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La Grotta pt.2

<<La grotta contiene cinquanta stanze quindi molte più della metà sono inutili e non posso perdere altro tempo. Se riesco a trovare tutti e dieci gli elementi c'è la possibilità che io riesca ad uscire prima che qualcuno ne aggiunga altri, non è così?>>- domandò Evander.

<<Mi dispiace contraddirti, ma non credo funzioni così, se riuscirai a trovare il tutto prima degli altri allora vorrà solo dire che sarai tu il nuovo mago, è una reazione a catena>> - Evander iniziò a camminare lungo lo stretto corridoio davanti a sè, guardandosi le spalle di tanto in tanto.

<<Questo vorrebbe dire che è impossibile uscirne, ci dev'essere sicuramente una spiegazione che al momento ignoriamo, forse si farà viva la Voce più avanti?>> -con un occhio prestava attenzione alla mappa, con l'altro il piccolo robottino fluttuante alla sua sinistra.

<<Vorrei poterti dire di sì, ma purtroppo ne so quanto te>>.

La prima stanza iniziava ad avvicinarsi e il ragazzo iniziò a prepararsi a qualsiasi cosa avrebbe dovuto affrontare tra lì a un centinaio di metri.

Trascorsero quei cento metri in silenzio, nessuno disse più niente, si sentiva solo il respiro di lui, ogni metro più vicino alla stanza diventava sempre più irregolare, mentre in sottofondo il leggero ticchettio del timer riecheggiava in quella grotta.

Si fermarono solo quando furono ai piedi di essa,  Evander  infilò la testa all'interno della stanza, ma dentro non vi era nulla.

<<Non lasciarti ingannare, non appena metterai piede nella stanza capirai che qualcosa non va>> - gli suggerì 'l'amico' - <<Confortante, davvero molto confortante>> - sussurrò il giocatore.

Non poteva perdere più tempo perciò entrò nella stanza, quando il suo piede toccò il pavimento delle luci rosse si azionarono, tranciando in mille pezzi la sua visuale della stanza.

<<Sul serio? - urlò - Ci metterò una vita, come pensano di farci entrare in 50 stanze e fare tutto ciò ogni volta? Diamine, diamoci una mossa>> - un verso gruttuale fuoriuscì dalla sua bocca.

<<Se tocchi le linee rosse la stanza cede, giocatore>> - ricevuto, un movimento brusco e si sarebbe ritrovato con la testa staccata dal corpo.

Evander mise a fuoco l'intera stanza, doveva esserci per forza una sorta di interruttore o levetta che era in grado di invertire il processo e spegnere i laser.

Iniziò ad attraversare con i piedi di piombo la stanza, imprecando ogni volta che era vicino a sfiorarne uno.

Non aveva trovato nessun interruttore, perciò doveva darsi una mossa e superare la stanza a modo suo.

Così, tra capriole e saltelli vari si ritrovò dall'altra parte della stanza.

Davanti alla parete rocciosa non trovava nulla che potesse fargli capire se ci fosse o meno un elemento, a dir poco sorprendente, no?

<<Non puoi mollare ora, puoi provare a tastare la parete rocciosa, troverai sicuramente qualcosa>> - gli ricordó la voce robotica - <<Siamo in due a pensare che non posso mollare, ma cazzo, non si attiva nulla e questi laser mi stanno alle calcagne!>> - il giocatore iniziava a prendere la pazienza, forse era quello lo scopo del gioco, fargli perdere le staffe.

Prese a pugni la parete, numerose goccioline di sangue ricadevano sul pavimento, alcune di loro finirono sui laser, creando un rumore a dir poco fastidioso.

D'accordo, la forza in quel momento non serviva a nulla.

Sentiva le nocche della mano sinistra  iniziare a cedere, indietreggiò di un passo e la sua tuta sfiorò involontariamente uno dei laser più vicini.

<<Evander!>> - in fretta e furia si scostò, adagiando il suo corpo per farlo aderire alla roccia - <<Sto bene, non urlare>> - lo rassicuró.

Evander provó a chiudere gli occhi e appoggiare l'orecchio alla parete, lo sapeva che c'era qualcosa dall'altra parte , ma come ci arrivava senza spaccarsi le ossa delle mani?

Le pareti di rocce spesso presentavano più strati di diversi tipi di rocce perciò provare solo con il suo corpo era alquanto arduo.

Evander respiró a fondo, poi, senza nemmeno pensarci, portò le sue mani dietro la schiena e i suoi palmi sentirono il freddo di un impugnatura.

La sua spada 'falcata' gli apparse davanti come per magia, la lama curvata rischió di toccare i suoi piedi, ma la sua particolare impugnatura gli rese facile riuscire ad equilibrarsi, infondo era stata progettata per avere una presa salda e confortevole. Si prese un attimo per osservarla, la sua lunghezza, 60 cm, si destrava in tutta la sua bellezza, luccicava come non mai e poteva guardare il suo profilo riflesso in essa.

La sua forma particolare gli avrebbe consentito di influire colpi taglienti e profondi, e lui lo sapeva.

Con facilità riuscì a librarla verso l'alto, gli bastarono pochi colpi, la roccia iniziò a frantumarsi e cadere al suolo vicino ai suoi piedi, non era stanco, gli doleva solo la mano che aveva usato per spaccare la roccia, ma riusciva a sopportarlo.

Quando finalmente la roccia si frantumò del tutto, Evander guardò la pietra con riluttanza. Era un diamante, niente che gli potesse servire, sconcertato rimise la spada apposto e si girò sforzandosi di mantenere saldi i nervi.

Rifece il percorso al contrario, ancora una volta rischiando qua e là di non uscirne vivo, una volta fuori dalla stanza fissò l'interno e rivolse  a quel diamante un potente terzo dito; non poteva fare altro che quello.

<<Andiamo giocatore, è solo la prima stanza>>.

Certo, era facile per lui, non si era appena frantumato le nocche e non aveva appena rischiato che una vecchissima struttura gli cadesse sopra la testa.

Evander tornó a percorrere quel corridoio avanzando la velocità man mano che si avvicinava alle stanze seguenti.

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<<Devi arrivare sulla piastrella con il fiore disegnato!>> - goccioline di sudore cadevano dalla fronte di Evander, il suo viso diventó rosso e le vene sul collo iniziarono a gonfiarsi per lo sforzo.

<<Ci sto provando, maledizione! – la risposta non tardò ad arrivare – Mi fanno male le braccia a star appeso a questa corda, non credi anche tu? Non riesco a librarmi in avanti o sarei già saltato! È colpa della corsa di prima, sono esausto!>> - la terra sotto di lui si era dissolta, smaterializzata dopo aver toccato la piastrella sbagliata, e la sua vita era appesa a una corda, in tutti i sensi.

Quella stanza non era altro che uno schema: a due passi avanti ne equivaleva uno a sinistra, due passi a sinistra erano uno avanti e due a destra tre in avanti, e così andare.

Al primo passo davanti ai suoi occhi era apparsa una griglia, si era fermato un attimo e aveva richiesto aiuto ai suoi scanner, con loro era riuscito a decifrare i codici scritti all'interno dei tasselli ed era riuscito a intuire come funzionava.

Era stato abbastanza semplice, in ogni casella vi erano raffigurati strani disegni, gli erano bastati una manciata di minuti a capire fossero in lingua egiziana.

'Segni geroglifici', aveva subito pensato.

Tradurli era stato più difficile, ma chi si aspettava che i loro scanner disponessero anche di un dizionario egiziano?

Questo non lo aveva di certo fermato dal compiere errori, infatti, dopo solo qualche passo, aveva erroneamente posato il piede nel posto sbagliato, rischiando di farsi infilzare da qualche freccia, mentre in quel momento di cadere nel baratro che si era creato sotto di lui.

Per tale motivo adesso si ritrovava appeso a una corda, mentre il pavimento sottostante si era racchiuso in se stesso.

Aveva già attraversato una decina di stanze, ma non aveva trovato ancora niente di suo.

Con le ultime forse Evander si diede uno slancio, prese la mira e atterrò sulla piastrella corretta.

Ne aveva ancora solo un paio prima di arrivare dall'altra parte, aveva già individuato una levetta a sinistra e sperava bastasse quella per creare un varco nella roccia.

Due passi avanti, uno a sinistra, due passi a sinistra, poi uno avanti e due a destra e infine tre in avanti.

Atterrato in suolo sicuro il giocatore respirò affannato, si asciugò la fronte con il dorso della mano e cercò con lo sguardo la levetta da azionare.

Quando entrò nel suo campo visivo le corse incontro e in fretta e furia la portò verso il basso.

Ci vollero pochi minuti poi la terra sotto ai suoi piedi cominciò a tremare, si guardò attorno e cercò un appiglio al quale tenersi mentre aspettava che il varco si aprisse.

Evander fu costretto a chiudere gli occhi e abbassarsi quando il rumore e la strana luce divennero man mano più forti. Sperò di non aver fatto alcun tipo di danno e cercò nel volto del robottino un segno di approvazione, che però non arrivò.

Si liberò della tensione solo quando finalmente le rocce si aprirono, rivelando una bellissima luce rossa abbagliante.

E così, in piedi e quasi del tutto scarico, sul volto del giocatore si aprì un sorriso sincero, un unico sorriso per smorzare quell'angosciante e pesante aria.

Prese tra le mani uno dei rubini e lo strinse a sè come se fosse la cosa più preziosa che avesse appena trovato.

<<Ce l'abbiamo fatta!>> - Evander alzò gli occhi al cielo - <<Tecnicamente ce l'ho fatta>> - sospirò - <<Oh, andiamo zuccone, è tutto un lavoro di squadra!>> - ma lui non gli diede ascolto, si concentrò a ripercorrere lo stesso percorso di prima senza più rischiare la pelle.

Una volta fuori riprese a guardare il rubino - <<E adesso?>> - domandò - <<Ora hai bisogno di me? - ridacchiò - il braccialetto che indossi nella mano sinistra - indicò - toccalo>> - lui aggrottò la fronte.

Quale braccialetto? Stava per chiedere, chiuse la bocca nello stesso istante in cui la aprì, notando sul suo polso un braccialetto nere con le perle, dello stesso medesimo colore.

Per qualche strano motivo il ragazzo lo accarezzò con gli occhi prima di toccarlo, il bracciale fece volteggiare il rubino in alto, prima di risucchiarlo come se fosse aria.

Ormai cercava di non sorprendersi più alle stranezze di quel mondo; non poteva perdere tempo quindi riprese a camminare.

L'undicesima stanza distava un po' di più rispetto all'altra, così nel tragitto Evander non riuscì a non chiedersi se i suoi compagni avessero già trovato più oggetti rispetto a lui.

<<Attenzione giocatori, vi comunichiamo che c'è stato un errore nella trascrizione delle regole, chiunque troverà i primi dieci oggetti e assumerà il ruolo di mago potrà solo decidere di cambiare un oggetto per un altro, fino a che il tempo non finirà continuerete a vagare per la grotta>> .

I due si guardarono, d'accordo, non c'era alcun spiraglio di luce per le prossime ore.

Con la coda dell'occhio notò un movimento fin troppo furtivo, si preparò ad impugnare la sua spada, ma il suo avversario fu più veloce, un'elsa gli sfiorò la gola e gli mozzò il respiro, riconobbe la spada, un gladio.

L'impugnatura del gladio era corta, progettata per essere tenuta saldamente solo con una mano, l'altra infatti era proprio dietro la sua testa.

Imprecò a bassa voce e con un scatto si liberò dalla morsa, estrasse la sua spada e la impugnò contro di...lei.

Evander sgranò gli occhi, non aveva mai visto quella ragazza, eppure portava la sua stessa tuta e il fatto che anche lei si ritrovasse in quella grotta stava a  significare solo una cosa, stava giocando anche lei.

<<E tu chi sei?>> - gli chiese rimanendo composta - <<Hai appena cercato di uccidermi, dovrei chiedertelo io, non credi?>> - nessuno dei due abbassò la guardia, sapevano di appartenere allo stesso gioco, ma, non dimentichiamoci, era la prima volta che si guardavano.

<<Sono un triangolo>> - le loro voci echeggiarono tra le mura della grotta all'unisono - <<E' impossibile>> - sussurrò lui - <<Già, è sembrato impossibile anche a me fino a che non ho sentito il vostro mago all'interno della mia testa>> - lasciò cadere la spada ed Evander la seguì a ruota.

<<Il nostro mago?>> - lui le si avvicinò, ma con un piccolo scatto, lei si tirò indietro, messaggio ricevuto, pensò lui, indietreggiò e aspettò una risposta.

<<Una ragazza di nome Eliette, a quanto pare la squadra di triangoli che conosco io non e l'unica>> - spostò il peso da una gamba all'altra con aria annoiata, si portò la spada dietro la schiena continuando a fissare il ragazzo davanti a sè.

Evander trasalì al nome della compagna, era Eliette il mago?

<<So a cosa stai pensando, avrai tante cose da chiedere credo al momento, ma devo sbrigarmi e ora che ho appurato che sei uno di noi, in un certo senso, posso andare avanti>> - non gli diede nemmeno il tempo di replicare, gli sorrise senza pensarci e riprese a correre per la sua strada.

Provò a richiamarla, ma non aveva nemmeno fatto in tempo a leggere il nome sulla targhetta.

<<Perchè non mi hai avvisato che mi stavano per accoltellare alle spalle?>> - mise le mani sui fianchi, cercando di mantenere uno sguardo serio - <<Non è colpa mia, stavo guardando te e mi sono distratto, ora, dovresti darti una mossa>> - Evander si massaggiò le tempie con le mani, poi annuì e riprese a correre.

<<Nella prossima stanza spero di trovare un altro elemento o credo di essere fottuto>> - aveva iniziato a sussurrare, come se stesse parlando solo a se stesso, come se si stesse ricordando che se non riusciva a trovare altro allora probabilmente non avrebbe rivisto la luce.

Pochi secondi dopo il suo stomaco iniziò a bruciare, non era fame, ma ansia, se pensava che gli mancavano altre quaranta stanze quasi non respirava.

<<Comunque non dovrei nemmeno essere io a decifrare enigmi, dovrei solo, credo, buttar giù qualcosa con la forza, no? Siamo sicuri che non sia capitato nella grotta dei cubi?>> - temporeggiava, non aveva idea di che cosa gli aspettasse da lì a poco.

<<Caro mio giocatore, purtroppo niente è quello che sembra su questo mondo>> - quelle furono le ultime parole che sentì per una manciata di minuti seguenti.

Fortunatamente in quella stanza non aveva fatto altro che, come aveva predetto, buttar giù massi di rocce che ovviamente si erano rivelate solo nel momento in cui era entrato dentro; ma alla fine di ciò aveva conquistato un altro elemento: la giada.

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Il tempo iniziava a stringere, gli elementi si accumulavano, lo sforzo diventava sempre di più e la stanchezza non faceva altro che fargli alterare i nervi.

Aveva incontrato qualche altro giocatore e aveva realizzato che oltre alla sua squadra, la squadra che lui conosceva, ce n'erano molti altri. Erano tutti triangoli, lo poteva dire solo guardando il tatuaggio sulla nuca, lo stesso che aveva lui.

La sua corsa diventava sempre più lenta e le gambe cominciavano a dolere. Il peso della spada alle sue spalle cominciava a farsi sentire, non di certo perché fosse lei a pesare in sé, quanto più il fatto che aveva appena superato trenta stanze senza mai fermarsi.

La cosa positiva è che ne mancavano ancora solo una ventina, la parte negativa era che ora era costretto a riposare.

Trovó un masso poco distante da lì, gli corse incontro e appoggio la schiena ad esso, tiro la testa all'indietro e chiuse gli occhi.

Si impose di rimanere in quella posizione solo ed esclusivamente per qualche minuto.

Si portò le dita a livello delle tempie cercando di allietare un po' la pesantezza che si sentiva.

Nelle ultime stanze aveva usato in maniera esponenziale la sua forza, aveva dovuto usare la sua spada un paio di volte e ora si sentiva le braccia come trafitte da lame inesistenti.

Aveva il fiato corto, ma si impose di fare un resoconto di ciò che aveva trovato fino a quel momento.

Rubino, Giada, Kunzite, Lodolite, Angelite e Tormaline.

Gliene mancavano ancora quattro e non era per niente entusiasti di varcare altre soglie.

L'interfono lo scosse dai suoi pensieri quando la voce tornò loro a parlare.

<<Attenzione giocatori, abbiamo il primo vincitore, vi preghiamo di attendere un paio di minuti>>.

Evander scattò in piedi agitato, cominciò a sudare, si sfregava le mani per cercare di asciugarsi i palmi e camminava avanti e indietro per cercare di prendere aria.

Respirava velocemente e il suo cuore batteva all'impazzata.

<<C'è stata una variazione delle regole, questa comunicazione sarà trasmessa a tutte e tre le categorie. Il mago in carica avrà il compito di portarvi tutti fuori dalle grotte nel minor tempo possibile. La prima categoria a vincere avrà un vantaggio nel prossimo livello, l'ultima, al contrario, subirà una penitenza : la categoria perdente affronterà il prossimo livello senza nessuna delle vostre risorse.

Buona fortuna giocatori, da ora, giocate in squadra>>.

Sul viso di Evander nacque un ghigno, provava solo disprezzo e disgusto, amavano giocare con le vite altrui.

Ci fu solo il tempo di un battito di ciglia prima che quel corridoio iniziasse a pullulare di giovani.

Ragazzi, ragazze, tutti triangoli, tutti confusi.

Ognuno di loro portava un'arma con sé, archi, spade, balestre, di tutto.

Tutti impugnavano qualcosa e quando si guardavano negli occhi ognuno di loro comprendeva come si sentiva l'altro. Era come se stessero giocando a nascondino con le loro stesse vite. Quello che provavano loro nessuno poteva comprende e avrebbe mai compreso.

All'improvviso una voce risuonò loro nella testa.

<<Giocatori, sono il vostro nuovo mago e credo che il nostro compito sia dimostrare a questi figli di puttana perché siamo triangoli >>

Un sorriso affioró sul viso del ragazzo, conosceva quella ragazza, l'aveva incontrata poco prima.

<<Come potete vedere la vostra squadra non è  l'unica che esiste a questo mondo, lo abbiamo scoperto tutti stamattina, a quanto pare esistono varie sfaccettature all'interno di questo mondo.

Ora, sono riuscita a connettere le nostre linee ed ora siamo tutti insieme, avrò bisogno di potervi monitorare tutti perciò consiglierei di non separarci. Questi bastardi hanno fatto si che la maggior parte di noi non entrasse mai in contatto con un altro, queste grotte non sono solo grotte, contengono dell'energia all'interno ed è la stessa che usano contro di noi.

Controllate i vostri elementi, ne ho cambiati un paio cosi che tutti avessimo gli stessi, perciò liberatevi di quelle che non vi servono più e muoviamoci il prima possibile>>.

I giochi erano cambiati, cosi come le emozioni di tutti gli altri e le cose appena dette da quella ragazza avevano provocato forti schiamazzi dalla maggior parte di loro, Evander invece controllò la sua lista, più della metà della sua lista era cambiata e lui iniziò a pensare che quella ragazza stava aiutando in realtà solo la sua di squadra.

<<Tre di questi elementi sono già all'interno delle vostre sacche, ce ne mancano sette e tutti e sette si trovano da qui in avanti, ora iniziate a correre>>

Ci fu un attimo di confusione prima che il grande gruppo iniziò a muoversi, era una grossa chiazza nera, un ombra, un gruppo di persone sconosciute che avrebbero vinto a tutti i costi.

<<La prima stanza si trova a qualche metro da qua, non mi è concesso sapere cosa vi aspetta, perciò una volta entrati sarete soli. Ma prima di questo, lavorerete in gruppi, siamo in ventiquattro e non posso far entrare ventiquattro persone nella stessa stanza, sarebbe spreco di tempo, perciò le due squadre si dividono qui, buona fortuna, compagni>> .

Continuando a correre le due squadre fecero come richiesto un'altra volta, triangoli e triangoli pronti.

La squadra di Evander si era finalmente riunita, e lui cominciava a riconoscere i volti, scrutó tutti gli altri, rimanendo in coda alla fila.

<<Quindi sarai tu a guardarci le spalle se quei pazzi decidono di attaccarci alle spalle>> - la voce graffiante di Eliette gli arrivò alle orecchie con tale sorpresa che inciampò sui suoi stessi piedi evitando però  una caduta rovinosa.

<<'Quei pazzi' sono esattamente come noi, sono triangoli, perché dovrebbero attaccarci?>> - domandò continuando a correre - <<Quella ragazza non mi piace, nemmeno quando l'ho guidata in tutte e dieci le stanze, è un tipa scorbutica. Dopotutto, però, hai ragione, sono come noi e non ne trarrebbero vantaggio>> - non ebbe il tempo di replicare perché quella ragazza tornò a parlare.

<< Le  squadre si occuperanno di tre stanze,  nell'ultima invece avrò bisogno di tutti e ventiquattro i giocatori>>

Spiegò loro dove si trovavano le stanze, la loro stanza distava circa 800 metri da dove erano adesso.

Avevano iniziato a correre più velocemente, non curanti dei loro fegati in fiamme e arrivati alla prima stanza ricevettero nuovi ordini.

<<Eliette, Evander, Olimpia e Silas, sarete la prima squadra, questa è la vostra stanza; Waylen, Kira, Pyamo e Ulielia la seconda, la vostra è la terza a partire da questa; Jya, Riob, Dian e Ilyor saranno la terza e la vostra è la sesta, ci rivediamo tutti alla fine>>

Così come apparse, la sua voce scomparí.

<<Buona fortuna ragazzi>> - Silas-  <<Si, anche a voi>> - Pyamo -  <<State tutti attenti>> - Ilyor, le voci dei tre ragazzi bastò a incoraggiare tutti gli altri.

Non appena i quattro ragazzi misero piede all'interno diverse frecce iniziarono a volare in loro direzione.

<<Tutti a terra!>> - fu Eliette ad urlare - <<Frecce volanti? Oh andiamo!>> - Evander sospirò frustrato - <<Ragazzi credo di poterle fermare, ma ho bisogno di copertura>> - Olimpia aveva avvistato una leva e sperava che bastasse a fermare le frecce.

Evander, Silas e Eliette si sollevarono nell'esatto momento nel quale la loro compagna cominciò a correre; con le loro lame deviarono le frecce consentendo alla ragazza di proseguire.

<<Fai pure con calma Olimpia!>> - Silas si girò verso ella alzando il tono con sarcasmo - <<Ci sto provando, ma non va su!>> - ribattè lei digrignando i denti, Evander provò l'impulso di raggiungerla, ma riuscì a reprimerla non appena le frecce smisero di volare. Era un triangolo, la forza era la sua specialità, non era forse così?

<<È troppo facile, è bastata una leva?>> - non ebbe nemmeno il tempo di dirlo, la stanza cominciò a girare su se stessa e una luce rossa scura sfocó la vista dei ragazzi.

Olimpia aveva azionato un allarme, non aveva fermato niente, anzi.

<<Maledizione Olimpia!>> - lei provò a difendersi - <<Non è colpa mia! Come potevo saperlo?>> - con un gesto della mano Silas la silenziò.

Smesso di girare la stanza cambiò scenario, i quattro ragazzi si trovarono all'aperto, in piedi su un parapetto avrebbero dovuto cercare di rimanere in equilibrio. Il vento sferzava sui loro visi colpendoli senza pietà.

<<Quanto è lungo, uno di voi ne ha idea?>> - Evander  aveva già iniziato a scannerizzare il ponte, era lungo un paio di kilometri e dall'altra parte  la pietra si trovava esattamente davanti a loro, incastonata nella roccia.

<<Ragazzi, qualcosa si muove – cominciò Olimpia – Merda!>> - d'accordo quella era in assoluto la stanza peggiore che Evander avesse fatto fino a quel momento.

Le frecce si erano fermate, ma le preferiva a quello che vedeva davanti ai suoi occhi. Erano enormi massi di pietra e oscillavano avanti e indietro in ritmo sconnesso tra di loro.

Se non altro Level era aggiornato sui cliché dei mondi distopici.

In coro i quattro ragazzi annuirono a loro stessi, come a potersi incoraggiare, iniziarono a correre e il resto non fu altro che uno dei mille scenari che potevano accadere.

Superati una ventina di massi tutti e quattro erano esausti e tutti quattro avevano rischiato di cadere più di una volta.

Il ponte era stretto, ma ce la stavano mettendo tutta. Ne mancavano una decina quando Silas perse l'equilibrio, il vento lo aveva destabilizzato e uno dei massi lo aveva colpito e ora si trovava a pendoloni nell'aria.

<<Io sto bene voi continuate!>> - aveva subito loro rassicurato, i tre giovani si fermarono e Olimpia si lanciò  in suo soccorso prima di essere colpita dalla stessa palla e cadere.

Silas impugnó una delle sue lame inficcandola nel ponte, con l'altra mano afferrò quella della ragazza salvandola giusto in tempo.

<<Che nessuno torni più indietro! Noi ce la facciamo, ma serviranno due persone per liberare la pietra, correte, ora!>> - restii i due ragazzi rimanenti corsero in direzione della pietra.

<<Come facciamo ad estrarla? È conficcata nella roccia>> - sussurrò Eliette - <<Ed è proprio per questo che servono due persone, usa la tua spada per frantumare la roccia da quel lato, io penserò all'altro>> - non persero tempo, sguainarono le spade e cominciarono a colpire la roccia.

Bastarono pochi colpi, poi questa rotolò a terra proprio ai loro piedi.

Dall'altra parte la mano di Olimpia cominciava a scivolare dalle dita di Silas, ma lui non mollò.

Evander raccolse la pietra da terra e quell'orrendo ponte precipitò insieme a quello scenario. Un battito di ciglia ed erano torti in quella stanza buia e spoglia.

I loro cuori palpitavano di paura, ma il loro corpo  esplodeva di adrenalina e coraggio.

<<Prossima lezione : non tocchiamo mai più nessuna leva>> - Silas lasciò la presa dalla mano della ragazza, i quattro si guardarono un altro istante prima di essere riscossi da una voce conosciuta.

<<Evander, Eliette, Silas e Olimpia, riuscite a sentirmi? Avete recuperato la pietra?>> - Eliette si mise in capo alla fila - <<Abbiamo avuto una piccola interferenza, ma ce l'abbiamo, dove dobbiamo andare?>> - urlò.

<<L'ultima stanza del corridoio, vi stiamo aspettando>>.

Sospirarono in coro e senza indugiare si addentrarono per le vie di quel lungo corridoio un'ultima volta.

L'atmosfera cominciava a diventare sempre più pesante, l'incidente nella stanza aveva portato loro via molto più tempo di quanto fossero loro consapevoli e Olimpia, mente correva, non poteva fare a meno di pensare che fosse stata tutta colpa sua.

<<Hai azionato tu la leva, d'accordo, ma non sapevi che sarebbe successo ciò che è poi successo, non prendertela con te stessa>> - Evander aveva mantenuto un tono pacato e fermo, dopotutto stava solo constatando la verità.

<<Ma se non l'avessi fatto non avremmo perso così tanto tempo - boccheggiò in cerca d'aria, reprimendo la sensazione di angoscia che le attanagliava lo stomaco – forza, siamo arrivati>> - concluse in fretta.

Il gruppo dei triangoli era di nuovo insieme e ora l'unica cosa che li divideva dall'uscita era una sola e unica stanza.

<<Questa è l'ultima stanza, ed è l'unica di cui conosco l'interno, per arrivare alla pietra sarete sottoposti all'ultima prova della giornata.

Due giocatori prenderanno posto al centro della stanza, mentre gli altri ventidue saranno disposti in cerchio attorno a loro, il vostro compito è sorreggere le torri che precipiteranno lentamente sopra di voi, vi chiederete perché, la risposta è semplice.

Al centro della stanza su un piccolo altare ci sarà l'ultimo elemento e i due giocatori avranno il compito di portarla fuori prima che le colonne possano schiacciare con il loro peso il resto della squadra>> .

D'accordo, forse quello era peggio della stanza precedente.

<<È facile, devono semplicemente estrarla>> - osservò una voce alle spalle di Evander, si girò per guardare, una ragazza, capelli rosa, alta più o meno quanto lui e la sua corporatura avrebbe facilmente retto il peso della colonna.

<<Per estrarre la pietra le colonne dovranno allinearsi, tutte e ventidue, ed è per questo che il vostro ruolo sarà importante.

Non possono toccare terra o l'intera stanza crollerà; le colonne viaggiano a tempi diversi, alcuni di voi saranno schiacciati prima di altri e dovranno aspettare il ritmo delle altre, ed è qui che entra in gioco la vostra abilità : la resistenza>>

<<È una missione suicida, non ce la faremo mai! Che succede se uno di noi viene schiacciato davvero o non riesce ad evitare che tocchi terra?>> - Evander non si girò, non voleva ricordare più nessun viso.

<<Sarà meglio che non accada, in posizione, compagni>> - assegnò loro le ultime indicazioni, i due nomi che avrebbero avuto il compito di salvare tutti e ventiquattro i giocatori, venticinque con il loro mago.

Decidere chi sarebbe stato al centro della stanza era stato facile : la persona con la corporatura più robusta e quella con la corporatura più esile e così Waylen e Olimpia rimasero fermi a guardare i compagni prendere posto.

Non lo avrebbero mai ammesso, ma dall'aria pesante nella stanza si poteva facilmente comprendere come la maggior parte di loro aveva paura di non resistere al peso delle colonne.

Evander osservò gli altri, uno ad uno, pregando qualsiasi dio affinché  tutti ne potessero uscire vivi.

Saliti sulle pedane i ragazzi sentirono un ultimo scatto prima che la struttura sopra di loro iniziasse a muoversi.

Come predetto le colonne iniziarono a precipitare giù, si udì un urlo e per un nano secondo Evander pensò fosse il suo, quando aprì gli occhi invece si accorse che era stato un altro ragazzo.

Il gioco era appena cominciato, ma la sua colonna gli era già addosso, la sosteneva con le spalle e non si sforzò a nascondere tutta la fatica che stava già facendo.

Quello non fu l'unico verso gruttuale che si sentì, una manciata di secondi dopo e le colonne avevano già schiacciato molti altri.

Evander guardò il alto e non si sorprese nel vedere che anche la sua stava precipitando con una certa velocità, lo avrebbe raggiunto nel giro di poco.

Dieci minuti dopo mancavano esattamente tre colonne, la maggior parte di loro era quasi steso a terra con la faccia imperlata di sudore, il viso di un colorito misto tra il rossiccio e il violaceo.

_________

<<Perché le loro colonne non vengono giù?>> - un urlo strozzato catturó la loro attenzione - <<Beh, non è di certo colpa loro!>> - era la prima volta che Silas difendeva qualcuno e sfortunatamente doveva dargli ragione.

<<State truccando il gioco, i vostri compagni sono gli unici tre a non essere schiacciati!>> - il viso di Evander diventò rosso di rabbia, ma certo, come no, ora avevano anche il potere di truccare il gioco?

<<Idiota! Uno dei tre è un vostro compagno e stiamo faticando tanto quanto lo fate voi, perciò chiudi quella bocca e concentrati>> - osservando meglio i tre ragazzi, Evander aveva notato che fossero Eliette, Jya e un ragazzo dell'altra squadra, non poteva provare lealtà per la sua stessa squadra, ma non avrebbe permesso che una ragazzina insolente potesse vanificare il loro sforzo.

I giocatori erano ormai allo sgocciolò delle loro forze, un altro po'  di peso e qualcuno sarebbe svenuto, le ultime tre colonne arrivarono in posizione e non appena la pietra fu nelle mani dei due ragazzi, gli altri ventidue furono liberi di respirare.

Come previsto molti di loro si accasciarono a terra privi di sensi; almeno una decina di loro aveva sostenuto il peso di quelle maledette colonne dall'inizio e arrivati alla fine non erano nemmeno più stati in grado di riconoscere un braccio da una gamba.

Senza fiato gli altri si tirarono indietro, con la mano sui polmoni cercarono di riprendere ossigeno, e colore e un battito cardiaco nella norma.

<<Congratulazioni giocatori, la vostra squadra si è posizionata seconda, vi preghiamo di raggiungere le cabine alla vostra destra per fare ritorno a casa. Buon riposo triangoli>> - nella testa Evander avrebbe voluto urlare loro contro e mandarli subito dopo all'inferno, ma si limitò a sollevare il suo corpo ed entrare nella cabina.

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