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Capitolo 9. Scambio di appunti

Decisero di separarsi. Beh, in realtà fu Polnareff a decidere per entrambi... Ma era una decisione in accordo comple-

-Te lo puoi anche scordare!-

Ok, non lo era. Scherzavo.

-È un piano perfetto: io indago sull'amuleto insieme agli archeologi della Speedwagon nella loro sede francese e tu continui ad andare all'Università! Ti sei già perso due settimane, non vorrei che rimanessi troppo indietro...-

-Sei serio? Anch'io voglio esserci quando lo troverete!-

-L'Università, ora, è molto più importante per te. Semmai, posso chiamare monsieur Joestar se ho bisogno di aiuto!-

-Non l'hai detto sul serio.-

Disse Jotaro, fulminandolo con gli occhi. Polnareff rimase impassibile per dieci secondi prima di sospirare.

-No, hai ragione. Non chiederei mai il suo aiuto.-

-E quindi?-

-Ehi, non mi parlare con quel tono! E adesso sturati bene le orecchie, giovanotto!-

-Giovanotto?-

-A volte ho come l'impressione che tu ti dimentichi del fatto che sono più grande di te solo perché sei più alto.-

Jotaro alzò gli occhi al cielo.

-Andiamo, Jotaro: ho finito i miei studi solo dopo aver girato il mondo alla ricerca di J. Geil e non voglio che anche tu lasci che i tuoi studi passino in secondo piano. Tu devi andare a scuola mentre io mi occuperò del resto: mi sono diplomato apposta!-

Disse Polnareff, mostrando di nuovo il suo distintivo. Jotaro esitò e poi si arresse.

-D'accordo. Hai vinto.-

-Fantastico!-

-Ma se ti succede QUALUNQUE COSA, prometti di chiamarmi!-

-Lo farò. Ed anche tu puoi chiamarmi se hai emergenze.-

-Che numero dovrei chiamare?-

Polnareff sembrava star aspettando solo quella domanda: tirò fuori la targhetta che aveva mostrato a Dingo.

-Questa è la mia scheda d'ingaggio! Ci ho scritto il numero del mio ufficio. Se non rispondo, chiama la sede centrale della Fondazione Speedwagon. Lavorerò con loro perché sembravano interessati al metallo.-

-Immagino tu non possa darmi il loro numero adesso.-

Polnareff si guardò intorno, circospetto.

-Ci sono troppe orecchie indiscrete. Ma sono certo che il signor Joestar può darti il numero, quindi...-

-Sì, chiedo a lui, ho capito.-

I due rimasero in silenzio per un poco, mentre arrivava la prima chiamata per un volo a Parigi.

-Questa è per me.-

-Anch'io sarò prudente. Se gli amici di Francis sono tornati in Florida, è possibile che sappiano già della sua morte e mi stiano cercando.-

-Certamente. E ovviamente me lo dirai.-

-Sicuro.-

I due si batterono il pugno.

-Ci vediamo!-

-Ok.-

E il francese se ne andò, salutando, dirigendosi verso il suo gate. Jotaro rimase da solo.

-Anch'io devo tornare in Florida... Il prossimo volo per Orlando parte tra un'ora. Mi chiedo se avrò abbastanza soldi per prendermi anche un taxi al ritorno.-

Si diresse verso un ristorante e disse, sovrappensiero:

-Mi serve la patente.-

Appena tornato a scuola, si rese presto conto che c'era già la fila per passargli gli appunti.

"Santo cielo... Ma sul serio?"

-Jotaro! Io mi sono appuntata ogni singola lezione!-

-Ma se stavi mezza addormentata sul tavolo. Io, al contrario, ho segnato anche quello che ha detto in classe.-

-No che non l'hai fatto! Non ascoltarla...-

-Non ascoltare nessuna di loro due.-

Disse Cassidy.

"Non lei..."

Gli mostrò il suo quaderno di appunti, estremamente articolato e dettagliato schematicamente.

-Questo dovrebbe andare bene. Mi sono scritta TUTTO quello che il professore ha scritto sulla lavagna. E, già che ci siamo, cosa è successo durante quel litigio?-

Poi, la sua salvatrice: Marina entrò in classe col fiatone.

-Menomale, non sono in ritardo... Dannato autobus.-

Jotaro si alzò e si scrollò di dosso il quaderno.

-Jotaro, dove stai...-

Disse la ragazza, afferrandogli il polso per fermarlo. E quella fu la goccia che fece traboccare il vaso.

-Stai zitta! Questo è troppo! Non è abbastanza chiaro che mi stai infastidendo? Non è difficile da capire!-

E si liberò dalla stretta. Marina sapeva che quel giorno sarebbe arrivato prima o poi: aveva ragione sul fatto che le persone come Nora e Cassidy gli davano sui nervi.

"Magari oggi è meglio se non gli parlo e lo lascio in pace..."

Ma mentre si stava dirigendo verso il suo posto, si accorse che Jotaro stava in mezzo al passaggio.

-Ehm... Jotaro... Potresti spostarti così...-

-Tu hai preso appunti, dico bene? Mi fai copiare?-

Nella classe calò un silenzio glaciale a quella richiesta, come anche Marina. Non sapeva assolutamente cosa rispondere. Ovvio era che volesse dire di sì, ma che cosa avrebbero pensato di lei le sue compagne di corso? Era esattamente quello il discorso che aveva fatto a Caroline...

~

-Ha perso due settimane di corso, ed io ho intenzione di passargli i miei appunti.-

Caroline la stava ascoltando mentre masticava una gomma.

-Uh-uh.-

-È un buon inizio per una conversazione, non pensi?-

-Uh-uh.-

Marina cominciò a fare avanti e indietro sul tappeto del salone, con il quaderno in mano come se dovesse parlare con Jotaro tra sole poche ore, il che non era esattamente falso.

-Quindi poi ci sentiremo più amici e magari, quando trovo il coraggio, forse, e dico forse, accetterà di uscire con me!-

-Uh-uh.-

-Dovrei invitare anche qualcun altro, così non sembra un appuntamento anche se lo è?-

Quella fu l'ultima volta in cui Caroline aspettò a rispondere.

-Ngh... Non mi stai aiutando, Carol! Non so che fare!-

-Hai già avuto degli appuntamenti prima d'ora, immagino...-

-Beh, sì, però...-

Rispose Marina grattandosi la nuca ed arrossendo. Caroline intuì subito cosa intendesse e quasi scoppiò a ridere:

-Oh, Dio... Sei ancora vergine?-

-Perché ti importa di questa cosa?-

Caroline non ce la fece più e scoppiò in una risata sfrenata:

-Non riesco a crederci! Sei ancora una verginella!-

-È irrilevante! Ho avuto due ragazzi prima d'ora... Ma sono stati loro a chiedere a me di uscire!-

-E non siete arrivati fino a quel punto...-

Marina divenne completamente rossa.

-No...-

Caroline prese a ridere ancora più forte.

-E va bene! Sono vergine! E allora? Bisogna per forza perderla prima dei diciott'anni? Smettila!-

-Scusami! Scusami...-

Fece Caroline, riacquistando l'autocontrollo.

-Hai ragione, sono stata una stupida... Non importa. Sopattutto se nessuno di loro era quello giusto. Perdonami.-

Marina fece l'offesa per un pochettino, ma la perdonò immediatamente.

-Come farò? Sei stata tu a chiedere ad Ethan, giusto?-

-Certo che sì. Mi andava dietro palesemente, ma sapevo che non si sarebbe mai fatto avanti per primo...-

-E come?-

-Ascoltami bene.-

Caroline si sedette sulle sue ginocchia, come per darsi più importanza.

-Credo che tu debba solo essere diretta con lui. Ai ragazzi piacciono le donne che non hanno paura di stare in una relazione.-

-Ma io ce l'ho...-

-Lui non lo deve mica sapere. Devi far finta di essere tranquilla. Dagli i tuoi appunti e se coglie il messaggio, vedrai che, uno come Jotaro, sarà sicuramente lui a chiederti di uscire. Dopotutto, noi siamo le sue uniche due amiche in tutto l'istituto, dico bene?-

Marina fissò i suoi appunti, insicura.

-Posso chiederti un parere onesto?-

-Riguardo a cosa?-

Fece Caroline risedendosi, sputando la gomma in un pezzo di carta per buttarla al secchio.

-Tu pensi che io abbia davvero speranze?-

-Ascolta, Marine: noi siamo le prescelte. Tu sei la prescelta. Hai detto che non sopporta Cassidy e le altre ragazze petulanti, vero?-

Marina annuì.

-E allora tu sei l'unica. Lasciati andare e chiediglielo. Cosa potrebbe accadere di così terribile?-

-Potrebbe dire di sì...-

Caroline sorrise.

-Allora ti lascerò l'appartamento per una sera.-

Marina sospirò, sentendosi infinitamente meglio.

-Grazie, Caroline. Tu sì che sei un'amica.-

E si abbracciarono.

~

Jotaro guardò Marina: certo che ce ne stava mettendo di tempo a rispondere e il professore stava entrando.

-Lo prendo per un sì.-

Disse, tornando a sedersi. Marina rimase in piedi imbambolata per altri cinque secondi, rossa come un peperone, e poi camminò meccanicamente fino al suo posto, con la testa turbinante di pensieri:

"Mi aspettavo di tutto, però QUESTA... Era l'ultima cosa SULLA TERRA che pensavo sarebbe mai successa... Oh Gesù... E ora come mi comporto? Non lo so!"

Non riuscì a togliersi di dosso quella sensazione di nervosismo nemmeno alla fine della lezione. Tutti i componenti della classe le lanciarono occhiate inviperite mentre uscivano.

"Oh no... Tutte le ragazze cominceranno a detestarmi per questo... Svegliatemi da questo meraviglioso incubo..."

-Marina.-

La ragazza sobbalzò sulla sedia. Non si era accorta di Jotaro mentre si avvicinava e prendeva posto nel banco accanto al suo.

-Oh... Io... Ehm... Come va?-

Jotaro la fissò dritto in volto.

-Posso copiare adesso?-

-Mh... Oh, sì, certamente... Eheh...-

"Ma perché sto ridendo? Un po' di autocontrollo, Marina..."

Gli passò il quaderno senza guardarlo e lui lesse gli appunti a mente, cominciando a scriversi solo le cose che riteneva importanti.

"L'autobus passa tra un'ora e se non mi sbrigo potrei perderlo... Ma non posso tirarmi indietro proprio ora."

Wow, era uno che scriveva a tratto rapido. Non sembrava nemmeno che i suoi occhi si posassero sui suoi appunti: stava solo scrivendo tutto accuratamente e velocemente. Il suo tratto era delicato, rapido ma preciso ed aveva una calligrafia davvero ipnotizzante. Sembra qualcosa di stupido su cui fissarsi, ma Marina non riusciva a staccare gli occhi dalla sua penna.

"Sarà perché è giapponese, ma... Mi piace come scrive. È quasi ipnotizzante..."

Jotaro smise all'improvviso e lo stomaco di Marina tornò a contorcersi.

-Devo prendere l'autobus tra poco. Non riesco a finire di copiare il resto.-

Marina non rispose: non trovava la forza di aprire la bocca.

-Ti dispiace prestarmelo per un po'? Non parlo di ora, con così poco avviso, però magari domani.-

La ragazza deglutì e poi annuì.

-Grazie.-

Fece il ragazzo, ridandole il quaderno. Lei se lo riprese facendo attenzione a non fare nessun contatto con la sua mano, per paura di arrossire ancora di più. Jotaro si alzò, controllando l'orologio da polso.

-Yare yare... Mi devo sbrigare...-

Mentre se ne stava andando con Star Platinum alle spalle, Marina lo fermò:

-"Yare yare"?-

Lui si volse.

-Vuol dire "santo cielo" o... Beh... Qualsiasi imprecazione tu voglia usare dal giapponese.-

-Oh. Mi piace come suona.-

Jotaro si rivolse e se ne andò.

"Fermalo e di' che anche tu hai bisogno di prendere l'autobus!"

Marina non si mosse.

"Perché non ti sei mossa?"

Alla fine, avrebbero comunque presero linee diverse, ma non era quello il punto, o sbaglio?


-Sant'Iddio, Marine: stavo per chiamare la polizia!-

Disse Caroline, aprendole la porta mentre controllava l'ora tarda che si era fatta.

-Qualcuno mi ammazzi...-

Disse Marina, buttandosi di faccia sul divano. Caroline si sedette accanto a lei, confusa.

-Quindi non è andata?-

-Al contrario!-

-Congratulazioni, amica!-

-Tu non capisci! È stato lui a fare la prima mossa!-

Caroline poggiò i gomiti sulla schiena della coinquilina.

-Wow. Che sorpresa.-

-C'è una sorpresa?-

Un ragazzo abbastanza alto con i capelli castani chiaro e gli occhi verdi uscì dal bagno con le mani bagnate.

-Nulla, Ethan, è solo un ragazzo che piace a Marina.-

-Intendi Jotaro?-

Marina alzò la testa ed afferrò un cuscino, colpendo la sua amica mentre diceva:

-Come hai osato dirglielo?!-

-Non gli ho detto niente io!-

Fece Caroline, mentre si difendeva.

-Non l'ha fatto, ma ci sono arrivato da solo, dato che è nella tua stessa facoltà. Non era difficile...-

Marina si ributtò giù a mugugnare e lamentarsi.

-Ahi ahi... Sta proprio ridotta malaccio, eh?-

-Va' via, Ethan, questo è un problema tra donne.-

-No, Ethan, aspetta!-

Il ragazzo preferì dar retta a Marina.

-Cosa significa se è un ragazzo a fare il primo passo in una relazione?-

-Che gli piaci davvero tanto. Di solito i ragazzi sono i più tentennanti quando si tratta di dichiararsi, anche se le ragazze si aspetterebbero il contrario,-

-Senti chi parla...-

Ethan ridacchiò e baciò Caroline.

-Cosa posso dire? Ho trovato te, e quindi è tutto a posto.-

-Gli piaccio? Oh cielo... No. Non per forza. Sono certa che non sia nulla di serio. Mi ha solo chiesto di copiare gli appunti. Solo perché voleva liberarsi di Cassidy.-

-Ugh. Di nuovo lei?-

-Sì, che odio. La sua amica Hellen dà una festa venerdì sera... Ci vado o mi invento una scusa?-

-Chi ha invitato?-

-Tutta la facoltà di biologia, però solo le ragazze. Anche perché Jotaro ha subito detto che non ci sarebbe venuto comunque.-

-La cosa non mi stupisce.-

Disse Ethan.

-Non piace a nessuno. Di maschi, intendo.-

Marina e Caroline si scambiarono un'occhiata confusa.

-Dici sul serio?-

-Sì.-

Aprì una lattina di gassosa e bevve un po' prima di continuare:

-Dicono che ormai tutte le ragazze li ignorano per colpa sua... E poi non parla con nessuno.-

-A proposito di quello... Il suo amico... Com'è che si chiamava?-

Caroline scosse la testa.

-Che ne so?-

-Lui, insomma. Magari sarà meglio chiedergli qualche consiglio...-

-Decisamente no. È un'idea pessima.-

-Lo è?-

-Io vorrei che la persona con cui sto uscendo sia al cento percento se stessa, senza dover ricorrere a stupidi consigli.-

Caroline lo guardò estasiata.

-Ma sentiti... Come fai ad essere così perfetto?-

-Sono ciò che sono, signorina.-

E si baciarono di nuovo. Marina ci stava riflettendo, finalmente seduta mentre abbracciava il cuscino.

"Non posso ancora chiedergli un appuntamento. Gli darò il quaderno e basta. E se proprio dovrà succedere qualcosa, allora avrò un segno dal destino..."

E stava per riceverlo, o dovrei dire che entrambi ne stavano per ricevere uno?

















......
Capitolo corto di passaggio

Scrivere questa storia è una faticaccia... Però ne vale la pena, mi piace scriverla.

I vostri commenti mi fanno sempre piacere, quindi commentate in tanti!

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