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Stavolta il risveglio è meno traumatico. Sono in un letto morbido, avvolto in lenzuola che profumano di ammorbidente. Una sveglia sul comodino segna le cinque e trenta del mattino.
"Perché così presto?" Mi stiracchio e mi siedo sbuffando, sono in una stanza che non ho mai visto.
"Certo che questi sogni sembrano così veri" Qualcuno entra, sono io, di nuovo.
Stavolta indosso una divisa da poliziotto, questo Izuku deve aver fatto carriera perché non ha la classica divisa per sottoposti addosso. È al telefono con qualcuno; Sembra di fretta.
"Sì Kacchan, arrivo subito, non- smettila di urlare, non sono in ritardo!" Lo vedo sbuffare e affaccendarsi per uscire, mi decido a seguirlo perché altrimenti non saprei come ritrovarlo.
Mentre sono in macchina con il me di questo nuovo e assurdo sogno cerco di rimettere in ordine i pensieri.
Mi torna in mente l'ostaggio che il villain stringeva al petto, il mio dovere da Hero è stato messo in pausa da questo imprevisto ma devo tornare al più presto, svegliarmi, quella persona ha bisogno di aiuto!
Mi prende un agitazione che conosco bene, che da quando sono nato mi spinge ad aiutare il prossimo, la stessa che mi ha fatto allontanare da Kacchan, tantissimi anni fa. Oltre a questo non capisco di chi sia la voce che mi tormenta sempre prima di svenire, sono certo di non averla mai sentita prima.
Sento il me stesso alla guida borbottare qualcosa e sorrido, cercando di rilassarmi. In fin dei conti finché non trovo il modo di svegliarmi non mi resta altro se non seguire il corso degli eventi, magari posso trovare qualche informazione o scappatoia per tornare alla realtà.
"Fa sempre così, lui si anticipa di decenni e io devo correre. Quel testardo, quel..." Un grugnito gli esce dalle labbra, come se fosse frustrato e al tempo stesso felice.
Vammi a capire.
Ci fermiamo in uno spiazzo dove vedo numerose vetture della polizia parcheggiate. Seguo il me di questo nuovo sogno, che stavolta sembra avere la mia età. Trovo questa realtà più veritiera della precedente, riconosco la prefettura, intravedendo Kacchan all'entrata della stazione di polizia a braccia incrociate e con il broncio, bellissimo come poche cose al mondo.
"Devi sempre essere l'ultimo ad arrivare, ah?" Il me poliziotto si scusa ma sorride, non sembra davvero mortificato. Kacchan a sua volta addolcisce lo sguardo e arrossisce, poi volta lo sguardo da un'altra parte.
"Tralasciando il fatto che sono in perfetto orario, che voi tutti siete in anticipo perché avete fretta di farvi ammazzare, vogliamo parlare del perché non riuscivo ad alzarmi stamattina?" Era malizia quella nella voce? Perché mi ritrovavo sempre ad arrossire come un idiota? Kacchan strabuzza gli occhi e gli mette una mano sulla faccia.
"Stai zitto coglione! Che ti salta in mente, stasera me la paghi!" Gli sussurra, ma non è veramente arrabbiato, sembra più che il me del sogno sia riuscito a metterlo in imbarazzo. Non sono abituato a vedermi così, a vedere Katsuki Bakugo che arrossisce, ma mi sembra comunque un sogno bellissimo.
"Vai a mettere il giubbotto, partiamo tra dieci minuti, e vedi di stare muto o ti prendo a cazzotti"
Ci ritroviamo nuovamente in macchina, stavolta con Kacchan sul lato passeggero. Mi sento a disagio e mi muovo sul sedile posteriore come se scottasse, anche se siamo noi mi sembra comunque di spiare un momento che non mi appartiene.
Sono un deficiente.
"Se dovesse succedermi qualcosa..." Il me alla guida è teso, come se avesse una brutta sensazione sotto la pelle. Mi chiedo se l'operazione che stanno per affrontare non sia troppo pericolosa. Tuttavia Kacchan lo interrompe prima che possa finire di parlare. Stavolta è arrabbiato davvero.
"Cosa cazzo non hai capito della parola muto? Queste stronzate non voglio ascoltarle. Non succederà niente a nessuno, ci siamo capiti?" Volta lo sguardo verso il guidatore, così mi soffermo a osservarlo. Ha la mascella in tensione, come se stesse stringendo i denti per la rabbia mal trattenuta, sembra quasi...preoccupato. Che le parole del me del sogno fossero un timore che aveva anche lui? I suoi occhi sembrano ancora più rossi mentre guarda il me stesso alla guida; Non riesco a capire se vuole abbracciarlo o ucciderlo.
"Sai che farei di tutto per tornare sempre da te, non importa come. Però sai anche che Chisaki vuole la mia testa e non si fermerà fino a quando..." Kacchan con un pugno sul cruscotto fa sussultare sia lui che me, interrompendolo nuovamente.
"Non permetterò a nessuno di morire oggi, tanto meno a te" Sembra davvero adirato. Il me alla guida sospira affranto, come se vedesse in Kacchan solo un testardo che non vuole accettare la realtà dei fatti.
"Ti amo, e non permetterò alla Yakuza di distruggere il nostro futuro insieme" Confessa, come se parlasse del tempo. Mi si chiude lo stomaco in una morsa. Sentire la mia voce, anche se non sono direttamente io a dirlo, pronunciare quel ti amo che mi ero forzato così tanto a trattenere in tutti quegli anni, mi fa sussultare visibilmente. Le mani cominciano a tremarmi, sento il sudore accumularsi tra le pieghe delle dita. Osservo la reazione di Kacchan, è rosso in viso e non risponde. Scuote la testa, sorride, mi sembra quasi di morire e nascere nuovamente. Se solo quello non fosse tutto un sogno, se solo potessi realmente vedere una reazione del genere senza esplodere come un fuoco d'artificio.
"Idem" La sua voce sembra spezzata, come se trattenesse le lacrime. Non ha detto ti amo a sua volta, tuttavia lo conosco così bene che quella parola mi colpisce allo stomaco come un pugno. Kacchan non è bravo con i sentimenti, li ripudia considerandoli debolezze. Ammettere un sentimento tanto grande per lui è quasi una sconfitta, nonostante questo sul suo viso noto solo imbarazzo. Il me alla guida poggia una mano sulla sua coscia, Kacchan intreccia le dita alle sue e una lacrima solitaria e dolorosa lascia uno dei miei occhi, perché quello sarebbe rimasto il più dolce dei sogni della mia vita. L'obbiettivo più irraggiungibile di sempre.
Un nuovo fascio di luce mi investe, stavolta sono davvero restio ad abbandonarmi al sonno. Vedo l'auto, il me del sogno e Kacchan farsi sempre più lontani, allungo una mano ma non fanno altro che allontanarsi sempre di più, inghiottiti dalla luce bianca. Di nuovo la sensazione di cadere nel vuoto, di nuovo la voce nella mia testa che cerca di comunicare con me.
"Perché mi torturi in questo modo?" Chiedo afflitto. La mia voce è monocorde, come se in qualche modo mi stessi rassegnando a quella condizione dolorosa che mi fa vedere Kacchan amarmi ancora e ancora, senza tuttavia poterlo avere davvero.
"Torturarti? Il mio è un regalo!" Sono immerso nel bianco, continuo a cadere e il torpore risale lungo i miei arti, ma stavolta non ho intenzione di cedere.
"Lasciami andare! Voglio svegliarmi!" La voce comincia a ridere in modo sinistro, per poi affievolirsi fino a diventare carica di tristezza.
"Per quanto ci provi, non riesco a fare del bene, eh? Ti sto mostrando la verità, osserva meglio, Izuku Midoriya" Dentro di me sperai davvero di morire, piuttosto che svegliarmi in una realtà non mia, dove avrei visto l'amore della mia vita con un me che non sarei mai stato io.
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