Come fare un nuovo piercing
Nagato faceva avanti e indietro con calma nella stanza posizionando degli oggetti su un massiccio tavolo di legno, li andava a prendere in un posto che Obito non riusciva a scorgere nell'inquadratura. Ne prendeva massimo due alla volta poi li posava in un meticoloso ordine, erano arnesi strani, non si capiva bene la loro funzione. Il suo torace magro era fasciato da una maglia di pelle nera aderentissima e lucida, con due cinghie incrociare sul davanti trattenute da delle enormi fibbie metalliche argentate. I pantaloni erano lunghi, aderenti e dello stesso materiale della maglia, fasciavano alla perfezione i suoi strettissimi fianchi, solo che erano aperti dietro lasciando completamente scoperte le natiche bianche, si intravedeva un quello che sembrava essere un perizoma nero, molto probabilmente sempre di pelle. Calzava degli stivali, anch'essi di pelle, non si capiva fin dove arrivavano perchè ad un certo punto andavano a confondersi con i pantaloni, ma sembravano comunque molto lunghi. Obito rimase esterrefatto, mai nella sua vita avrebbe pensato di vederlo indossare roba simile, di solito si metteva cose molto casual, non era necessario un abbigliamento ricercato dal momento che non abbandonava praticamente mai quella stanza: lui aveva un carattere molto chiuso con degli interessi e delle fissazioni così risucchianti da cui difficilmente riusciva a distogliere la mente, Obito aveva più volte sospettato che fosse affetto da una lieve forma di autismo, non amava avere a che fare con il resto dei membri Akatsuki, ognuno con le sue personali stranezze ed estremizzazioni, erano molto disturbanti per una mente sempre tacitamente su di giri come quella di Nagato. Sul muro a destra erano appese a una certa altezza due cinghie nere parallele che terminavano con due cappi. Faceva ondeggiare la testa per togliersi ritmicamente i capelli rosso vinaccia da davanti agli occhi, più o meno ad ogni passo. Era comunque solo un atteggiarsi perchè con il Rinnegan eternamente attivo non ce ne sarebbe stato bisogno, avrebbe bypassato qualunque cosa, capelli compresi. La faccia eterea e magra era serena, i tratti innocenti lisci, senza segni, a oltre trent'anni sembrava quasi un bambino, eppure quando parlava la sua voce era profonda e graffiante, incuteva quasi timore. Ma ora gli unici rumori che si sentivano nella stanza erano lo scricchiolio dei suoi abiti di pelle, e il crepitare di due grosse torce che in quel momento costituivano l'unica fonte di illuminazione del sotterraneo. L'ultimo oggetto che Nagato sistemò sul tavolo era chiaramente un piccolissimo trapanino rosso, si fermò qualche secondo a rimirare la sua preparazione prima di sedersi alla sua scrivania a sinistra nella stanza, per mettersi a lavorare a qualcosa al computer. Dopo circa un quarto d'ora si udì la porta metallica del bunker aprirsi e chiudersi con un sonoro clangore che rimbombò nel sotterraneo. Nagato spense lo schermo del pc voltandosi nella direzione dell'ingresso, accavallò le gambe magre inguainate nella pelle nera e sorrise senza tuttavia scoprire i denti. Pain venne avanti con la sua solita camminata ritmica e regolare per fermarsi davanti a lui, era come quasi sempre a torso nudo e con i suoi pantaloni di latex rossi. Nagato si alzò, gli offrì una sedia e poi sparì per tornare poco dopo con una bottiglia di vino rosso. Versò due calici porgendone uno al Deva, fecero un brindisi. Bevvero guardandosi negli occhi che in teoria erano gli stessi, forse in quel momento era come se entrambi si stessero guardando allo specchio e forse scrutavano l'uno l'anima dell'altro. In men ce non si dica svuotarono la bottiglia, Nagato prese Pain per le mani facendolo alzare, lo guidò fino a davanti al tavolo pieno di arnesi che aveva preparato prima con tanta cura. Il rosso più piccolo afferrò due grosse pinze di metallo che a loro volta erano collegate a uno strumento rettangolare, le appese a due dei percing più grossi che Pain aveva sui pettorali, una destra e una a sinistra, poi girò una manopola. I muscoli dei Deva si irrigidirono e il suo corpo tremò come percorso da una scarica elettrica mentre Nagato si mordeva il labbro inferiore, l'occhio sinistro, l'unico lasciato libero dai capelli, fu percorso da uno strano scintillio.
Obito non potè fare a meno di ridere vedendo questa scena : "Accidenti, Zetsu, certo che quel Nagato è più strano di quello che pensavo!"
"Sembra una specie di test" rispose l'uomo pianta "forse per verificare se il corpo di Pain funziona bene"
"Non farti tante paranoie, Zetsu, secondo me il nostro caro e innocente Nagato semplicemente si eccita in modi stravaganti" Obito aveva piegato la bocca in un sorriso furbetto.
"Tutti sanno che Pain non prova dolore fisico" precisò Zetsu che sembrava essere da sempre totalmente privo del senso dell'umorismo.
"Forse solo Nagato sa come fare per trovare gli stimoli giusti, ma tu cosa vuoi saperne, non oso nemmeno immaginare da dove sputi le tue cellule fecondanti e i tuoi semi, qualche orifizio strano chissà dove dal momento che in mezzo alle gambe sei come un bambolotto, meglio non saperlo, rientra nel muro e trasmetti che è meglio"
Obito si rimise sdraiato a godersi lo spettacolo.
Nagato, senza staccargli le pinze, aveva iniziato ad accarezzare gli evidenti pettorali di Pain. Avvicinò il viso nascosto dai capelli rosso vinaccia alla sua pelle, tirò fuori una lingua inaspettatamente lunga e sottile posandone la punta flessuosa su uno dei piercing del Deva, sentiva frizzare la debole corrente elettrica sulla sommità umida. Senza voltarsi, Nagato allungo una mano cercando lo strumento che aveva utilizzato poco prima, ruotò la manopola facendo scoccare delle scintille dal punto in cui la sua lingua incontrava il piercing. Pain non si mosse mentre Nagato ebbe un sobbalzo all'indietro che lo fece quasi cadere. Il rosso più magro si raddrizzò barcollando sfoderando un sorriso al limite della follia, mentre Pain rise impassibile come sempre.
Anche Obito sobbalzò sul letto alla visione di quella scena, più che altro per la sorpresa: era più strano di quello che pensava quel Nagato. Quando parlavano sul lavoro appariva sempre così serio e compassato, invece ora, sembrava essersi trasformato in una sorta di scienziato pazzo dalla doppia personalità.
Nagato staccò le pinze da Pain posandole di nuovo sul tavolo, si rimise davanti a lui facendo scorrere con una lentezza inesorabile le sue mani sulla sua vita allenata. Il Deva continuava a lasciarlo fare, sembrava che il suo respiro non fosse per niente alterato. Le dita di Nagato giunsero in prossimità della chiusura dei pantaloni di latex rosso iniziando a sbottonarli, le sue mani magre e abili rovesciarono l'orlo facendo scivolare il tessuto prima sulle natiche e poi sulle cosce di Pain. Il Deva non indossava nessuno capo di biancheria intima, il suo pene balzò fuori dai pantaloni come una molla, già eccitato.
Obito si domandò se Pain avesse sempre l'abitudine di non indossare mutande o se lo facesse solo per andare da Nagato. Giunse alla conclusione che probabilmente, sotto a quel tipo di pantaloni fosse sempre nudo come un verme, erano talmente attillati che avrebbero rivelato qualunque capo ci fosse stato, a questo pensiero unito all'immagine di come il Deva camminava su e giù per i corridoi del rifugio, Obito si eccitò di nuovo.
La prima iniziativa che prese Pain da quando era arrivato lì, fu quella di sfilarsi i mocassini neri per liberarsi in fretta dai pantaloni. Anche Nagato iniziò a spogliarsi, sotto agli abiti di pelle nera aveva delle cinghie dello stesso colore che gli fasciavano il corpo magro, due scendevano lateralmente dalle spalle per andare a congiungersi in un anello che gli stava al centro del petto, dallo stesso punto ne partiva una terza orizzontale che faceva tutto il giro del torace, sempre da quell'anello si diramava una cintura più lunga che scendeva verticalmente in mezzo al ventre, passando davanti al suo sesso si allargava celandolo difficilmente per poi restringersi di nuovo, insinuarsi in mezzo alle natiche, sembrando a prima vista un perizoma, e agganciarsi ad un secondo anello che stava in mezzo alle spalle. Anche i fianchi magri, e senza l'ombra di un muscolo, erano circondati da una seconda cinghia orizzontale che si agganciava a quella principale. Gli stivali di pelle erano lunghi, ora si vedevano chiaramente, gli arrivavano al ginocchio, se li tenne addosso.
Obito non credeva ai propri occhi, nonostante fosse esterrefatto davanti alla visione di Nagato in quelle vesti, si faceva strada dentro di lui anche l'eccitazione. L'incontro di queste due emozioni così contrastanti era una cosa mai provata prima. Ora non desiderava essere lì di persona a toccare i corpi come quando guardava Pain e Itachi, questa era una situazione troppo strana e mai considerata prima, ma guardarla da semplice spettatore fece tendere di nuovo il suo sesso allo spasimo.
Nagato si mise alle spalle di Pain, lo fece piegare in avanti sul tavolo di legno spingendolo con le mani, gli fece posizionare le mani dietro alla schiena, prelevò dal pianale di legno due spessi bracciali di cuoio uniti da una catenella decorati con delle pietrine rosse, immobilizzò i polsi di Pain stringendo le fibbie di cui erano dotati facendoli scricchiolare. Osservò per qualche istante il sedere bianco e muscoloso del Deva senza toccarlo. Si diresse lentamente a recuperare due dei suoi strani arnesi dal tavolo, tornò dietro a Pain con in mano un vibratore viola veramente immenso, superava persino le dimensioni della sua mano e dell'inizio del suo avambraccio e una specie di corda elastica nera molto spessa con delle palline di metallo all'estremità. Attivò l'arnese gigante, iniziò ad emettere un forte ronzio, faceva apparire l'immagine sfocata da quanto la vibrazione era veloce e intensa. Iniziò ad allargare l'apertura di Pain, con un'elegante e flessuosa rotazione del polso sottile, come c'era da aspettarsi il Deva non ebbe alcuna reazione. Glielo lasciò all'interno per prendere tra le mani il grosso elastico nero, lo tirò con le dita facendolo schioccare diverse volte sulle natiche granitiche di Pain colpendolo di proposito dal lato dove erano inserite le palline di metallo, producendo dei suoni simili a botti, la pelle del Deva si arrossò. Nagato ora colpiva il sedere di Pain con le sue stesse mani, mollò diversi sculaccioni a quella statua poi estrasse il grosso vibratore e si chinò a leccare la sua fessura, ormai dilatata al massimo, reinserì di nuovo l'attrezzo gigante.
Obito penetrò la vagina finta sottratta a Deidara inarcando la schiena, con una mano si stringeva forte un capezzolo: ormai era curioso di conoscere che tipo di eccitazione potesse scaturire dal dolore fisico. Gemette fortissimo, sentendo una scossa mai provata prima, la mente annebbiata, ebbe l'impressione di essere circondando da scintille scoppiettanti, e di esserne pieno anche dentro al corpo.
Nagato estrasse il vibratore viola da Pain dopo aver allargato bene la strada con movimenti lenti e circolari via via sempre più ampi. Si tolse la patta di pelle che gli tratteneva il pene, era sottile ma teso al massimo, tolse le manette a Pain facendolo raddrizzare, recuperò altri oggetti dal tavolo e lo guidò verso la parete destra della stanza. Attese che il Deva salisse sulle cinghie che stavano attaccate al muro, Nagato gli aveva offerto uno sgabello di legno. Pain infilò le gambe nei due cappi dell'imbracatura fino a poco dopo il ginocchio lasciando il suo sedere pendere nel vuoto, appoggiò la schiena alla parete di pietra afferrando forte con le mani le due cinghie per non ribaltarsi. Ora fu Nagato ad impadronirsi dello sgabello, con un'espressione compassata salì per stringere al massimo l'imbracatura che tratteneva Pain facendola scricchiolare, prima da un lato e poi dall'altro, la fece talmente tesa da impedire quasi del tutto i movimenti al Deva. Scese allontanando lo sgabello da loro, uno degli oggetti che aveva in mano consisteva in un cordino in cui erano inserite tre sferette di metallo, le fece sparire tutte dentro al corpo di Pain, il secondo oggetto era una specie di spirale di gomma flessibile azzurra che fungeva da protesi se la avvolse intorno al pene sottile ma eccitato facendolo apparire molto simile a quello di Kisame, sia come colore che come dimensioni, poi la fissò alla cintura di pelle che gli avvolgeva i fianchi . Nagato circondò con le braccia il sedere sodo del compagno sospeso nel vuoto, chinò la testa rossa in mezzo alle sue gambe forti facendo sparire tutto il suo sesso all'interno della bocca.
Ancora una volta Obito aveva sincronizzato i suoi movimenti con quello che vedeva, i capelli rossi di Nagato apparivano e sparivano ritmicamente tra le gambe di Pain, Obito ansimava, si muoveva sinuosamente, l'immagine del sedere del Deva sospeso nel vuoto e il modo in cui Nagato lo aveva afferrato gli avevano fatto ribollire il sangue, notò che tutti avevano questa ossessione per le dimensioni di Kisame, ora Nagato cercava addirittura di imitarlo. Si sfogava con i suoi giocattoli, l'unica consolazione che aveva quando poteva essere Obito Uchiha.
Mentre continuava il suo lavoretto di bocca Nagato estraeva una ad una le sferette di metallo da corpo di Pain, lentamente, dando dei leggeri strattoni al cordino che le collegava, ora il respiro del Deva appeso alla parete era evidentemente accelerato e rovesciava indietro la testa, il suo autocontrollo si era finalmente sgretolato. Dopo che furono uscite tutte le sfere, Nagato prese di nuovo lo sgabello per salirci in piedi e penetrare lui stesso Pain. Non si era tolto quella specie di serpentina di gomma che aveva indossato ma la usò come se fosse fusa con il suo stesso sesso, Obito pensò che forse dovesse avere qualche complesso sulle sue ridotte dimensioni. Dava delle spinte molto forti per essere uno così magro, aveva incollato il suo bacino a quello di Pain e ogni volta riusciva a sollevarlo di qualche centimetro nonostante fosse molto più massiccio di lui. Nagato emetteva dei grugniti spaventosi, si mordeva forte il labbro inferiore tanto che Obito aguzzò lo sguardo per vedere se arrivasse a farsi uscire il sangue. Qualcosa di rosso gocciolò comunque per terra, la serpentina di gomma indossata da Nagato e l'oggetto gigante prima di essa avevano fatto decisamente effetto su Pain.
Obito aveva sempre lo stesso desiderio, la cosa che più gli piaceva osservare era l'unione dei bacini e il movimento alternato, se uno dei due aveva le gambe rannicchiate, come adesso Pain, per lui era il massimo, si lasciò andare ormai stremato dall'eccitazione continua, chissà per quanto ancora avrebbe dovuto accontentarsi di arnesi di plastica prima di avere un corpo caldo in cui pulsava la vita da stringere.
Nagato venne dentro al corpo di Pain inarcando indietro la schiena e facendosi arrivare i suoi capelli lisci e rossi fino alle scapole, ansimava forse emettendo dei versi veramente informi. Si raddrizzò uscendo dal corpo del Deva, questo fece colare qualche altra goccia di sangue sul pavimento. Continuò il suo lavoretto di bocca su Pain concedendogli qualche passata di lingua anche sui testicoli fino a che non venne anche lui respirando forte e con la bocca semi aperta, ma senza cambiare l'espressione degli occhi, la presa che aveva sull'imbracatura vacillò facendolo ondeggiare nell'aria. Nagato ingoiò tutto, poi si mise ad allentare le cinture che trattenevano Pain, ora la sua espressione era cambiata e sorrideva dolcemente al Deva. Lo aspettò mentre scendeva, lo ripulì con cura dal sangue con una salvietta e poi lo fece sedere su una comoda poltroncina mettendogli una benda elastica a coprirgli gli occhi, Pain attese mentre Nagato prelevò altri due oggetti dal tavolo di legno, uno di questi era il trapanino rosso. Nagato accarezzò i sottili capelli rosso fiamma del compagno, prima di inginocchiarsi di fronte a lui, strinse una strana pinza metallica sul suo capezzolo sinistro praticandogli un nuovo piercing, afferrò il piccolo trapano, con un sibilo acuto che rimbombò per tutto il sotterraneo avvitò il gioiello in profondità nella sua pelle, Pain non mosse un muscolo, Nagato gli sbendò gli occhi mostrandogli il nuovo piercing. Dopo che il Deva si fu rivestito Nagato lo abbracciò facendo sprofondare il viso nel suo petto allenato, lo guardò, sorrise, accarezzò ancora quei capelli setosi, si alzò sulle punte per baciarlo tutto senza dire una parola, non serviva, condividevano tutto, anche i pensieri.
Obito si era rivestito, che cosa strana! Però era stata comunque nuova e interessante, chi lo avrebbe mai detto che Nagato avesse fantasie del genere? Doveva prepararsi a fare uno sforzo immane per non ridere o arrossire la prossima volta che avrebbe parlato con lui.
Meglio che invento una scusa per tenermi la maschera!
Richiamò il suo amico pianta dal muro: "Beh, Zetsu, forse da ora in poi Pain cambierà il suo nome in Penis" Obito scoppiò a ridere sonoramente, dimenticando che il vegetale era totalmente privo di senso dell'umorismo e fantasia.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro