Capitolo 8. Il diario
Polnareff fece cadere dei volumi mentre cercava il diario. Jotaro stava sfogliando alcuni libri, in caso in cui DIO avesse deciso di nascondere i suoi appunti in un tomo normale per passare inosservato, ma niente.
-Come possiamo trovare un libro in questo macello? Certo che a DIO piaceva leggere...-
-Conoscendo DIO, la copertina dovrebbe essere nera o rossa. Nessun altro colore.-
-Vero.-
Polnareff lanciò un paio di libri al suo amico perché li controllasse prima di passare ad un altro scaffale. Mentre stava aprendo i libri, Jotaro ne trovò uno chiuso con un lucchetto.
"Eccolo. Deve essere questo."
Provò ad aprirlo con la forza di Star Platinum, ma era impossibile. Ringhiò.
-Che ti prende?-
-Mi sa che l'ho trovato.-
Polnareff scese dalla scala a rotelle e disse:
-Forte! Dentro che c'è?-
-Il problema è proprio questo. Prova a tagliarlo con Silver Chariot.-
Il francese provò a colpire il lucchetto con la spada, ma questa rimbalzò all'indietro, vibrando.
-Ma che...?-
-È come pensavo. Deve essere questo il diario. Ha messo un lucchetto speciale perché nessuno lo aprisse tranne lui.-
Polnareff si stava ancora accarezzando la mano che ancora tremava.
-Ma allora strappiamolo e basta!-
-Fermo: non possiamo fare una cosa così avventata. Se Francis diceva la verità, allora qui dentro è scritto il segreto per ottenere il Paradiso terreste.-
-Fai sul serio? Che ce ne frega a noi di questa cosa? Probabilmente sono solo stronzate, alla fine...-
-DIO era tante cose, ma di sicuro non un pazzoide. Dobbiamo trovare il modo di leggere qui dentro...-
Polnareff sospirò.
-Va bene. Ma non possiamo rimanere bloccati qui entrambi tutto il giorno per trovare una soluzione... Tu resti qui e cerchi di aprirlo usando il tuo stand...-
Jotaro sorrise.
-Che dopotutto è lo stesso tipo di stand di The World...-
-Esattamente. Mentre io vado a chiedere in giro di questo... Tizio, Dingo e dove posso trovarlo.-
Disse, correndo verso le scale.
-Aspetta, però: non mi piace l'idea di doverci separare!-
-Calmati! Sono in grado di badare a me stesso!-
Disse, facendo cenno con Silver Chariot mentre correva all'indietro per guardare il suo amico.
-Facciamo una gara! Se lo trovo prima che tu riesca ad aprire quello, allora...-
-Attento!-
Il ragazzo non si era reso conto che era arrivato alle scale ed inciampò, cadendo. Jotaro lo raggiunse di corsa per vedere come stava: sdraiato ai piedi delle scale, dolorante.
-Ngh... Ahio...-
-E così sai badare a te stesso, eh?-
Polnareff si alzò, arrossendo.
-È stato un incidente! Io me ne vado!-
Jotaro lo guardò uscire e ridacchiò dolcemente.
-Ok, ma ora torniamo seri.-
Disse guardando il diario. Evocò Star Platinum e fermò il tempo. Osservò bene la copertina e i lati per vedere se ci fosse qualche indizio.
-Nulla...-
Il tempo riprese a scorrere.
-Pensavo che siccome era convinto di essere l'unico a poter fermare il tempo, il segreto stava in quello. Quella primadonna...-
Lanciò il diario in aria davanti a sé e cominciò a riempirlo di pugni, tirandolo svariati metri più in là. Lo raccolse da terra: non aveva neanche un graffio.
-È chiaro che questo lucchetto deve essere magico o almeno protetto da uno stand nemico...-
Lo inclinò in tutte le direzioni e lo osservò da tutti i punti di vista, per vedere se avesse mancato qualcosa.
-Assolutamente nulla... Non vedo nemmeno le sue impronte su questo lucchetto. È stato molto prudente... E se... Non fossr lui ad aprirlo, ma un suo sottoposto?-
Scese le scale per andare in una stanza sotto con le finestre e lo espose alla luce del sole. Niente.
-No, eh? Non hai intenzione di scioglierti o sgretolarti come Francis e i germogli di carne? D'accordo, allora...-
Sospirò. Era a corto di idee.
-Ci deve essere per forza una chiave, sennò ci sarebbero dei numeri sopra e non una fessura.-
Stava cominciando a parlare da solo: sentire la sua voce lo aiutava a ragionare con più lucidità.
-Facciamo finta che io sia il bastardo... E devo aprire questo diario quotidianamente o almeno con una regolarità di una o due volte alla settimana. A lui piaceva scrivere... A giudicare da tutti questi libri di legge, ne era interessato. Ironico come uno ingiusto come lui fosse interessato nella giustizia... Quindi... Dove metterei la chiave? Di sicuro in camera mia. Non faceva entrare nessuno, se non per cose importanti almeno.-
Risalì le scale e tornò nella camera buia e priva di finestre, poggiando il diario sulla scrivania per scavare la stanza da cima a fondo. Si mise anche a buttare giù gli scaffali, accendere la luce della scrivania e staccare i quadri per l'eventualità di trovare qualche cassaforte. E non riuscì a trovare nulla. Sospirò di nuovo, sedendosi per terra mentre Star Platinum faceva un altro controllo rapido.
-Va bene. Devo pensare fuori dagli schemi. Non voleva che nessuno lo leggesse, altrimenti Francis avrebbe saputo qualcosa. Quindi lui era l'unico a poter localizzare la chiave. È probabile che Vanilla Ice e Daniel D'Arby avessero provato a sbirciare... E se non ci sono riusciti, può solo voler dire che solo il potere di The World poteva aprirlo. Quindi perché? Che a Star Platinum manchino dei frammenti del potere di The World? Impossibile. DIO era un maledetto vanitoso, ce lo avrebbe mostrato di sicuro invece di tenerlo nascosto. E poi siamo sinceri, Star Platinum lo imparerebbe immediatamente.-
-Ora.-
-Sì, amico, lo penso anch'io. Dovrei bloccare di nuovo il tempo e controllare la stanza in quel modo.-
Si alzò e guardò il suo stand.
-Star Platinum: The World!-
Il tempo si fermò.
"Posso stare così per almeno un secondo, forse un pochettino di più. È mai possibile che ci sia qualcosa in questa stanza visibile solo nel mondo del tempo immobile?"
Mentre girava gli occhi passendo in rassegna ogni singolo angolo, venne accecato da qualcosa.
-Cosa?-
Il tempo riprese a scorrere. Lui si strofinò gli occhi infastidito.
-Che diavolo era quello? E soprattutto, dove?-
Star Platinum stava tenendo gli occhi fissi sull'orologio a pendolo della stanza.
-C'è qualcosa lì, amico? Che cos'è?-
Prese un foglio ed una matita dalla scrivania e glieli porse.
-Disegnalo.-
Star Platinum prese a tracciare velocemente un ritratto identico dell'orologio.
-Questo non mi aiuta molt...-
Se ne accorse solo dopo che finì. Una delle lancette dell'orologio era a forma di chiave.
-Ma che... È questa la chiave?-
-Ora.-
-Questo mi sembrava un sì.-
Piegò il foglio e si avvicinò all'orologio, fermando di nuovo il tempo.
-Ma certo... La lancetta dei secondi... È una chiave, ma con la fine rivolta dritta verso di me, così anche senza bisogno del buio naturale di questa stanza, si camuffa perfettamente e passa per una semplice lancetta alle persone che non possono fermare il tempo e quindi la vedono sempre in movimento. Devo assumere che sono stato accecato dal riflesso della lampada.-
Disse, guardando la lampada accesa prima per controllare i libri. Siccome non c'erano finestre nella stanza, quello era l'unico modo con cui DIO potesse leggere bene, e anche se i suoi occhi fossero capaci di vedere al buio, era probabile che dovesse lasciare un modo ai suoi servitori più fedeli di vederci qualcosa. Come già sapeva, lui e Vanilla Ice erano piuttosto intimi.
-La lampada è sistemata in modo che colpisca sempre la chiave in modo che solo qualcuno che può muoversi nel tempo immobile riesca a vederla. Piccolo furbetto bastardo... Ma io sono ancora più furbo di te.-
Disse, staccando il vetro dal quadrante e afferrando con delicatezza la lancetta dei secondi mentre il tempo riprendeva a scorrere. Un germoglio sbucato da dentro il quadrante gli perforò la mano.
-Merda!-
Buttò a terra la chiave ed afferrò il germoglio, tirandolo fuori prima che potesse raggiungergli il cervello.
"Ed anche se qualcuno avesse anche inavvertitamente scoperto il trucchetto, avevi messo un sistema di difesa, eh? Io non so usare l'Hamon e questa stanza è priva di finestre! Devo..."
Aspettò un secondo per riprendere fiato e poi fermò di nuovo il tempo. Come sospettava, il germoglio poteva muoversi ugualmente e cercò di nuovo di penetrargli la pelle. Star Platinum riusciva a tenere a bada i tentacoli ed a proteggere il suo portatore. Jotaro scese di corsa le scale ed espose il germoglio alla luce del sole mentre il tempo tornava a scorrere. Appena fu colpito da un singolo raggio di sole, il germoglio si disintegrò in una nuvola di cenere e polvere. Jotaro riprese a respirare, e fece un sospiro di sollievo.
-Questi cosi sono ancora vivi anche se quel dannato vampiro è morto? Questa è un'informazione degna di nota... Ma Francis non era controllata da uno di questi, questo è certo.-
Boccheggiò, guardando il foro sulla sua mano.
-Prima il petto, l'addome, la guancia e adesso questo? Che strazio...-
Salì al piano di sopra e raccolse la chiave per aprire il diario. Appena lo aprì, cominciò a leggere tutto. La maggior parte erano informazioni di poca importanza, come quello che aveva fatto quel giorno, quante persone aveva ucciso (oppure con quante aveva fatto sesso, perché a quanto pare anche quella era un'informazione di rilevanza per DIO) e dove si trovassero i suoi tirapiedi e a che punto stavano Jotaro e i suoi compagni. E poi lo trovò.
-Come ottenere The World Over Heaven e riportare il Paradiso terrestre... Francis non mentiva, dopotutto.-
Cominciò a leggere più attentamente.
-Per riportare il Paradiso, mi servirà un'anima di una persona di cui mi possa fidare, un amico, e tutte queste strane parole...-
Cercò di memorizzarle e Star Platinum gli diede una mano. Appena finito, proseguì:
-Deve essere fatto nel giorno della luna nuova. Questa poi. Però... Non credo che DIO intendesse il tipo di Paradiso a cui pensavo io... Piuttosto ad un potenziamento del suo stand o qualcosa di simile...-
Jotaro rilesse tutto finché non se lo imparò a memoria.
"Non posso lasciare che finisca nelle mani di nessuno, nemmeno di Polnareff. Gli voglio bene ed è mio amico, ma è vero che ha la lingua lunga..."
Tastò le sue tasche per cercare un accendino e poi si ricordò:
"Oh. Vero. Non fumo più. Un punto per me, però..."
Cercò nei cassetti, sicuri di aver visto un pacchetto di fiammiferi ed infatti lo trovò. Ne accese uno e lo avvicinò al diario, per poi poggiarlo a terra e guardarlo bruciare lentamente, venendo consumato dalla fiamma e diventando nulla più che un cumuletto di ceneri.
-E anche questa è fatta. Nessuno se non io saprà cosa c'era scritto lì dentro...-
Sbuffò un po' d'aria e guardò l'ora sul suo orologio da polso.
-Mi ci è davvero voluta un'ora intera per risolvere questo puzzle? Cavoli, che lentezza... Ma Polnareff non è ancora tornato e quindi indovina un po' chi vince?-
E si diresse verso l'uscita, sperando di non dover mai più rivedere quel posto in tutta la sua vita.
Polnareff aveva già chiesto ad almeno tre persone: nessuno sembrava sapere chi fosse.
-Ma che diavolo? Pensavo che le persone in quest'area si conoscessero tutte tra di loro!-
Mugugnò.
-Beh... Io vengo da una cittadella francese in un buco di nulla, quindi non posso parlare per tutti... Il Cairo è davvero grande.-
Guardò che ore si erano fatte su un televisore in vendita.
-Sono già passati quarantacinque minuti? Oh, cavoli...-
Chiese ad un altro paio di persone prima di avere un'illuminazione:
-Un attimo; ho l'approccio sbagliato! Perché chiedere a dei normali cittadini quando posso chiedere alla rete di vagabondi e senzacasa? Avdol ha detto che sono una grande rete cooperativa che sa tutto di tutti!-
Sorrise e cominciò subito a cercare. Le strade del Cairo erano facili da navigare, a differenza di altre città che i Crusaders avevano visitato durante il loro viaggio. Si rese conto che l'ultima volta non aveva avuto tempo di visitare per bene il posto, data l'urgenza della loro missione, e si accorse che gli piaceva molto. Capiva bene perché al suo amico Avdol piaceva vivere lì. Sembrava un posto rasserenante, grande ma familiare.
-Qualunque cosa dica Jotaro, sono contento di esserci tornato. Mi sto godendo il paesaggio ancora di più ora che la vita di Holly non è in pericolo... Ora che ci penso... Io non ho mai incontrato Holly. Dovrei chiedere a Jotaro su presentarmela, uno di questi giorni...-
Non riuscì nemmeno a finire di parlare che fu assaltato da tre persone.
-L'abbiamo preso!-
-Questo pollo di un turista è caduto dritto nella nostra trappola!-
-Ora dacci tutti i tuoi soldi!-
Polnareff sussultò:
-De quoi?!-
Ne colpì uno con un calcio ed un'altro con l'elsa della spada di Chariot, ma il terzo riuscì ad attaccarsi alla sua gamba.
-L'avete voluto voi!-
Tagliò quello sulla gamba e lo allontanò con uno strattone. Gli altri due si erano ripresi e gli andarono contro.
"Merda! Come posso farmi risparmiare? Trovato!"
-Smettetela! Sono un amico di Mohammed Avdol!-
Si fermarono immediatamente.
-Sei uno degli amici di Avdol?-
-Porca troia, ha funzionato sul serio?-
-Conosciamo Avdol!-
-Era un uomo così gentile! Ci dava sempre una mano e a volte si fermava a condividere un pasto!-
-Perché sei così sorpreso dal fatto che lo conosciamo?-
-È che...-
Tossicchiò e ritirò Silver Chariot, che stava dietro di loro pronto a tagliar loro la testa nel caso in cui la sua idea non avesse funzionato o facessero qualche passo falso.
-Nessun motivo in particolare.-
-Povero Avdol... È scomparso dalla circolazione circa tre anni fa, tornava per poco tempo e poi ripartiva e poi dei tizi ci hanno detto che è morto.-
-Quali tizi?-
-Avevano...-
Uno di loro mimò un cappello sulla sua testa.
-Un cappellino con la sigla SPW sulla testa...-
"I dipendenti della Speedwagon sono stati qui?"
-Non parafrasarlo in questo modo!-
Disse un altro, dando una botta sulla nuca al compagno.
-Li abbiamo solo origliati mentre ne parlavano in città.-
"Ah. Ora ha più senso la cosa."
Pensò Polnareff, ridacchiando.
-Hanno detto che un'anima coraggiosa lo ha seppellito... Si chiamava Pornaref Jon... Qualcosa...-
-Intendi Jean Pierre Polnareff?-
I tre annuirono insieme. Il francese sorrise e si mise in posa, manco dovessero fargli un ritratto.
-La vostra ricerca è finita: Polnareff sono io!-
I tre lo fissarono con ammirazione.
-Come potremo mai ripagarti?-
-Mi serve un'informazione: chi è Dingo e dove si trova?-
-Intendi il vecchio pazzo? Continua ad insistere dicendo che qualcuno gli ha fregato la merce. Ma non c'era nessuno quel giorno...-
-In che senso?-
Uno dei tre si prese la briga di spiegare meglio:
-Era dicembre dell'anno scorso e in giro non c'era un'anima tranne noi, sicomme era notte. Avevamo il turno, quindi siamo rimasti ad aspettare che passasse qualcuno, chiunque. Ma così all'improvviso lui si è alzato urlando "CHI L'HA PRESO?!". Visto che non c'era nessuno in giro tranne noi, la colpa ricadde su noi poveri innocenti, ma la cosa strana è che non ci ha nemmeno detto cosa era che aveva perso!-
Polnareff continuò a pensare, facendo due più due.
-Forse so che cos'era... Potete andarmelo a prendere?-
-È facile chiamare Dingo.-
-Devi solo dire Dingo Dango e battere le mani una volta.-
Polnareff era piuttosto scettico.
-Uh?-
-Dillo.-
-Dingo Dango?-
Uno di loro batté le mani e:
-Hai chiamato?-
-AH!-
Polnareff sobbalzò, spaventato. Dietro di lui era apparso un vecchietto basso e piuttosto inquietante. Aveva pochi capelli, tutti grigi, e la pelle rugosa e abbronzata. Degli occhi piccoli e neri e dei denti giallastri.
-Fa sempre così?-
-Sì.-
-Che volete voi tre? Io non vi parlo più, ho detto!-
I tre sbuffarono e lasciarono che fosse Polnareff a prendere la parola:
-Signore. Salve. Sono qui per farle un paio di domande...-
-Sei associato con quei tre?-
-Assolutamente no.-
Uno dei tre protestò:
-Ehi!-
Ma fu messo a tacere dalla gomitata di un altro.
-Allora chiedi pure.-
-Lei ha mai fatto affari con un certo DIO? Un uomo alto e biondo che sembrava un morto che camminava?-
-Chi?-
Polnareff sospirò.
-Lasci stare. La conosce?-
E mostrò la foto di Enyaba. Gli occhi di Dingo brillarono.
-Oh, sì. Era proprio una stella...-
"Intendi con una massa enorme?"
-Mi aveva chiesto di darle una placca intera di metallo dorato. Probabilmente non sapeva nemmeno che non era vero oro, le ho spillato un bel po' di soldi...-
Polnareff si mise a pensare e notò la mano di Dingo che si avvicinava alla sua cintura, e quindi al suo portafoglio. Lo pizzicò con la spada di Chariot.
-Ahio! Ma come...?-
-Continua.-
Disse il francese, con uno sguardo glaciale. L'uomo si arrese all'idea che non sarebbe stato in grado di derubarlo e continuò:
-Nient'altro. E sembrava interessatissima a quella placca. E invece questi tre...-
-Ci risiamo.-
Disse uno dei tre tra i denti, esasperato.
-Che cosa avrebbero rubato da lei?-
-Un amuleto! Un amuleto fatto dello stesso metallo che ha preso la signora!-
-Capisco. E lei non ha prove che siamo stati loro?-
-Certo che sono stati loro!-
Sputò per terra.
-Non c'era nessun altro!-
-Non ci siamo neanche mossi!-
Polnareff zittì i tre con un gesto della mano.
-Va tutto bene. So io cosa devo fare...-
Polnareff tirò fuori la sua carta d'ingaggio dalla tasca.
-Detective privato Jean Pierre Polnareff! Prenderò il suo caso e scoprirò chi le ha davvero rubato l'amuleto!-
Ci fu una breve pausa di silenzio. Dingo tentò di darsela a gambe.
-Ehi!-
Chariot lo fece inciampare.
-Che problema c'è?-
-Ma perché voi tre bastardi state parlando con uno sbirro? Lo sapevo che volevate solo incastrarmi!-
-È un amico di Avdol.-
-Woah, ehi! Non sono uno sbirro! Sono un detective! E sono disponibile ad accettare il suo caso, quindi si faccia aiutare e basta.-
Dingo ci pensò su.
-Se puoi davvero occupartene senza impiego...-
-Certo che posso: ma l'impiego c'è, vorrei essere pagato.-
-Ok, me ne vado!-
Chariot lo fermò di nuovo.
-Ma come ci riesci?-
-Aspetti, la prego! Non deve essere per forza con i soldi, posso anche accettare qualcosa dal suo negozio. O una cosa a caso...-
Dingo ci riflesse ancora.
-D'accordo. Non so perché questo caso ti stia tanto a cuore, ma puoi anche ignorare l'amuleto, se vuoi, o te lo tieni se lo ritrovi. Quello che rivorrei indietro è il tappeto che mi hanno rubato lo stesso giorno! L'aveva tessuto la mia nipotina e vale un sacco di soldi!-
-Ci hai rotto le scatole per un anno intero per un cavolo di tappeto?-
-Zitti, voi tre. Accetto con entusiasmo.-
E strinse la mano rugosa di Dingo.
-Se non risolvi questa faccenda in due settimane, credimi, ti troverò. Ed io ho occhi ovunque!-
Polnareff rise nervosamente.
-Naturalmente...-
Si separò dal gruppo di strambi e tornato sulla via principale sentì qualcuno che lo apostrofava:
-Certo che ce ne hai messo di tempo...-
-Jotaro! Oh, cavolo, sono in ritardo?-
-Già.-
Polnareff sospirò.
-D'accordo. Hai vinto tu. Se proprio insisti, possiamo partire ora ed evitare il cimitero.-
Jotaro si grattò la nuca, fissando il suolo.
-Veramente volevo andarci. Se è così importante per te...-
-Aspetta, dici davvero? Ma hai vinto la scommessa!-
-A chi importa? E poi io non avevo scommesso su nulla...-
Polnareff sorrise.
-Grazie mille, Jotaro!-
Mentre si avviavano, il francese chiese:
-E comunque cosa c'era scritto sul diario?-
-Un mucchio di stupidaggini. Non pensarci più.-
I due percorsero le strade fino ad arrivare al punto dove avevano seppellito il loro amico. Polnareff si chinò su un ginocchio.
-Ehi: sono io. È passato un po' di tempo, vero?-
Cercò i fiori nella sua borsa.
-Dovete scusarmi, ma sono un po' schiacciati... Spero che vi piacciano lo stesso.-
Jotaro lo guardò silenziosamente mentre diceva ciò e toglieva i fiori appassiti che avevano lasciato a gennaio per sostituirli con quelli nuovi.
-Con me c'è anche Jotaro! Ci tenevamo davvero tanto a salutarvi. O almeno, io ci tenevo. So che ora state insieme e spero che siate felici.-
Delle lacrime cominciarono a rigare le sue guance. Jotaro lo fissò mentre si metteva a pregare in ginocchio come facevano i cattolici. Rivolse gli occhi al cielo e poi sbuffò, decidendosi: si mise in ginocchio proprio accanto all'amico.
-Mh?-
-Sto pregando come si fa in Giappone.-
-Aaaaw... Jotaro...-
-Stai zitto! Tutto ciò non è mai successo!-
-Quindi a te importa di loro...-
-Che cosa ho appena detto?-
Polnareff teneva gli occhi fissi su di lui, sorridendo.
-Santo cielo... Va bene, è così! Sei contento?-
-Molto.-
-Non dirlo a nessuno...-
-Andiamo... Lo sai che mi vuoi bene...-
-...Forse.-
Rispose, evitando di guardarlo.
-Ah! Non hai detto di no!-
-Adesso basta! Andiamo!-
Disse Jotaro, rialzandosi.
-Pensavo che saremmo rimasti in Egitto per mesi, ed invece ci è voluto un giorno solo.-
-Va bene, va bene...-
Polnareff si alzò dopo aver fatto il segno della croce e cercarono un taxi per tornare all'aeroporto.
.....
Heya!
Dovevo postare ieri, ma ho dovuto fare i compiti di filosofia.
Ma vi rendete conto? Si è permessa pure di dare compiti...
Comunque il prossimo è un capitolo un po' di passaggio...
Vabbò: commentate in troppi
E comunque, tanto per dire, io immagino Polnareff con la voce di Leonardo Graziano, voi no?
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro