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Capitolo 14. Aria di cambiamento

L'aereo di Joseph atterrò senza problemi, per una volta. Aveva avuto problemi all'andata in Giappone per una falla delle ruote, ma alla fine non avevano avuto problemi ad atterrare. Questa volta, andò tutto liscio.

-Sono tornato, America! Ora devo dire a Trevor di risistemare i miei appuntamenti... Chissà quanti ne ho persi per andare a trovare mia figlia. Sono solo contento che non fosse nulla di grave.-

Ma guardandosi intorno in aeroporto, vide alcuni uomini della Fondazione Speedwagon.

"Se ce l'hanno con me... Guai in vista."

-Signor Joestar.-

Infatti, stavano cercando proprio lui. Joseph salutò cortesemente prima di chiedere con tono serio:

-Qual è il problema?-

-Si tratta di suo nipote. Ha detto di aver sconfitto un portatore di stand e ha scoperto qualcosa di importante. Voleva discuterne con lei prima di tutti.-

-Perché non parlarne con voi direttamente?-

I due impiegati si scambiarono un'occhiata.

-Non lo sappiamo. Ma si rifiuta di parlare finché non vedrà lei.-

Joseph sospirò: tipico di Jotaro. Non si sarebbe mai fidato di nessuno che non fosse Polnareff o Joseph stesso per informazioni di quel genere. Ma che cosa aveva scoperto? Ed era davvero così importante?

-Allora ok. Andrò a parlargli la settimana prossima. Voi non mi accompagnerete, vero?-

-Vuole incontrarlo da solo. Ma le abbiamo portato qui la sua macchina, signor Joestar.-

-Grazie. Vi informerò io, nel caso in cui siano informazioni importanti...-

I due impiegati annuirono e tornarono verso il loro camioncino. Joseph entrò in macchina e frugò nello scompartimento guanti, tirando fuori un CD dei Beatles. Eleanor Rigby cominciò a suonare nella macchina mentre Joseph tornava verso casa.

-Sembra proprio che i guai non vogliano lasciar stare la nostra famiglia...-




Jotaro squadrò l'amuleto controluce, come se avrebbe cambiato qualcosa.

-Cosa c'è di così speciale in te? Come fai a dare uno stand ad una persona? Io l'ho ricevuto dal sangue del mio bis-bisnonno... Non è che c'è del sangue qui dentro?-

"No che non c'è del sangue. Il mio caso è speciale: io e il vecchio abbiamo ricevuto uno stand solo grazie al destino di sconfiggere quel verme schifoso di DIO. I genitori di Kakyoin e non hanno nessuno stand, come nemmeno quelli di Polnareff, Avdol o Iggy. Almeno credo..."

Proprio non riusciva a capire. Ma, dopotutto, un oggetto capace di donare uno stand tra le mani di un già portatore di stand era praticamente inutile. Si sedette su una panchina e sospirò, rimettendo l'amuleto in tasca. Era poco fuori città, in un quartierino al limite della campagna, con una sola strada poco trafficata e poche casupole. Controllò il suo orologio, impaziente.

-Ci sta mettendo troppo. Aveva detto che sarebbe arrivato per mezzogiorno... Ho un appuntamento con Marina. Spero per lui che non faccia troppo tardi.-

Arrivò due minuti dopo. Si erano dati appuntamento davanti allo Starbucks al limitare della città. A Marina piaceva mangiare lì, e nonostante lui detestasse i posti affollati, li sopportava per poter passare più tempo con lei.

-Ohi! Jotaro!-

-Alla buon'ora. Come mai ci hai messo tanto? Avevi detto una settimana e ne sono passate due, e in più vieni in ritardo?-

-Mi dispiace! Sono sorti un po' di problemi... Ma cos'è che ti preoccupa tanto?-

-Lo chiedo a te.-

E gli mostrò l'amuleto. Suo nonno lo squadrò anche da angoli diversi, girandoci intorno.

-Che cavolo è questo?-

-Non lo sai? Tu ed Avdol avete investigato per ben tre anni su queste cose!-

-Hai appena pronunciato il suo nome?-

-Non cambiare argomento...-

Disse Jotaro, lanciandogli una fulminata con lo sguardo.

-Ti giuro, non ho idea di cosa sia. Le tue ricerche hanno dato dei frutti?-

-Parzialmente. Su. Entriamo e prendiamoci un caffé.-

-Ma non odiavi i posti affollati?-

-Cosa ti ho detto riguardo al cambiare argomento?-

Joseph era piacevolmente sorpreso: sembrava che suo nipote stava finalmente vivendo la sua vita senza farsi troppi problemi. Certo, aveva ancora un tono abbastanza brusco, ma non si lamentava del rumore nel locale e non aveva problemi a fare il nome di Avdol... Il suo viso non aveva una bella cera, però era più rilassato del solito, quasi sereno. Era cambiato qualcosa, questo era chiaro. Ma cosa?
Jotaro cominciò a narrare dellle avventure di lui e Polnareff al Cairo nel mese di Novembre e Joseph ascoltò attentamente, bevendo il suo caffé ghiacciato.

-Quindi c'era un altro scagnozzo?-

-Ho paura che ce ne siano altri.-

-Come fai a dirlo?-

-Intuizione. Inoltre, ci deve essere qualcun altro a conoscenza del metallo. Mi rifiuto di credere che quel vampiro abbia tenuto per sé l'informazione...-

-Forse era Enyaba.-

-Questo sicuro. Ma era impegnata a combattere contro di noi, non poteva occuparsene.-

-Ma di cosa? Hai detto che un ignaro venditore di contrabbando che non sapeva nulla di lui aveva l'amuleto...-

-E questo sarebbe scomparso nel nulla da solo?-

Disse Jotaro, mostrandogli la foto con la placca di metallo.

-Io e Polnareff abbiamo setacciato la mansione. Nessuna traccia.-

-Mmh... Ammetto che è strano. Ma io ed Avdol non avevamo mai avuto l'idea di chiedere in giro. Il Cairo ha milioni di cittadini.-

-Questo è quello che ha detto anche Polnareff, prima di avere l'idea di chiedere ai senzatetto.-

Joseph fischiò.

-Non so perché non ci abbiamo pensato noi... Polnareff è stato sveglio.-

Jotaro annuì.

-Immaginavo che non avresti avuto le risposte subito, ecco perché ho portato questa.-

E frugò nella sua borsa a tracolla, tirando fuori una macchina fotografica e poggiandola sul tavolo.

-Ooh. Hai davvero pensato a tutto.-

Disse Joseph, accarezzando la fotocamera con un sorriso.

-Sennò perché ti avrei chiamato qui?-

-Per vedermi perché ti mancavo?-

-Non essere ridicolo. Qualcuno doveva consegnare quell'amuleto alla Fondazione e voglio sentire che ne pensa Hermit Purple di questa faccenda.-

-Mpf. Che antipatico.-

-Sbrigati...-

Fece Jotaro, ricontrollando l'orologio.

-Ho delle cose da fare.-

-D'accordo.-

Joseph prese un respiro e urlò prima di colpire la fotocamera col suo stand. L'intero bar si volse per guardarli, stranito.

-Che cacchio avete da guardare?-

Apostrofò Jotaro con un tono acido. Smisero subito di guardarli.

-Eccolo qui...-

La foto cominciò a mostrarsi, mentre entrambi i Joestar la fissavano, tesi. Mostrava solo un grosso masso.

-Una roccia?-

-È un masso calcareo.-

-E qual è la differenza?-

-A volte, i massi calcarei contengono minerali o metalli. Sarà da qui che viene questo amuleto, immagino...-

-Non aiuta un granché.-

Commentò Joseph, poggiandosi sullo schienale della sedia mentre finiva il caffé. Jotaro prese comunque la foto e se la mise in tasca.

-Tutto qua. Il tuo Hermit Purple è criptico come sempre.-

-Non c'è nulla che possa fare per evitarlo, Jotaro.-

-Bene.-

Si alzò.

-Puoi portare tu l'amuleto alla fondazione perché l'analizzino in un ambiente sicuro e nascosto da occhi indiscreti?-

-Certamente.-

Disse Joseph, pagando per il suo caffé. I due uscirono all'aria aperta.

-Anche se non sono stato d'aiuto, sono contento di averti rivisto. Come vanno i tuoi studi? Va tutto bene?-

-Ho un esame tra circa una settimana.-

-Holy shit! Devi andare a studiare! Che ci fai ancora qui? Torna a casa adesso.-

-Sì... no. Ho ancora da fare...-

Gli occhi di Jotaro evitarono quelli del nonno imbarazzato e fu allora che vide un grosso masso. Accanto alla strada.

"Che strano... Certo, non siamo a centro città, ma non siamo nemmeno in piena campagna..."

Pensò Jotaro. Joseph si accorse che si era fermato.

-Mh? Che ti prende?-

All'improvviso, la realizzazione di quello che stava succedendo passò nella mente di Jotaro, mentre si ricordava della foto.

-VECCHIO, STA' GIÙ!-

Il masso gli volò contro e Star Platinum prese a colpirlo con una raffica di pugni per distruggerlo, ma...

-Che cosa?-

Non importava quanto lo colpiva, quel masso non voleva rompersi. E se ne rese conto troppo tardi. Gli colpì il petto e cadde di schiena.

-Jotaro!-

Joseph afferrò il masso con i rovi di Hermit Purple e, con estrema fatica, glielo tolse di dosso.

-Stai bene?-

Lo studente di mise seduto e tossì sangue. Il colpo era piuttosto forte ed era stato fortunato che non fosse un masso troppo grosso. Joseph concentrò il suo respiro e urlò:

-Overdrive!-

E provò a romperlo. Non successe nulla.

-Oh my God! Com'è possibile? Nemmeno una crepa?-

-Attento...-

Disse Jotaro, cercando di rialzarsi.

-Il masso che Hermit Purple ha visto era questo. Non ci stava dando una mano per le ricerche, voleva solo avvertirci del pericolo imminente! E credo di sapere di che stand si tratta...-

-Uno stand?-

Jotaro si pulì il sangue dal labbro e continuò:

-Ci ho già avuto a che fare. O almeno, con una estensione del suo potere... Immagino che sia in grado di irrobustire e rendere indistruttibili gli oggetti con cui viene in contatto.-

-E hai ragione!-

La voce da dietro il masso si fece vedere come un uomo abbastanza basso con i capelli corti neri e gli occhi azzurri.

-Lavoravo per DIO per rendere il suo diario... Come dire? Inaccessibile.-

-Non ha funzionato.-

Disse Jotaro, finalmente riuscendo ad alzarsi ignorando il dolore al petto.

-Immaginavo. Il grande Star Platinum può fermare il tempo, quindi perché scomodarsi tanto?-

-E come fai a dire che è questo il potere del mio stand?-

-Non lo è? Solo qualcuno che può contrattaccare il potere di Lord DIO potrebbe sconfiggerlo. In più, i vostri stand sono molto simili.-

-Era solo un idiota alla fine. Sconfiggerlo è stato una facilata una volta scoperto il trucchetto.-

Questo offese il loro avversario: Jotaro l'aveva capito subito.

-Come ti permetti a trattare così il nostro signore DIO?!-

-Vedila dal mio punto di vista.-

Disse Jotaro, pronto a combattere.

-Io, Bruce, non tradirei mai la fiducia del mio signore! Detto questo, non importa che tu sappia o meno fermare il tempo, perché ti sconfiggerò!-

-Fatti sotto!-

-No, idiota. Non sei tu il mio bersaglio.-

Jotaro sussultò lievemente.

-Io parlavo di lui.-

Disse Bruce, puntando Joseph. Entrambi i Joestar rimasero paralizzati, confusi.

-Il tuo stand è troppo pericoloso per noialtri. Se cominciasse a mostrare più del dovuto... Sarebbe un problema.-

Joseph fece un passo indietro, mentre suo nipote ne fece uno avanti.

-Peccato per te. Sarò io il tuo avversario.-

-Forse non sono stato abbastanza chiaro...-

Bruce camminò fino a raggiungere un camion lì accanto e lo colpì con un pugno.

-Ma che fa? Quello non è il suo veicolo?-

-Eccolo lì!-

Lo stand apparve: era una specie di insetto blu con decine di occhi, anche sul corpo, con due falci per mani. Sembrava una... Grossa mantide religiosa, pensò Jotaro, senza abbassare la guardia ed evocando Star Platinum.

-Lo sai? Il mio stand ha due poteri. Ma immagino che fosse ovvio. Ogni stand ha almeno due abilità. Hermit Purple può vedere presente e futuro ed anche usare dei rovi, mentre Star Platinum può colpire con i suoi pugni alla velocità della luce e bloccare il tempo.-

-Questo non lo sai per certo...-

-Certo. Il mio può irrobustire gli oggetti, e indovina cos'altro?-

Jotaro non rispose. Pensava al dolore che aveva al petto. Quella botta gli aveva fatto male...

-Può tagliare.-

Una delle falci saettò nella macchina che cominciò a scivolare, gradualmente accelerando in discesa.

-Il freno a mano!-

Jotaro spinse via suo nonno e cercò di bloccare il camion, sapendo che prenderlo a pugni sarebbe stato inutile, ma era troppo pesante per lui, quindi cominciò a scivolare anche lui.

-Ngh...-

Jotaro tentò di imputare i piedi, ma non ci riusciva.

-Delizioso. Dov'eravamo rimasti?-

Joseph spostò lo sguardo da suo nipote al nemico e tirò fuori Hermit Purple, cercando di legarlo.

-Che carino. Non riuscirai a sconfiggermi con questo stand patetico...-

Le falci del suo stand tagliarono i rovi, liberandogli il braccio.

-Il mio stand Set It Off può spegnere al nascere tutti tuoi attacchi. Preparati a morire...-

Joseph ringhiò e provò di nuovo, indietreggiando ancora di più. Jotaro aveva ancora problemi con il camion, ma con la coda dell'occhio vide quello che stava succedendo.

-VECCHIO!-

Strinse i denti e raccolse tutta la forza che gli rimaneva e riuscì a sollevare il veicolo, anche se di poco, con Star Platinum. Questo sorprese Bruce a tal punto da paralizzarlo ed impressionò Joseph. Con un immane sforzo, riuscì a buttarlo di lato, e per fortuna non era una strada trafficata... Jotaro sentì un'altra fitta fitta al petto, ma la ignorò e si lanciò sul loro nemico, che colpì col piede il coperchio di un tombino per farlo saltare ed afferrarlo. Lo colpì con Set It Off, facendolo brillare di azzurro per un secondo, e lo usò per parare un pugno di Star Platinum, anche se il colpo lo fece indietreggiare.

-Tutto qui quello che può fare il tuo stand? Sul serio?-

Una serie di "ora" colpì il coperchio senza riuscire ad eluderne le difese.

"Merda. Questo stand è veloce. Riesce a bloccare gli attacchi di Star Platinum. Se va avanti così... Sarò costretto a bloccare il tempo. Ma va là!"

Infatti, nonostante fosse capace di difendersi senza troppi problemi, Bruce non aveva spazio per attaccare. Ma quell'insicurezza durò poco. Mentre Jotaro continuava a colpire, fece un passo indietro per evitarlo.

-Ci hai provato! Non funzionerà!-

Disse Jotaro, allungando la gamba per mollargli un calcio. Questo era uno sbaglio. Bruce schivò a sinistra e gli tirò il coperchio addosso. Star Platinum si mosse tardi per proteggerlo e lo sbalzo lo fece cadere di schiena.

-E tu avresti sconfitto Lord DIO? Non farmi ridere!-

-Devo aiutarlo...-

Disse Joseph. I suoi occhi si posarono sul masso di prima e lo acchiappò con i rovi di Hermit Purple, ma...

-Ngh... Questo coso... Pesa troppo...-

La situazione si era invertita. Jotaro era costretto a difendersi dai fendenti di Seti It Off ed aveva già il braccio coperto di tagli. Nessuno di loro era troppo profondo, ma sanguinavano. Joseph riuscì finalmente a spostare il masso e lanciarlo a Bruce che, impreparato, accusò il colpo e cadde sotto il suo peso.

-Jotaro! Va tutto bene?-

-Santo cielo... Smettila di chiedermelo. Sto benissimo.-

Disse, voltandosi per raggiungerlo. Un forte scoppio da dietro di sè lo bloccò sul posto.

-Attento!-

Il masso era esploso e tutti i suoi pezzi cominciarono a piovere addosso a Joseph. Il giapponese corse per fermarli con una raffica di pugni, quando all'improvviso sentì di nuovo dolore sul petto. Non era il colpo del camion, no... Set It Off gli aveva fatto un taglio sul petto approfittando del fatto che si stava occupando delle rocce con Star Platinum senza possibilità di difendersi.

-JOTARO!-

Bruce ghignò.

-Posso ritirare il mio potere dagli oggetti e renderli di nuovo fragili! Quella roccia non era un problema da rompere con il mio stand.-

Jotaro cadde in ginocchio, tenendosi il petto che zampillava di sangue. Bruce lo superò e puntò verso il nonno.

-Immagino sia vero che il tuo stand non può fermare il tempo! La vittoria è mia!-

Ma mentre la falce stava per colpire anche Joseph, sentì il suo braccio venir bloccato.

-Ma cosa...?-

Bruce volse lo sguardo e deglutì spaventato: anche con il petto coperto di sangue, Jotaro si era rialzato e gli aveva afferrato il braccio. Era chiaramente furioso e sembrava non accorgersi nemmeno della ferita.

-Holy...-

-Come fai a stare ancora in piedi?! Dopo quel colpo, il minimo da fare è restare buono a terra!-

-Non credo tu mi conosca molto bene. Farei di tutto per prendere a cazzotti un pezzo di merda come te. Soprattutto se mi rompe le scatole!-

-ORA ORA ORA ORA ORA ORA ORA ORA!-

Star Platinum lo riempì di pugni fino a fargli perdere conoscenza. Poi, Jotaro rimase immobile, ansimando debolmente con gli occhi socchiusi, pallido e sudato.

-J...Jotaro?-

Lo studente serrò gli occhi e svenne, e prima che potesse cadere a terra Joseph lo afferrò con i rovi di Hermit Purple.

-Dannazione... Deve essere svenuto per via delle sue ferite e l'energia che ha usato per bloccare quel camion... Se non si fosse mosse per proteggermi, non si sarebbe beccato questo taglio.-

Non sanguinava più, ma era ben visibile. Joseph sospirò e se lo caricò in spalla.

-Hai bisogno di riposo. Ti porto a casa. Dove hai...-

Gli frugò nelle tasche e tirò fuori le chiavi. Mentre si stava dirigendo verso l'appartamento di Jotaro, cercando un modo di giustificare alla polizia quel macello, incontrò una ragazza che provò a fermarlo.

-Signore? Mi scusi, signore!-

"Eccola là. E questa chi è adesso?"

-Mi spiace, ora non ho tempo.-

-Ma quello è Jotaro?-

-Sì. È stato ferito in... Un... Incidente.-

-Ma quel camion si è rovesciato? È quello l'incidente?-

Chiese Marina terrorizzata, puntando il camion mezzo sfasciato.

-Sì, esatto.-

Mentì Joseph, nonostante non fosse una vera e propria menzogna...

-Ma chi è lei?-

-Sono il nonno di Jotaro, Joseph Joestar.-

-Oh. Io sono Marina Fitzgerald.-

-Capisco. E conosci Jotaro da quanto?-

-Sono la sua ragazza.-

Joseph quasi inciampò sui suoi passi, poi si volse per guardarla:

-OH MY GOD! Sei la sua... RAGAZZA?!-

Marina annuì.

-Stiamo insieme da un mese circa. Non posso esprimere quanto sia grata che lei lo abbia salvato... Sono ferite gravi?-

-Aspetta, questo ora non importa...-

-Come non importa? Starà bene, vero?-

-No! Cioè... Sì! Ma intendo... Ha una fidanzata?-

-Ma Jotaro non vi ha davvero detto nulla?-

-Assolutamente nulla!-

Marina rimase un po' offesa. Come mai Jotaro non aveva detto alla sua famiglia  della loro relazione? Lei l'aveva detto a tutti.

-Non sei obbligata a seguirmi, sai...-

-Mi scusi... È che avevamo un appuntamento oggi... Ma ha ragione, sarà meglio che vada.-

-Non ti preoccupare, Marina. Si riprenderà molto presto! Ha una scorza dura!-

-Questo lo so...-

Joseph fissò Marina, interpretando male la sua tristezza e collegandola alle condizioni del nipote. Lei annuì e se ne andò.



-Gesù Santo... Una ragazza... Questa poi...-

Disse Jotaro, stendendo Jotaro sul suo letto e cercando il kit di pronto soccorso nel bagno, o qualsiasi cosa avesse lui.

-Non riesco a credere che non me l'abbia detto! Non lo direbbe mai a sua madre Holly, questo è ovvio, ma a me? Mi sento profondamente offeso. Mi chiedo se Polnareff lo sappia...-

Cominciò a medicarlo, come usavani fare lui ed Avdol dopo ogni battaglia seria, e si mise ad aspettare che si svegliasse, chiamando la polizia e sfogliando i libri e le riviste in camera del nipote. Passò più di mezz'ora prima che Jotaro riaprisse lentamente gli occhi. Joseph lo vide e chiuse l'articolo sul Titanic che si era perso a leggere.

-Buongiorno, fiorellino!-

-Ma dove ca... Tu che ci fai qui?-

Disse Jotaro debolmente, mettendo seduto con la schiena appoggiata al cuscino.

-Neanche un grazie? Sei svenuto. Pensavo fosse solo per la fatica e le tue ferite... Ma poi ho capito.-

Joseph si alzò dalla sedia e scrutò suo nipote dritto negli occhi.

-Da quant'è che non dormi?-

Jotaro si massaggiò istintivamente le occhiaie e sospirò.

-Fatti gli affari tuoi, vecchio.-

-Questi sono affari miei!-

Jotaro si mise di lato per evitare il suo sguardo; anche solo quel movimento gli fece male. Si tastò il petto e sentì le fasciature.

"Erano così gravi le mie ferite? I ricordi degli ultimi momenti della battaglia sono offuscati... Era come se non fossi più in me. Non è Star Platinum si è mosso di sua iniziativa? Non sarebbe la prima volta..."

-Jotaro! Rispondimi!-

-Non dormo serenamemte dal 16 di Gennaio! Ecco, soddisfatto?-

Calò il silenzio mentre Jotaro si passava una mano tra i capelli spettinati. Suo nonno aveva poggiato il cappello ai piedi del letto e gli scocciava alzarsi per prenderlo.

-Ti prego... Non ricominciamo ad urlare...-

-In realtà, dal 12 Novembre...-

-Mh? Cosa?-

-Non dormo sereno dal...-

Deglutì.

-12 Novembre.-

-Da un mese?-

-Più o meno...-

Joseph analizzò quell'ultima frase, mentre Jotaro cercava di mettersi in una posizione che gli fosse comoda. Vedendolo, suo nonno capì:

-Devi essere piuttosto esausto...-

-Lo sono.-

-Vorresti che ti lasciassi da solo?-

-Magari.-

Sospirò e fece un cenno di assenso, prima di andare verso la porta della stanza. Jotaro lo guardò uscire e ci ripensò:

-Aspetta. Rimani ancora un po'.-

Joseph si fermò sull'uscio della porta.

-Mi fa piacere la tua compagnia.-

"Holy shit... Ora ho capito... Si comporta così perché si è innamorato. Un mese può fare una grandissima differenza, a quanto pare..."

Joseph ridacchiò, fermo sullo stipite.

-Che cosa ti fa ridere?-

Chiese Jotaro, piccato, quasi pentito di avergli permesso di restare.

-E così hai una fidanzata, eh?-

Il giapponese arrossì appena sentì quella frase.

-E... E tu come fai a saperlo?!-

-L'ho incontrata mentre venivo qui.-

Disse Joseph, con un sorrisetto. Jotaro si coprì il viso con le mani, imbarazzato.

-Santo cielo... È perché avevamo un appuntamento da Starbucks...-

-Quando avevi intenzione di dirmelo?-

-Urgh...-

-Sai? È carina. Questo te lo concedo.-

-STA' ZITTO!-

Strillò lo studente, tirandogli il cuscino per poi stringere i denti, dolorante.

-Non muoverti troppo. Hai bisogno di riposo. E di una buona dormita!-

Disse Joseph, raccogliendo il cuscino per metterglielo di nuovo sotto la testa.

-Questo è troppo per me... Pensavo che tutto fosse finito e poi...-

-Non te ne devi per forza occupare te. Delegherò alla Fondazione Speedwagon. Saranno loro ad occuparsi di questa faccenda e tu potrai finalmente rilassarti e vivere normalmente. Se quel Bruce ha dei complici... Li scoveranno.-

-Sì, come no...-

-Smettila di sentirti responsabile di tutto ciò che ti circonda e prenditi una pausa, di tanto in tanto...-

Jotaro guardò il sorriso rassicurante di suo nonno e si arrese. Era comunque troppo stanco per litigare...

-Sarà meglio che chiami Polnareff per avvertirlo della tua situazione amorosa...-

-Lui lo sa già.-

-COSA?! L'hai detto prima a lui che a me?!-

-Certo, scemo, stava con me in Egitto ed è passato per farmi visita. Ma stavi seguendo la storia?-

-Sì, ma noi siamo Joestar! Dovevo essere io il primo a venirlo a sapere...-

-Che ne è di Bruce?-

Joseph si volse verso suo nipote.

-E lui che c'entra?-

-Che fine ha fatto? Mica l'avrai lasciato lì?-

-Chi è che sta cambiando argomento, ora?-

Jotaro ringhiò. Joseph ridacchiò e rispose:

-Ho chiamato la polizia dicendo che ha fatto un incidente ferendo un civile. Dovrebbe già essere in prigione ora...-

-Aspetta... Ma hai detto di aver incontrato Marina prima di venire qui...-

-Eh.-

-E se lui vi avesse sentiti parlare... E si fosse svegliato... Forse è in pericolo!-

Scostò le coperte e provò ad alzarsi. Una fitta di dolore gli percorse tutta la spina dorsale.

-NGH!-

-Mettiti giù!-

Disse Joseph, costringendolo a stendersi di nuovo per le spalle.

-Smettila di fare così! Ti serve riposo! Non ti alzerai da questo letto fino a domani mattina, anche dopodomani se non migliori!-

-Urgh...-

Fece Jotaro, stendendosi.

-Ora capisco da chi ha ripreso la mamma...-

-Dovresti ringraziarmi.-

-Non posso restare fermo se so che potrebbe...-

-C'è una ragione per cui gli esseri umani hanno bisogno di almeno sei ore di sonno la notte! Devi imparare a rilassarti, Jotaro.-

Che testardo, pensò Jotaro. Ma, dopotutto, anche lui era testardo da morire... Si rimise sotto le coperte e prese a fissare il soffitto e fu allora che Joseph capì di aver vinto quel litigio. Cominciò ad uscire dalla stanza.

-Cosa vuoi mangiare?-

-Quello che ti pare...-

-Ricevuto.-

E detto questo, chiuse la porta per lasciare il nipote da solo. Questi continuò a fissare il nulla per chissà quanto, prima che i suoi occhi gli si chiudessero da soli e cadde in un sonno senza sogni.




Quasi un'ora dopo, i due si misero a mangiare una zuppa all'uovo, Joseph seduto alla scrivania di Jotaro e l'altro sul letto. C'era tanto silenzio, finché Jotaro non disse:

-Quasi ogni notte faccio degli incubi.-

Joseph alzò gli occhi dal suo piatto vuoto. Jotaro stava fissando i piedi del letto, il volto perso nel vuoto.

-Spesso mi sveglio sudato e non mi ricordo il perché... Però quando me li ricordo, immagino tu sappia su cosa siano.-

Disse, prima di prendere un'altra cucchiaiata di zuppa. Joseph poggiò il suo piatto sul tavolo e si volse verso di lui, serio.

-Sì, Jotaro. Penso di saperlo.-

A Jotaro tremarono le labbra per un secondo, un movimento che sarebbe passato inosservato da molti, ma Joseph non era molti.

-E capisco come ti senti. Il giorno in cui ho perso il mio migliore amico, non riuscivo ad addormentarmi... Perché mi sentivo parzialmente in colpa per la sua morte. E non parlo solo di Caesar. Anche di Kakyoin.-

Jotaro spostò gli occhi verso suo nonno; forse era perché era così abituato a vederlo sorridere, scherzare o, in generale, provare a tenere alto il morale del gruppo, ma vederlo così vulnerabile... Ferì Jotaro. Il solo pensiero che lui lo capisse ed anche oltre...

-Quella notte, avrei voluto fare qualcosa. Ho pensato non fosse giusto. È morto... Così. Un secondo e pensavamo di essere in vantaggio, ed il secondo dopo...-

Cadde di nuovo il silenzio. Jotaro lo capiva: perché non era lì per aiutarli? Lui avrebbe potuto fare la differenza... Se Star Platinum poteva combattere l'abilità di The World, perché non era lì quando avevano bisogno del suo aiuto?

-Ma poi, Jotaro, ho pensato: non c'era nulla che avrei potuto fare. Se avessimo attaccato tutti insieme...-

-Avremmo fallito, lo so bene. Me l'hai già detto.-

-Io... Che? Quando?-

Jotaro fu tentato dal dire qualcosa, ma poi si trattenne.

-Lascia stare.-

Tanto non avrebbe capito...

-Nonostante ciò... Io mi sento...-

Digrignò i denti, ma le parole non uscirono dalla sua bocca. Joseph annuì.

-Lo capisco bene.-

Jotaro finì la zuppa e poggiò il recipiente sul comodino.

-Beh: passando ad un discorso più gaio, questo sarà il tuo prima Natale con la fidanzatina! Hai già in programma che regalo farle?-

Jotaro alzò le spalle.

-Ecco, in realtà avevo in programma di andare in Giappone...-

-E questa ti pare una scusa? Dovrai comunque farle un regalo!-

Jotaro si guardò intorno, imbarazzato.

-Devo proprio?-

Joseph sospirò esasperato e scosse la testa.

-Santo cielo... Ma come ha fatto uno come te a trovarsi una ragazza?-

-È stata lei a trovare me.-

-Immaginavo. D'accordo. Ti darò una mano io per trovare il regalo perfetto per lei.-

-Nulla di troppo sfarzoso! Odia quel genere di cose...-

-Ci lavoreremo!-

Che felicità! Finalmente qualcosa per distrarre Jotaro e farlo sorridere! Ma allora...
















Perché il capitolo non è ancora finito?










Uno dei presenti spinse via delle macerie che ostruivano il passaggio.

-Fermi. È qui.-

Una stanza vuota con una sola sedia rovesciata era immersa dal buio. La persona davanti disse:

-Ci sono chiari segni di lotta. Solo Star Platinum potrebbe ridurre un muro così. Notizie da Bruce?-

-È stato arrestato per aver investito un pedone con un camion.-

-Oh, santa pietà... Ma perché assumo voi idioti? La cosa importante è che Francis non si sia lasciata scappare nulla.-

-Nulla tipo cosa?-

-Quanti di noi c'erano quella notte.-

-Ed è questa la tua grande preoccupazione?-

Un uomo, ovvero un ragazzo, con una veste lunga nera e bianca entrò.

-Ne potrai avere anche altre, se lei si degnasse di condividere più informazioni con noi.-

-Ho paura di non potervi dire più nulla. Devo andare a controllare una cosa. Voi intanto andatevene.-

-Che ne è di Francis?-

-È morta da tempo.-

Alcuni dei ragazzi con loro rabbrividirono.

-Gesù Santo...-

-Non nominare il suo nome invano.-

-Ok. Con calma.-

L'uomo con la veste salì le scale e notò subito il disastro nella stanza. Il diario non c'era più.

"Kujo Jotaro... Quindi hai letto il diario. Maledetto... Ti troverò, ti estrarrò le informazioni che mi servono e poi ti ucciderò."





















.....
Questo capitolo è lunghissimo...

E non succede quasi niente.

Vabbé!

Da questo punto in poi, aspettatevi più tranquillità. Non ci saranno battaglie per un bel po'...

Godiamoci la semplice relazione tra Jotaro e Marina che è il motivo per cui il 90% di voi sta leggendo questa fanfiction.

Si accettano scommesse su chi stia cercando Jotaro, anche se forse è ovvio...

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