Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Capitolo 3

«Tu sei semplicemente scema, te lo dico da amica.» Morgan tornava sulla questione appena poteva.

«Perché?» chiese Lily, annoiata. Ogni volta la stessa storia, non se ne stupiva più.

«Perché? Ma perché è da due settimane che sei distratta, hai gli occhi a cuoricino, pensi a lui – e non negarlo! – eppure non ti fai sentire. O sei scema, o sei pazza» concluse tranquilla alzando le spalle, come se quel discorso fosse ovvio.

Lilian non aveva mai utilizzato il numero di Theodore per dei motivi molto semplici. Pensava ancora che dovesse essere l'uomo a fare il primo passo, lasciare a lei la prima mossa non era stata una cosa carina. Evidentemente non gli interessava poi molto sentirla e farsi sentire.

Poi non voleva illudersi. Era vero, il momento in cui le aveva fatto la promessa era stato sublime – perfetto era la parola giusta – ma sarebbero rimaste parole vuote.

Probabilmente dette solo per ammaliarla.

Non che le importasse, dato che non credeva di dover tenere fede a una diceria tanto assurda. Era rivolta a chi aveva un compagno, giusto?

E lei, comunque, non aveva intenzione di sposarsi così presto, nemmeno con l'incarnazione vivente del principe azzurro. Giusto?

Giusto.

Lilian sbuffò soltanto, così l'amica continuò nella sua ramanzina. «Andiamo! Che problemi ti fai? Voglio dire, ci hai pure fatto sesso! Non ci hai giocato a Bridge. Immagino che l'imbarazzo non ci sia più tra voi.»

Appunto. C'era ancora invece, eccome, tanto per cominciare. Anzi, ce n'era pure di più.

E poi aveva già fatto sesso con lui essendo un perfetto sconosciuto, e questo molto probabilmente agli occhi di Theo la faceva classificare come "ninfomane"; se l'avesse anche chiamato sarebbe sembrata disperata. E "ninfomane disperata" non era una definizione che le piaceva aver cucita addosso, specialmente se a pensarlo doveva essere Mr. Baronetto-dal-sorriso-sexy-e-la-risposta-pronta.

«Al posto di pensare a me e alle mie paranoie pensa a Brant e alla vostra uscita di stasera.» Cambiare argomento era l'unico modo per sperare che Morgan desistesse dal continuare la sua opera di convincimento. Sperava che l'appuntamento fosse sufficiente per metterla in agitazione e non pensare ai problemi personali di Lilian.

Chiuse il discorso aprendo il libro con rabbia, L'odissea di Omero, e ficcò il naso tra le pagine.

Morgan la lasciò stare, la conosceva abbastanza per sapere che era impossibile parlarle quando era di quell'umore. Alzò gli occhi al cielo scuotendo la testa e si diresse in bagno, dove mise mano ai trucchi. Aveva un appuntamento a cui andare.

Mancavano cinque minuti alle tre, ovvero alla fine della lezione di Marketing Internazionale, e Lilian si ritrovò a guardare il cielo di metà pomeriggio. Grigiastro – come al solito – e plumbeo, con qualche goccia di pioggia a completare il quadro.

Uscì dall'aula diretta al proprio appartamento, fuori dal campus. I sui genitori conoscevano bene la sua tendenza a partecipare a tutte le feste in circolazione. Avevano dunque cercato di arginare i danni sistemandola in alcuni appartamenti abbastanza isolati dai classici dormitori, dedicati di solito ai più abbienti, per far sì che fosse vicina al college ma non abbastanza da muoversi di sera a piedi, da sola. In quel modo pensarono che avrebbe limitato le uscite, ma Lilian aveva trovato il modo di fare amicizia velocemente e di avere sempre un passaggio a disposizione, almeno la sera.

Di giorno, invece, per raggiungere la casa, doveva attraversare tutta la cittadina universitaria e lo faceva a piedi, le piaceva osservare la vita che animava il Saint Francis.

Passò così per i prati che costeggiavano gli immensi colonnati dell'ateneo. L'erba era sempre più verde con quella luce e l'odore che quelle poche lacrime di pioggia scatenavano era delizioso, la metteva di buon umore.

Era tradizione per lei attraversare il parco, le donava serenità e pace. In più, camminare sotto la pioggia le avrebbe sicuramente impedito di incontrare Cici, dato che le si sarebbero increspati i capelli e, quindi, rovinata la piega. Un disastro per lei.

Si sistemò la divisa blu e grigia, accomodando intorno al collo la sciarpa gialla, blu e verde della squadra di rugby del college.

Non che ne andasse pazza, ma adorava indossare colori allegri e accesi, e quello era l'unico modo per ovviare al problema della tristezza dell'uniforme. E poi seguiva spesso le partite, dato che il sabato pomeriggio non c'era altro da fare se non radunarsi ai bordi del campo e tifare per il proprio istituto.

Camminava con lo sguardo rivolto verso l'alto, ammirando i tetti austeri e aguzzi del college che sembrava andassero a solleticare le nuvole cariche di pioggia.

Rispondeva distratta ai saluti che altri compagni le rivolgevano, abbozzando un sorriso trasognato.

Alla fine dell'anno tutto quello le sarebbe mancato. Il college era stato casa sua per tre anni e, nonostante la laurea, ne avrebbe sentito la mancanza.

Sospirò, strinse la propria agenda al petto e sorrise di nuovo, rapita. In quel momento, però, il gesto era dedicato a tutt'altro: aveva notato che le nuvole avevano lo stesso colore degli occhi di Theodore.

Era così distratta che andò a sbattere contro qualcosa.

Una colonna, fu il suo primo pensiero.

Poi focalizzò i sensi su chi aveva davanti, perché aveva notato con il proprio palmo proteso che il corpo davanti a sé era dotato di addominali ben curati e di una risata bellissima.

Calda e armoniosa.

Di certo non era una colonna.

«Quindi studi a Hogwarts!» disse mentre ancora rideva.

Lily aveva smesso di fissare il cielo, eppure stava guardando un grigio simile, se non addirittura più bello. Più cupo e più vivo.

Le si contrasse lo stomaco.

Era Theodore.

Presente in tutta la sua bellezza e il suo aspetto scarmigliato.

Si imbarazzò, le guance la tradirono ancora una volta.

Dopo aver metabolizzato le sue parole lo guardò con aria interrogativa e lui rispose indicando l'uniforme e la sciarpa.

Era uno dei pochi college – anche se privati – che aveva mantenuto la tradizione della divisa.

Ridacchiò divertita. «Ah, già. Eh si, mi ha scoperto!» Si congratulò con se stessa per la risposta sagace. «Ma tu... che ci fai qui? Fai il doppio gioco con il 'Lato Oscuro' un po' come Piton?!» Le piaceva continuare con il paragone a Harry Potter.

Anzi, era affascinata che Theodore non solo conoscesse la saga e non la reputasse libri per bambini, ma che sfoggiasse la sua conoscenza senza vergognarsi. Ai suoi occhi guadagnò altri punti, come se ne avesse avuto bisogno.

Annuì allegro. «Spero di non fare la sua stessa fine, però.»

«Oh, non morirai di certo al Saint Francis!» Lo rassicurò, divertita dalla sua preoccupazione.

«Non intendevo quello...» Le rivolse un sorriso furbo.

«Allora non ho capito» ammise Lily in imbarazzo.

Theodore si mise le mani in tasca e la seguì nel suo incedere, che Lilian aveva ripreso senza nemmeno accorgersene. «Piton è innamorato di Lily, ma lei ama un altro e Severus rimane solo. Io non voglio che Lilian si innamori di qualcun altro.»

Lily spalancò gli occhi, le pupille dilatate.

A lei ricordava di più James, il papà di Harry, ma non gliel'avrebbe mai detto.

Aveva apprezzato davvero le sue parole e sentì il cuore battere forte nel petto, perché non sembravano più rivolte alla saga ma a lei. A dirla tutta, aveva paura che le rimbalzasse nel petto così forte che lo potesse sentire pure lui.

Cercò di sdrammatizzare. «Lo stai dicendo perché conosci davvero la storia o perché vuoi sedurmi?»

«Entrambe le cose.» Rise sfrontato.

«È possibile che tu non prenda mai una decisione?» aveva notato che non era la prima volta in cui lo poneva davanti a una scelta e lui rispondeva comprendendo entrambe le alternative.

La guardò divertito.

«Ed è possibile che tu non riesca a comprendere che non sempre la soluzione sta nell'escludere una delle due opzioni?» rispose sereno.

«Ottima osservazione» ammise lei.

«Grazie» disse puntando lo sguardo luminoso verso l'orizzonte, quasi avesse voluto comprendere tutto e niente. « Dove stai andando?»

«Al dormitorio.»

«Posso accompagnarti?» chiese lui con garbo.

«Certo.» Divenne rossa. Di nuovo «Comunque... non mi hai risposto.»

«A quale domanda?» Come se sapesse esattamente di non aver dato poi molte risposte.

«Perché sei qui?» Lilian avrebbe giurato che se avesse risposto "per te" l'avrebbe sposato all'istante. Avrebbe chiesto il jet privato al padre e l'avrebbe portato a Las Vegas così, su due piedi, senza dargli nemmeno il tempo di metabolizzare la cosa.

Per quanto potesse essere stupido, e non lo conoscesse nemmeno, l'avrebbe trovato tremendamente tenero. E dire che non era proprio romantica, difatti se l'avesse fatto qualcun altro, uno qualunque, l'avrebbe ritenuto un pazzo e avrebbe chiesto un'ordinanza restrittiva.

«Per vedere la preside.» Le sorrise indulgente.

Lilian ci rimase un po' male. Continuava a pensare che la risposta che si era immaginata fosse più bella, ma di certo non poteva ammetterlo.

Oh mio Dio! Voleva forse trasferirsi? Per lei?

Correva un po' troppo. Un conto era fantasticare sulla risposta, un altro era compiere un gesto concreto così azzardato.

Sapeva che la risposta che si era aspettata era impossibile da ricevere e le dava una certa sicurezza. Averlo lì, pronto a parlare davvero con la preside era tutto un altro discorso, non era pronta ad affrontare una simile situazione.

Lilian si mantenne sul vago. «Come mai?»

«Ho degli affari "ufficiali" da trattare.» Mimò le virgolette con le dita e alzò le spalle, nel tentativo di minimizzare la cosa.

Dio, quel cardigan gli stava una meraviglia, gli faceva risaltare le spalle larghe e il fisico modellato. Lei si domandò se avesse un difetto.

Lilian scosse la testa e ritornò al discorso, doveva rimanere concentrata. «Non vorrai trasferirti, vero?! Voglio dire... è un bel gesto, lo apprezzo. Sul serio! Ma non mi sembra il caso, in fondo non ti conosco nemmeno...»

Il cuore batteva agitato e lei iniziava a balbettare pensieri sconnessi.

Theodore rise di cuore. «No! Non fraintendere. La preside è mia madre» disse ancora un po' scosso dalle risate. «Devo esporle alcune questioni famigliari.»

Si guardò intorno, d'un tratto preoccupata. «Tu! Il figlio della preside? Sei sicuro? Oddio, nasconditi! Mettiti in testa la mia borsa, fa' qualcosa, non posso farmi vedere in giro con te! La gente potrebbe dire che ti frequento solo per ottenere dei favori e voti migliori!» E, nel dirlo, cercò di coprirgli il volto con i propri libri.

«Perché, ci frequentiamo?» domandò interessato, un sopracciglio alzato.

Lilian sgranò gli occhi e cambiò argomento. «Non devi andare? Non vorrei facessi tardi. Non è carino far aspettare.»

«Quindi ci frequentiamo e ti preoccupi anche per me? È un bel passo avanti dal non sentirsi affatto!» La prese in giro.

Lei abbassò lo sguardo, sentiva le guance bollenti come non mai.

«Scusa, sono stato inopportuno.»

«No, è che...» Ma lasciò cadere la frase a metà.

La verità era che Theodore le piaceva molto. Adorava il suo aver le risposte pronte. In più era sempre allegro, educato e rispettoso. Infine, ma era la cosa che più le piaceva, aveva una testa che usava per ragionare.

Rimasero in silenzio per un po' mentre si avvicinavano agli alloggi e si fermarono a una piccola caffetteria lungo il tragitto.

Uscirono con i bicchieri bollenti e Theo prese in mano la situazione. «Posso porti una domanda?»

«Chiedi pure.» Era curiosa di sapere cose lui avesse in mente.

«Perché non mi hai richiamato?»

Lily andò in panico. Aveva mille opzioni in mente, ma decise di provare con la verità.

«Per molte ragioni. Innanzitutto penso sia l'uomo a dover fare il primo passo, e dandomi il tuo numero hai lasciato a me questa incombenza; ho pensato che non te ne fregasse nulla. Poi non volevo fare la figura della disperata. Insomma, già ho fatto sesso con te senza sapere il tuo nome» abbassò la voce. «Chissà che idea ti sarai fatto di me. Se poi ti avessi chiamato avrei dato davvero l'impressione della stupida.»

Evitò accuratamente la parte sull'illudersi, per evitare di umiliarsi ancor di più.

Theo aspettò a parlare, voleva essere sicuro che avesse finito.

«Non volevo lasciare a te la prima mossa. Mi spieghi come facevo a chiederti di uscire senza avere il tuo numero?» Sorrise, Lilian arrossì. «Ti garantisco che se non mi fosse fregato nulla di te, avrei salvato io il tuo numero, per poi non chiamarti più e defilarmi. Quindi avresti dovuto decisamente chiamarmi.»

Si fermò e lei fece lo stesso, sorpresa dalle sue parole. «Di te mi son fatto l'idea che sei una ragazza che sa quello che vuole e se lo prende, senza ipocrisie e facciate da educanda mancata. Mi sei piaciuta perché sei spontanea. Mi piaci perché sei sincera.»

Si era fermato per guardarla negli occhi, e lei l'aveva capito. Sembrava che Theo volesse essere sicuro che il suo messaggio fosse recepito.

«A... anche tu mi piaci.» Non era mai stata timida. Mai eccessiva, ma nemmeno a corto di parole.

Lui sorrise rinfrancato dalla sua ammissione.

Così, quasi all'improvviso, si ritrovarono davanti alla porta del piccolo appartamento di Lilian e Morgan, al primo piano di una palazzina in mattoni rossi.

«Beh, a quanto pare siamo giunti a destinazione.» Theo si posizionò davanti a lei e alla porta, dondolandosi piano sui talloni. Sembrava quasi in imbarazzo.

«Già, beh, grazie per avermi scortata fino a qui. Sei sempre molto gentile.» Avrebbe voluto baciarlo. Non alzava lo sguardo per paura di non riuscire a resistere.

Lui però le prese il viso tra le mani. «Voglio conoscerti. Vorrei amarti.» Era terribilmente serio. Ed era tutto così senza senso da sembrare giusto.

Le ginocchia di Lilian tremarono.

Il cuore si fermò, spezzandosi in quell'istante sublime.

Sorrise radiosa e meravigliata. «Te lo permetto.»

Non aveva una logica per le sue orecchie. Ma per quelle di Theo sì, perché non era un rifiuto. Anzi, era proprio il consenso che cercava.

Una promessa a lungo termine, ma nemmeno a loro era dato sapere quanto.

Si abbassò sulle sue labbra, saggiandone la dolcezza e il calore che celavano ai più.

Lilian aprì la porta e lo condusse dentro mentre lo stringeva a sé.

Le era mancato da morire sentire il suo corpo contro il proprio, era diventato un bisogno impellente.

La lingua di lui accarezzava con passione e delicatezza ogni angolo della bocca di lei.

Si separarono per riprendere fiato.

«Non c'è Morgan?» chiese preoccupato.

«No, non tornerà prima delle sei» disse lei togliendosi il blazer, prima di baciarlo di nuovo e condurlo verso la propria stanza.

C'era qualcosa di magico in lui, nel modo in cui la guardava, in loro, che la faceva sentire speciale. Unica.

Quel modo che aveva cercato in altri e che mai aveva trovato.

Lilian si sdraiò sul letto seguita da Theo, che piano si allungò sopra di lei, non lasciando mai la sua bocca.

Sollevò i lembi della camicia bianca per infilare in modo delicato due dita, che corsero ad accarezzarle la pancia. Scivolarono piano dietro la sua schiena e la fecero aderire al proprio corpo.

Lily giocò con i suoi capelli, scendendo piano verso le spalle e la schiena, dove i muscoli si tendevano nel tentativo di non gravarle addosso. Come se lo potesse notare in quel momento.

Le dita di lei si spostarono sul colletto della maglietta nera, giocando con il collo e il petto.

Theodore si ritrovò a mordicchiarle un lobo a quel contatto, lasciandosi sfuggire un gemito.

Lilian corse fino al bordo della maglia, sfilandola insieme al cardigan, quasi con urgenza. Eppure sapevano entrambi che rispetto alla prima volta avevano il tempo dalla loro parte, decisero così di sfruttarlo al meglio.

Theodore sfilò con cura ogni bottone della camicia di Lily dalla rispettiva asola, rimirando poi il risultato. La pelle candida di lei quasi si confondeva con le lenzuola chiare e la camicia bianca, facendo risaltare il reggiseno di pizzo verde, che quasi richiamava i colori della gonna. Il petto che si alzava e abbassava velocemente, preda dell'eccitazione.

Le sorrise estasiato. «Lo so che deve esserci qualcosa di perverso ma... sei sensuale con l'uniforme.»

Lilian rise, ricordando quanto invece lei si trovasse goffa in quei vestiti. In particolar modo quel giorno, in cui non aveva avuto voglia di vestirsi e quindi aveva indossato accessori a caso, tra cui gli anfibi al posto delle più femminili ballerine.

La baciò di nuovo, come se non fosse mai sazio del suo contatto, del suo sapore, del suo calore.

La aiutò a sfilarsi la camicia, scendendo poi ad accarezzarle le gambe e sfilarle quelle odiose calze che, nonostante la facessero sembrare una studentessa provocante, erano di troppo.

Le accompagnò fino a toglierle, risalendo poi la lunghezza della gamba con una carezza che fece tremare Lilian.

Lei scese piano sul collo di Theo, coprendo il tragitto con le proprie labbra, fermandosi a mordicchiare lì, dove sentiva il suo cuore battere.

Lui si inoltrò sotto la gonna, poi ancor più in profondità, superando gli slip.

Lilian ansimò sul collo di lui quando Theodore con un dito percorse il suo calore.

Le piaceva quello che sentiva, quello che lui riusciva a farle sentire.

Le sue mani abbandonarono le spalle di Theo e corsero ai pantaloni.

Lottò un poco e riuscì a slacciarli per scendere all'interno dei boxer, carezzando la sua eccitazione.

Theo era talmente attento ai sospiri di Lily, che si accorse troppo tardi di quello che lei stava facendo.

Lo capì perché fermò per un attimo la mano che era in lei.

Sorrise, soddisfatta di avere quel potere su di lui. «Non fermarti.» Lei stessa seguì il proprio consiglio.

Theo, quasi con avidità, le tolse la gonna e il reggiseno, riservando infine lo stesso trattamento agli slip.

Lilian sfilò con gioia i jeans e i boxer a lui, le rendeva più facile arrivare al suo punto più sensibile, donandogli ancora più piacere.

Ma, soprattutto, le piaceva sentire la pelle calda di Theodore sulla propria.

Lo stare a contatto senza nulla a separarli era una sensazione impagabile.

Niente stoffe inutili, nessun finto convenevole.

Prendevano quello che volevano e stava proprio lì il bello.

L'uno voleva l'altra e viceversa. E lo dimostravano con ogni gesto.

Quando Theo penetrò in Lily, dopo aver indossato la giusta precauzione, quell'ultima trattenne il fiato un attimo. Aveva atteso il momento da un po' e voleva godersi al meglio la sensazione.

Mosse un poco il bacino, tornando a respirare, e lui iniziò a muoversi in lei, con dolcezza e dedizione.

Lilian, in preda al desiderio, aveva dimenticato di essere se stessa, ma tornata in sé fermò le mani sui glutei di lui, riempiendosi i palmi per fargli capire di poter spingersi fino in fondo.

Fino al limite.

Theo decise di andarci piano, e così fece quando arrivò in profondità.

La fece gemere, mettendola nella posizione di chiedergli di continuare. Facendo del suo piacere il proprio, per ritrovare a ogni spinta i suoi mugolii nella propria bocca.

Aumentò il ritmo e, con esso, anche il loro ansimare. Finché il respiro di Theo non si spezzò.

«Lily» emise appena per farlo morire subito fuori dalle labbra.

Lilian sentì l'orgasmo del ragazzo completarla e contagiarla, al punto di raggiungerlo lei stessa poco dopo.

Theodore, dopo aver recuperato un respiro normale, si sdraiò accanto a lei, che appoggiò la testa sul suo petto, poi Lilian rise di cuore.

«Cosa c'è?» chiese lui, spaventato. Le risate alla fine di una prestazione sessuale non promettevano nulla di buono. Eppure, non gli sembrava di aver fatto schifo.

«È che di solito non... mi concedo così facilmente. Ma con te è già la seconda volta che succede.» Lo guardò un po' preoccupata per il suo giudizio.

«Non mi dispiace affatto, se devo essere sincero» le rispose cingendo il suo viso con le mani e poi depositarle un bacio sulle labbra.

Lilian rimase senza parole, non si aspettava certo quella reazione.

Poteva solo esserne felice.

«Ora scusami un attimo, devo proprio fare una cosa.» Lei uscì dal letto e recuperò la biancheria intima oltre a una maglietta logora che usava a dormire.

Si chiuse la porta della camera alle spalle, cercò qualcosa nella borsa e poi si chiuse in bagno.

Compose il numero e aspettò che l'altra persona rispondesse.

«Pronto?» La voce maschile era incerta.

Era sicura che fosse ancora sdraiato a letto. Lily sospirò divertita.

«Lo sai, avevi ragione. Avrei dovuto chiamarti prima.» Sorrise tra sé incantata. «Ho soltanto perso tempo.»

Theo, dall'altra parte, rise. «Sono contento che tu l'abbia capito. Come si dice: "meglio tardi che mai", no? Però sono felice che tu abbia cambiato idea

«Anche io. Ora devo andare, c'è un ragazzo nudo nel mio letto che mi aspetta!» rise.

«Ti sbagli» rispose lui e riagganciò.

Non capendo a cosa potesse alludere uscì dal bagno e trovò Theo nel soggiorno. «Il ragazzo è semi nudo ed è in salotto.» Per sottolineare la cosa indicò i boxer e i jeans che indossava.

Lei si perse su quella figura così eccitante, perché vederlo con solo i pantaloni addosso le aveva fatto schizzare il cuore in gola. E, se avessero avuto altro tempo, l'avrebbe obbligato a spogliarsi di nuovo.

Lui la accolse tra le braccia con un sorriso mentre lei si abbandonava sul suo petto. «Ho appena salvato il numero di una ragazza meravigliosa, spero non ti dispiaccia.»

«No, non sono gelosa.»

Ridacchiarono entrambi.

«Immagino tu debba andare, tua madre ti starà aspettando e in più scusa ma... non voglio che Morgan ti trovi qui e per di più mezzo nudo.» Lo cacciò in camera, dove finì di rivestirsi.

«Sì, non mi sembra il caso. Anche perché non vorrei che si innamorasse di me, in fondo esce con quello che considero la persona più vicina a un fratello che ho. Sarebbe imbarazzante!» disse lui con fare finto altero.

«Presuntuoso!» lo canzonò lei. Era strano sentirsi così a suo agio con lui, come se fossero sintonizzati da una vita.

Una volta rimessi i vestiti addosso lo accompagnò alla porta.

«Allora, mi dai il tuo permesso per chiamarti?»

Lei alzò gli occhi al cielo, divertita ed esasperata. «Le tue buone maniere sono veramente assurde a volte.»

«Già, ma non hai risposto alla domanda.»

Lo prese dolcemente per il colletto della maglietta, facendolo piegare un po' verso il basso e baciargli appena le labbra. «Certo che puoi. Devi

«Bene, vado a inoltrarmi in quel di Hogwarts. Buona giornata, Lily.»

«Anche a te, James.» disse lei pentendosi subito per essersi esposta così tanto, ma finse di aver tutto sotto controllo e gli regalò uno sguardo divertito.

Prima di chiudere la porta del piccolo appartamento, vide il sorriso di Theo allargarsi e farsi luminoso.

Non Severus, ma James.

Era tutto quello che aveva bisogno di sapere.

Comprendeva benissimo quello che voleva dire e ne era felice.

Sarebbe andato da sua madre con le giuste motivazioni, lei non poteva non capirlo.

Doveva cercare di convincerla per poi persuadere suo padre, il vero scoglio in tutta la faccenda.

Anche se di scogli da affrontare in quella situazione ce n'erano pure troppi. E uno era dall'altra parte del telefono, pronto a chiamarlo per ricordargli quanto fosse difficile arginare il mare di problemi in cui si era cacciato nel momenti in cui aveva scelto Lilian.

«Sì, Cee, che c'è?» chiese arreso.

«Theo, tesoro mio, è vero che sei qui al Saint Francis? Mi è sembrato di averti visto un po' di tempo fa, però poi sei sparito...» Una voce irritante a cui non avrebbe mai fatto l'abitudine e un tono quasi scocciato che riconosceva fin troppo bene.

«Sì, devo parlare con mia madre» rispose evasivo.

«Bene, e dopo

«Dopo pensavo di vederti, ho bisogno di parlarti...»

Ma la lei in questione aveva perso l'attenzione per il resto della frase, si era soffermata solo sulla prima parte e prese subito parola, parlandogli sopra. «Ma è perfetto tesoro, non vedo l'ora pure io di vederti! Chiamami appena hai finito di parlare con tua madre, e salutamela tanto

Non fece in tempo a rispondere che lei gli aveva già agganciato il telefono in faccia.

Accelerò il passo verso l'ufficio della madre, aveva sempre più urgenza di parlarle.

Solo una cosa passò per la sua mente: "Maledetti aristocratici!"

* * * * * * * * * *

Piccola spiegazione sul triangolo per chi non avesse mai letto Harry Potter (eretici! Babbani!):

Lily è la mamma di Harry, James è suo padre. Severus Piton è il professore di Harry, noto a noi i italiani come il sosia di Renato Zero, nonché ex compagno di scuola di James, nonché – ancora – amico e compagno anche di Lily.

Severus è noto per essere stato friendzonato da quest'ultima, nonostante fosse innamorato perso. Ecco perché la nostra Lilian, quando saluta Theo alla fine del capitolo, lo chiama James. È un modo carino per dire che non verrà friendzonato. Mi pare anche una cosa carina, visti i trascorsi. 

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro