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Chapter 13.

Eren's pov.

Dopo la serata di ieri, ero rimasto insieme a mia madre a guardare le stelle per tutta la notte finché per la troppa stanchezza di quello che era successo e il fatto che negli ultimi giorni non dormivo nulla a causa dei miei soliti problemi al cuore o ai incubi, mi addormentai con la testa sopra alla sua spalla e la mattina dopo mi ritrovai nel mio letto con le coperte rimboccate come se fossi un bambino dopo una lunga notte passata a giocare in salotto.

Aprì lentamente gli occhi dovendomi abituare alla luce e mi levai di dosso le grandi e morbide lenzuola e poi mi misi seduto nel letto allungando il collo per vedere l'ora nella mia sveglia sopra al comodino, segnandomi che erano le 11:30 segno che avevo dormito molto come un piccolo ghiro, mi stiracchiai le braccia e mi alzai rifacendo il letto andando ad aprire le finestre per cambiare un po' l'aria.

Vidi il timido sole che era nascosto in mezzo alle tante nuvole intorno a lui per fargli da coprente e i raggi che passavano attraverso la mia finestra, facendo illuminare la stanza vedendola completamente diversa, sorrisi leggermente vedendola più ordinata, molto probabilmente mia madre mentre dormivo me la aveva risistemata tutta e non potei che ringraziarla con tutto il mio cuore.

Andai in bagno facendomi una doccia veloce per poi uscire e vestirmi mettendomi dei boxer puliti, un maglioncino beige che mi arrivava fino a sotto il sedere, dei jeans neri e infine le mie immancabili Vans, lasciai i capelli ad asciugare all'aria pettinandoli solamente e scesi le scale sentendo il silenzio regnare in quel momento, confuso andai in cucina trovando un bigliettino attaccato al frigorifero con una calamita per tenerlo fermo.

Tesoro mi hanno chiamato stamattina dalla banca ed avevano bisogno di me, se non mi vedi è per quello e se hai fame è tutto in frigo, ti ho rifatto anche la camera perché non si poteva vedere, metti più in ordine la stanza mi raccomando e mi ha chiamato Hanji ha detto che vuole sentirti, magari ti farà bene no? Ti voglio bene. xxx

Ridacchiai leggermente quando girai il foglietto e trovai un disegno di un me addormentato sopra ad una candida e bianca nuvola con la luna e le stelle al mio fianco, mia madre era proprio brava a disegnare fin da sempre, amavo molto i suoi disegni e questo sicuramente anche se è un bigliettino, andrà a finire nella mia bacheca di sughero che ho in camera assieme hai tanti altri che mi ha fatto.

Lo misi in tasca e aprì il frigo prendendo l'impasto per i pancakes assieme alla marmellata e alla busta di latte che aprì versandone un poco nella mia tazza rossa a quadratoni bianchi e un piccolo gattino infondo al manico, ne bevvi un sorso e la misi sopra alla tavola inziando a cuocere l'impasto senza rompere o mandare a fuoco nulla, nell'ultimo periodo ero migliorato a cucinare perché l'ultima volta avevo fatto bruciare solo un pezzo di carta, questi io li chiamo passi avanti no?

Quando avevo finito, misi i tre piccoli impasti ormai pronti nel piatto e andai nel divano in salotto posandolo nel tavolino di vetro davanti a me assieme alla tazza e mi misi steso con le gambe sopra alla poltrona, guardai il piano infondo a me accanto alla finestra per poi rigirare subito lo sguardo sentendo il mio stomaco irrigidirsi assieme hai mie muscoli, l'unica volta che non pensai a quel fatto era quando dormivo, sapevo che per tutta la giornata sarebbe stato molto difficile non pensarci.

Accesi la tv per farmi della compagnia e mangia un pezzetto del mio pancake prenendo un sorso di latte ogni tanto quando senti il telefono vibrare, lo tirai fuori pensando che fosse o Armin o Mikasa, ancora non avevo voglia di parlarne con loro e so che mi odieranno perché sono sparito per tre giorni ma ho bisogno di stare da solo e senza nessuno, ma quando vidi il display del cellulare vidi il contatto che mi chiamò, Hanji Zoe.

Aspettai un po' prima di rispondere incerto se era la cosa giusta o no ma ricordai le parole di mia madre e non volevo deluderla così accettai la chiamata e misi a viva voce posando il telefono sopra al tavolino, mi preparai mentalmente al fatto che mi avrebbe fatto domande e domande su Levi e di come stiamo andando con i spartiti, sento dall'altra parte la sua voce squillante che mi chiama.

"Eren! Eren! Sei lì? Ooooiiii ci sei? Ho poco tempo che fra poco ho una lezione daaaai!"

Il suo tono così scherzoso e sempre allegro mi fece spuntare un sorriso fra le mie labbra guardando il telefono, conoscevo molto la signorina Hanji ed ero molto grata del fatto che quando mio padre morì lei mi era stata al fianco quando mamma era sempre al lavoro in quel periodo, ero grato di averla come mia professoressa.

"Si eccomi, stamattina ha chiamato mia madre non è così?"

Dissi sentendo subito la sua voce che si fece cupa e silenziosa pensando che ero arrabbiato ma ero tutto il contrario così gli spiegai la situazione e la sentì subito tornare come prima.

"Si perché tu non mi rispondevi smeraldino! Comunque spero che vada tutto bene con Levi! Avete registrato il vostro pezzo?"

Rimasi fermo immobile con la forchetta fra le dita deglutendo a fatica, avevo lo sguardo rivolto verso il basso mentre attraverso la chiamata si poteva chiaramente sentire il via vai degli studenti in quel momento e il caos che c'era intorno a lei.

"S-Si non si preoccupi va tutto bene e si..appena ci rivedremo alla prossima lezione glielo faremo avere, sono stato molto contento che il pezzo era di Debussy, pensavo non si ricordasse che era uno dei miei autori preferiti."

Cercai di cambiare discorso e di non fargli dire di nuovo il suo nome o potevo scoppiare di nuovo davanti a lei e non volevo, era già molto occupata con la scuola ed alcuni spettacoli di cui mi aveva parlato quel giorno in cui ci siamo incontrati, non volevo disturbare l'ennesima persona con le mie scenate

"Come potrei scordarlo? Mi ricordo ancora di quando me ne parlavo sempre! Spero che tua madre stia bene, è stata sempre in gamba come te."

Sorrisi leggermente a quelle parole sentendo sempre un pizzico di felicità quando qualcuno mi diceva che assomigliavo a mia madre o nel carattere o nel viso, di suo avevo i capelli e anche un po' le curve femminili, gli occhi li avevo presi da mia madre ed era la parte che amavo più di me.

"Grazie davvero per le sue parole, sono felice che veda questo e comunque non voglio disturbarla sento che ha molto da fare, ci sentiamo appena ritorno alle lezioni."

Dissi e sentì un sospiro di poca pazienza ma anche di stanchezza, era una delle poche persone che era lì durante il pomeriggio a fare le lezioni perché quasi tutti la facevano di mattina o di sera, non immaginavo il grande peso che portava nelle spalle ogni giorno.

"Grazie a te Eren e si certo e scusami ancora per chiudere così! Prometto che mi farò perdonare e- oh dio stanno arrivando i studenti scusami tanto, ci sentiamo appena posso, prenditi cura di te e ci vediamo la settimana prossima! Diventate amici tu e Levi mi raccomando!"

Quando disse il suo nome di nuovo, non feci in tempo a salutarla che già chiuse la chiamata facendomi alzare e andai a posare il tutto e ritornai in salotto, andai nel mio piano mettendomi seduto e sfiorai leggermente quei tasti guardando la foto sopra al pianoforte.

"Lo sapevo che lo diceva..sapevo che diceva il suo nome eppure perché speravo che mi chiedesse di come fosse andata?.."

Sussurrai tra me e me, senza pensarci due volte appoggiai le mie dita in quei tasti e suonai alcune note sentendo il piano fare rumore nel silenzio della casa che c'era in quel momento, una lacrima solcò il mio viso e provai a cantare la canzone che mi cantò mia madre la sera dell'incidente che in un certo senso, mi rappresentava anche in questo momento.

"Per te io mi rialzerò
Io sono un guerriero e troverò le forze
Lungo il tuo cammino
Sarò al tuo fianco mentre
Ti darò riparo contro le tempeste
E ti terrò la mano per scaldarti sempre
Attraverseremo insieme questo regno
E attenderò con te la fine dell'inverno
Dalla notte al giorno, da Occidente e Oriente
Io sarò con te e sarò il tuo guerriero."

Ormai la mia voce era rotta dal pianto e dai leggeri scossi che avevo per tutto il mio corpo, sentì le lacrime andarmi fra le labbra e giù per il collo ma non mi importava in quel momento, se c’è qualcosa di duraturo nelle vita questo è il dolore, imparare a conviverci è l’unico rimedio per non impazzire.

"E amore il mio grande amore che mi credi,

Vinceremo contro tutti e resteremo in piedi
E resterò al tuo fianco fino a che vorrai
Ti difenderò da tutto, non temere mai
Ci saranno luci accese di speranze
E io ti abbraccierò per darti forza sempre
Giuro sarò roccia contro il fuoco e il gelo..
Veglio su di te, io sono il tuo guerriero."

Sussurrai le ultime parole accasciando lentamente il viso nella parte superiore del piano guardando quella foto davanti a me e guardando la giacca di Levi che aveva lasciato la sera prima nell'attaccapanni e che non avevo il coraggio ne di avvicinarmi o di toccarla, mi strinsi in una morsa il mio maglione e mi nascosi nell'incavo del mio braccio facendo uscire le mie lacrime silenziosamente.

"Siamo sempre, tragicamente soli, come spuma delle onde che si illude di esseresposa del mare e invece non ne è che concubina."

Dissi con la mia voce appena udibile e rotta dal pianto, quella frase la avevo letta in uno dei miei libri preferiti e mi era rimasta così in pressa che in questi momenti qui mi veniva sempre in mente, come può una persona stare così male per un'altra persona? Perché dobbiamo dipendere da un'altra persona se poi dopo anche uno schiocco di dita può finire tutto quanto?

Ho sempre pensato che il silenzio è una discussione portata avanti con altri mezzi, e il mio mezzo era questo qui, sfogarmi in silenzio senza nessuno ma solamente con me stesso e i mostri del mio passato e futuro che mi tormentavano ogni qualvolta che davo voce hai miei sentimenti, mi sentivo in una gabbia ma sono sicuro che prima o poi ne sarei uscito, da solo o magari con l'aiuto di qualcuno.

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