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Prologo

Arrotolando attorno al suo indice destro una ciocca di capelli color rame, Izzy iniziava a capire quanto odiasse la sua vita.
Osservava un cielo blu pieno di stelle e si sentiva una piccola, infinitesimale parte di un universo immenso. E nonostante il cielo fosse bellissimo, lei ne era terrorizzata.

Aveva appena lasciato il lavoro per mettersi in pari con i suoi amici e finalmente incominciare l'università. Da piccola era molto studiosa e diligente, ma a causa delle sue amicizie sbagliate, che aveva stretto durante la scuola superiore, Izzy si era ritrovata con una media poco più che sufficiente e aveva visto sfumare per sempre l'idea di una borsa di studio per un prestigioso college. Poco le importava, neanche voleva andare in un posto pieno zeppo di ragazzi con la puzza sotto il naso...

I suoi capelli le cadevano sulle spalle in dolci boccoli e con i suoi enormi occhi verdi osservava per l'ultima volta il cielo e ciò che la circondava; viveva in città, ma la sua casa era poco più distante dalle strade trafficate ed aveva uno spazio piuttosto ampio dinanzi la porta d'ingresso.

Era seduta sul davanzale della sua finestra con le gambe penzoloni. Era estate e l'aria fresca della sera era paradiso per la sua pelle.
Osservava le sue gambe, chiare come nuvole, e i suoi piedi coperti da calzerotti neri.

Osservava il panorama di fronte a lei: le auto, nonostante fossero le ventitré passate, erano ancora numerose. Le strade, grigie e infinite, erano illuminate da lunghi lampioni grigi, ma più chiari dell'asfalto. C'erano anche alcuni prati fioriti, poco distanti dalla superstrada, ancora intatti dopo la pulizia fatta il sabato precedente e Izzy si chiedeva quanto ci avrebbero messo gli automobilisti a sporcare di nuovo quei prati; aveva scommesso cinque dollari con sua sorella che sarebbe stato sporco prima del venerdì successivo.

Aveva diciannove anni e per lei si prospettava già una vita disastrosa: in fondo sapeva bene che se non si è un genio del marketing o cose simili, non si avrà mai successo nello stato dell'Ohio.

Sbuffò perché il pensiero di aspettare un uomo facoltoso che le mettesse l'anello al dito la disgustava, e non poco.
Era sempre stata una femminista convinta, uno spirito libero e sapeva che avrebbe dovuto farcela con tutte le forze che aveva in corpo, perché dipendere da un uomo per il resto della sua vita era la cosa più umiliante, secondo lei.

«È il 2017» ripeteva sempre «e le donne valgono tanto quanto gli uomini. Le donne possono fare tutto se vogliono, persino diventare presidente degli Stati Uniti.»

La sorella più piccola, Rebecca, le ripeteva sempre che però aveva vinto Trump nel 2016 durante le elezioni presidenziali e Izzy ammutoliva, nonostante volesse buttare fuori tanto veleno contro quell'uomo.

Continuava a far dondolare le gambe nel vuoto più assoluto.

Prese il suo cellulare dal davanzale e lo controllò.
Dieci nuovi messaggi, tutti dalla stessa persona, Carlotta.

3.24 P.M

Izzy

4.32 P.M

Izzy per piacere, rispondi: dobbiamo parlare

5.16 P.M

Ci incontriamo al dark moon alle sette?

7.03 P.M

Izzy, io sono qui, ti aspetto

8.20 P.M

Sto aspettando da un'ora, che ne dici di leggere i miei messaggi?

9.10 P.M

Voglio chiarire con te, ne ho bisogno per poter continuare le mie vacanze estive in tranquillità.

9.45 P.M

Izzy sto per morire, vuoi che me ne vada da questo mondo senza parlarti?

10.33 P.M

Mi porterai sulla coscienza, stronza

10.56 P.M

Ho fatto bene a scopare con Jonas, così la prossima volta impari a fare la puttana

11.04 P.M

E non tornerà da te.

«Troia» sussurrò sottovoce, gettando violentemente il cellulare sul suo letto, dietro di lei.

Sospirò e si rese conto, alzando gli occhi al cielo, che l'universo aveva deciso di donarle, per quella sera, la splendida vista del Cigno, la costellazione che più l'aveva affascinata durante i suoi studi di astronomia. Sapeva che era chiamata "Croce del Nord" ed era una costellazione visibile in estate e nell'emisfero boreale. La costellazione faceva riferimento a due miti della mitologia greca.

Il primo faceva riferimento a Cicno, figlio di Poseidone che si era trasformato in cigno e l'altra a Zeus che, invaghitosi della ninfa Nemesi, si era trasformato in cigno per procreare con lei. Da questa coppia sarebbe poi nata Elena, uscita da un uovo dal guscio d'oro. Altri pensano, più semplicemente, che Zeus abbia insidiato Leda, regina di Sparta e moglie di Tindaro, la notte stessa delle sue nozze. Sarebbero poi nati quattro bambini: Castore e Polluce, denominati anche Dioscuri, Clitemnestra, figlia del marito Tindaro ed Elena, figlia del Dio dell'Olimpo Zeus.
Ridacchiò. Quanto poteva essere buffa ed intrigante la mitologia greca?

Nonostante alle superiori avesse avuto un notevole calo, Izzy adorava l'astronomia e l'epica, in particolare quella greca. Non l'aveva studiata sui libri di scuola, ma adorava viaggiare con la mente grazie ai poemi omerici, tanto che decise di studiarli da autodidatta.

Era molto evidente come gli eroi greci ci tenessero alla gloria; la desideravano a dal punto da impazzire, persino morire, perché la gloria era qualcosa di potentissimo, che li avrebbe fatti vivere in eterno.
Orgogliosi, testardi e molto litigiosi: ecco com'erano gli achei e i troiani durante la guerra di Troia e forse anche lei era, in fondo, un guerriero greco.

Con le gambe penzoloni guardò un'ultima volta la sua Cleveland: guardò i prati fioriti e le auto veloci; guardò i lampioni e il cielo stellato; guardò il cigno e una lacrima rigò il sul suo volto.

Capì che era arrivato il momento anche per lei di volare.

Capì che doveva difendere il suo onore più di qualsiasi altra cosa.

Guardò le gambe penzoloni e i suoi calzerotti neri, alzò gli occhi verso le stelle.

«Uno» bisbigliò, mentre con l'ausilio delle mani si alzava un po'.

«Due» La sua voce era rotta.

«Tre» Avvicinandosi accuratamente al bordo del davanzale volò via, come il Cigno che le stelle le avevano mostrato.

Sentì l'aria tra i capelli e sulla pelle e poi non sentì più niente, non vide più niente se non il buio.



Hiii everyone!
Wow, non posso crederci che dopo tanta, tantissima inattività su Wattpad sia riuscita a pubblicare una long (fatto stranissimo perché mi annoia da morire scriverle).
Nonostante possa sembrare una storia triste, non lo sarà: ho molto bisogno di scrivere cose reali e possibilmente non troppo tristi, è un periodo stranissimo per me ed è una necessità scrivere.
Probabilmente, come tutte le mie storie lunghe, saranno pochi a leggere questa storia, ma poco importa perché questa è una specie di terapia e siccome senza Wattpad mi sono resa conto di avere una vita banale e triste, ho deciso di pubblicarla qui.
Sono veramente felice ed emozionata di essere tornata e, soprattutto, di aver scritto questa storia. Non voglio dilungarmi molto perciò sarò breve e coincisa: proverò a pubblicare un capitolo a settimana, farò quel che posso. E niente, spero che questo prologo piaccia a quei pochi lettori e se volete scrivete un parere, ne sarei felice.
Un bacio,
Flavia.

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