Prologo
Da una tana nel terreno, in una notte dalla luna nascosta, sgusciò fuori un minuto gatto bianco. Sedendosi fece una smorfia per una vecchia ferita all'anca di quando era un giovane apprendista, ma, ormai abituato, non vi fece molto caso, anzi la sua attenzione fu subito attratta dalla piacevole brezza della notte.
Chiuse gli occhi e per un attimo la figura a lui apparsa in sogno poco prima si ripresentò nitida: bianca, nera e fragile.
Sorrise, ma il suo era un sorriso nostalgico e triste, e per un attimo gli occhi del gatto non pizzicarono per le lacrime.
Scosse il naso e aprì gli occhi, guardandosi attorno: alcuni guerrieri stavano facendo guardia al campo. Cinque giovani gatti erano seduti di fronte al cespuglio di more che era l'entrata principale, dritti, vicini tra loro e in silenzio.
Dietro di loro passò il soriano loro padre, nonché il fratello del gatto bianco.
Entrambi erano orgogliosi dei giovani gatti, nominati guerrieri quella sera stessa. Avevano dimostrato bravura e forza d'animo, e meritavano quel momento tutto per loro. Tuttavia loro padre aveva deciso di rimanere sveglio a osservarli, non tanto per controllarli ma per ammirare quanto fossero fieramente cresciuti.
Il gatto bianco scosse i baffi nel vedere muovere in quel modo soddisfatto la coda al fratello.
In quel momento una dei neoguerrieri si voltò verso di lui, e non appena incrociò il suo sguardo i suoi occhi diamantini si fecero taglienti.
Il gatto bianco rabbrividì e distolse lo sguardo con risentimento. Davvero la giovane gatta ce l'aveva ancora con lui per una cosa accaduta poche lune prima?
La micia aveva insistito a venire allenata come apprendista sciamana. Tuttavia il gatto bianco, lui stesso sciamano, aveva percepito in lei qualcosa di strano: ella possedeva le abilità per essere un'ottima sciamana, ma era come se il celeste Clan della Stella gli stesse mandando quelle sensazioni per impedirle di proseguire quel percorso.
Lo sciamano stesso era rimasto confuso da tutto ciò.
Quando un altro gattino aveva dimostrato di essere un ottimo futuro sciamano, il gatto bianco aveva insistito affinché entrambi i contendenti venissero allenati un po' in medicina un po' in battaglia. Alla fine, quando lei aveva compiuto nove lune e lui otto, il gatto bianco era riuscito a prendere la sua decisione: aveva scelto proprio lui.
C'era stato sgomento generale nel Clan, soprattutto da parte del padre della piccola e, ovviamente, da lei stessa. Alla fine però tutti avevano capito che, se lo sciamano aveva deciso così, loro non erano nessuno per andargli contro.
Tuttavia ormai il gatto bianco si era abituato alle occhiatacce della nipote, che, nonostante in tre lune avesse dovuto allenarsi per recuperare lezioni perse, si era dimostrata anche migliore dei fratelli.
Lo sciamano si alzò, stiracchiando le membra indolenzite, e ignorò gli occhi penetranti fissi sul suo corpo.
Senza pensare si lasciò guidare dalle zampe verso l'uscita del campo, fin che la strada non gli venne sbarrata dal corpo massiccio del fratello.
"Vai a portare i miei saluti a CuorediLupo?" fece sarcastico il soriano.
Lo sciamano lo guardò senza capire, e solo allora si rese conto di quello che stava per fare. Si rabbuiò, col cuore spezzato, e abbassò testa e orecchie.
Il soriano gli dette una spintarella col muso. "Va' a dormire."
"Sarebbe peggio." ribattè il gatto bianco, soffiando.
"Sei sicuro?" fece il fratello. Aspettò un attimo prima di continuare: "Sta per succedere qualcosa, eh?"
Lo sciamano strizzò gli occhi, esasperato. "Bianco e nero. Vedo tutto bianco e nero."
Il soriano lo fissò senza capire, ma comunque comprensivo. Alla fine lo spinse di nuovo. "Ora va' a riposarti."
"Come dici tu." sbuffò lo sciamano, tornando alla sua tana strusciando la coda sul terreno.
Entrò e, prima di svoltare a sinistra, nella tana dove dormiva, si affacciò per abitudine a quella di destra, per controllare il suo apprendista, nonché il figlio dei suoi migliori amici.
Non appena vi infilò la testa si lasciò andare a fusa divertite.
Il muschio era schiacciato da quattro corpicini.
Una testolina marroncina si alzò e fissò gli occhioni sul maestro. "Possono?"
Lo sciamano fece spallucce. "Ormai sono qui."
Non sarebbe stato di certo lui a impedire a quei quattro fratelli di passare una notte insieme.
Quei giovani gatti erano sempre stati uniti, fin da piccoli. Non passava giorno in cui il gatto bianco non li vedesse passare del tempo insieme. E se stavano separati per troppo tempo diventavano irritabili e scontrosi.
Da quando uno di loro era diventato apprendista sciamano, e quindi dormiva lì, i fratelli entravano spesso alla chetichella per dormire con lui, tutti insieme.
Alle volte il gatto bianco li sgridava, poiché dovevano capire che loro fratello aveva scelto una via differente. Tuttavia non poteva fare a meno di provare calore di fronte all'affetto che erano soliti dimostrare l'uno per l'altro.
L'apprendista sorrise e scosse la coda, che colpì il muso della sorella. "Grazie, BiancoSiero. Buonanotte."
"Buonanotte, ZampaCorvina."
Prima di tornare indietro, BiancoSiero lanciò uno sguardo a uno dei giovani: si trattava di ZampadiDrago, il gatto bianco a macchie nere.
Autrice:
Eccoci qui con la nuova storia :3.
Premetto che non so ogni quanto potrò aggiornare, quindi vi chiedo pazienza per favore. Per favore :).
A presto!
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