IL GIOCO DEI DOTTORI
Mentre Alex percorreva il corridoio bianco per raggiungere la sua stanza, notò un foglio di carta accartocciato sul pavimento e non molto lontano un piccolo secchio nero.
Il ragazzo prese il foglio e lo gettò nel secchietto.
"Perché non ti getti anche tu? È quello il posto per te e quelli come te".
Sussurrò Hector mentre sorrideva, Alex non si voltò nemmeno rientrò nella sua stanza silenziosa senza dire una parola.
"FERMATELO!"
Una voce autoritaria risuonò nei corridioi, poco dopo Max svoltò l'angolo: era un ragazzo biondo, con una cicatrice che spezzava il sopracciglio destro, alto e robusto.
In quel momento si credeva Garibaldi, Hector lo agguantò quando il ragazzo gli passò vicino.
"Lasciami l'Italia deve essere unificata".
Max si divincolò senza successo, poco dopo un dottore calvo raggiunse i due.
"Danke Hector".
Era di origini tedesche, William Duhër, era robusto soprattutto nelle braccia se stringeva qualcuno le possibilità che quel qualcuno potesse liberarsi erano molto scarse.
"Dove mi porti?"
Chiese il biondo mentre il dottore calvo lo riportava nella sua stanza.
"Nella tua stanza non è il momento di giocare all'eroe".
"Ma che stai dicendo?! Qui si fa l'Italia o si muore".
Il dottore alzò gli occhi al cielo mentre spariva dietro l'angolo, i due passarono davanti ad una stanza colorata.
Rosso come il fuoco.
Arancione come il tulipano.
Giallo come l'oro.
Verde come il prato.
Blu come il mare.
Celeste come il cielo.
Rosa come la pelle di un bambino.
Marrone come il legno.
Bianco come la neve.
Nero come la pece.
Grigio come le sfumature del tempo.
Questi colori erano presenti in parti uguali nella stanza di Rainbow: la paziente più anziana, cinquant'anni, i suoi capelli erano colorati di diversi colori anche se il celeste era quello più presente, era seduta su una sedia a rotelle, non che ne avesse bisogno ma si sentiva tranquilla seduta su di essa.
La porta bianca si aprì, nella stanza entrò un dottor con i capelli castani con deii baffi dello stesso colore.
Bill Cameron.
"Buongiorno Rainbow".
Disse il dottore.
"Buongiorno".
Rispose la donna mentre distoglieva lo sguardo, non lo faceva per rabbia o per maleducazione, ma perché se avrebbe osservato troppo i capelli marroni del medico, l'emozione legata a quel colore avrebbe avuto il sopravvento sulle altre.
La paura.
"Rainbow guardami".
Intimò Bill, la donna scosse la testa.
"È importante guardami".
Rainbow voltò lo sguardo non appena il marrone fu sotto i suoi occhi la paura crebbe nella donna, si allontanò e cadde dalla sedia a rotelle.
Bill sorrideva, poco dopo la porta si aprì.
Il direttore entrò nella stanza.
"Ho sentito un rumore".
"Rainbow è caduta".
Mentre Bill si chinava e cingeva le mani intorno alla donna per aiutarla a rialzarsi, avvicinò le labbra alla sua testa.
"Se dici cos'è successo ti metto in una stanza marrone".
"Rainbow tutto bene?"
Chiese il direttore, la donna annuì.
"Bill penso sia doveroso lasciarla sola e tranquilla".
I due uscirono dalla stanza mentre la donna si sedeva nuovamente sulla sedia a rotelle.
"Bill devi scriverlo il giorno prima che entrerai nella stanza di un paziente".
"Ho solamente...".
"Entra un'altra volta in una stanza senza averlo scritto e ti licenzio".
Intimò il direttore per poi andarsene.
"FATEMI USCIRE! FATEMI USCIRE! LUI STA ARRIVANDO! LUI STA ARRIVANDO!"
"Aspetta, mi stai decidendo che i dottori tormentavano i pazienti?"
Chiese Adam mentre osservava Miles.
"Si nella telecamera c'è anche questo".
Il giornalista fissò la telecamera.
"Ma non è ancora il momento, dovrà aspettare per questa".
CIAO A TUTTI spero che il capitolo vi sia piaciuto se avete domande o curiosità scrivetele nei commenti e ci vediamo al prossimo capitolo CIAU.
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