FRATELLI DI SVENTURA
"Ne vuoi un altro?"
Chiese Hannah sorridente.
"No".
Rispose Miles infastidito.
"Io te lo faccio lo stesso".
La castana pensò un attimo.
"Possiamo essere di colore diverso ma la nostra funzione è la stessa, siamo lo specchio dell'anima e solo grazie a noi potrai ammirare il Mondo...cosa siamo?"
"Adesso te ne faccio uno io...".
Il giornalista si mise in posizione eretta.
"...cos'è che sanguina e che piange?"
La castana si fermò un istante e fissò davanti a sé.
"Sei tu se non la smetti di farmi questi indovinelli".
La precedette il castano.
"Pensavo fosse quel dottore laggiù".
L'indice destro indicò un uomo leggermente in sovrappeso con i capelli grigi pettinati e appiattiti e un accenno di baffi, il suo camice era rosso più che bianco e da come camminava e dai lamenti che emetteva si capiva che il rosso scarlatto proveniva dalle sue vene.
"A-aiuto...".
Cadde faccia a terra e continuò a muoversi tramite le braccia mentre il rosso ora colorava il pavimento come fosse cera per esso.
"Dottore non abbiamo ancora finito".
Lui svoltò l'angolo con il suo sorriso folle e sadico stampato sulle labbra e con il piede di porco stretto fra le mani.
"La visita è appena iniziata".
Caricò l'arma di fortuna stretta fra le mani e la punta di essa si incastrò nella spalla destra del medico che urlante venne trascinato oltre l'angolo, si sentì il rumore di un altro colpo e poi il silenzio più totale.
Xela tornò alla vista dei due e camminò lentamente verso di loro fino a trovarsi a poco dal giornalista, lo fissò per pochi secondi per poi fare un giro completo intorno a lui e tornare alla posizione iniziale, infine abbassò lo sguardo e i suoi occhi si soffermarono sulla videocamera.
"Buona permanenza".
Sorrise per poi andarsene.
"Che cosa voleva?"
Chiese Miles alla sua nuova amica mentre guardava il paziente camminare senza mai voltarsi.
"Questo è un indovinello difficile anche per me...nuovo enigma stavolta molto facile...cosa pensi di fare?"
Hannah incrociò le braccia.
"Uscire da qui sarebbe gradito".
Il giornalista riprese a camminare.
Nella sua camera imbottita invece Alexis guardava il soffitto bianco.
"È il momento".
La creatura dopo aver sbirciato dalla piccola finestrella sulla porta tornò a sedersi davanti al professore.
"Non puoi più aspettare".
"E cosa dovrei fare?"
Chiese il castano completamente impaurito di ciò che avrebbe potuto trovare dopo la porta che per tanto tempo aveva limitato il suo spazio a quella stanza ormai così familiare e con un accenno di casa.
"Andartene, tornare alla tua vita, sparire da qui".
Mostrò il bisturi.
"Basta poco Alexis".
Dopo aver fissato il bisturi il paziente annuì ma proprio quando la lama stava per recidere la camicia di forza.
"Prima voglio sapere il tuo nome".
La creatura alzò lo sguardo.
"Te lo dirò quando sarà il momento".
Un taglio netto liberò Alexis da quella prigione ora bisognava uscire dalla cella e infine andarsene dal carcere.
Fu allora che la porta si aprì, Xela entrò nella stanza bianca sorridente e si avvicinò al professore.
"Che aspetti a venire un invito?"
Il castano guardò la creatura che annuì silenziosamente, il professore fece la stessa cosa.
"Ma cosa dovrei fare?"
Chiese la creatura e il paziente ripeté poco dopo.
"Devi aprire le celle degli altri pazienti".
"Perché?"
Chiese la creatura e Alexis ripeté nuovamente.
"Perché siamo compagni di sventura e quindi posso contare su di te".
Il moro uscì per primo seguito dalla creatura e dal professore.
CIAO A TUTTI, spero che il capitolo vi sia piaciuto se avete domande o curiosità scrivetele nei commenti e ci vediamo al prossimo capitolo CIAU.
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