Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

XIII - Un caffè lungo, grazie

Capitolo Tredici: Un caffè lungo, grazie

Il caffè è l'unico luogo dove il discorso crea la realtà, dove nascono piani giganteschi, sogni utopistici e congiure anarchiche senza che si debba lasciare la propria sedia.
- Montesquieu

Che Izzy fosse ossessionata dal caffè americano era chiaro da quando all'età di sette anni l'aveva preparato da sola in assenza dei suoi genitori e ne aveva bevuto tre tazze, non dormendo per tutta la notte.

Dopo dodici anni, però, Izzy era più che sicura di riuscirsi a controllare su qualsiasi cosa, ma sul caffè proprio non c'era nulla da fare: ne era dipendente.

Per studiare senza sentire Lola lagnarsi di quanto fosse triste che fosse lontana da casa e che le mancava la Florida, Izzy decise di recarsi al bar dell'Università, dotato di uno spazio tranquillo e rilassante dedicato agli studenti che, durante quel freddo rigido, volevano studiare al caldo sorseggiando le bevande deliziose che preparava Charlie, un simpatico signore di mezz'età proprietario del bar.

Era seduta al suo solito posto in fondo a sinistra, accanto a delle vetrate che davano su uno dei tanti enormi spazi verdi che appartenevano a quell'immensa Università.

Sorseggiava la sua seconda tazza di caffè americano, quando si rese conto che le era caduta la penna. Nell'abbassarsi per prenderla, il poco di caffè rimasto nella tazza si rovesciò cadendo sul pavimento.

Izzy sussurrò un'imprecazione, ma si ricompose subito. Prese dei tovaglioli dal tavolo e asciugò, rialzò la tazza che era caduta sul tavolino e successivamente anche lei si rialzò, aiutandosi con le braccia.

Si pulì appena i jeans passandoci le mani sopra e si sedette nuovamente alla sua postazione, alzando poi la mano sperando che uno dei camerieri la notasse.

Distolse lo sguardo, ma tenne la mano alzata in aria per momenti che le sembrarono infiniti. Poi una voce calda sembrò avvolgerla e lei rabbrividì.

«Dimmi»

Izzy alzò lo sguardo e abbassò la mano in simultanea. Aveva davanti a sé uno dei camerieri del That's caffè -nome orribile, secondo lei- che, con i suoi immensi occhi onor caramello, la fissava intensamente.

Izzy si sentii avvampare e abbassò nuovamente lo sguardo, sorridendo appena.

«Vorrei un caffè lungo, grazie» Aspettò che il cameriere andasse via per far preparare la sua ordinazione, ma rimase lì fermo.

Izzy alzò lo sguardo verso di lui e notò che lui le stava sorridendo, mostrando dei denti bianchi e dritti che componevano il sorriso più bello che lei avesse mai visto. Non riuscì a concentrarsi molto, ma il viso del ragazzo le rimase impresso nella mente come una fotografia. Aveva i capelli biondi e spettinati e la pelle bianca, quasi candida come quella di Izzy.

Improvvisamente lei si chiese come mai un ragazzo del genere facesse il cameriere in un bar piuttosto che il fotomodello per la Calvin Klein.

«Non crede di star bevendo troppi caffè, signorina?
Le si rovineranno i denti e di conseguenza il sorriso» Izzy rise, un po' per l'imbarazzo e un po' per la gentilezza del ragazzo. Nessuno le aveva mai parlato in modo così formale, trattandola con rispetto.

«Non riesco a resistere al caffè» Ammise, poggiando il viso su una mano e continuando a guardarlo.

«Be', dovrebbe. Insomma, ha mai visto il suo sorriso allo specchio?
Non merita di rovinarsi così tanto»
Fece segno con la mano verso la sedia ed Izzy acconsentì a farlo sedere.

«Pare lei ci tenga molto, signor...» Con una mano lo invogliò a parlare.

«Byron Allen» Le allungò la mano che lei subito strinse.

«Isabelle Joyce, per gli amici Izzy. E puoi darmi del tu» Gli sorrise amichevolmente.

«Perché preferisci Izzy ad Isabelle?» La guardò con fare serio che quasi spaventò Izzy.

«Perchè quando uscì Twilight mi chiedevano se mi facessi chiamare Bella come la protagonista...» Byron rise. Aveva una risata profonda, cristallina e rassicurante. Izzy si sentì avvolta in quella splendida voce e rise anche lei, ma di cuore, come non aveva mai fatto prima.

«Peccato, Izzy: Isabelle è un nome così fine ed elegante... Ti si addice molto, lo sai?»

«Grazie, Byron, sei molto gentile» Izzy gli sorrise, di nuovo: quasi le facevano male le labbra per quanto stava sorridendo.

«Allora, il caffè lo vuoi ancora?» Chiese Byron, alzandosi dalla sedia.

«Volentieri» rispose.

«Smonto tra dieci minuti: se aspetti, lo prendiamo insieme un caffè, magari un espresso... Vedi che non vorrai mai più bere caffè americano dopo aver provato l'espresso: è il nettare degli dei!» Byron disse il tutto con fare teatrale. Izzy si convinse a prendere l'espresso e ad aspettare Byron.

Stava scrivendo degli appunti di fisica quando il ragazzo si sedette al suo tavolino.

«Cosa studi?» Lei sobbalzò, non accortasi della sua presenza.
«Fisica» rispose, dopo essersi ripresa.
«Che corso frequenti?» Byron lanciò un'occhiata interessata agli appunti della ragazza che, un po', la mise in soggezione.

«Astrofisica»

Era fiera del percorso che stava intraprendendo poiché essere una scienziata l'aveva sempre affascinata. Iniziava a sentire che il suo puzzle si stava completando, pezzo dopo pezzo.

«Interessante...
Io mi sono laureato in matematica a Princeton»

Izzy immediatamente sbarrò gli occhi.

«Laureato in matematica a Princeton?» Chiese, perplessa.

«So cosa ti starai chiedendo: perché fai il barista se sei laureato in matematica a Princeton?
Mi servivano i soldi e non riuscivo a trovare un posto con la mia laurea, così ho accettato la prima cosa che mi venisse offerta. Lavoro qui da circa dieci mesi, ma presto probabilmente insegnerò matematica in un liceo» Disse tutto con estrema fierezza, nonostante non facesse il lavoro per la quale aveva studiato.

«Io in realtà mi stavo chiedendo quanti anni avessi...» Izzy abbassò lo sguardo. Laureato? Di già?

«Ah... Ne ho ventisei, comunque» Byron continuò a sorriderle, ma Izzy smise.

«E perchè ti servono i soldi?» Chiese, più per sembrare interessata che per un reale interesse.

«Ero fidanzato con una ragazza fino a due anni fa e ho scoperto di essere padre. Devo occuparmi, in qualche modo, di mio figlio» Izzy, senza conoscerne il reale motivo, iniziò a sorridere di nuovo, sorseggiando l'espresso che le era stato portato.

«È davvero un bel gesto... Devi essere una bella persona» Izzy subito si maledì: non voleva pensasse che lei potesse provare qualcosa per lui, anche una semplice attrazione fisica.

«È solo il mio dovere, Izzy, non faccio nulla di speciale»

«Hai rinunciato ai tuoi sogni immagino» Disse lei.
«Non c'è alcun sogno che tenga quando devi occuparti di tuo figlio» Lui le sorrise e provò ad allungare la mano verso la sua, stesa sul tavolino. Lei si ritrasse.

«Io non lo farei» Scosse la testa lei.
«Tu non sei genitore» Rispose lui.
«Ho diciannove anni, è una benedizione che non ci sia un bambino che mi stia tra i piedi» Sbuffò lei, inacidita.

«Sei strana... Sembra non ti piacciano le persone»
«Non mi piacciono i bambini» Lo corresse.
«I bambini sono persone» Byron sembrava un suo coetaneo... Come poteva avere ventisei anni?
Non se ne capacitava.

«Hai ragione» Non volle tirare per le lunghe quel discorso inutile con un uomo appena conosciuto. Voleva solo divertirsi e passare del tempo in modo diverso. 

Si trattenne per decine di minuti al bar con Byron. Si era rivelato un uomo profondo, dolce, gentile e premuroso. Inoltre non aveva fatto accenno al colore dei capelli di Izzy come aveva fatto Mark. Lo stesso Mark che li fissava da cinque minuti dall'altro lato del bar.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro