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Capitolo VIII

Capitolo VIII

«Che cazz- non ci posso credere!», urlò Tony e quando Peter cercò di avvicinarsi per spiegare, quello fece un passo indietro. Un'espressione addosso così schifata che Peter abbassò gli occhi per un attimo dalla vergogna. «Sei... io non...».

«Per favore, fammi spiegare!»

«Che cosa vuoi spiegare, Peter! Sei un bugiardo! Hai finto di essere ignaro di tutto e invece eri sempre tu. Dal primo momento!», esclamò Tony, raccattando da sopra al letto la giacca di pelle e il borsello.

«S-sì ma... Tony, non era semplice dirtelo. Tu non... io... non volevo metterti in pericolo!»

«Beh, non avresti mai dovuto flirtare con me, con quella calzamaglia adesso, se non volevi che succedesse!», rise Tony, senza entusiasmo, mentre si infilava la giacca di pelle e cercava di avvicinarsi alla porta. Peter lo bloccò posandogli le mani sul petto, che Tony guardò con un certo scetticismo, quasi schifato.

«Vorrei che mi dessi la possibilità di spiegarti.»

«Cosa? Non c'è niente da spiegare, Peter. Sei un bugiardo, un cacasotto. Mi parli di sentimenti, di non avere il coraggio di espormi, proprio tu. Sei bravo a recitare la parte del santarellino che non sa nulla, e invece... ed io che mi confidavo con te e tu sapevi già tutto. Non... non so proprio con che faccia tu pretenda di volermi spiegare!»

«Ne ho tutto il diritto, in realtà!», sbottò Peter, continuando a pararglisi davanti mentre lui tentava di scappare via «Ti ho salvato la vita una marea di volte, me lo devi... per favore, Tony...», mormorò infine e sebbene tutte quelle parole che gli aveva sputato in faccia lo avevano ferito, non poteva lasciare che se ne andasse senza sentire la sua versione dei fatti e fu faticoso da morire fingersi per nulla toccato da quelle accuse.

Tony tacque, gli occhi sbarrati, collerico, il petto che si alzava e si abbassava veloce. Non sembrava nemmeno lui. Si vedeva che stava tentando di reprimere la rabbia, ma anche la delusione e la tristezza e Peter voleva solo trovare un modo per farlo ragionare e dargli modo di fidarsi ancora.

L'altro ragazzo, dopo averlo fissato per minuti interminabili, indurì la mascella e annuì, poi si sedette a peso morto sul letto e gli fece cenno con una mano di parlare, mentre si portava il pollice di quella libera in bocca e iniziava a mordicchiarsi le pellicine, nervoso. Vizio che aveva da sempre e che era sempre un brutto segno.

Peter sospirò e rimase in piedi, e dopo aver preso un lunghissimo respiro, si preparò a parlare.

«Non volevo tenerti nascosto che sono Spider-Man. Te lo avrei voluto dire. Sei l'unica persona a cui avrei detto la verità e credimi quando dico che è così.»

«Quindi... non lo sa nessuno?», bofonchió Tony, guardando altrove, incapace di incrociare il suo sguardo forse.

Peter si morse un labbro: «Ned... Ned lo sa.»

Tony si voltò a guardarlo si scatto e, facendosi leva con le mani sul materasso, si alzò in piedi indignato: «non ci posso credere.»

«Aspetta! Lo ha... lo ha scoperto, non gliel'ho detto io! Giuro, era l'ultima persona che avrebbe dovuto saperlo! Sai che non sa tenere i segreti e so... so anche che non ti sta simpatico e...»

«Peter, io odio Ned, ma per colpa tua! Sono sempre stato geloso marcio di come siate uniti. Ho sempre avuto paura che potesse portati via da me, okay? Questa è la verità. Quel poveraccio non ha fatto niente di male. Sei sempre tu il problema!»

«Io... io non... non so... non pensavo che tu...»

«Beh, ora lo sai. Ti ho baciato, e tu hai ricambiato e sarebbe stato anche di conforto se non avessi scoperto in questo modo che tu sei... non ci posso credere, santo cielo.»

«Tony, è davvero per la tua incolumità. Mi sono... mi sono fatto dei nemici. Nemici anche molto cattivi e se sapessero che ci sono io dietro quella maschera se la prenderebbero con le persone a cui tengo di più... zia May, Ned, MJ e... tu... soprattutto tu.»

«Ovvio che è questa la ragione Peter, ma questo non ti giustificare dall'aver tentato di portare avanti una... relazione tra me e Spider-Man. Non avresti dovuto giocare con i nostri sentimenti, a quel modo poi. Approfittando della maschera che porti...»

«L'ho fatto solo perché non credevo che da... che da Peter Parker poteva essere lo stesso. Non avrei mai detto che tu fossi... interessato a me. Non ci speravo, per me era impossibile. Ho solo voluto godere del tuo interesse nei miei confronti in un altro modo. Potevo e l'ho fatto ma non sai quanto me ne pento e quanto me ne vergogno e ti chiedo scusa, ma era... era davvero bello sentirsi amati, da te poi...», ammise e dopo averlo detto e aver boccheggiato un paio di volte con l'intento di dire altro, abbassò lo sguardo. Si iniziò a tartassare le pellicine della mano destra con le unghie della sinistra. Faceva male, ma era l'unico modo per non tremare come una foglia.

Tony Stark rimase in silenzio. Non disse nulla, non mosse un muscolo; sembrava quasi non stesse nemmeno respirando. L'unica cosa che Peter sentiva era il rumore della propria saliva scendere e salire dalla carotide e il rumore delle proprie ossa tremolanti.

Non ebbe il coraggio di alzare la testa.

«Mi piaci da sempre, Peter. Da sempre», gli disse Tony, col suo solito modo scortese di dire gentilezze. Quel modo rozzo che serviva a nascondere un imbarazzo forse insostenibile, «Dalla prima volta in cui hai attraversato la porta dello studio di mio padre».

«È stato lo stesso, se ti può interessare.»

«Sono stato sempre sincero con te. Non ti ho mentito nemmeno una volta e tu...»

«Anche io! Ti ho mentito solo sulla mia identità, ma ti ho spiegato il motivo e per il flirtare, come lo chiami tu, ti ho già chiesto scusa e...»

«Come è successo?», lo interruppe Tony, il tono deciso e duro. Comprensivo in un certo senso, con quella leggerissima nota di premura che Peter aveva imparato a riconoscere col tempo.

Alzò lo sguardo finalmente, e Tony era più vicino. Era tornato ad accorciare le distanze e fu di conforto. Fortemente di conforto.

Sospirò. «Un anno fa, ero ad una fiera dedicata al DNA e RNA e... un ragno grosso quanto una briciola di pane mi ha morso il dorso della mano e... dopo è successo tutto. Non so... non so spiegarlo nemmeno io.»

«E il ragno? Non pensi abbia morso qualcun altro?»

«È morto... dopo il morso, intendo. Si è accartocciato su se stesso ed è... morto», rispose, sentendosi in dovere di abbassare lo sguardo con la sensazione di non essere creduto o capito e quello che Tony fece lo colpì solo di più al cuore.

L'altro ragazzo difatti sospirò. Abbandonò le braccia lungo i fianchi, spaesato, confuso, forse combattuto se credergli o no e, dopo un lunghissimo momento di silenzio, Peter alzò lo sguardo sul suo e corrugò la fronte.

«Ti prego Tony, dì qualcosa...»

«Che vuoi che ti dica? Ce l'ho a morte con te, eppure mi hai spiegato ogni cosa e non riesco ad essere totalmente arrabbiato con te. Capisco le tue ragioni, stento a credere a quello che mi hai appena raccontato eppure ti ho visto fare delle cose che un essere umano normale non potrebbe mai fare ma... dimmi, cosa vuoi che ti dica?»

Peter boccheggiò, gli occhi lucidi e persi in quelli dell'altro che malgrado tutto continuava a mantenere il contatto visivo e ad aspettare da lui una risposta che valesse per entrambi.

Non trovava giusto che Tony non su stesse prendendo alcuna responsabilità, nemmeno nel dire cosa realmente gli passava per la testa, ma Peter si rendeva conto di averla combinata grossa e che se l'altro era ancora lì, e non era scappato, era già tanto.

«Che malgrado tutto non mi odi...»

«Odiarti sarebbe impossibile, lo sai»

«E allora che malgrado tutto non desideri odiarmi.»

Tony girò lo sguardo altrove, e Peter ebbe la sua conferma. Era esattamente ciò che pensava: Tony non era abbastanza coraggioso da odiarlo, eppure desiderava provare quel sentimento perché dopotutto lo aveva deluso con tutte quelle bugie.

«Ho bisogno di un po' di tempo. Solo... solo un po'», disse, infine, tornando a guardarlo e Peter annuì, sebbene quel tempo lo spaventava a morte.

«Tutto il tempo che ti serve.»

Tony si passò le mani tra i capelli, e grugnì frustato, poi prese in mano la borsa e se la mise a tracolla con un gesto secco e, prima di lasciare la stanza, esitò qualche secondo con una mano sulla sua spalla, come a volergli dire: «Intanto non ci pensare, sii sereno», come se potesse essere facile esserlo, poi sparì dietro la porta della camera e infine a quella di casa e quando Peter rimase solo, in mezzo alla propria stanza, non riuscì a far altro che coprirsi il viso con le mani, chiedendosi cosa accidenti aveva fatto di male per meritarsi quella vita complicata.

Fine Capitolo VIII

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