Capitolo 11
[Interrogativi]
Sei sola nella tua stanza, ti spremi le meningini tentando di venire a capo di tutti quei numerosi interrogativi che hanno il pieno dominio nella tua mente confusa, che peggiorano lo stato del tuo corpo ancora immensamente sofferente ma non vi trovi risposta alcuna.
Le tue mani tremano come deboli foglie secche esposte ad una bufera, sul punto di staccarsi dall'albero e depositarsi sul suolo candido di neve, gli occhi pizzicano, la gola brucia ancora mentre i muscoli sembrano lacerarsi sotto l'effetto di qualcosa che, ignoto, si muove in te causando tali spiacevoli effetti alla tua figura non certamente adatta a sopportare uno stress di tale intensità.
Ragioni velocemente, quasi non riesci a stare dietro al tuo stesso pensiero ma non ne hai bisogno, se ti inbatessi nelle risposte che stai cercando te ne renderesti conto.
Sei abbastanza intelligente e scaltra da capirlo, tuttavia non vieni abbandonata ai tuoi pensieri, al silenzio che cela le risposte che vorresti, silenzio che le tue amiche si sono lasciate alle spalle uscendo da quella stanza che per te sta diventando fin troppo soffocante.
Un bussare gentile che lascia evincere una certa nota d'incertezza arriva alle tue orecchie riconducendo la tua ragione alla realtà alla quale sei ancorata, non sai neppure tu come fai a saperlo, ma sei immensamente certa che a battere il suo pugno su quella porta scura, non sia stato altri che Jin, ne sei sicura come sei certa che il fuoco sia caldo.
Per qualche ragione provi un odio innominabile ed indomabile insinuarsi come una pioggia velenosa fra la fitta rete dei tuoi pensieri, come un veleno corrosivo che sta prendendo il controllo delle tue azioni, ma resisti a quel travolgente sentimento e con voce debole come una delicata brezza estiva gli dai il permesso di entrare, senza però addolcire lo sguardo affilato e duro.
Vedi il pentimento riflesso in quei suoi grandi occhi dal taglio a mandorla, di quel castano che sembra tanto liquido da poter colare giù, lungo il candore del suo viso, da un momento all'altro senza il ben che minimo preavviso, vedi come il suo carnoso labbro inferiore, di quel rosa gentile che solitamente lo colora ora sia quasi assente, nascosto dai denti bianchi che lo ricacciano indietro con irruenza e vedi le sue grandi e forti mani, bianche come la porcellana più pregiata, percorse da numerose e virili vene essere strette saldamente in pugni lungo la sua figura slanciata e mascolina.
Si avvicina lentamente: la sua solita sicurezza, quel suo portamento perfetto e altezzoso, quella superiorità che è solita albergare nel suo sguardo fermo, ora sembrano caratteristiche lontane dalla sua persona.
È turbato e questo ai tuoi occhi è quanto più possibilmente evidente, eppure quel sentimento nero come catrame che brucia nel tuo petto non ti permette di impietosirti davanti a quella vista, non dimentichi quei segni violacei che ora coprono le tue braccia o l'acqua che è scivolata nei tuoi polmoni.
Lui lo sa, lo capisci da quello strato luminoso che ricopre il suo sguardo che trema quasi quanto le tue mani minute e femminili, appoggiate sotto le coperte per evitare che vengano notate, non hai bisogno della pietà di nessuno, né tantomeno vuoi che qualcuno decida che quello possa essere un buon motivo per tacerti ancora la realtà e quello che sanno.
Si muove lentamente, con una calma che sembra quasi non fare parte di lui, sei certa però, nell'osservarlo,che se fosse parzialmente in forma di lupo potresti vedere le sue lunghe orecchie appuntite e pelose come quelle di un cane da caccia piegarsi verso il basso, in segno di mortificazione, eppure il tuo animo solitamente gentile sembra essere di forma battagliera in quel momento.
Quando ha raggiunto il bordo del tuo letto gli lanci una gelida occhiata con il tuo severo sguardo (c/o), lui abbassa il capo e la sua disordinata chioma corvina, solitamente impeccabile, ricade sul suo candido viso coprendolo in parte, quanto sufficiente per impedirti di scorgere la sua espressione in quel momento.
Poi fa qualcosa che non ti aspetti, piega il ginocchio sinistro lasciando che il suo stinco sia posto contro il parquet raffinato mentre sorregge il suo peso sull'altra gambe di cui è piegata solo la coscia così che possa essere alla tua stessa altezza.
Con disarmante insicurezza e titubanza cerca le tue mani, che senza che tu possa avere il tempo di notarlo, vengono strette saldamente fra le sue, improvvisamente il tuo tremore termina ma il dolore che percepisci addosso si infiamma come rinvigorito e a stento trattiene un gemito strozzato.
La sua voce, che ricordi essere roca e maschile, profonda e vibrante ti arriva incrinata, bassa, tremante, mortificata e desolata «Non hai motivo di credermi, ma davvero, non avrei mai voluto farti del male, ma se non avessi agito in quel modo, dato che come ti sarai resa conto non potevo controllare bene le mie reazioni e neppure la forza nel mio corpo, avrei rischiato di fare di peggio o di mostrati qualcosa di mille volte peggiore e te lo giuro sulla mia stessa vita, se c'è qualcosa, qualsiasi cosa che io possa fare per farmi perdonare, lo farò! ».
Potevi vedere che stava soffrendo, come stesse distruggendo sé stesso per le sue azioni sconsiderate e violente nei tuoi confronti, non ne sei certa ma ti pare di intravedere una lacrima che bagna il suo viso perfetto, vedi i suoi denti chiari che torturano le sue labbra polpose quasi fosse sul punto di una crisi di pianto, ti fa male vederlo così, nonostante allo stesso tempo desideri che muoia atrocemente e questo ti destabilizza facendoti preda di una terribile emicrania.
«Allora dimmi perché lo hai fatto e che sta succedendo » a quella tua richiesta non tanto complicata lui apre la bocca, le sue labbra che sembrano così morbide si muovono ma subito dopo si richiudono ermeticamente, pressandosi in una linea sottile, allontana le sue mani dalle tue e le stringe in pugni che sbatte contro le sue stesse gambe, sembra essere arrabbiato con sé stesso ma non riesci a capire cosa gli frulli per la mente.
«Se io potessi te lo direi, ti direi ognuna delle cose che vuoi conoscere, ti donerei le risposte per tutte le domande che hai nella mente, ma non posso farlo, non solo per ragioni preesistenti che non posso rivelarti, ma anche e soprattutto per la tua buona salute che già ora, nell'ignoranza dei fatti vacilla, questo perché le risposte che cerchi non distano poi tanto da te» fece una piccola pausa guardandoti finalmente dritta negli occhi, arrosisci di riflesso ed il cuore sobbalza nel tuo petto senza che tu possa capirne la causa, non può essere amore, non verso un uomo tanto brusco e all'apparenza bipolare quasi, non di lui.
«Ora non posso parlarti di ciò che vorresti, non di quello che ti è nascosto persino dalle persone che più hai a cuore, non posso svelarti i motivi di questi comportamenti né posso lasciartelo velatamente intendere, per il tuo bene, ribbadisco, ma se c'è qualsiasi altra cosa che io possa fare, ti prego di chiedermela, anche se tu semplicemente desiderassi uccidermi, ma ti prego di non odiarmi e di perdonarmi » a quelle sue ultime parole impallidisci, non capisci che cosa diavolo gli sia successo.
Ha avuto un improvviso cambiamento rispetto a come si è sempre comportato con te tanto che ti viene da chiederti se non si tratti in verità di un trucco per mandarti fuori strada o distratti, o peggio ancora, per tenerti buona e impedirti di chiedere di più facendo appello al tuo buon cuore, eppure non puoi dubitare di quanto ha detto a causa della nitidezza nel suo sguardo, a causa di quelle lacrime che sembrano bruciargli la pelle che sfiorano, a causa della sua espressione addolorata.
Trattieni il respiro senza sapere bene il perché, il dolore sembra calmarsi o semplicemente la tua mente è troppo concentrata per percepirlo, ti chiedi se un tale cambiamento sia possibile ma ti rispondi presto che, forse, non c'è n'è stato alcuno, che probabilmente quel ragazzo altezzoso e fastidioso forse non era vero, come un illusione creata dal fumo che sfoca l'immagine reale di quanto si osserva, forse, ti dici, il vero Kim SeokJin è quello che in quella notte di luna piena ti ha stretta fra le sue braccia con infinità dolcezza.
Non sai cosa dire, il tuo cuore palpita incontrollato nel tuo petto, percepisci ancora una volta quella sensazione strana, quel dolce solleticare del tuo olfatto causato dal suo odore maschile e stuzzicante, lo osservi mentre aspetta in silenzio con il capo chino.
Sei stupita del fatto che preferisca, per sua stessa ammissione, perdere la vita all'avere rivolto verso di sé il tuo odio, rimanete silenti per una manciata di minuti poi sconfitta lasci che un sospiro scivoli fra le tue labbra, non puoi sapere ciò che vuoi ed il tuo cuore si oppone al torturare quell'uomo che è in ginocchio davanti a te, implorando il tuo perdono.
Lo assolvi dalle sue colpe avvertendolo però che quella sarebbe stata una rara eccezione che non si sarebbe certamente ripetuta nel correre dei giorni e speravi davvero che non ci fosse bisogno di ammonirlo, che non avrebbe più fatto nulla del genere verso di te.
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