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Chapter 6.

Eren's pov.

Dopo aver ascoltato la lunga ma molto interessante lezione che Hanji aveva appena fatto, misi i spartiti che ci aveva dato dentro al mio zaino, mi rimisi la giacca di jeans e salutai gli altri della classe che a mano a mano uscirono così mi alzai girandomi verso Levi per aspettarlo.

"Facciamo mercoledì prossimo? Così nel frattempo mi alleno un po'."

Dissi guardandolo vedendo che annui e si alzò anche lui e quando lo fece, notai la differenza di altezza, gli arrivavo a metà spalla e quando vide che me ne ero accorto, fece un sorriso divertito mettendosi nelle spalle il suo cappotto nero assieme alla sciarpa di un color blu cobalto di cui me ne ero innamorato, amavo quel colore era il mio preferito.

"Anche a te piace il blu?"

Annui sorridendo e si affiancò a me così uscimmo insieme dall'aula salutando Hanji, passammo lungo il corridoio piene di vetrine di cui ero rimasto ammaliato prima, vidi con la coda dell'occhio che lui era nella mia stessa situazione di prima.

"Sono bellissime non è vero? Prima ero rimasto a guardarle per ore."

Dissi guardando la prima vetrina con il sassofono che hai miei occhi era davvero molto grande, mi vennero in mente quelli delle orchestre che potevano essere anche il doppio.

"Si vero..non ci avevo fatto caso quando sono entrato, sono andato di fretta."

Disse mentre vidi che si era fermato a guardare un'altra vetrina dove era esposto un piano in miniatura di un bianco brillante con delle rifiniture in nero nelle zampe anteriori.

Camminammo per tutto il corridoio parlando e dicendoci delle opinioni diverse su ciò che pensavamo della scuola e della sua ristrutturazione, per me era davvero da molto tempo che non vedevo quella scuola e vederla di nuovo però più moderna, era una enorme gioia per me.

"Tu già ci sei stato qui tempo fa? Ho visto la tua espressione quando sei entrato in classe."

Disse Levi mentre si mise le mani in tasca girando il viso verso di me facendo mettere maggiormente in mostra il suo codino che notai solo ora, gli stava davvero molto bene soprautto con alcune ciocche corvine che gli ricadevano dolcemente nel viso.

Lo guardai per un po' per poi annuire e riguardai davanti a me uscendo assieme a lui dalla scuola chiudendo la porta di vetro scendendo le scalette all'entrata e prendemmo la strada verso il parco che si trovava al centro della città.

"Si perché mia madre ci veniva spesso, suonava il piano da prima che nascessi io e quando venni alla luce già mi suonava le sue melodie e quando ero diventato più grande decise di farmi vedere da dove aveva imparato a suonare."

Avevo un tono un po' malinconico, mi mancavano quei momenti di spensieratezza che avevo quando ancora ero un pargolo e non avevo nessuna preoccupazione se non quella di cercare sempre mia madre in salotto nell'ora in cui andavo a dormire che era anche l'ora in cui mi suonava qualcosa di suo per farmi addormentare.

Lo vidi sorpreso e girò lo sguardo davanti a sé tirando un grande sospiro, guardai il piccolo parco che pian piano si stava avvicinando hai nostri occhi, siccome in questo periodo faceva molto freddo non veniva mai nessuno ma a me piaceva proprio in quel periodo, perché c'era ancora della brina a terra che lo rendeva più lucido scivoloso come una pista da ghiaccio e gli alberi erano appena biancastri dato la lieve neve che aveva fatto nei giorni precedenti.

"Sai anch'io avevo mia madre che lo suonava, lei nel locale in cui lavorava aveva un piano tutto suo e ogni sera suonava qualcosa di diverso, fece allo stesso tempo dei corsi nella stessa scuola in cui andiamo noi."

Disse vedendo che si mise a sedere lungo una panchina appena ghiacciata tirandosi il giubbotto giù fino alle ginocchia per non sentire freddo così feci lo stesso io mettendomi al suo fianco e lo guardai.

Nelle sue parole aveva usato 'faceva' o 'lavorava' quindi molto probabilmente sua madre era scomparsa? Non la vedeva da anni perché avevano litigato? Mi feci mille domande nella mente ma che lasciai perdere, infondo lo conoscevo da poco e non volevo fargli già mille domande e metterlo a disagio senza il mio volere.

Per smorzare quel momento un po' malinconico per entrambi che si era creato, presi da terra un po' di brina facendoci una piccola pallina e gliela tirai addosso ridacchiando e mi apoggiai con la schiena contro essa guardando il cielo.

"È bello sapere che anche tua madre ha fatto le lezioni in quella scuola e che te hai ripreso per lei, proprio come ho fatto io con mia madre assieme alla passione ovviamente."

Dissi più per entrambi che per me stesso, rialzai la testa per guardarlo ma non lo vidi più così mi alzai girandomi di scatto quando senti una pallina di brina andarmi dritto in viso levandola subito da sopra al naso e nelle guance avvertendole subite rosse per il freddo.

"Ma sei scemo?! E se mi prendevi in un occhio?"

Lo guardai sospirando e lo vidi ridacchiare leggermente rimanendo sopreso siccome non lo avevo mai sentito ridere quando era con me quelle poche volte, sorrisi lievemente senza farmi vedere e mi avvicinai alzandomi il colletto della felpa nel collo.

"Eppure non ti ho preso."

Disse in un tono divertito ma anche fiero di aver ricambiato il gesto che gli feci, ridacchiai guardandolo.

"Potevi prendermi."

Strusciai il naso contro la felpa sentendo il vento freddo alzandosi proprio in questo momento da sotto i nostri piedi.

Scosse la testa sarcasticamente per poi allacciarsi i bottoni del suo giubbotto e io mi abbassai le maniche della mia giacca di jeans assieme a quelle della felpa che avevo entrambe alzate perché dentro alla scuola faceva leggermente caldo.

"Allora ci vediamo mercoledì, arriverò prima te lo dico, a presto Eren."

Disse facendomi un amichevole occhiolino lanciandomi per una ultima volta un'altra pallina sobbalzando quando lo fece così ne feci un'altra ma quando feci per tirarla già vidi che era a metà strada e lasciai perdere gettandola a terra.

"A presto Levi."

Sussurrai tra me e me girandomi dalla parte opposta e camminai verso casa ansioso di entrare in quel posto confortante e sempre pieno di calore e amore, soprautto da parte di mia madre.

"Mamma! Sono tornato!"

Dissi chiudendo la porta lasciando le scarpe all'entrata e mettendomi delle morbide pantofole che lasciavo sempre vicino all'attaccapanni per ogni volta che tornavo a casa e mi liberavo delle scarpe che portai per tutto il giorno.

Mi incamminai verso la cucina e la vidi intenta a cucinare una cheesecake alle pesche sapendo che era la mia preferita, mi avvicinai lentamente a lei mettendole le mani sui fianchi per farla spaventare ma non ci riuscì siccome si girò prima che completai il tutto così sbuffai facendo un broncio.

"Eren quando urli ti si sente chiaramente sai, quindi come è andata?"

Disse la prima frase in modo sarcastico mentre tagliò a fettine dei pezzi di pesche da mettere sopra come da decorazione, ne rubai alcuni mangiandoli anche sotto il suo fugace sguardo che mi diceva chiaramente 'se le finisci riesci di casa e le prendi al supermercato.'

La guardai roteando gli occhi e mi misi seduto nello sgabello infondo alla tavola cosicché da guardarla meglio e annui giocando con le maniche della mia felpa appogiando la giacca che avevo tolto sopra la sedia affianco a me.

"Bene, siamo solo cinque in classe e per fortuna c'è già una persona che conosco cosicché da non sentirmi completamente estraneo, Hanji è nostra professoressa, finalmente ci è riuscita."

Si girò e mi guardò donandomi con uno dei sorrisi più belli che mi potesse fare, anche lei sapeva quanto era difficile per me tutt'oraquesta ripartenza completamente da capo ma allo stesso tempo ero sulle spine di provare a a suonare dopo tanto tempo il piano.

"Sono davvero felice per te tesoro, sono sicura che ci riuscirai sempre di più, se vuoi esercitarti in questi giorni sai che il piano è in salotto che ti aspetta."

Mi passò dietro la schiena lasciandomi un bacio fra i capelli che mi fece sorridere spontaneamente ma quando feci per girarmi sentì un tonfo a terra e delle padelle che cascarono.

Sobbalzai e senza un motivo preciso inziai a tremare girandomi e corsi da lei guardandola a terra che fortunatamente era solo sciolavata per il pavimento che era appena bagnato.

"Tranquillo piccolo sto bene e-, ehi Eren stai tremando tutto bene?"

Disse alzando lo sguardo mentre si rialzò come una molla prendendo un panno che mise a terra per farlo asciugare e per tutto il momento non mi mossi, avvertendo solo le sue mani che mi presero per i fianchi e mi alzarono.

(flashback)

La paura si era completamente impossessate del mio corpo, della mia mente, di tutto, non poteva essere vero, l'ultima volta che l'avevo vista era stamattina, con un sorriso smagliante mentre mi veniva a svegliare in camera come era sua routine di tutti i giorni.
Ritornai alla realtà e con estrema cautela mi avvicinai a lei.

Presi la sua testa e la misi sopra alle mie ginocchia, incredulo di ciò che era davanti hai miei occhi, di ciò che le mie mani toccarono ovvero i suoi occhi bianchi come la neve e le mani con un violastro nei bracci, la guardai per molti minuti con ancora le lacrime agli occhi.

Avevo paura..paura di perderla, paura di romperla come se fosse solo un pezzo di vetro, paura di perdere l'unica persona che mi era rimasta..che era stata sempre l'unica che non mi aveva mai lasciato nonostante tutto, paura della paura stessa.

(fine flashback)

Quelle orribili scene mi rivennero in mente per l'ennesima volta, senza dire nulla la avvicinai a me stringendo in un pugno il suo grembiule da cucina che portava, abbracciandola sentendo le lacrime scendere lungo le mie guance.

"Ehi sicuro che va tutto apposto?..sai che se ne vuoi parlare sono qui Eren."

Sussurrò nel mio orecchio sentendo le sue braccia che mi coprivano la schiena come per proteggermi, annui lentamente e piansi silenziosamente chiudendo gli occhi facendomi sempre più piccolo in quell'abbraccio.

"S-Si grazie mamma.."

Sussurrai di rimando tirando su col naso staccandomi per un momento asciugandomi gli occhi con la manica della felpa e la guardai sorridendole forzatamente.

"Sto bene solo un po' di stress sai tutto quanto insieme."

La mia voce era appena udibile mentre senti dei baci nel mio naso e nella mia fronte che mi fecero calmare completamente riappoggiandomi a lei chiudendo di nuovo gli occhi.

"Ti va di andare nel divano si? Così dormi un pochino."

Disse mettendomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio, annui facendomi trasportare fino al divano con lei seduta e io con la testa sopra le sue gambe con le sue mani fra i miei capelli che accarezzò, portai le gambe al petto e mi addormentai in poco tempo con ancora delle lacrime sopra le mie guance appena accaldate.

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