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LA STANZA

Sarah proseguì lungo il corridoio bianco e sussultò quando non molto lontano da lei c'era Alan.

Le arrivava alla pancia, aveva i capelli castani e gli occhi verdi.

Camminava lentamente verso di lei e quando fu abbastanza vicino aprì le braccia.

"Cosa fai qui fuori?"

Chiese Sarah per poi prenderlo in braccio.

"Alan".

Dall'altra parte del corridoio spuntò un dottore, Charlie Echo, aveva i capelli mori non troppo lunghi e nella mano sinistra stringeva un martello di piccole dimensioni.

Sarah si avvicinò a lui.

"Come ti salta in mente di girare con quello?"

Sussurrò mentre guardava il martello.

"Non è colpa mia se esce sarà anche un bambino che non sente nulla ma dovresti vedere come corre".

Si giustificò Charlie.

"Forse dovremmo portarlo nella stanza".

"Shhhh."

Sarah fece un piccolo scatto verso di lui mentre con la mano destra imitava uno schiaffo.

"Ricordi cosa ha detto Quentin? Non si parla di quel luogo se non dentro quel luogo".

"Ma cosa ce l'abbiamo a fare se in sei mesi non l'abbiamo ancora usata".

Charlie si voltò e iniziò ad andarsene, Sarah fece qualche colpo di tosse.

"Che c'è?"

"Il bambino".

Il moro alzò gli occhi al cielo e lo prese.

"Grazie".

Disse con tono sarcastico per poi andarsene.

Sarah voltò lo sguardo verso l'ennesima porta bianca, dietro di essa sentiva un respiro, un respiro affamato.

Non filtrava luce da essa nemmeno artificiale, Sarah si avvicinò lentamente e aprì il piccolo sportello sulla parte superiore della porta.

Quel respiro era cessato, non si vedeva nulla al suo interno.

Successe in un attimo, la bionda cadde a terra e fissava la ragazza con i canini appuntiti che la fissava come un predatore.

"Ho fame".

Disse con voce rauca.

"Va bene Kravenn ti porto da mangiare, ma fallo un'altra volta e ti faccio restare a digiuno per una settimana". 

Sarah si alzò e se ne andò, non era molto felice della sorpresa fatta dalla ragazza nella stanza buia.

"Questa me la paga".

Sussurrò a sé stessa, aprì la porta della cucina e seduto non molto lontano dal frigorifero c'era un dottore moro, era il più giovane fra i medici e indossava degli occhiali con i bordi neri.

Philip Piemont.

"Philip".

Il giovane sussultò e per poco non cadde all'indietro.

"S-sarah".

Balbettò completamente imbarazzato, era da mesi che aveva una cotta per la dottoressa e quest'ultima lo sapeva.

"Avrei bisogno di un favore".

Disse la bionda mentre si sedeva davanti a lui.

"D-dimmi".

"Kravenn ha fame".

"Ci penso io".

Philip si alzò.

"Aspetta...voglio che tu le faccia assaggiare una goccia del tuo sangue".

"C-come?"

Philip deglutì.

"Entro tre giorni sarà dimessa perché secondo il direttore questa scemenza dei frullati rossi fa effetto e lo sta facendo davvero, ma mi ha appena fatto cadere...non merita di uscire e una goccia del tuo sangue le causerà una reazione così forte e feroce che il direttore dovrà tenerla qui ancora per molto tempo".

"Capisco le tue intenzioni ma stiamo parlando della mia incolumità".

Il moro giocò con le sue mani mentre parlava a dir poco nervoso.

"Philip se fai questo per me...potrei considerare l'idea di accettare un tuo futuro invito ad uscire".

Il dottore deglutì nuovamente anche se per diverso motivo.

"L-lo farò".

CIAO A TUTTI spero che il capitolo vi sia piaciuto se avete domande o curiosità scrivetele nei commenti e ci vediamo al prossimo capitolo CIAU.


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