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NON-MORTA

Hector fece una piccola risata mentre percorreva il corridoio verso la stanza.

"Cosa c'è di così divertente?"

Chiese Quentin con la schiena appoggiata sul muro bianco.

"Quell'idiota di Alexis ha tentato la fuga perciò abbiamo una scusa per non farlo vedere al giornalista".

Il moro rise di più, Quentin invece sbattè la mano sul modo.

"E ti sembra il momento per rilassarti? Ci sono ancora altri da sistemare".

Il dottore con la cresta entrò nella stanza seguito dal collega.

"Qual'è la prossima mossa?"

Chiese Hector.

"Il giamaicano si sta occupando di Ethen in questo momento".

Una bara era presente al centro della stanza il suo legno era nero, al suo interno era presente del bianco ovvero l'imbottitura che ogni sera accoglieva la ragazza mora che in quel momento fissava la finestra.

Un dottore dalla pelle scura e i capelli mori era appoggiato con la schiena sulla porta bianca mentre fissava la mora.

"Ethen vuoi sentire qualcosa?"

Chiese il dottore che sul cartellino bianco che portava sul petto aveva scritto Marley.

Charles Marley.

La mora si voltò e rivelò un piercing in mezzo al labbro inferiore, il dottore si avvicinò alla finestra e la spalancò.

"Puoi provare a buttarti di sotto".

Disse con un sorriso, Ethen si sporse leggermente e fissò il pavimento verde costituito da tanti fili d'erba messi l'uno accanto all'altro.

"Avanti buttati".

Il giamaicano poggiò la mano destra sulla schiena della ragazza.

"Coraggio".

La mano fece pressione e spinse lentamente la ragazza verso l'esterno.

"Tu vuoi questo".

"Charles".

Il dottore sobbalzò dalla paura mentre la mora rimase immobile a fissare il fuori.

Alle spalle dei due c'era Rachel che si lasciò andare ad una fragorosa risata per la reazione del collega del Centro America.

"Che stavi facendo?"

Chiese.

"Diciamo che spingevo Ethen a provare qualcosa".

"Si certo così poi cadeva si rompeva qualcosa e il direttore indagava, Quentin è stato chiaro un solo errore e siamo tutti fritti sono rimasti cinque giorni prima dell'arrivo del giornalista dobbiamo almeno concludere tutto con un giorno di anticipo così da fare mente locale sui possibili imprevisti".

"Si certo Rachel io...che hai fatto alla mano?"

Il moro notò la benda bianca tinta di rosso sul palmo della collega.

"Un incidente con Beatrice ma è servito allo scopo possiamo dire che è sistemata...".

Rachel si fermò di colpo e fissò la sua mano.

"Ho un'idea".

Qualche minuto dopo Charles camminava davanti ad Ethen truccato come uno zombie con tanto di versi.

"Non lo vedi ti sta prendendo in giro".

Sussurrò la rossa alla ragazza, Ethen fissava il giamaicano ma non sentiva nulla.

"Vuole prendersi gioco di te glielo permetterai?"

Rachel non sapeva di parlare a vuoto, la mora sarebbe rimasta immobile per tutto il giorno...ma la rossa non aveva tutto quel tempo.

Con uno scatto afferrò la mano destra della paziente e diede uno schiaffo a Charles.

"Ahi".

Il dottore si massaggiò la guancia.

"Ti ha dato uno schiaffo e io appoggierò la tua versione".

I due uscirono dalla stanza senza aver notato che la mora si massaggiava il palmo...un leggero pizzicorio lo percorreva, una piccola sensazione, un piccolo dolore.

Sentiva.

Poteva ancora sentire.

Non era una non-morta.

CIAO A TUTTI, spero che il capitolo vi sia piaciuto se avete domande o curiosità scrivetele nei commenti e ci vediamo al prossimo capitolo CIAU.

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