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La consapevolezza del primo posto
Milano, fine luglio 2024
Il bar vittoria è pieno come non è mai stato e comincio a domandarmi quando partiranno tutti per le vacanze. Luglio è ormai agli sgoccioli e questo caldo torrido inizia a pesarmi come non mai: l'asfalto rovente di Milano, il caos dei turisti, gli ultimi esami all'università e le serate estive sono una pagina che spero presto di chiudere.
Mi guardo in giro, sistemandomi meglio su uno dei tavolini all'aperto, che da' proprio sul corso principale. Prendo un sorso dell'estathé alla pesca, sperando in un refrigerio mentre aspetto che Sara mi raggiunga. È inutile, anni e anni di amicizia non hanno di certo insegnato alla mia migliore amica che la puntualità è una delle doti più stimabili.
Sto per prendere il telefono e mandarle un messaggio dicendole che se non arriva entro dieci minuti me ne torno a casa - dove almeno c'è l'aria condizionata - quando una mano fresca di manicure appoggia con vigore sul tavolino una copia della gazzetta dello sport.
"Stavo per andarmene" sbotto, mentre la guardo sedersi davanti a me, con negli occhi marroni un'espressione che non riesco a decifrare.
"Beh?" domando, scrutandola con sguardo deciso.
Conosco la mia amica: se mi ha chiamato un'ora fa, di sabato mattina, per chiedermi - anzi, ordinarmi - di vederci subito nel nostro solito bar, ci deve essere di sicuro qualcosa che deve dirmi, di davvero urgente.
"Non sai niente?"
"Che cosa dovrei sapere, scusa?"
"Non ci credo!"
Mi allunga il giornale dalla carta rosa ma io distolgo lo sguardo.
“Da quando in qua mi interessa lo sport?” domando, incrociando le braccia contro il tessuto leggero del mio abito rosa.
“Dovrebbe interessarti, visto che sei una ex nuotatrice” risponde Sara, con un sorriso che le illumina il viso.
Gli occhi dietro le lenti scure dei miei RayBan mi si illuminano leggermente, mentre abbozzo un sorriso lieve, che però svanisce abbastanza in fretta.
“La mia carriera in corsia è acqua passata, lo sai” sussurro, cercando di sviare il discorso.
“Anche lui?”
Sara mi sventola per l’ennesima volta sotto il naso la prima pagina della gazzetta e io, esasperata, decido di prenderla fra le mani per darci un’occhiata.
So che da qualche giorno sono cominciate le tanto attese Olimpiadi di Parigi, evento clue del 2024, ma sono anni ormai che non ne seguo più una con la serietà e la passione di una volta; da quando si è celebrata la cerimonia di apertura, la mia home di Instagram è intasata di notizie a riguardo, ma piuttosto che leggere e sentire pareri di chi si improvvisa grande esperto di sport ogni quattro anni, ho preferito prendermi una pausa da ogni social per godermi un detox dalla tecnologia, come va di moda dire ultimamente.
Il titolo in copertina è dedicato proprio ai Giochi, ma non è quello ad attirare la mia attenzione.
Poco più sotto, sulla carta stampata che odora di inchiostro fresco, c’è lui.
“Nico Carraro conquista l’Olimpo del nuoto: è oro negli 800 stile libero"
La tuta della nazionale firmata Armani, la medaglia d’oro al collo, i capelli bagnati e lo sguardo di ghiaccio così penetrante da obbligarmi a distogliere gli occhi dalla pagina, per incontrare il volto eccitato di Sara.
“Lo so, Stella. Quando stamattina alla radio ho sentito della sua vittoria, non ho potuto non correre da te per dirti ogni cosa. E’ incredibile!”
“Sì, è… incredibile” sussurro, cercando di mascherare il cambiamento drastico della mia voce.
“Tutto qui? Nico Carraro, quel Nico Carraro è campione del mondo degli ottocento metri stile libero e tu ti limiti ad un commento così lieve? Stella, c’è qualcosa che mi nascondi”
“Sono contenta per lui” taglio corto, acida.
Sara inarca un sopracciglio, confusa.
“Vuoi dirmi cosa c’è?”
Nella mia mente confusa vi è solo il ricordo annebbiato del passato, che riaffiora con la violenza di un fulmine in una sera tiepida, mentre cerco di concentrarmi il più possibile sul presente.
Nico.
“Abbassa gli occhiali” sbotta ad un certo punto Sara, come se mi stesse leggendo dentro.
Rimango in silenzio, le mie mani ancora appoggiate sul giornale, come se quella foto fosse il segno di qualcosa che credevo perso per sempre.
“Stella. Abbassa. Quegli. Stramaledetti. Occhiali.”
Prima che possa ribattere, la mia amica si allunga sul tavolino e, con un gesto rapido, mi abbassa gli occhiali sul naso, rivelando i miei occhi verdi.
Il contatto con la luce mi obbliga a socchiudere le palpebre, ma ormai Sara ha già capito ogni cosa.
Vedo il suo sguardo stringersi così tanto da affilarsi terribilmente, rivelando solo il nero delle lunghe ciglia imbevute di mascara nero.
“Io lo ammazzo. Giuro che un giorno o l’altro lo ammazzo.”
Mi affretto a rimettermi gli occhiali, prima che qualcun altro noti il livido che mi lambisce il sopracciglio e la parte più alta dello zigomo.
“E’ stata colpa mia. Matteo aveva bevuto un po’ e io l’ho…”
“Quale sarà la prossima scusa, Stella? Ti rendi conto che stai difendendo un uomo che ti fa questo?” domanda, arrabbiata, stringendosi stizzita nel suo abito beige, perfettamente inamidato.
“Ne abbiamo già parlato, è stato un incidente”
“Come quello del mese scorso e di quello prima ancora, oppure come quella volta che sei finita in ospedale con il naso rotto. Ma è sempre un incidente per te. Quante volte ti ho detto di lasciarlo?”
“Se fosse facile lo avrei già fatto, non credi?” sibilo a mezza voce, con il sottofondo riempito dal rumore del traffico. Mi affretto a rimettermi gli occhiali.
“Per lui hai lasciato tutto. Amici, passioni, il nuoto. Amavi nuotare, era la tua vita, ti eri appena qualificata per gli europei!”
“Ti prego, Sara, è già abbastanza complicato così”
Lei non ne vuole sapere.
“E sai meglio di me, che non è solo del nuoto che parlo. Lo amavi, Stella. E hai rinunciato a quello che sarebbe potuto esserci per chi? Un… coglione che ti fa soffrire! Lo sapevo che non avrei mai dovuto presentartelo”
Io e Sara ci siamo conosciute all’università. Da Verona, dove sono nata e cresciuta, ho scelto di spostarmi a Milano per studiare architettura: in questo modo, avrei potuto portare avanti la mia carriera e in parallelo anche gli allenamenti, per qualificarmi agli europei con la nazionale di nuoto. Era difficile fronteggiare ogni cosa e l’amicizia con Sara è stata il mio salvagente, che per una che di acqua ci vive, come me, è quasi una follia.
Abbiamo fin da subito legato, nonostante lei fosse la classica ragazza di città con il sogno di sfondare nel mondo della moda, circondata da amici, serate nei migliori locali del centro e io la nuova arrivata con tanti ideali quanti libri da leggere impilati sul comodino.
E’ stata lei, ad una festa di Natale del mio primo anno di università, a presentarmi Matteo.
Stavo vivendo un periodo difficile: il trasferimento in città, la nostalgia di casa, gli allenamenti estenuanti in piscina per le qualificazioni agli europei e quel rapporto in sospeso che avevo chiuso in fretta, prima della mia partenza, con Nico, conosciuto durante i miei anni di allenamento nei campionati minori, prima di entrare nella nazionale.
Matteo all’inizio sembrava il ragazzo perfetto: fresco di laurea in ingegneria meccanica, lavorava con il padre, prestigioso imprenditore edile del capoluogo e si è da subito dimostrato il mio sostenitore principale, finchè, poco prima dell’estate, alle porte delle gare, ha rivelato la sua vera identità.
Litigi che piano piano cominciarono a diventare insulti e poi, vere e proprie mani addosso.
Scoprì della mia ormai conclusa relazione con Nico e mi costrinse a rinunciare non solo a quelle gare, ma anche alla mia intera passione.
“Tra me e Nico non c’è mai stato niente. Sono contenta per dove è arrivato, ma sinceramente, Sara, avrei preferito che tu non me ne parlassi più.”
“Lo avresti scoperto da te! E poi ormai a ottobre ti laurei e tornerai a Verona, rivedrai la tua vecchia squadra, gli amici di cui mi hai parlato, è la tua occasione per chiudere del tutto questa pagina e ricominciare”
Sposto lo sguardo sulla strada, sperando che Sara se ne accorga e cambi di sua volontà argomento.
In tutta risposta, lei si avvicina e mi prende una mano tra le sue, stringendo delicatamente.
“Stel, anche se lo vogliamo, e fidati che io lo voglio più di te, la vita non è uno di quei romanzi rosa che tanto ci tengono incollate alle pagine, durante i nostri sabati sera passati a fare maschere per il viso comprate da Sephora. Non ci sarà nessun principe azzurro che con il suo cavallo bianco verrà a prenderci”
Mi scappa un sorriso: io e Stella abbiamo una piccola passione in comune, ovvero i romanzi d’amore, meglio se con un’avventura con la A maiuscola e una bella spruzzata di passione tra i protagonisti.
Il pensiero che a ottobre, dopo la mia laurea, tutto questo sarà solo un lontano ricordo dei tempi dell’università, mi rabbuia, ma torno a concentrarmi sul presente.
Non voglio affrettare nulla, la mia vita è già abbastanza un casino così.
Torno con gli occhi sulla prima pagina della gazzetta, incrociando il volto di Nico: è sul gradino più alto del podio, indossa una felpa blu con la scritta “Italia” a caratteri cubitali e ha gli occhi lievemente lucidi, mentre morde la medaglia con aria accattivante e trionfale.
“E allora buttati. Vivi. Hai venticinque anni, una carriera brillante, tante passioni… a cosa ti serve un vigliacco come Matteo al tuo fianco?” riprende Sara, senza mai mollarmi la mano.
Sospiro.
Matteo è stato il mio primo amore. O almeno, quello che credevo fosse amore.
All’inizio si è rivelata una relazione degna di un film di Hollywood: fiori, regali, cene in ristoranti costosi, belle macchine e sesso da favola. Per una come me, che viene da una vita di sacrifici, era un sogno ad occhi aperti. Finché poi, come ogni vera favola di cristallo, ogni cosa si è rivelata per quella che era.
Fino ad arrivare ai lividi.
“Matteo è tutto quello che ho”
“Questo è quello che lui ti fa credere: dimostragli chi sei e quanto vali”
Alzo lo sguardo e incrocio il suo, abbozzando un sorriso leggero.
“Mi mancherai” sussurro.
“Mi mancherai anche tu. Non so come farò senza di te”
Sara si è appena laureata e ha accettato al volo la proposta di lavorare come aspirante stilista all’interno del team dei designers di Dior, a Parigi.
Sapevo quanto aveva lavorato duro per la realizzazione di quel sogno ma nonostante sia ormai passato un mese da quando mi ha comunicato la notizia, ancora non ho realizzato.
Ci alziamo e ci stringiamo in un abbraccio. Affondo il viso tra i suoi capelli, perfetti di piega, mentre lei mi accarezza la schiena.
Fin dalla mia prima settimana a Milano, tra lezioni e ritmo frenetico della città, lei è stata la mia spalla: la nostra amicizia, nata tra le aule del Politecnico, è tutt’ora una delle pagine più belle della mia vita, per quanto diverse siamo.
“Allora è deciso?” domando, staccandomi “Il primo di settembre partirai per la città dell’amore?”
“Non cercare di cambiare argomento!” ridacchia lei, afferrando la gazzetta dal tavolino di fianco a noi, per poi ficcarmela in mano “Ci sarà tempo in aeroporto per le lacrime e le smancerie. Quanto a te…”
I suoi occhi accennano al giornale.
“… vedi di fare in modo di organizzare un appuntamento con il nuovo dio delle acque”
“Ma se io e Nico non ci sentiamo da mesi e mesi? E poi cos’è questa storia del dio delle acque?” domando, cercando di trattenere lo sconcerto.
Lei alza gli occhi al cielo.
“Quante volte devo dirti di scaricare TikTok?”
“Lo sai che quel mondo non mi avrà mai” mi difendo, gesticolando con la gazzetta in mano.
“Beh, avrai modo di scoprire tutto da sola e spoiler: la tua ex fiamma non ha solo degli addominali d’acciaio, ma anche un cuore d’oro, leggiti tutta l’intervista in prima pagina!”
Sento le guance diventare più rosse di un pomodoro troppo maturo, mentre Sara recupera la sua borsa griffata “Chanel”, rosa antico, in perfetta tinta con le scarpe dal tacco alto.
“Io devo scappare, ho un appuntamento con la direttrice della rubrica “Décolleté a colazione”, mi raccomando, scrivimi”
Mi schiocca un bacio sulla guancia per poi sparire, lasciandomi lì, con il giornale in mano e la testa frastornata da un cocktail di domande, pensieri e riflessioni.
Con un sospiro mi siedo di nuovo al tavolino; il silenzio colmato di nuovo dal viavai di auto lungo il corso e dal vociare dei turisti sul marciapiede a pochi passi da me.
Il cuore mi batte più veloce del previsto, mentre osservo il volto di Nico, sulla carta di giornale.
E’ come se il tempo si fosse cristallizzato intorno a me, un fermo immagine che mi incastra in quella che sarebbe una fotografia perfetta: una ragazza seduta al tavolino di un bar particolarmente chic nel cuore di Milano, durante un’estate rovente, con un abito leggero e gli occhiali scuri, intenta a sfogliare le pagine di un quotidiano di sport.
Faccio un sospiro profondo e apro la gazzetta, ritrovandomi davanti la famosa intervista di cui parlava Sara.
Mi guardo intorno, come ad assicurarmi che nessuno mi stia osservando, ma se c’è una cosa che amo di Milano, è che a nessuno interesserà mai cosa stai facendo: puoi metterti a fare la verticale in mezzo a piazza del Duomo o decidere di camminare avvolto in un boa di piume rosa shocking che non darai mai nell’occhio.
Tuttavia, sento su di me la presenza incombente di Matteo.
Se solo sapesse che sto per leggere l’intervista del ragazzo di cui ero – e di cui non ho mai smesso di essere – innamorata sarebbe capace di dare il peggio di sé, ma decido di scacciare ogni ombra di quel pensiero dalla mente, nonostante il livido dietro gli occhiali faccia più male del solito.
Sospiro, iniziando a leggere.
E, con mia sorpresa, i ricordi mi affollano la mente.
Le labbra di Nico sulle mie sono calde e sanno di menta e dopobarba. Mi stringo a lui, facendo scorrere le mani dai suoi capelli alle sue spalle larghe, sentendo ogni tratto dei suoi muscoli. L’acqua ci lambisce fino ai fianchi e io lascio che le sue dita cerchino la mia pelle, mentre con la bocca scende languido lungo il mio collo, in una scia di baci lenta e languida, da farmi perdere la testa.
“Non voglio che Matteo lo sappia”
“Non lo saprà, infatti”
Nella vasca in cui siamo immersi, la schiuma mi ricopre dai fianchi in giù, lasciando scoperte le natiche, su cui Nico appoggia con decisione le sue mani grandi e perfette.
“Vorrei che questa non fosse la nostra ultima volta” sussurro, staccandomi da quel vortice di piacere che è la sua lingua nella mia bocca.
“Ti prometto che non lo sarà” risponde, prima di tornare sulle mie labbra.
Con il fiato rotto e le lacrime agli occhi chiudo il giornale e mi alzo, per poi raggiungere quasi correndo la fermata del tram più vicina, le immagini nella mia mente come lame dentro al cuore.
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