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What is Iife without my love?

Ti chiedi che vita sarebbe stata la tua senza di lui?
Lo guardi, hai sempre pensato che fosse particolarmente indifeso addormentato, rilassato, forse davvero sereno? Hai temuto per così tanto i suoi incubi, come i tuoi. L'impressione di potervi rimanere imprigionato per sempre. Sai che avete vissuto quelle esperienze e vorresti solo rimuoverle dalla sua mente.
Desideri solamente saperlo sereno, felice... Come quella volta, il giorno del vostro primo incontro. Quel ragazzino felice e sgargiante sulla sua bici variopinta. Ami quella bici.
Ti sfiori il tatuaggio. Ti ha salvato l'anima quell'incontro, ti ha dato colore, gioia nel momento più brutto della tua esistenza. Lo vedi crescere davanti ai tuoi occhi, la sua anima splendente, il tuo folletto sorridente. Non puoi pensare alla tua vita senza la sua presenza, senza la scheggia di arcobaleno che ha conficcato nel tuo cuore. Sì, daresti tutto per lui e lo farai senza esitare, senza ripensamento alcuno.
«Accetterò qualsiasi condizione, ma salvalo. Libera la sua mente da quei ricordi, riportalo nella terra dei vivi...»
Parli senza distogliere gli occhi dal tuo J, ti uccide ingannarlo, è venuto nelle profondità della terra per te, ha affrontato la bestia a tre teste, la paura, le anime... Ma non puoi permettergli di restare, di perdere il senno... Lui deve vivere.
Gli scosti i capelli dalla fronte, gli accarezzi il profilo e poi gli sfiori con cura la voglia.
Sai cosa significhi eppure ami quel frammento di amore sul suo collo, quel piccolo cuore è tuo, la pallida mano gli sfiora la fronte e una lattiscente luce vi emerge.
Le vedi, tutte le sue ei vite passate, le tue vite... i vostri momenti. Gioia e dolore, se ne vanno lasciando solamente J, ed è ciò che davvero vuoi. Solamente lui, che possa finalmente riposare sereno. J apre gli occhi e sorride. La glaciale voce di Ade spezza il momento.
«Avete un momento, poi non vi rivedrete mai più...»



Un gatto nero gli attraversò la strada e J lo osservò incuriosito, non aveva mai visto quella bestiola era strano, in mezzo al nulla, vicino al bosco... Forse si era perso.
Guardò di nuovo il telefono, Marco avrebbe dovuto chiamarlo da tempo, aveva detto che sarebbe andato a prendere William agli allenamenti, si sentiva stringere il cuore, suo figlio aveva eretto un muro tra loro e la cosa lo stava uccidendo. J sorrideva, fingeva che tutto fosse a posto, non voleva che Anna capisse ma era inevitabile. La figlia era in rotta con il gemello, lo accusava di aver ferito la sua dolce principessa e J non sapeva che dirle, voleva convincerla che non fosse vero ma non riusciva a mentire a sua figlia. Nemmeno per il bene dell'altro suo figlio.

QUANDO ARRIVATE? SPERAVO DI POTER CENARE TUTTI ASSIEME, ANNA E' GIÀ RIENTRATA... J

Premette invio e poi tornò a fissare lo schermo dell'apparecchio. Avevano fatto quella foto tutti assieme al mare, William gli aveva detto che avrebbe scelto il pattinaggio quel giorno. Gli aveva chiesto di lavorare al suo costume, ma era prima... Prima che iniziasse a vergognarsi di lui, del suo modo di pattinare. Prima che gli urlasse in faccia che non era all'altezza... Persino Max assistendo alla scena era rimasto sconvolto.
Il suo più acerrimo rivale era intervenuto a difenderlo dal suo stesso figlio, il mondo stava andando al contrario.
Era il 14 febbraio, ricorreva l'anniversario della sua prima Olimpiade, quel giorno molti anni prima, a Torino aveva pattinato il suo bellissimo cigno, Marco quella mattina gli aveva mandato una foto. Voleva ricordargli quanto lo amasse ma J poteva sentire solo le parole di suo figlio. "Forse avevano ragione a dire che ti sei comprato le tue medaglie, che sei sempre stato troppo gay per questo sport". Dette da lui, quelle parole erano roventi.
Tornò a fissare l'orizzonte, il bosco dietro casa, la neve e si sfiorò il ciondolo di giada che Marco gli aveva preso. "Il suo colore mi ricorda i tuoi bellissimi occhi".
Un cigno di giada, J lo adorava e lo sfiorava quando si sentiva a disagio, per trarne conforto.
Se solo Axells fosse stato ancora vivo, se solo Mickey non fosse andato via... Tutti quei se...
Un rumore squarciò l'aria e J sussultò comprendendo che si trattasse di un colpo di fucile, una candida creatura cadde dal cielo, J corse in quella direzione ignorando ogni timore. Un cigno imbrattato del proprio sangue giaceva a terra, il lungo collo lacerato. LA creatura lo fissava gemendo sofferente e morì dopo poco. Un uomo, un cacciatore senza dubbio si disse J emerse dal bosco. J si teneva le mani alla bocca ancora sconvolto quando l'uomo gli si avvicinò con fare minaccioso. Il pattinatore sussultò quando percepì la ruvida mano dell'estraneo sfiorargli il collo e toccare la voglia.
«La maledizione ha colpito un'ultima volta...»

La voce di Anna lo raggiunse pieno di angoscia, J aprì gli occhi e si ritrovò sdraiato a terra con gli occhi al cielo.
Gli occhi di Anna erano peni di lacrime «Papà... Ce lo hanno portato via per sempre...» singhiozzo la bambina.



J si svegliò di soprassalto, il cigno morente giungeva da lui ogni notte recandogli la notizia della morte del suo adorato. si rannicchiò su se stesso e pianse, non aveva esaurito le sue lacrime, non era possibile. Marco era morto e la sua anima non trovava pace. Quel cacciatore in sogno aveva decretato la sua sentenza, la sua maledizione si era completata e gli aveva portato via nuovamente l'amore.
Anna si affacciò alla porta ma sua madre la accompagnò via, voleva lasciargli più tempo possibile ma J non sapeva quantificare quanto tempo fosse passato da quando si era sdraiato in quel letto. Una settimana? Un mese? Un anno? E quando avrebbe desiderato risollevarsi? Forse non si sarebbe mai più rialzato.
Una mano lo sfiorò, J non aprì gli occhi, non era Marco, non lo avrebbe mai più toccato, che gli importava di se stesso ormai, potevano fare di quel corpo quello che volevano, si sentiva solamente un oggetto privo di volontà. Non mangiava da giorni, a stento beveva un sorso d'acqua. Avevano provato a obbligarlo ma lui si era rifiutato.
"Tesoro se continui così ti dovrai ricoverare, hai dei figli, non puoi lasciarti morire senza reagire al dolore. Pansa a Marco pensi che vorrebbe vederti così?"
Cosa ne sai mamma? Non puoi sapere cosa vorrebbe Marco, non può dircelo, non può dirci nulla perché è morto... Morto per amore come è vissuto... Mi ha lasciato solo... Aveva giurato che non l'avrebbe mai fatto...
«Papà.. apri gli occhi ti prego... Guardami...»
William?
Amore non voglio odiarti, non posso guardarti senza pensare a quanto successo....
Gli avevano detto che Marco era morto per salvare William impedendo a Vance di fargli del male. Vance... La sua personale maledizione. Come poteva J non sentirsene indirettamente responsabile? Se non lo avesse mai sposato? Se non lo avesse mai illuso di provare qualcosa per lui... Alla fine quel mostro aveva vinto, gli aveva portato via tutto.
"Te l'ho ammazzato! Adesso sei finalmente solo quanto me puttana!" Gli aveva urlato Vance al processo. E J si sentiva mostruosamente solo. I suoi amici, i suoi figli... Niente poteva riempire quel vuoto lasciato dal suo Marco.
«Apri gli occhi mio Kyknos, Massimo non si è sacrificato di nuovo per te perché tu ti riducessi all'ombra di te stesso... Alzati mio cigno!»
J aprì gli occhi e si voltò, quel volto, quegli occhi di cielo, quei capelli biondi. Quel sorriso rassicurante lui lo aveva visto in sogno quello era l'Apollo dei suoi ricordi, era reale? Il Dio era davvero davanti a lui?
J si sollevò e quando un giramento lo colse il suo William gli gettò le braccia al collo.
Il ragazzo piangeva stringendolo «Papà ti prego non mi odiare... Ti prego... Perdona la mia stupidità... Io... volevo solo che mi amassi più di tutti, ero geloso.. di Anna, anche di papà Marco... Volevo avessi occhi solo per me... Volevo essere te e la mia gelosia mi ha fatto dire cose orribili... Mi dispiace... Non lasciarmi da solo... Non mi odiare... Io...»
J ricambiò quell'abbraccio «Piccolo, non potrei mai... sei il mio bambino e lo sarai sempre...»
A quelle parole William singhiozzò, J sollevò lo sguardo, Apollo era sempre davanti a luied era reale non un'allucinazione.
«io e mia sorella siamo qua su richiesta di tuo figlio... Potremmo porre rimedio a quanto accaduto»
J non credeva alle sue orecchie. Era possibile? Magia, riavvolgere il tempo...
Viaggi nell'Ade. questo gli veniva proposto, Sarebbe dovuto viaggiare nell'Ade e riprendersi l'anima del suo amato. Gli avevano raccontato una storia simile, anzi Marco aveva suonato con il suo gruppo una canzone che raccontava una storia simile.
Orfeo ed Euridice... Come il mito sarebbe dovuto andare nell'aldilà a riprendere la sua anima. Come un sonnambulo J seguì il Dio in giardino, nella sua piscina era apparsa una barca «Va, Caronte ti accompagnerà nell'oltretomba, fa attenzione però... Non cadere nel fiume o la tua mente sarà stravolta dai i molteplici ricordi che vivono in te...»
Aveva parlato una ragazza, aveva i capelli scuri e occhi neri. J conosceva quel volto ma non riusciva a metterlo a fuoco. Una freccia e J si sfiorò la voglia. La donna sorrise, sì era Artemide. La Dea che aveva portato a morte il suo primo se stesso... Kyknos.
J salì sull'imbarcazione e si voltò verso il suo bimbo. «Che cosa gli hai promesso per permettermi di fare questo? Ricordo gli Dei che ho incontrato nelle mie vite passate, non fanno mai niente per niente... Cosa gli hai promesso...»
William aveva gli occhi lucidi «Vi amo più di qualsiasi cosa, dillo ad Anna, non volevo causare tutto questo... Siete stati un dono dal cielo... Io ho trovato un senso nella nostra famiglia... Papà...»
Il varco si chiuse e J si ritrovò oltre, William era lontano e J temette che non lo avrebbe rivisto mai più. Il suo piccolo... Le lacrime fecero di nuovo capolino e J le ricacciò indietro. Doveva essere forte. Stava percorrendo lo Stige poco prima era nel giardino di casa sua e poi la barca aveva attraversato la piscina e di era ritrovato nell'oltretomba.
Guardando nelle sue acque J poteva vedere dei volti, vedeva le sue vite e quelle di Marco.
Vide Massimo con la sua barba e la cicatrice. Lo spaventava sempre eppure in quello sguardo serio J poteva scorgerci il suo orso adorato. Vedeva la dolcezza che aveva mostrato con Kyknos e l'amore che lo aveva spinto a uccidersi e quindi a rimanere invischiato nella maledizione.
Ma non c'erano solo loro in quel lungo percorso di morte e rinascita, oltre agli Dei, eterni guardiani J vide le anime che orbitavano attorno alle loro Vance... Vance c'era sempre stato.
J si sporse verso quell'acqua pericolosa. L'anima di Vance che lo perseguitava dai tempi di Kyknos, lo vide scoccare la freccia che gli toglieva la vita sorridendo felice.
"È stato tuo per un fortuito caso Generale, il suo corpo doveva essere mio..."
Non poteva essere vero, l'ossessione di Vance per lui era molto più antica di quanto poteva immaginare, lo vedeva in ogni sua vita. Lo vedeva soldato alle Crociate e uccidere il suo Marco. Lo vedeva premerlo contro i sacchi di farina "non mi interessa la sua faccia voglio solamente svuotarmi nel suo culo..."
Lo vedeva generale Nazista ridere prima che i cani lo uccidessero, era sempre stato presente ogni volta che lo avevano ucciso. Era la mano che adempiva la maledizione.
Vance lo fissava e J era pericolosamente vicino all'acqua, ignorando i saggi consigli di Apollo.
E J cadde nel fiume. I ricordi lo sopraffacevano. Mani si stringevano su di lui bramose.
Sei mio... Sei un bell'oggetto, e sarai mia proprietà per sempre...




Lo hai visto cadere nel fiume, ti sei tuffato e lo tratto in salvo. Non pensavi che lo avresti mai rivisto. Quando lo hai stretto tra le braccia stentavi a credere. Sei solamente un'anima e lui è vivo eppure lo stai toccando ancora. Gli scosti i capelli dal volto, gli sfiori quel labbro che hai sempre amato. Da tutte le tue vite. Lui apre gli occhi e ti guarda sognante, non sa che non potrai andare con lui. Ade è alle tue spalle, ti ha detto che avete poco tempo per dirvi addio e senti già il tuo cuore spezzarsi di nuovo.
«Sono caduto nel fiume...» sussurra.
«Lo so, ti ho tratto fuori io... mio folletto...»
Ti sorride e ti senti perduto ancora, un suo sorriso vale mille vite.
«Ti amo, non potevo vivere senza di te...» ti sussurra.
Lo sai, è venuto fin li per te e tu non sai come dirgli che non potrai seguirlo.
«Non posso venire, ho dato in pegno la mia anima per te... E lo rifarei... Ma sono felice di averti potuto vedere...»
J sussulta «Non ti lascerò andare...». Cerca di abbracciarti di nuovo ma il tuo corpo sta svanendo e divenendo impalpabile. «Marco non voglio vivere se tu non sei con me...»
«Amore mio fallo per i nostri figli, non lasciare che crescano senza la tua gioia...»
«Non senza di te... Io non posso...»
Vorresti baciarlo, ma non puoi, cerchi inutilmente di sfiorargli il collo, quel cuore sulla sua pelle lo ami nonostante tutto. Quella freccia vi ha legato e nonostante il dolore vi ha concesso molte vite. C'è stato dolore ma anche tanto amore.
Massimo non aveva mai amato nessuno prima di lui il suo cuore era duro e inscalfibile. Aurelio aveva donato ogni suo istante per il suo giovane signore e poi c'era lui, l'ultimo la settima vita.
J era il suo tutto, la sua vita, la sua gioia. Puoi sentire la scheggia di arcobaleno premere nel tuo cuore impalpabile. Sai che è impossibile eppure la senti ancora là. Accogli l'oblio con gioia per lui.
J ti fissa con i suoi occhi di giada ricolmi di lacrime, la luna illuminava il suo volto e non puoi sapere che l'estate in quel momento nel mondo dei mortali volgeva a termine e Persefone stava varcando la soglia dell'oltretomba per ricongiungersi a suo marito.
Ade si volta e il cappuccio gli cadde rilevando il suo volto. I capelli neri, il profilo marcato e la barba nerissima. Sul suo volto austero appare un sorriso. «Mia amata, sei tornata da me...»
Persefone sorrise e corre tra le braccia del marito «Sempre...»
Torni a osservare il tuo adorato, vuoi imprimere nella tua mente ogni millimetro di quel corpo. I capelli scuri, la fronte alta, i grandi occhi, quella bocca di rosa dischiusa. Vorresti sfiorare quel profilo adorato «J ti amerò per sempre, oltre la morte... Io esisterò sempre nei tuoi sorrisi per cui... non perderli mai ti prego...» gli sussurri.
«Per sempre tuo, per sempre mio... non lo dimenticherò mai... Sarai con me in ogni momento... Marco non posso... Non posso vivere senza di te...» singhiozza J tra le lacrime. «Sette vite e ogni volta devo perderti... Non può essere questo il nostro destino...»
No, non lo sarà...
Quelle parole sono le ultime che senti prima di cadere nell'incoscienza. È questa la fine?
Vuoi pensare a J, ai suoi occhi alla sua risata, a quella voglia che vi ha legato assieme.
Il cigno canta per voi un'ultima volta.
J ti amerò sempre e per sempre.



ESTATE 2006...

Ti svegli e sei nel tuo letto, il sogno sta svanendo nella tua mente.
Allunghi la mano, sono le 5:00 del mattino, l'ora perfetta per alzarsi e andare a correre.
Ti alzi, suonano alla porta e senti Manuel imprecare.
È il 2006, che scemo certo che è il 2006, il meraviglioso 2006. Quello è il tuo anno, ti hanno convocato per il tuo primo Mondiale.
J... Vorresti vederlo, stai per partire e vuoi salutarlo per bene, vuoi portarlo a cena fuori e chiedergli fi lasciarti qualcosa, un dono portafortuna. Sorridi, perché in quel sogno lui era ben più del tuo migliore amico. Nel sogno era un meraviglioso adulto e... ti ha detto di amarti.
Come poteva essere vero, il tuo J, il tuo folletto. Sai che ti vuole bene ma amarti? È impossibile...
Come potrebbe il tuo raggio di sole amare te, un orso brontolone?
Manuel si affaccia alla porta e J è là, davanti a te e... non capisci perché sta piangendo.
«Ho fatto un orribile incubo, ho sognato che eravamo sposati e ... ti avevano ucciso per colpa mia... Ero così spaventato quando mi sono svegliato, credevo che non ti avrei più rivisto...»
Manuel alza gli occhi al cielo e borbotta qualcosa come "ah allora non è più un segreto che siete innamorati?"
Lo vedi svanire e tornare in camera sua, ma la tua attenzione e catturata da J.
Ha detto INCUBO E MATRIMONIO nella stessa frase e sei confuso.
«Essere sposato con me... immagino fosse quello l'incubo...» borbotti imbarazzato e incredulo.
Lui ti getta le braccia al collo e ti perdi nel suo profumo. Nascondi il volto nell'incavo del suo collo e baci quella voglia sul suo collo che adori e improvvisamente hai una certezza, niente potrà mai più renderti felice come stare con lui. Nemmeno quel benedetto bramato Mondiale, tu vuoi stare assieme a J, nient'altro. Stai per parlare e dire quelle parole che ti spaventano tanto, ti amo, quando J ti prende il volto tra le mani e ti bacia. All'inizio di paralizzi, ma le sue labbra, quella rosa si è schiusa per te e ne assapori vorace ogni assaggio. Immergi le dita nei suoi capelli lo stringi a te e vorresti che quel bacio durasse per sempre.
Quando devi staccarti lui ti sorride «Ti amo Marco, il sogno mi ha portato questa certezza, ti amo e lo farò per sempre...»




EPILOGO
19 agosto 2019
Osservi J in giardino seduto in mezzo tra William e Anna, i vostri adorati figli.
Anna ti ha preparato una torna di compleanno assieme a sua nonna, la madre di J, quella che consideri la tua madre adottiva.
Ti guardi la fede tricolore che splende al tuo anulare, vi siete sposati da tanti anni eppure ogni volta che la osservi pensi a quel vostro primo bacio, a quella confessione inattesa che ti ha reso così felice. La tua vita è cambiata, il mondo è cambiato, solo una cosa rimarrà sempre inalterato nei secoli dei secoli. Il tuo amore per J.





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NOTE dell'AUTORE:
Questo capitolo è stato scritto per il compleanno del mio Marco!
Auguri orso!!!!
^_^

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