lui, che sorride, leggermente imbarazzato.

"No, no. Non è successo nulla, solo... Avrei bisogno di parlarti. Puoi uscire un attimo?"

Emma è sempre più sorpresa e stupita: si sono sentiti per telefono soltanto qualche ora prima e lui è stato scemo e divertente come sempre, augurandole di divertirsi per bene con uno spogliarellista che gli facesse capire come sono davvero gli uomini, quindi non capisce cosa abbia di così importante da dirle adesso. Tuttavia, è il suo migliore amico e non rifiuterebbe di ascoltarlo, soprattutto vista la pazienza che ha mostrato lui nei suoi confronti negli ultimi mesi.

"Certo, sì!" Emma poggia il tovagliolo sul tavolo e si alza, scusandosi con le sue invitate e rassicurandole: "Torno subito."

Poi si avvicina a Thomas, sperando di leggergli negli occhi quello che lui ha da dirle a voce ma lui sembra diventato indecifrabile, il che contribuisce a metterle un po' d'ansia.

Quando sono di nuovo fuori, Thomas prova ad ignorare il fischio fastidioso che sente nelle orecchie a causa della musica alta che c'era all'interno e soprattutto di cerca di trovare il coraggio: ormai è lì, davanti a Emma che lo guarda curiosa, non può più tornare indietro e deve riuscire a tirar fuori gli attributi una volta per tutte, sperando che gli dèi siano dalla sua parte e lei capisca e lo assecondi.

"Allora? Vuoi farmi morire di ansia? Coraggio, Tommybello! Che cos'hai?"

"Io... Io non voglio che tu sposi David Campbell!" Lo ha detto; lo ha sparato tutto d'un fiato senza avere possibilità di girarci intorno; è proprio così che se l'era immaginato: diretto e conciso. Nella sua fantasia però ora Emma gli sorrideva, gli buttava le braccia al collo e lo baciava, dicendogli che non lo avrebbe fatto perché in realtà era segretamente innamorata di lui. Ma a giudicare dalla faccia della ragazza, non è sicuro che andrà sicuramente in quel modo.

"Che cosa?" Il sorrisetto disperato non sfugge agli occhi attenti di Thomas, che inizia a scivolare nello sconforto.

"Hai capito bene. Io non credo che lui sia quello giusto; lo hai conosciuto ad uno speed-date e colleziona manga dementi tipo Doraemon!"

"E allora? Tu collezioni cravatte!"

"Sono innamorato di te." Thomas è un fiume in piena e non bada alle obiezioni della sua amica; prova il tutto per tutto perché è disperato e deve assolutamente riuscire a

Emma adesso sgrana gli occhi, mentre la bocca va lentamente a formare una O perfetta. L'attimo di sconcerto che segue quella confessione lo convince a confessare tutto, perché ormai è in ballo e tanto vale vuotare il sacco una volta per tutte, sperando di non danneggiare tutto e distruggerlo.

"Io sono innamorato di te da una vita e credo che David non sia quello giusto."

"Perché me lo stai dicendo adesso?" La sua richiesta sa quasi di una supplica a dire tutta la verità.

"Perché... Perché sono un coglione che sperava di poterti far cambiare idea, perché ho creduto che non ti avrei mai persa prima di tutto questo e perché sono fottutamente geloso di David e dell'idea che starai con lui per il resto della tua vita."

"Ma tu sei il mio migliore amico, Tom!"

"Lo so. Ma non mi basta più, Emma."

"Non puoi farmi questo." Gli occhi lucidi di Emma sono una stilettata al cuore per Thomas. Le sta facendo male, avrebbe dovuto tacere i suoi sentimenti e continuare a far finta di niente, reprimersi e partecipare alla sua gioia, anche se sarebbe stata finzione.

"Em, io..."

"No! Mi sposo fra tre giorni!" Adesso nella sua voce, oltre al pianto, c'è una vena di disperazione che ovviamente allontana dalla mente di Thomas l'idea di avere un'opportunità. "Io ho bisogno del mio migliore amico adesso vicino a me, perché sono insicura, perché ho paura, perché mi serve una spalla su cui piangere prima di entrare in chiesa e dire sì! Tu non puoi dirmi che sei innamorato di me! Come faccio io a chiederti di darmi un motivo per raggiungere David all'altare se tu stesso non ne hai?" Il viso è bagnato di lacrime adesso e Thomas si sente uno schifo.

"Non lo so. Non pensavo di combinare questo casino." E Dio sa, se è sincero. "Mi dispiace, Em. Mi dispiace sul serio. Credevo di fare la cosa giusta ma evidentemente non è così."

"Non voglio più vederti, Thomas."

"Che cosa? Ma che stai dicendo?"

"Non posso averti accanto il giorno del matrimonio. Non posso vederti dietro a David quando ci scambieremo le promesse sapendo che in realtà vorresti essere al suo posto."

"Dici sul serio? È questo quello che vuoi?"

"Sì. Non credo tu mi abbia lasciato molta scelta."

"Va bene, allora. Non mi vedrai al tuo matrimonio. Ti auguro comunque tutta la felicità che meriti."

"Smettila Thomas."

Il ragazzo annuisce appena, mentre lei tira su col naso e si asciuga il mascara colato sulle guance per cercare di assumere nuovamente un aspetto decente e continuare la sua serata.

Non c'è più niente da dire: Thomas si infila le mani nelle tasche dei jeans, prende consapevolezza in modo definitivo del fatto che fra loro è appena tutto finito e poi gira i tacchi e se ne va; la lascia lì da sola, abbracciata al suo soprabito scuro a chiedersi se il suo migliore amico sta andando via per sempre o forse, un giorno, le loro strade si incroceranno di nuovo. Non si avrebbe mai creduto che Thomas potesse provare qualcosa per lei, e dire che ci aveva sperato per anni.

Dal loro primo incontro avvenuto grazie a Jess, la sorella di Tom, si era creata una certa alchimia e questa grande affinità, col tempo, le aveva fatto credere che potesse esserci qualcosa fra loro. Quando però aveva pensato di dirglielo, Thomas le aveva presentato la sua ragazza e lei si era messa l'anima in pace: avrebbe potuto comunque averlo per sempre al suo fianco come amico e non lo avrebbe perso a causa di stupidi litigi amorosi, nel caso in cui la storia fosse finita. Così, nel corso degli anni il loro rapporto si era consolidato e aveva affrontato distanze e impegni, avversità e momenti divertenti. I successi di Emma avevano sempre visto anche Thomas presente, mentre i cambiamenti nella vita di lui erano stati sempre incoraggiati e sostenuti da lei, che non sempre aveva colto le gentilezze e le battute forse più esplicite di Thomas. A ripensarci, forse soltanto in quel momento gli erano venuti in mente tutti i segnali che non aveva interpretato, semplicemente perché si era imposta di non farlo. Ogni volta che si era illusa con qualcuno cercando di interpretarne comportamenti e modi di fare, alla fine ci era stata male e non era più disposta a farlo, a meno che non fosse arrivato quello dai modi espliciti e dalle idee chiare, che le avesse chiesto di uscire e di stare insieme senza troppi misteri. È così che David l'ha conquistata: avrà mille difetti ma ha sempre detto quello che pensava di lei e di loro due; non come Thomas che si è tenuto per anni tutto dentro e non poteva trovare un periodo peggiore per farsi trasportare dalla sincerità.

Tutto è pronto. Il De La Renta che indossa è magnifico, con i suoi dettagli in pizzo e il velo, il corpetto ricamato e le spalline che le evidenziano il decolleté. Emma si guarda allo specchio e non può fare a meno di pensare a chi l'ha aiutata a comprare quell'abito: Thomas è in ogni angolo di quella stanza e in ogni piega di quel vestito. Non lo ha più sentito e si è accorta che l'ha persino cancellata dalle amicizie di Facebook; l'ha eliminata dalla sua vita, esattamente come lei ha chiesto. D'altronde, ha sempre avuto questo maledetto vizio di dar retta alle richieste delle persone e pur di non ferirle farebbe qualunque cosa. Questa è una delle altre cose che non ha mai capito di lui: preferisce reprimersi prima di far torto a qualcuno ed è lo stesso motivo per cui non le ha mai detto niente dei suoi sentimenti, Emma l'ha capito. Ha preferito vederla felice anziché trovare il coraggio di dirle che potevano provare a frequentarsi in modo diverso. Forse lei le avrebbe detto di sì, perché in fondo quell'idea non le sarebbe dispiaciuta.

"Tesoro, sei pronta?" Sua madre arriva ad interrompere i suoi pensieri assurdi; Emma si dice che sono soltanto le insicurezze che ogni sposa ha prima di raggiungere l'altare, le basterà guardare gli occhi innamorati di David per capire che in realtà sta facendo la cosa giusta e che il suo migliore amico è un idiota.

"Dio, guardati! Sei magnifica!"
"Grazie mamma."

"Ma cos'è quel faccino triste?"

"Non lo so, è che...mi manca Thomas."

"Ma Emma! Dopo quello che ti ha detto?"

"Lo so, mamma! Ma è il mio migliore amico e io l'ho trattato male e..."

"Emma, smettila con queste cose, su. Di là ci sono quasi ottanta persone e uno splendido ragazzo in smoking che non aspettano altro che vederti entrare. Quindi ora indossa il tuo sorriso più bello e rendi giustizia a questo abito splendido."
"Che comunque per metà è stato pagato da Thomas."

"Gli manderemo un ringraziamento dopo la cerimonia, allora. Ora su, andiamo, tuo padre ti sta aspettando."

Emma lancia un'ultima occhiata allo specchio e si accarezza il corpetto delicatamente, mentre sua madre le copre il volto col velo; chissà Thomas cosa sta facendo.

Le porte si aprono, la chiesa è piena di gente che si alza in piedi non appena lei appare sull'uscio; ci sono tutti: gli amici più cari del liceo, i suoi parenti e quelli di David, le sue zie e sua sorella.

Ci sono davvero tutti, se li vede scorrere davanti mentre attraversa piano la navata, sottobraccio a suo padre; tutti tranne Thomas...

La batteria lascia il posto alla chitarra che chiude il pezzo; uno strascico che rende la canzone ancora più bella. Questo nuovo gruppo è stato un ottimo investimento per la sala di registrazione, l'unico su cui poter scommettere viste le ultime prenotazioni: per lo più ragazzini che sognano di diventare i nuovi One Direction ma che strimpellano come i peggiori dilettanti.

Thomas è soddisfatto e alza il pollice in segno di assenso al gruppo, dall'altra parte del vetro; pigia il pulsante del microfono e comunica loro che sono andati alla grande e che domani potranno completare la registrazione del demo se vogliono, giacché si sono liberate due ore.

"Perfetto!"
"Ottimo, allora vi blocco subito la prenotazione. Grandissimo lavoro ragazzi, continuate così."

"Davvero un gran lavoro." Commenta qualcuno alle sue spalle.

La voce – quella voce – lo voltare di scatto per vedere se ad essa può associare anche la sua figura.

Emma se ne sta lì, con la porta blu chiusa alle sue spalle, nella penombra della sala prove dove lui e il suo staff di solito si chiudono per modificare i suoni con i mixer; indossa un cappotto blu a doppiopetto e ha i capelli ondulati e sciolti sulle spalle; sono cresciuti da quando l'ha vista l'ultima volta, quasi quattro mesi fa, davanti al locale del suo addio al nubilato, quando la sua vita si era spezzata in mille frammenti di cristallo sul marciapiedi. Non si sono più mandati alcun messaggio scemo sulla chat istantanea degli Smartphone e lui ha preferito non seguire i dettagli delle nozze sui vari social network, quindi ha eliminato ogni contatto.

Sette anni di amicizia buttati perché improvvisamente gli era venuto coraggio. Gli è mancata ogni santo giorno; è stato male da far schifo, senza uscire di casa e senza farsi la barba per settimane, finché non si è rassegnato all'idea e soprattutto, finché il bene che prova per lei non ha avuto il sopravvento: l'importante era saperla felice, con o senza di lui.

"Beh? Tommybello, non mi saluti neanche?" Il sorriso di Emma è sempre lo stesso: fresco, solare e infinitamente dolce.

"Che... Che ci fai qui?"

"Eh, passavo da queste parti..."

"Emma, nessuno passa mai da queste parti per caso!" 

Un abbozzo di sorriso increspa le labbra di Thomas, anche se non sa minimamente cosa aspettarsi da quella visita.

"Lo so. In realtà ho fatto un colloquio alla scuola pubblica qui davanti."

"Un...Un colloquio?"

"Già, sembra che serva un'insegnante di letteratura."

"E David che cosa ne pensa? Non è proprio vicino a casa vostra, no?"

Emma abbassa gli occhi, intrecciando le dita delle mani; è arrivato il momento di dire la verità.

"Io e David non ci siamo più sposati, alla fine."

Il cuore di Thomas schizza nel petto, sente la pressione sanguigna aumentare nelle vene e un barlume sciocco, piccolo e intenso di speranza torna ad abitare in lui.

"Non...non vi siete sposati?"

"Hai preso a balbettare negli ultimi tempi, Lancaster?" Sorride lei.

"No è che io...sono un po' sorpreso. Ma dimmi di te, delle nozze." E' confuso e non sa come affrontare tutto quello.

"Oh, non ci sono state. Quel giorno ho messo il mio bel vestito che tu hai contribuito a pagare, mi sono fatta sistemare il velo da mia madre e mi sono fatta dire da lei che ti avremmo mandato un biglietto di ringraziamento per l'abito. Poi ho lasciato che mio padre mi prendesse sottobraccio e che le damigelle spargessero petali di rosa rossa lungo la navata. Tutto come ho sempre desiderato: gli invitati che mi guardavano adoranti, la musica perfetta che usciva dalle canne dell'organo, i fiori che addobbavano la chiesa. Solo che più mi avvicinavo all'altare e più c'era qualcosa che stonava, qualcosa di grosso, di importante. Mancava qualcosa al mio giorno perfetto. E sai cos'era?"

"Cosa?"

"Lo sposo." Dice sicura Emma. "David era perfetto nel suo smoking preso a noleggio. Ma io ho sempre preferito il tight."

Thomas sorride appena: una volta, tanto tempo prima gli aveva confessato che se mai si fosse sposato, lo avrebbe fatto in tight, perché è molto più raffinato ed elegante.

"Così, mentre tutti mi guardavano, io mi sono bloccata. Mio padre mi ha chiesto che cosa c'era che non andava e io ho sentito che non avrei potuto farlo: non avrei potuto sposare un uomo in smoking perché non era quello che volevo. Così ho sussurrato a me stessa che non lo avrei fatto e poi l'ho detto a voce più alta a tutti gli altri. Ho chiesto scusa a David, che comunque ha provato a persuadermi e a dirmi di prendere ancora qualche minuto per calmarmi. Ma non volevo calmarmi, io non volevo sposarmi, perché in realtà non ero affatto agitata. Ho guardato di nuovo mio padre e gli ho chiesto di portarmi via, perché non volevo più diventare la moglie di David Campbell."

"Molto Julia Roberts, Dawson! Non c'è che dire!" Commenta Thomas con la sua solita ironia, facendo ridere Emma. 

"Che sei venuta a fare qui, Em?"

"Te l'ho detto: ho avuto un colloquio e..."

"Balle."

"Scusa?"

"Potevi venire, fare il tuo colloquio e non dirmi niente."

"Tom, io credo di doverti delle scuse e..."

"Emma, te lo ripeto: che cosa ci fai qui?"

Pian piano il ragazzo si avvicina a lei e quando ormai la distanza è impercettibile, la sua mano sfiora la guancia di Emma, che ha gli occhi lucidi ma fissa lo stesso le iridi castane del suo migliore amico.

"Mi mancavi. Mi sei mancato da morire."

"Anche tu."

"Thomas, io..."

"Sshh."

Un bacio. Dolce, delicato e anche un po' spaventato. Il contatto di due anime che hanno aspettato una vita per capire di dover stare insieme per essere felici, la paura di sbagliare tutto e perdersi per sempre. Le ciglia di Emma si imperlano di una lacrima: crede di non essere mai stata così felice durante un bacio come lo è in quel momento, mentre Thomas la stringe dolcemente a se, facendole sentire, ancora una volta, quanto è importante per lui la sua presenza e quanto gli era mancato poterla vivere tutti i giorni, anche da lontano con un messaggino stupido sul cellulare. È il bacio della consapevolezza di due ragazzi che si sono gravitati intorno per anni, come due pianeti il cui moto seguiva percorsi paralleli ma vicini, costantemente attratti l'uno dall'altra ma altrettanto forti da respingersi.

"Ti amo, Raggio di Sole." Sussurra Thomas, la fronte appoggiata a quella di lei, gli occhi ancora chiusi e le mani ad accarezzarle il viso. Ha aspettato questo momento per anni, ora che gli si è presentata una seconda possibilità non vuole più aspettare e vuole esporre i suoi sentimenti in modo chiaro.

Emma sorride e annuisce: "Lo so. Ti amo anche io, Tommybello."


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