Capitolo V
Capitolo V
Quando tornò indietro, il cuore gli batteva all'impazzata.
Fa che sia ancora lì, fa che non se ne sia andato, per favore! , pregò, nella sua testa e quando raggiunse il tetto del supermercato, si sentì ancora più vuoto: Tony era sparito, al suo posto c'erano delle crepe gigantesche dalla quale uscivano delle fiamme... il negozio doveva aver preso fuoco quando l'esplosione non aveva smesso di portare distruzione ai propri confini.
«Oddio», mormorò, salendo sul tetto con un balzo e guardandosi intorno, impaurito all'idea di non essere arrivato in tempo, poi un colpo di tosse catturò la sua attenzione e poco dopo una richiesta d'aiuto e avrebbe riconosciuto quella voce tra mille.
Si affacciò dalla parte opposta in cui si trovava e Tony, con entrambe le mani strette al cornicione, cercava di non cadere giù dal tetto, dove altre fiamme lo attendevano.
«Che accidenti...», mormorò Peter e si chinò subito su di lui, per aiutarlo e quando l'altro ragazzo lo vide, parve rincuorato. «Prendi la mia mano», lo invitò.
«Certo, sembra così semplice», ironizzò Tony e Peter avrebbe voluto alzare gli occhi al cielo per la sua inesistente voglia di fare il serio. Persino in situazioni simili. L'altro cercò di abbandonare il cornicione con una mano, ma quando tentò di allungarla un vetro del supermercato esplose e si aggrappò di nuovo saldamente, visibilmente nel panico.
Tony soffriva di attacchi di panico, e Peter se lo era ricordato solo ora.
Non era una cosa che gli aveva raccontato, semplicemente era successo mentre erano insieme e Peter aveva cercato di fare qualsiasi cosa pur di farglielo passare e forse era stato da quel giorno che, quasi in modo naturale, passare il loro tempo libero insieme era diventato un appuntamento fisso. Cercò di tirare una ragnatela per poterlo tirare su, ma non appena quella uscì dal dispositivo nel suo polso, si bruciò per la troppa anidride carbonica nell'aria.
«Devi darmi la mano!», esclamò, allungando la sua più che poteva, visto che a quanto pareva era l'unico modo che aveva per salvarlo, «Per favore, Tony», disse.
il giovane appeso al cornicione lo guardò strabuzzando gli occhi per un attimo, forse shockato dal fatto che, dopotutto il suo nome lo conosceva eccome e fu quello, forse, a dargli la forza di lasciare di nuovo la presa e Peter non perse tempo a stringergli la mano tra la sua e lo tirò su, prendendolo di nuovo per un fianco e abbandonando quell'inferno sulla quale erano capitati, per finire su un nuovo tetto, entrambi fuori pericolo.
Tony guardò giù, e non sembrò particolarmente contento di percorrere una tale altezza e poco prima di atterrare, alzò le gambe come a volersi proteggere e Peter non riuscì a sopportare quel movimento, mentre scendeva giù ed entrambi finirono a terra, rotolando sull'asfalto.
Peter si ritrovò spiaccicato dal peso dell'altro sopra al suo e ringraziò il fatto di avere il triplo della forza di un essere umano normale.
«Come sai il mio nome?», gli chiese subito Tony, senza spostarsi, forse con la pretesa di tenerlo fermo per non farlo scappare ma avrebbe potuto tirargli uno spintone e spedirlo sull'altro edificio, ma non era il caso di farlo. Si limitò a non muoversi e basta.
«Cosa?»
«Il mio nome. Prima hai detto Per favore, Tony. È il mio nome e non te l'ho mai detto, Spidercoso», spiegò impaziente il ragazzo sopra di lui, un labbro spaccato, la fuliggine sulle guance, i capelli un po' arruffati eppure ancora estremamente affascinante.
«Lo so e basta», cercò di tagliare corto Peter e Tony non sembrò soddisfatto della risposta che gli aveva dato. «È nella tuta... tramite delle cose, riesco a vedere le identità di qualcuno. Non sempre... con te è successo.»
«Ah sì? E come sarebbe possibile? Cos'è, voi supereroi avete l'accesso all'anagrafe mondiale?», sbuffò scettico Tony e Peter non trovava male quella scusa, così alzò le spalle, per quanto quella posizione potesse permetterglielo.
«Ovvio, o come li prendiamo i cattivi sennò?», cercò di ironizzare e Tony continuava a non essere soddisfatto, il viso pervaso da un quasi fastidioso scetticismo.
Il ragazzo alzò le mani lentamente sulla sua maschera, tremando. Forse non convinto a volerlo fare davvero ma tanto Peter non glielo avrebbe mai permesso. Anche a costo di tramortirlo, la sua identità doveva rimanere segreta proprio per garante anche la sua incolumità.
«Non farlo... non farlo o sono costretto a...», boccheggiò, nel tentativo di avvertirlo prima di fargli qualcosa di male che non avrebbe mai voluto.
«Non me ne frega niente di chi sei, voglio solo...», bofonchiò l'altro, mentre gli alzava la maschera dal collo e Peter sentiva la pelle sudata esposta al vento freddo di quell'altezza. Gli diede i brividi.
Tony alzò ancora la maschera fin sopra la bocca e quando Peter fu pronto a spintonare via per non permettergli di andare oltre, l'altro si fermò. Si piegò leggermente sul suo viso, lo studiò e i loro respiri si fusero per qualche secondo e poi Tony lo baciò. Era il suo primo accidenti di bacio e la sua cotta secolare glielo stava dando ignaro che dietro a quella maschera ci fosse proprio quel perdente del suo migliore amico Peter Parker. Le loro labbra rimasero incollate per un tempo indefinito, prima di unirsi infine in un bacio più intimo. Peter sentì la sensazione della lingua dell'altro sfiorare e accarezzare la sua e non seppe ben definire cosa sentiva, ma di sicuro non aveva voglia di smettere.
Sentì la mano di Tony accarezzargli una guancia, poi scendere verso le spalle e seppe che per davvero non aveva alcuna intenzione di scoprire la sua identità. Tony aveva una cotta per Spiderman, e per Spider Man soltanto e questo era un gran bel problema per entrambi, e Peter era l'unico a conoscere quell'assurda verità e avrebbe dovuto fingere di non sapere, quando avrebbe poi tolto la tuta. Si staccarono, così lentamente che Peter ebbe un nuovo brivido lungo la schiena e Tony gli abbassò subito la maschera, seriamente intenzionato a non conoscere quel segreto.
«Peter aveva ragione», mormorò infine, rimanendo immobile ancora su di lui, «Hai una cotta per me.»
«Ma mi hai baciato tu», constatò Peter, senza nemmeno la forza di negare il fatto che provava qualcosa, «Quindi ricambi.»
Tony alzò gli occhi al cielo, sbuffando poi divertito. «Credo di sì.»
Peter non seppe che dire. Non sapeva se si sentiva al settimo cielo o completamente sopraffatto da quell'assurda situazione. Si sentiva così un fallimento ma anche estremamente bene dopo aver saputo quella cosa.
Non avrebbe mai potuto portare avanti una relazione tra Spiderman e Tony Stark, ma sapere che almeno sotto quelle vesti ricambiava i suoi sentimenti, era un po' di conforto.
«Tony... devo andare via. Non è... finito laggiù. Devo aiutarli a soccorrere i feriti», disse, col cuore che gli faceva davvero troppo male al pensiero di doversi separare da quegli occhi che lo stavano guardando per la prima volta senza la voglia di nascondere nulla. «Ti riporto in strada... e p-»
«Okay, ho capito, mi stai già lasciando .» Disse, poi scoppiò a ridere e Peter poté vedere nei suoi occhi una luce così accesa che quasi si invidiò. Perché Spider-Man poteva vedere tutto questo e Peter no? «Va bene, portami giù Spidercoso. Ma non finisce qui», continuò e si fece prendere tra le braccia, sebbene, dopo quel bacio, la cosa fu piuttosto imbarazzante e, quando lo lasciò sul marciapiede, al sicuro, si guardarono per secondi infiniti.
«Sta' attento», gli disse Tony, solo.
«Anche tu», tornerò, significava quella risposta, a una domanda che Tony non gli aveva fatto, troppo orgoglioso per riuscirci, ma i loro non detti li rendevano libri aperti.
E lui gli stava mentendo sulla sua identità. Si sentì uno schifo, quando tornò indietro, per aiutare gli altri.
Si sentì un bugiardo.
Fine Capitolo V
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