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La foresta dei segreti

Questa mattina ci siamo rimessi presto in cammino. Ho dormito benissimo accanto a LucediFuoco, sotto le stelle. Mi sentivo protetta dai gatti lassù, dai miei antenati.
Ci stiamo avvicinando sempre di più al confine della città. Vedere tutti quegli animali domestici ieri mi ha dato una sensazione strana, soprattutto Baffo. La sua tranquillità, il menefreghismo, il pelo splendente... Non so, è come se avessi nostalgia della mia vecchia vita. Ovviamente questa non mi dispiace, e non ho intenzione di andarmene. Eppure... Quando ero una micia domestica i miei padroni mi davano tutto, ero nutrita, coccolata, spazzolata, in carne. Ora devo procurarmi il cibo da sola, il pelo è allungato e spesso è sporco, sono magra. Però ho molti muscoli, sono forte sia interiormente che esteriormente, veloce e furtiva, agile, sono cresciuta, ho trovato la mia famiglia, nuovi amici e un gatto che amo. Le vecchie comodità mi mancano, e anche i miei padroni. Ora sto bene, eppure non mi dispiacerebbe rivederli.
Quando arriviamo al confine con la città è già il tramonto, e abbiamo mangiato cibo spazzatura... Era tutto quello che potevamo mangiare. Ho vomitato, ma ora sto meglio, anche se sono sempre scombussolata.
Ci arrampichiamo su un altro tetto per la notte. Gli altri si addormentano quasi subito, ma io non ci riesco. Non posso far a meno di pensare: sono così vicina a mio fratello, una parte della mia vita selvaggia, eppure mi ritrovo a dormire in una città Bipede, una parte della mia vita domestica.
Emetto leggere fusa di emozione, e la mia coda non può fare a meno di frustare l'aria.
Una zampona si posa sulla mia spalla gentilmente. "Nervosa?"
Alzo gli occhi su ArtiglioMicidiale. "Proprio tra quegli alberi c'è Tigre." Indico la foresta lì vicino. "Come farò a dirglielo?"
"Con LinceRossa ci sei riuscita."
"Lei conosceva già i Clan e la situazione, temo che per lui sarà un peso enorme sulle sue spalle inesperte."
ArtiglioMicidiale si siede accanto a me. "Sono sicuro che CuorediLupo l'ha addestrato per bene."
Gli lancio un'occhiata: parlando della gatta solitaria, la sua espressione sembra malinconica.
"Lei ti piace tanto, vero?"
Annuisce. "È una gatta fantastica, che sa farsi rispettare. Ma comunque... non può entrare nel Clan..."
"Lo so." Dopotutto non ha legami di sangue con nessun gatto della nostra famiglia "Vedrai che un modo troverete."
"Potrei andarmene io... Però sono devoto al Clan del Sangue, ho un codice da seguire."
Trattengo il respiro. ArtiglioMicidiale potrebbe andarsene? Come farei? Il mio ex-maestro, uno dei miei migliori amici, colui che mi ha insegnato le tecniche di combattimento, colui che ha mantenuto il mio segreto i miei primi mesi nel Clan.
Eppure capisco cosa voglia dire amare qualcuno: essere disposti a tutto pur di stargli vicino.
Mi alzo a sedere e lo guardo intensamente. "Non ti ho mai ringraziato per tutto quello che hai fatto per me e che stai facendo. Grazie. Grazie perché mi aiuti. Grazie perché mi hai dato una chance e mi hai addestrata."
Sbuffa divertito. "Mi sarei aspettato di meglio dal mio lavoro."
Rizzo il pelo e scatto in piedi. "Guarda che sono forte!" Scatto su di lui e cerco di travolgerlo, spingendolo a un fianco. Ma lui rimane dritto e impassibile. Non ci riesco, la sua stazza è troppo grande. Gli salgo sulla schiena e gli tiro le orecchie, gli mordicchio la coda, lo spingo alla spalla... Niente!
Alla fine lui poggia una zampa sulla mia spalla e mi da una spinta, facendomi ruzzolare di fianco. Mi rialzo, scotendo la testa e riprendendo fiato.
Lui ride. "Ci hai provato."
Torno a sedere. "Non sono cambiata molto."
Torna serio e dice: "Fisicamente sì. Prima eri minuta e debole, una vera micina domestica, ora sei sempre piccola di taglia, ma hai dei possenti muscoli e sei più agile e svelta. Quanto all'interiorità, sei maturata, ma quella determinazione l'hai sempre avuta. L'ho visto quando ci hai seguiti a corsa nella foresta quando ci siamo incontrati. PeloArruffato deve aver visto lo stesso."
Sorrido, compiaciuta e commossa. Avvicino il muso e gli accarezzo una guancia con il naso, poi decido di addormentarmi accanto a LucediFuoco.

Questa mattina siamo partiti presto come al solito. Mi sono ripresa dalla nausea di ieri, anche se ho ancora lo stomaco in sobbuglio.
Usciamo dalla città e torniamo nella natura. Finalmente di nuovo alberi! Rispetto a casa nostra, questa è più fitta e scura, sembra quasi difficile orientarsi. Per fortuna noi gatti non abbiamo problemi al buio.
Troviamo da cacciare e facciamo colazione, anche se preferisco mangiare poco.
Durante la camminata ci fermiamo e ci sediamo per parlare.
Il pelo mi si rizza spesso: l'emozione di essere vicina a mio fratello. Ora dobbiamo soltanto trovarlo, anche se la cosa potrebbe richiedere un po'.
PeloArruffato continua a dire di non separarsi, nonostante potrebbe volerci più tempo. Sono d'accordo con lui.
MacchiaChiara drizza le orecchie anche per il minimo rumore, quel fifone!
ArtiglioMicidiale scruta gli alberi con attenzione. I suoi baffi vibrano e il pelo gli si rizza sulla schiena.
"ArtiglioMicidiale," fa LucediFuoco "tutto bene?"
Non risponde. D'un tratto si rizza in piedi e noi lo imitiamo.
Delle ombre spuntano dall'ombra, salendo su un masso poco più in là. Sembrano le ombre di cani.
Uno di loro, il più grosso, alza la testa e ulula.
"Correte!" grida ArtiglioMicidiale.
Ci voltiamo e scattiamo in avanti, pestando la terra e l'erba con leggerezza vista la nostra velocità.
Il cuore mi batte all'impazzata. Perché quei cani vogliono farci del male? Forse siamo entrati nel loro territorio. Non lo sapevamo, però hanno ragione. Dobbiamo tornare alla città, è l'unico modo per essere davvero al sicuro. Cerco di chiamare gli altri, ma mi manca il fiato per parlare.
PeloArruffato, davanti a tutti, d'un tratto si ferma e per poco non lo travolgiamo.
Mi sporgo dalla spalla di MacchiaChiara per controllare quale sia il problema, e quando lo scopro il cuore sembra fermarsi: un gatto bianco a strisce nere, pelo corto, poco più alto di me. Tigre, è proprio lui.
Sento gli angoli della bocca allungarsi, ma poi il ringhio dei cani mi perfora le orecchie e mi volto: stanno arrivando.
"Non vogliamo farti del male, stavamo passando per qui e..." inizia LucediFuoco.
Ma Tigre, sguardo fermo e intimidatorio, lo interrompe: "Siete nel mio territorio..."
I cani ci raggiungono e li squadro: sono enormi, il muso allungato e gli occhi terribili. Ho paura.
Il più grosso è grigio con il ventre chiaro, forse è il leader. Molti lupi sono di pelo simile a lui, ma non hanno i suoi stessi muscoli.
Ci squadra con malizia e si lecca la bava colante: "Salve, gatto. Siamo passati per prendere questi infiltrati."
"Qual'è il problema, Brick?" chiede Tigre.
"Hanno cacciato nel nostro territorio."
"Forse non ne erano a conoscenza."
Brick ringhia. "I lupi non perdonano."
Lupi? Allora quelli sono lupi?
Osservo Tigre con sguardo pregante. Lui lo sostiene, e poi dice: "Sono miei amici d'infanzia."
Sospiro di sollievo senza farmene accorgere e ringrazio il Clan della Stella.
"Sei responsabile di alcune prede."
"Ne abbiamo mangiate solo due." risponde ArtiglioMicidiale senza timore.
Tigre ridacchia. "Allora domani per colazione due prede te le procurerò io dal mio territorio. Se non sbaglio, adesso voi siete nel mio."
Brick lo squadra trucemente. Fa per voltarsi, ma poi si blocca e abbassa il muso su di me. "Se proprio siete sui amici, allora saprete dirmi il suo nome." Mostra le zanne e deglutisco piano.
Tengo la voce ferma e mi costringo a non tremare. "Il suo nome è Tigre."
Il lupo perde il sorriso e alza la testa, poi si allontana con il branco.
Mi volto verso Tigre, che mi osserva con sorpresa e curiosità.
"Grazie dell'aiuto." dico.
"C-chi siete?" chiede.

Tigre ci sta facendo attraversare una piccola parte della foresta. "Da quando vivo qui, qualche mese, la foresta si è divisa in due. Prima era solo del Branco Rosso, e poi sono arrivato io, e mi hanno permesso di stare nella parte più piccola. Tra me e Brick c'è una bella rivalità." aggiunge ridacchiando.
"Hai abbastanza cibo qui?" chiedo.
Lui si volta con un sorriso. Ci avviciniamo a un cespuglio di foglie, e Tigre ne scosta alcune con una zampa, poi ci passa in mezzo. Lo seguiamo, curiosi.
Attraversiamo un tunnel fatto di radici e saliamo uscendo da in buco.
Lo spettacolo davanti a noi è incredibile: un lago pulitissimo, una cascatella, e tanti fiori, il sole entra e riscalda tutto, dovunque è verde e rigoglioso.
"Wow!" esclamo.
Tigre sembra soddisfatto. "Di sicuro quel vecchio lupo non sa niente."
Sorrido, non riuscendo a trattenermi.
Tigre mi si avvicina, più serio. "Allora, come fai a conoscermi?"
Prendo un respiro profondo e dalla bocca sgorga fuori il racconto della mia vita, non tralascio alcun dettaglio.
Tutti rimangono in silenzio, rispettosi.
Alla fine del racconto abbasso la testa e alzo gli occhi su Tigre.
Lui sembra confuso, disorientato, senza parole. Si guarda intorno, le orecchie vibrano. "Ehm... Ok." Fa qualche passo indietro, esitando, poi mi da le spalle e lentamente si allontana.
Mi salgono le lacrime agli occhi, e pian piano sgorgano. "Tigre..."

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