Capitolo 20
(Sesso )
Jin non dice nulla, ti trascina contro la tua ferrea volontà lontano dalla stanza prima festosa, tu punti i piedi e tiri indietro il braccio con una forza che non sapevi di avere, lo guardi con tutto l'odio di cui sei capace sentendo ancora una volta la tua parte peggiore venir fuori, quella ereditata dal tuo meschino antenato, colui che è stato il più terribile fra i cacciatori.
Fai qualche passo indietro creando distanza fra te e lui, il tuo sguardo si tinge di un azzurro chiarissimo, la tua voce si fa più ferma e bassa, aggressiva come non sei mai stata e come non è tua natura essere «Non toccarmi » sibili, voltandoti su te stessa per andartene, non sai neppure dove e né tantomeno ti interessa, non quando sei così arrabbiata e non quando ti senti ferita dentro come mai prima nella tua vita.
Lui ti stringe il busto con il braccio sinistro, senti i suoi muscoli ben definiti strusciare contro il morbido tessuto del tuo vestito, ti blocca con il suo corpo bollente come le fiamme dell'inferno, ti spinge contro il muro e tu, per non scontrarti con la superficie troppo bruscamente in quanto troppo debole per liberarti, ti appoggi al muro, freni l'impatto mentre lui si sostiene appoggiando il palmo della sua mano destra contro la fredda parete.
Vedi la sua grossa mano bianca essere percorsa da vene aggettanti e sei persino capace di definire i tendini che la attraversano dandole quella sua caratteristica mascolinità, senti un ringhio soffocato, ma dannatamente basso che vibra attraverso il tuo corpo, sfiorare il tuo orecchio sinistro mentre il suo respiro bollente solletica la pelle sensibile del tuo povero collo esposto.
«Non ti lascerò mai andare, neppure se fossi tu a chiedermelo, neppure se smettessi di amarmi » bisbiglia accanto al tuo viso con quella sua voce dolce come il miele e calda come braci ardenti, è un tale seduttore come neppure Lucifero in persona potrebbe essere.
Sfiora con le sue labbra morbide il tuo collo facendoti, inevitabilmente, sospirare, come quel veleno dal dolce sapore che ti induce ad una morte bramosa di quel liquido mortale rendendoti dipendente e artefice, dunque, della tua disfatta.
Il tuo animo si sta calmando, sedato da lui, dalle sue parole e dalla sua sola presenza.
Non riesci a farti valere quando si tratta di lui, non puoi farci nulla, sei completamente gli sei succube, non sei certa che lui lo sappia, ma sei come un pupazzo di pezza fra le sue dita che può muovere come desidera e quando lo vuole.
Sei persa e lo sai, sai che la causa è lui ma ciò nonostante il naufragare ti risulta dolce in quel mare ignoto se a guidarti è lui che per te ormai è centro del tuo mondo.
Ciò nonostante tenti di non mostrargli quanto reale potere eserciti su di te, quasi ti avesse ipnotizzata o incantata come solo un demone o un vampiro potrebbe.
Non ti volti verso di lui, sai che crolleresti e parli, con voce più calma di quanto ti aspettassi, tradita dal tuo cuore scalpitante «Non mi interessano le belle parole, Kim, non dopo come sono stata trattata » affermi scandendo bene il suo cognome enfatizzando la tua rabbia, trattandolo di fatto come si conviene a chi ti è estraneo.
A quel punto hai sentito la sua stretta su di te frasi più ferrea e possessiva, con la mano sinistra è salito su per il tuo fianco e ha stretto al tua mascella fra pollice ed indice obbligandoti ha guardarlo, uh, non lo avesse mai fatto...
Quei suoi grandi occhi di un castano profondo, dal taglio a mandorla ora brillano di una luce rossastra, diversi da come li hai scorti in precedenza, sono affilati e seduttori, portatori di pericolo e con esso la gradevolezza del peccato, ti sussurrano di sensazioni uniche quanto riprovevoli che però vuoi assecondare ed ecco che quella lotta senza fine dentro di te soffoca la tua natura di cacciatrice per il momento, è quella di lupo a prevalere quando senti dei brividi elettrici percorrerti, il respiro mozzartisi e una strana eccitazione senza precedenti pervadere le tue membra.
«Lo pensi davvero, (t/n)? » chiede con voce rauca e respiro pesante facendo scivolare le sue labbra contro la tua pelle senza lasciarvi sopra baci o succhiotti, in un gesto sadico, una sorta di tortura per spingerti ad ammettere quanto vuole sentirsi dire da te, stringi le tue dita, le spingi contro il muro e con esse le mani cercando di non vacillare e bisbigli una risposta affermativa.
Qualcosa dentro di te ti dice di non provocarlo, che è già abbastanza quanto hai fatto ma non riesci a fermarti, quel brivido di pura eccitazione che provi, conscia del fatto che la situazione potrebbe sfuggirti di mano ti domina, il desiderio di vedere il lato più selvaggio di lui ti tenta e come Eva fece tu non riesci a non cogliere la mela della tentazione.
Lo vedi tornare dritto con la schiena mentre ti osserva dall'alto in basso, il suo sguardo è cambiato, non sai come descriverlo, le parole ti rifuggono di bocca e di mente, sai solo che è peggio, peggio di quanto tu lo abbia mai visto prima, peggio in modo pericolosamente tentatore, con quella luce di maliziosa perfidia che ti fa pendere dalle sue labbra piene.
«Ti avevo avvertita, fin da prima l'ho detto, non sono affatto una persona calma...» ringhia contro di te stringendo fra le sue mani il tuo bacino, il suo respiro pesante e caldo ti fa trasalire, fin troppo simile all'ansito di un animale inselvatichito, poi ti solleva e ti spinge in una delle stanze collegate alla hall.
Non si preoccupa di serrare la porta o di chiuderla, non lo fa e sei forse fortunata che sia stato l'impeto nell'aprirla a far si che questa almeno si chiudesse.
Ti fa sedere sopra una scrivania in legno dall'aspetto lussuoso mentre ti fissa nell'oscurità della notte con un bagliore sconosciuto a rendere il suo sguardo fin troppo eccitante per te.
Si avvicina predatorio, punta i palmi ai lati delle tue cosce e soffia sulle tue labbra.
Non distoglie per un solo istante lo sguardo da te, per qualche ragione, nonostante non ti abbia ancora toccata, il respiro comincia a mancarti e un calore che non hai mai prima d'ora avvertito ti sembra soffocarti, piacevolmente.
Lui piega la sua schiena e ti bacia, spinge le sue morbide labbra contro le tue in un gesto brusco e passionale, tu non riesci a sottrarti a quel contatto e lo imiti nel gesto, solo che lo esegui con più calma.
Egli, a quel punto, inizia a far scivolare la sua lingua umida sulle tue labbra, rabbrividisci mentre spingendo con il muscolo si apre uno spiraglio fra i tuoi cuscinetti di pelle che diventano mano a mano più lussuriosi, la tua mente si svuota di ogni pensiero, riesci solo a focalizzare l'attenzione su quel gesto mentre il suo corpo ti seduce completamente.
La sua lingua esplora la tua bocca con lenta cattiveria, ne esplora ogni angolo prima di sfiorare la tua lingua inerme sotto la sua, vorace, e la travolge con irruenza.
Avverti la morbidezza del suo muscoli strusciare lentamente sul tuo stuzzicandolo tanto da strapparti gemiti rumorosi, ormai la ragione ha ripegato in ritirata in un remoto angolo della tua mente, non pensi e non ragioni, non hai più interesse verso nulla che non sia l'appagamento di ciò che la sua maestrale seduzione ha generato nel tuo corpo ormai bollente.
Porti le tue braccia verso l'alto, percorri i suoi bicipiti muscolosi che alloggiano a fatica nel tessuto della giacca bianca, porti le dita sulle sue spalle larghe e salde prima di accarezzare la sua nuca affondando le tue dita in quelle ciocche nere come la disperazione e belle come il pericolo.
Senti le sue labbra contrarsi in un sadico sorriso pieno di malizia quando le sue dita allungate e maschili si insinuano sotto il tuo abito, scostano il tessuto morbido della gonna, grazie allo spacco laterale che prima non avevi notato, non molto almeno, e percorrono le tue gambe con fare lascivo.
Avverti il calore estremo delle sue mani virili viaggiare lungo la tua pelle, dalle ginocchia verso l'altro passando tramite l'interno coscia, quando giunge poi alla zona dell'inguine dove si concentra su quei punti pericolosamente vicini alla tua intimità, ma da essa ben distinta, come se volesse prolungare ancora quella sua tortura verso di te fatta di piacere.
Poi con un gesto brusco, mentre gli occhi ti si ricoprono di una patina lucida di lussuria e piacere apre le tue cosce, ancora abbastanza strette, con dei semplici movimenti, posizionandosi fra esse, lasciando la patta già prominente dei suoi pantaloni essere a diretto contatto con il tuo intimo.
Si stacca a quel punto dal bacio intrappolando, nel suo allontanarsi, fra i suoi marmorei denti, il tuo labbro inferiore, mordendolo lievemente e lasciando che un bruciore elettrizzante lo pervada, proprio quando sta per diventare fastidioso lo lenisce passandovi sopra la lingua umida prima di ritirarsi completamente ed osservarti vittorioso.
La tua chioma ti ricade scompigliata accanto al viso sfiorandolo, i tuoi occhi sono socchiusi e lucidati da quel desiderio che non vuoi esprimere a voce, le labbra rosse e pulsanti sono dischiuse lasciando fuoriuscire dei sospiri e quel tuo respirare profondo mentre il tuo petto si alza e si abbassa con veloce irregolarità, tutto mentre lui ti osserva con quello sguardo che ti sussurra il suo completo dominio su di te e quanto tu sia sotto la sua influenza.
Si toglie la giacca mostrandoti come il calore abbia preso possesso anche di lui, facendo aderire il tessuto della camicia alla sua pelle candida tanto da risultare, in quei punti, trasparente mettendo così in risalto quel suo fisico così dannatamente seducente mentre ti strappa di dosso l'abito con forza animale e brutale.
Ora sei in intimo sotto al suo sguardo, arrossisci nel rammentare che quello era l'unico intimo che eri riuscita a trovare, ma lui non sembra sorpreso nello scorgere un reggiseno nero decorato da dei dettagli sanguigni, con nastrini e balze provocanti che si estende, quasi come un bustino, lungo il tuo tronco, poi sotto di questo delle mutande striminzite, basse, dello stesso motivo.
«Non ho buon gusto? » soffia contro la tua pelle facendoti fremere mentre ti libera dalla parte superiore del tuo intimo, tu tenti di coprirti come naturale reazione, ma lui blocca le tue braccia portandole alle sue spalle, ti bacia con passione quasi a volerti togliere la ragione rimasta e con esso ogni spirito di iniziativa avversa alle sue azioni, senza sapere che non lo hai mai posseduto.
Si stacca da te con sguardo famelico, scorre lungo la tua figura parzialmente denudata e si lecca le labbra prima si iniziare a lasciare umidi baci partendo dalla tua mascella per poi scivolate giù, lungo la spalla e ancora calando verso le clavicole, dall'esterno verso l'interno giungendo poi allo sterno, senza lasciarsi sfuggire l'occasione per cospargere la tua carnagione di macchie violacee, impronte di lui e del suo possesso su di te.
Scende ancora con quella sua bocca affamata di te, lungo il tuo petto lasciando ancora segni del suo passaggio, si ferma poi sul tuo capezzolo destro che intrappola fra i denti e succhia con vigore facendoti uscire dei gemiti acuti, stringi le tue gambe attorno alla sua vita cercando di calmarti ma senti già che il tuo basso ventre si muove convulso, eccitato.
L'altro seno non viene lasciato a sé stesso, velocemente le sua mano sinistra lo riempie di attenzioni, mentre lui ondeggia con il suo corpo contro il tuo, tanto che infinite volte la sua erezione incombente ha sfiorato direttamente la tua zona intima, facendoti quasi perdere la testa completamente.
Sai che si sta eccitando, lo senti da quel suo odore pungente e maschile carico di feromoni tipici solo degli alfa, stai perdendo completamente la lucidità, anche per un fattore chimico perché dopotutto tu sei pur sempre un lupo ed in quanto omega esisti solo per esser coordinata all'alfa.
Le sue labbra scendono ancora riempiendo di succhiotti tutto il tuo busto, poi si stacca dalla tua pelle, solo per lasciare marchi del suo passaggio e della sua impronunciabile gelosia sul tuo interno coscia, a quel punto emetti un gemito tanto acuto da assomigliare pericolosamente ad urlo ed egli si raddrizza su se stesso riprendendo a baciarti, stuzzicando con il suo membro la tua intimità attraverso i vestiti e quando senti di essere stata torturata fin troppo, sulla soglia della perdita di logica e pronta ad abbandonarti al piacere si ferma.
Con sguardo sadico e divertito fa qualche passo indietro slacciandosi la cravatta ormai inutile visto lo stato pietoso della sua camicia, quasi completamente slacciata, con i bottoni saltati a causa del tuo aggrapparti a lui.
Ti osserva come un boia la sua vittima, come un carnefice la sua preda con la quale sta giocando e finalmente parla, con il respiro spezzato, pesante, la voce roca, vibrante maschile e bassa «Ah, mi sono appena ricordato di una cosa, dopotutto tu mi avevi chiesto di non toccarti, vero (t/n)? Non lo farò dato che non vuoi... » dopo quella frase capisci perché quel sorriso vittorioso non lo ha mai abbandonato, perché quel bagliore sanguigno nel suo sguardo si è solo fatto più acceso mentre si lecca le labbra con sadico piacere, osservandoti devastata dal suo passaggio, pronta a gettare al vento orgoglio e dignità.
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