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Pov. Bakugo

Se avessi potuto scegliere razionalmente, non avrei mai scelto lui. Con quella parlantina fastidiosa, gli occhi verdi sempre a guardarti per scrutare dentro la tua anima, la risata squillante e quella fottuta voglia di ammazzarsi ogni maledetto secondo.

Stiamo insieme da tre mesi, io e il nerd.
Beh, insieme è una parola grossa... Ci frequentiamo, di tanto in tanto. Una sera da uno e una dall'altro, niente di serio insomma.


La verità è che non voglio che lo diventi, perché mi spaventa a morte ancora oggi il modo in cui mi fa sentire.
Preoccupato, vulnerabile, fottutamente debole.

Ma la cosa che mi fa incazzare più di ogni altra è vederlo arrivare da me ricoperto di ferite, credo che questo vizio del cazzo non si estinguerà mai. Anche dopo tutto quello che mi ha fatto passare mentre era in coma, quel maledetto egoista di merda, ancora continua ad arrivare a un passo dalla morte, non curandosi minimamente di chi si lascia alle spalle.

Per cui la mia rabbia in questo momento è del tutto giustificata, mentre lo osservo in silenzio. È ricoperto di sangue, i suoi scarponi stanno sporcando il mio pavimento tirato a lucido, gocce di sangue ticchettano sul parquet e tutto quello che riesco a fare è guardare quella pioggia rossa e chiedermi se le macchie si toglieranno mai.

Che poi è il punto centrale di tutto.

Deku è la mia fottuta macchia di sangue sul pavimento, da sempre.

Alzo lo sguardo, mi sta dicendo qualcosa ma le mie orecchie stanno fischiando per la bile che sto cercando di contenere. Le cazzo di sessioni sul controllo della rabbia non hanno funzionato, ma proprio per niente.

"Con quale coraggio ti presenti a casa mia in questo stato?" Sono soddisfatto del tono quasi tranquillo che mi è uscito nella voce, potrei sembrare anche calmo se non mi tremassero le mani; Le infilo nelle tasche dei pantaloni perché sento i palmi sudati e non vorrei far esplodere quel vaso orrendo accanto alla porta che mi ha regalato la vecchia mesi fa.
Dopo chi cazzo la sente.

"Kacchan, mi dispiace tanto... Ma ero già in ritardo e so quanto detesti i ritardatari, ero dall'altra parte della città e la nostra serata sarebbe saltata se io..."

Mi tocco il ponte del naso, mi sta venendo un gran mal di testa e non riesco mai a mettere in ordine i pensieri quando il nerd comincia a blaterare cose senza senso.

"Stai zitto, cazzo..."

Gli volto le spalle, osservo un altro degli stupidi attira polvere che mi ha regalato la vecchia e non ci vedo più dalla rabbia.
Non so se sia perché la mia casa è piena di quella merda o perché Deku ha rischiato di nuovo di farsi ammazzare come un coglione.

Forse entrambe le cose.

Prendo l'oggetto del mio rancore e lo scaglio sul secondo oggetto del mio livore. È come se chiudessi il cerchio.
Deku però schiva con facilità e si sposta di lato, ma non mi sfugge né il verso di dolore né la mano che si tiene il fianco.

"Ma che ti prende?! Sei sempre esagerato!" Ha perso la pazienza? Quel bastardo ha davvero urlato contro di me?

Gli vado cosi vicino che sento l'odore ferroso del sangue, noto dettagli che da lontano mi erano sfuggiti come un taglio sotto l'occhio, un livido sul mento e un orecchio tumefatto, così perdo del tutto il controllo.

"Esagerato? Merdeku egoista del cazzo, con quale coraggio mi vieni a dire che sono esagerato? Ma ti sei visto allo specchio? Sei un fottuto walking dead!"

Lo prendo per le spalle, lo scuoto forte. Mi torna in mente quando ho cercato di svegliarlo in ospedale durante il suo coma e gli occhi mi si riempiono di lacrime, comincio a urlare cose senza senso, sento un caldo soffocante spargersi dalla gola alla faccia.

Se non lo faccio esplodere oggi forse il corso di gestione della rabbia sarà servito a qualcosa.



Midoryia pov.

In qualche modo riesco a scrollarmi Kacchan di dosso. Ha il viso completamente rosso, gli occhi lucidi e gli esce fumo dalle mani; Non capisco perché se la stia prendendo tanto a male.
Ho corso come un dannato per tutta la città pur di arrivare in orario, ma che colpa ne ho se un villain ha deciso proprio questa sera di prendere in ostaggio dei civili?
Poche cose mi fanno perdere il controllo, e tra queste c'è sicuramente la protezione delle persone. Da quando sono uscito dal coma ho notato che i villain ogni volta che mi incrociano sul loro cammino tendono a prendere un ostaggio. Alla fine finire sui canali nazionali non ha portato a nulla di costruttivo per me, mi ha solo reso più vulnerabile agli occhi dei cattivi.

Ora sanno che proteggere i civili è la mia massima priorità.

Sospiro, passandomi una mano nei capelli. Sono stanco morto, ancora in piedi davanti all'ingresso di Kacchan, indeciso se togliere il disturbo o meno. Perché è chiaro che io lo stia disturbando.

Disturbo i suoi occhi, i suoi nervi, tutto.

Ha sicuramente voglia di prendermi a pugni, ma al momento sono davvero stanco e dolorante, devo avere un livido sul fianco perché ogni volta che respiro sento una stilettata partire da lì ed espandersi per tutto il lato destro del mio corpo.

"Va bene, ho capito non è serata" Un sospiro stanco mi esce incontrollato dalle labbra, ho bisogno davvero di dormire. Mi volto verso la porta e stavolta Kacchan riesce a colpirmi con uno dei suoi suppellettili. Mi esce un imprecazione perché mi ha colpito proprio il fianco dolorante e dubito che sia stato solo un caso.

"Se ci tieni così tanto a farti ammazzare posso pensarci io" Sento dalla sua voce che sta cercando con tutte le sue forze di trattenersi, tuttavia è pur sempre Katsuki Bakugo, per cui in poco tempo mi ritrovo a terra, con una sua mano sul collo.

Ho un Déjà vu dell'universo del villain, quando Kacchan per farmi rinsavire aveva deciso di picchiarmi.

Malgrado tutto sorrido, perché di recente ho notato moltissimi particolari riconducibili agli universi alternativi, frasi, piccoli gesti, alcune situazioni come quella di adesso che mi ricordano di quanto il nostro groviglio sia speciale.

"Che cazzo hai da ridere, ah?" Scuoto la testa e non riesco a togliermi quel sorriso dalla faccia, forse sto impazzendo davvero.

"Ti amo da morire, Kacchan" E scoppio a ridere come un deficiente. Gli prendo il volto tra le mani, lui è pietrificato. Gli ho sporcato tutto il viso e i vestiti, ma al momento non me ne frega niente. Mi rilasso immediatamente quando gli sfioro le labbra con le mie; Tutte le fatiche della giornata, tutti i pugni, le ferite e i malumori sono scomparsi, scoppiati come una bolla di sapone, perché Kacchan è il mio tormento e la mia cura.

Ci mette un po' a cedere, ma alla fine schiude la bocca e lascia che il nostro bacio diventi più intenso. Continuo ad accarezzarlo con la punta delle dita, quasi avessi paura di romperlo, guardandolo fissamente perché proprio non riesco a non riempirmi gli occhi di lui, che ancora arrabbiato mi tira il labbro inferiore con i denti.

Dopo un po' però si scosta, più calmo di prima ma ancora profondamente arrabbiato con me. Ora ho capito, so perché vorrebbe prendermi a calci.

Ha avuto paura di perdermi.

Sono un incosciente, me lo dicono sempre tutti. E ogni volta che prometto di non far preoccupare più nessuno succede esattamente l'opposto. Sospiro frustrato e mi rialzo da terra, mi passo un'altra manata nervosa nei capelli e uno sbadiglio mi sfugge dalle labbra. Abbasso gli occhi mortificato, non vorrei mai che Kacchan pensasse che mi annoio con lui, ma sono davvero stanco morto.

"Bastardo, vai a farti una doccia, stanotte dormi qui. Non riesci nemmeno a mettere un piede davanti all'altro, va a finire che ti fai pestare da una scartina qualsiasi" Sbuffa, ma si è calmato definitivamente. I suoi occhi mi scrutano, la sua preoccupazione per la mia stanchezza ha superato anche la rabbia.

Lo so quanto ti costa, so quanto odi sentirti così vulnerabile con me.

Dopo dieci minuti sono sotto il getto dell'acqua bollente della doccia, mi sono dato una rapida occhiata allo specchio rendendomi conto di essere un vero stupido, devo avergli fatto venire un colpo. Al suo posto avrei dato di matto anch'io.

L'idea di poterlo perdere mi fa mancare l'aria nei polmoni e so che anche lui si sente così perché mi ama tanto quanto lo amo io, anche se non me l'ha mai detto a parole. E certe volte siamo un disastro, probabilmente litigheremo per cose come questa per tutta la vita, ma mai mi sono sentito più vivo di adesso.

Ah, testardo di un Kacchan, mi sono reso conto che mi amavi quando hai cominciato a guardarmi in silenzio, senza quella rabbia costante che ti caratterizza. Probabilmente l'hai accettato da poco, forse le mie tre settimane di coma ti hanno in qualche modo aperto gli occhi, ma ormai so che mi ami, e tu sai quanto vali per me.

E forse un giorno me lo dirai, ma per ora mi va bene anche così, perché noi siamo una simbiosi.

Da sempre.

Fine.



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