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Chapter 11.

Levi's pov.

Chiusi la porta dietro di me non preoccupandomi se avevo lasciato indietro qualcosa di mio in casa sua, molto probabilmente la mia giacca ma ora poco importava, la mia testa era confusa e avevo bisogno di aria per i miei polmoni e il mio cervello, sentì il cuore battere all'impazzata e un leggero tremolio nelle mie mani mi fece venire un brivido lungo la mia schiena.

Camminai per diversi isolati ignorando il telefono che squillò più volte accendendosi, sia per chiamate che per messaggi, molto probabilmente erano Isabel e Farlan o anche Hanji, in questi giorni mi aveva chiesto come stava andando il lavoro che ci aveva assegnato ma ancora non gli avevo riposto perché non sapevo come dirle, Isabel e Farlan sapevano che ero da lui e molto probabilmente erano preoccupati ma  al momento avevo bisogno di stare solo con la mia presenza.

Le mie gambe non si fermarono per diverse ore, stavo camminando senza una meta senza la coscienza di che ore erano o che giorno era, non sapevo dove stavo andando e non volevo nemmeno pensarci, ma l'unica cosa che so in questo momento è che voglio stare solo, come lo sono sempre stato dopo tutto non è vero? In questi anni dopo che mia madre se ne andò ero restato per molto tempo solo, senza nemmeno le persone che conosco oggi nonché miei migliori amici.

Quando camminai per diversi isolati, vidi infondo alla strada una panchina rovinata con un po' brina al di sopra di essa, affianco un lampione che emanava una luce giallastra e fioca, mi avvicinai e lentamente mi misi seduto sentendo il legno sotto di me scricchiolare, posai lo zaino al mio fianco e mi tirai indietro i capelli più volte dal troppo nervoso che avevo in quel momento.

Mi sentivo uno stupido ad averlo lasciato da solo quando stava piangendo, dopo che aveva finito di suonare non mi ero accorto del suo stato d'animo o delle lacrime che aveva in viso, avevo solo notato che aveva dato uno sguardo alla foto nella cornice che c'era sopra al piano, non avevo fatto caso a chi ci fosse ma molto probabilmente sua madre, suo padre o lui con i suoi due amici, pensai in quel momento.

Quando poco dopo lo sentì piangere lo feci subito apoggiare a me senza esitazione, forse perché in lui rivedevo in me di quando piangevo da pargolo e non avevo nessuno al mio fianco, avevo provato quel sentimento così lacerante da volerti strappare la pelle per alleviare il dolore ma non potevi farlo, così lo strinsi a me senza pensare ad altro cercando di calmarlo, ci provai davvero.

Ma poi quel bacio..perché quel bacio? Forse era stato per il momento? O per altro? Perché Eren non me lo hai detto prima? Lo sai che sono un pericolo per te vero? Io sapevo di cosa provavo quando stavo con lui, sapevo che se il mio cuore fosse stato animato, sarebbe uscito dalla cassa toracica a guardarlo mentre rideva o arrossiva nella mia presenza, non so se era amore o altro quel sentimento che provavo, non ho mai capito bene questa parola in realtà.

Avevo sempre avuto paura dell'amore, perché quell'amore così profondo e così universale per me mi è stato tolto quando avevo sei anni e da quel momento quando sentivo la parola 'amore' sentivo subito il cuore all'impazzata assieme alla paura, avendo nella mia mente ancora quel ricordo, per me la parola 'amore' era legato ancora lei e ogni volta che sentivo quel sentimento cercavo subito di scacciarlo via, di dirmi 'Levi ti starai sicuramente sbagliando, lo sai, forse con Eren era lo stesso, avevo paura che anche lui se ne sarebbe andato, come hanno fatto tutti in questi anni, assieme a mio zio.

Zio Kenny, come lo chiamavo da piccino, era stato con me e mia madre nel periodo in cui stava male ed era ricoverata in ospedale, mi ricordo ancora della espressioni dei dottori ogni volta che gli dicevo di cosa soffriva mia madre, quando gli dicevo che volevo la mia mamma a casa con me, che mi raccontava le favole della buonanotte nel mentre era al suo così tanto amato piano, non sapevano cosa dirmi, infondo come fai a dire ad un bambino di sei anni che sua madre sta morendo di AIDS, solo un dottore senza cuore avrebbe il coraggio di farlo, forse volevo che uno fra quei tanti dottori, non avesse avuto  il cuore per dirmi la pura e sincera verità.

La verità è che ho paura, paura di non essere abbastanza per lui, di non essere all'altezza o chissà per quale altro motivo, non lo conosco appieno questo è vero ma non posso negare le cose che mi fa sentire quando sono vicino a lui, questo non posso negarlo a me stesso, non posso anche se ci metto tutta quanta la mia forza.

Quando alzai lo sguardo sopra di me al cielo stellato, sentì una lacrima solcare la mia guancia, la tolsi subito asciugandomi tutto il viso con la manica del mio maglione, era dalla sua scomparsa che non piangevo, avevo talmente pianto ed urlato che quello stesso giorno non avevo nessuna forza nemmeno di mangiare e questa cosa non è cambiata tutt'oggi, non avevo la forza di sfogarmi come fanno tutti perché avevo prosciugato completamente quel sentimento di tristezza che non riuscivo.

Sto così male per la sua scomparsa perché mi sento in colpa, perché anche se ero un bambino sono sicuro che potevo sicuramente fare qualcosa, qualsiasi cosa, potevo chiedere aiuto ad altre persone che non fosse mio zio, potevo stare con lei ogni giorno e non passarlo fuori al giardino mentre lei se ne stava in casa senza nessuno, potevo fare sicuramente qualcosa.

Guardai le stelle sopra hai miei occhi, c'erano tre stelle vicine e mi sono ricordato che mia madre mi aveva detto che rappresentavano la cintura di Orione, il cielo era blu con qualche sfumatura di azzurro chiaro, c'era anche uno spicchio di luna ad illuminare il cielo, mi ricordai di una filastrocca della luna che mi disse sempre prima che mi addormentai.

"Gobba a ponente luna crescente,
gobba a levante luna calante."

Sussurrai tra me e me, spostai lo sguardo più si facendo uscire di poco la testa dal bordo della panchina, senza un motivo preciso mi venne in mente la prima volta che vidi il castano, ci pensavo spesso in questi giorni.

(flashback)

Oi, cerca di stare più attento, non stai mica facendo una maratona."

Dissi nella sua direzione guardandolo mentre mi abbassai per raccogliere i suoi libri che erano caduti e andai davanti alla sua figura vedendo che alzò lo sguardo inziando a sussurrare delle scuse così sospirai e scossi la testa sentendo che riprese i libri.

"Non preoccuparti, stai attento la prossima volta."

Dissi per poi accettarmi che non si fosse fatto male da nessuna parte per poi sorpassarlo e andai nella fermata degli autobus aspettando il mio che prendevo ogni mattina sentendo ancora la sua voce che mi parlò.

"Come ti chiami?"

Disse nella mia direzione così mi voltai avviciandomi un poco per parlargli incrociando le braccia guardandolo, rimasi sorpreso da quella domanda detto sinceramente.

"Credi davvero che te lo dica?"

Dissi in modo provocatorio ma smisi di fare quell'atteggiamento quando vidi che si incupò subito abbasando lo sguardo vedendolo perso fra i suoi pensieri.

"Ehi calmati stavo solo scherzando, mi chiamo Levi e te?"

Mi abbassai di poco per poterlo guardare quando vidi che pian piano alzò il viso così lo guardai anch'io andando di nuovo nella fermata continuandolo a guardare anche da poco lontano sentendo che mi disse il suo nome.

"Piacere mio Eren, non sono nella tua classe siccome sono al penultimo anno ma ci vediamo a scuola."

(fine flashback)

Sorrisi leggermente a quel ricordo, i suoi occhi..sono di un verde smeraldo che lo rendevano d'incanto, quando mi parlò li guardai spesso senza farmi accorgere, erano smeraldi ma avevano qualche lieve pezzo di altro colore, forse verde scuro o chiaro, se mi ricapiterà di rivederlo ci starò più attento.

Quando i nostri occhi si incrociavano creavano un misto di colori al di poco particolare, entrambi abbiamo degli occhi particolari con dei colori che non tutti hanno, poi c'erano quei suoi capelli color cioccolato che mi avevo preso il gusto di toccarli ogni volta, le sue labbra piccole e carnose di una carnagione rosea leggermente abbronzate, tutto di lui era perfetto, assieme al suo carattere che era la cosa che mi aveva colpito di più.

Il vento freddo d'inverno si iniziò ad alzare così decisi di alzarmi prenendo il mio zaino e mi incamminai facendo tutta la strada che avevo fatto per venire qui, guardai le poche luci delle case ancora accese, chi dormiva o chi guardava ancora la tv, tirai fuori il mio cellulare e come mi aspettavo vidi delle chiamate perse da Isa e Farlan.

Gli mandai un messaggio per farli stare tranquilli dicendogli solamente un 'sto bene', stavo camminando così velocemente e perso tra i miei pensieri che non mi ero neanche accorto che ero tornato da lui, non mi avvicinai troppo andandomi a nascondere dietro ad un grande albero, appogiandomi ad esso.

Alzai lo sguardo e vidi la luce accesa della sua camera, vidi la sua ombra che si stese del letto e spense la luce, avrà finito di piangere? O lo starà facendo ancora? Sicuramente ci sarà stata sua madre al suo fianco, mi allontanai a passi veloci, finché non senti dei passi che provenivano all'interno della casa così allungai il viso per guardare meglio.

È la madre di Eren, era andata in cucina a fare un qualcosa che non capì data la poca luce, compare abbastanza alta, portava una coda tenuta al fianco della spalla destra, aveva una maglia di colore bordò a righe bianche, una vestaglia da notte sopra di essa e dei pantaloni dello stesso colore.

Per la paura che qualcuno mi vedesse e pensasse che fossi stato una specie di serial killer, corsi fino alla fermata dell'autobus di cui di solito lo prendevo per andare a scuola, vidi che poco dopo arrivò così entrai non dicendo nulla non volendo rompere quel silenzio tombale che c'era molto probabilmente da quando si era fatto sera.

Andai a sedermi nei posti infondo e mi apoggiai allo schienale, mi voltai verso il grande finestrino guardando con occhi stanchi tutte le case del vicinato passarmi ad una velocità che non riusci a capire, vedendo infondo alla seconda strada la mia casa che aveva una parte della luce della luna sopra ad essa.

Dopo un paio di ore di viaggio, arrivai a casa salutando con un lieve cenno di testa l'autista anziano che mi sorrise aprendomi la porta al suo fianco ringraziandomi di essere salito nel suo autobus, mi tolsi le cuffie mettendole nella tasca dei miei jeans assieme al telefono e quando toccai terra con i piedi, lo vidi andare sempre più lontano così decisi di iniziare a camminare per tutto l'isolato davanti in me vedendo infondo alla strada la mia adorabile casa.

Aprì la porta e la richiusi dietro alle mie spalle posando lo zaino e cercai la giacca ma ricordai di averla lasciata a casa di Eren così sospirai e salì le scale e chiocciola che portavano fino al piano di sopra quando vidi Freddie venirmi incontro così lo presi in collo e andai in camera posandolo sopra al letto.

"Non sei a dormire? È tardi."

Dissi guardandolo mentre mi cambiai lasciando solo i miei boxer e mi misi sotto le lenzuola vedendo che si appoggiò sopra al mio petto, sorrisi lievemente guardandolo facendogli dei grattini sotto al collo e spensi la luce del comodino che avevo lasciato accesa per tutto il tempo che ero stato via per fare della compagnia a Freddie.

Guardai la finestra e alzai lo sguardo nel cielo guardando ancora tutti quei punti di luci che erano vicino alla luna facendola splendere ancor di più di quanto non fosse, sentì le mie palpebre pesanti così chiusi gli occhi anche se sapevo che mi sarei addormentato verso l'alba e cercai di dormire, mettendo una mano lungo il dorso del piccolo micio che aveva messo una zampina sopra al mio mento.

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