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CAPITOLO 48

PRESENTE (se non ricordate potete rileggere il capitolo 9)

Nico corse veloce verso la casa sull'albero e quando vi salí gli prese un colpo vedere Renzo che fissava quel quadro, quella fotografia che avevano fatto quella volta a Venezia quando i ragazzi avevano all'incirca tre anni.
E lui la stava fissando.

Restò in silenzio a pensare a cosa fare.
Tolse lo sguardo dal fratello maggiore e lo spostò per la stanza.
Un colpo al cuore: Maria, nuda, legata e piena di lividi.
Incosciente.

Mille brividi gli passarono dalla schiena al collo.
Era stata stuprata, violentata di nuovo.
Di nuovo, cazzo! E non sono arrivato in tempo nemmeno sta volta.

<Fratello> Renzo lo aveva visto.
Nico si voltò furente verso di lui che se ne stava tranquillamente col cappotto sull'avambraccio destro.
<Brutto figlio di puttana e che nostra madre si salvi> urlò e gli saltò addosso.
Renzo però non se ne stava lì impalato, ricambiava le sberle i pugni e i graffi.
<Come hai potuto farle questo, come!?> tuonó mentre un destro gli arrivava alla mascella.
<Ve la siete cercata ed io ho agito di conseguenza>, un calcio alle costole.
<Davvero, Renzo, davvero!?> esclamò sarcastico.
<Me l'hai rubata, lei è mia, solo mia!> gridò l'altro mentre cercava di coprirsi il viso dai pugni del fratello minore.
<Ti sbagli, Renzo. Non è mai stata tua> e con tutta la forza che aveva gli tirò una ginocchiata dove non batte il sole.
<Cazzo, che maleeee> urlò in preda al dolore, mentre teneva coperto i suoi gioielli.
<Oh, Nico sapessi... i nostri genitori non te lo permetteranno mai, mai> mormorò, <lei sposerà me ed entrambi vivrete vedendo l'infelicità dell'altro. Fino alla fine>mormorò.

Una voce, poco più di un sussurro si destò nel silenzio della stanza.
<N-Nico...?> Maria tremava come una foglia, <dimmi che non è successo, dimmi che non è successo di nuovo, ti prego... ti prego.. > cominciò a piangere, ma Nico non aveva ancora finito col fratello.
<Maria sono qui, aspetta però che devo chiarire una cosa> disse allora senza staccare gli occhi da Renzo.
Ma prima che potesse parlare, Renzo disse:
<Tre bambini... gemelli sembra... chissà come reagirebbero le nostre famiglie... tre bastardi...>.
A quelle parole la coppia sussultó.
<Le menate che ti ho dato ti hanno dato alla testa, fratello> Renzo scosse la testa.
<E allora come mi spiegate le foto di voi con tre bambini identici a voi?> alzò un sopracciglio.
Deglutirono.
<N-noi... > Maria non riuscì a finire la frase che Renzo parlò di nuovo:
<Dove sono>.
Silenzio.
Non potevano riverarglielo.
Era il loro più grande segreto.
I loro figli.
No.
Non avrebbero detto una sola parola di dove si trovassero.

<Da nessuna parte>lo dissero sicuri perché loro erano il loro bene più prezioso.
<Ditemelo perché giuro su dio che vi uccido> ringhió allora.
Bocca chiusa.
Saltò in piedi.
<Ditemelo!> esclamò, <Non devono esistere, io sposerò Maria e voi vi vedrete ogni giorno... Maria partorirà il mio erede, e tu, Nico, ci conviverai. Come faremo tutti noi>.
<Sarete solo cognati e adesso...> con una spranga, che a quanto pare era dentro alla sua cintura angelica, colpí il fratello minore e quest'ultimo svenne.
Maria urlò dallo spavento e quando il perfido uomo le si avvicinò, cercò di allontanarsi.
<Tu adesso verrai con me>.

(...)

Renzo legó Nico con le manette di ferro angelico al termosifone.
Ci avrebbe messo molto a recuperare coscienza e a liberarsi, si disse.
Nel frattempo Maria si era rivestita, con dolori certo, ma non ci poteva fare niente.
<Lo faccio per il vostro bene, Maria> disse, <davvero>.
Si avvicinò a lei e le prese per mano.
Lei cercò di tirarla via, ma Renzo la teneva stretta.
<E ora mi dirai dove avete nascosto i vostri bastardi>.
<No, non te lo dirò mai, Renzo. A costo della mia stessa vita> ringhió.
<Tu mi hai fatto del male e sono sicura che lo rifarai perché è solo questo quello che sai fare: del male; perciò non ti permetterò di farlo ai miei figli>.
Con uno strattone riuscì a liberarsi dalla sua stretta e cercò di liberare anche Nico.
Non ci riuscì: un pugno le arrivò forte sulla guancia destra e la fece cadere a terra.
<Oh Maria, mia Maria... non hai vie di scampo. E adesso muoviti che devi riposare per il supplizio che vi farò domani> la prese per un braccio e la portò via.

***

Renzo si sentiva euforico la mattina seguente.
Non vedeva l'ora di vedere i due gridare dal dolore e supplicargli di smetterla.
Ma lui non voleva e non poteva: la sera precedente era andato da suo padre, Luciano e li aveva spifferato quello che aveva scoperto.
Alla fine lui gli aveva detto cosa fare: se non volevano dirgli dov'erano con le maniere buone, avrebbe dovuto usare le maniere forti.
Li avrebbe torturati fino a quando non gliel' avrebbero detto.
Dovevano scoprire dove nascondevano i loro figli.
Non potevano esistere e non avrebbero mai dovuto esistere, perciò doveva ucciderli.

Sinceramente dubitava che gliel' avrebbero detto, ma la speranza era sempre l'ultima a morire.

Mancava poco più di una settimana al suo matrimonio con Maria dunque non voleva ricoprirla ancora di più di lividi violacei e altro di quanto non fosse già.
Ma chi gli avrebbe impedito di farlo a Nico?
La riposta: nessuno.

Nessuno si sarebbe messo in mezzo, nessuno glielo avrebbe impedito, perché avevano paura.
Avevano paura di lui e della sua famiglia potente.
Non avrebbero alzato un dito nemmeno se fossero stati suoi amici.
Codardi.
Vigliacchi.
Ecco cos'erano.

Si sistemò e attraversò il corridoio.

Maria dormiva beatamente a pancia in su; con una mano che le sfiorava la tempia e l'altra sul materasso.
I suoi capelli erano sparsi sul cuscino di piume e le davano un'aria di una donna degna di Afrodite.

Renzo la studiava stando appoggiato con la spalla allo stipite della stanza.
Ne studiava ogni tratto come se volesse impararlo a memoria.

Si avvicinò di più e si sedette al suo fianco.
Con la mano le sfiorò i contorni della bocca e gli zigomi.
Lei non si muoveva e continuava a dormire.
Con un po' di indugi la sua mano scese sul suo collo e le sfiorò la gola.
Poi la spalla e il seno.
Si fermò lì, placida.
Aveva timore di svegliarla e di rovinate il momento magico che si era creato.

A Maria le scappò un ansimo.
Stava sognando.
Nico le sfiorava i contorni della bocca e degli zigomi.
Dopo le sue mani scendevano al collo, alla gola e alla spalla.
Poi sul petto. Le scappò un piccolo ansimo.
Quanto amava essere toccata lì da lui.
Le faceva venire i brividi e i capezzolu si indurivano.
Il gesto si ripeté e lei gemette ed inarcó la schiena.
<Ah...Nico...>

Renzo si fermò subito, all'istante.
Maria aveva appena gemuto il nome di suo fratello.
Nico, pensó con rabbia, come il cazzo sei: sempre in mezzo alle palle.

Scosse la testa e rifece il gesto.
Voleva sentirla dimenare sotto il suo tocco, anche se pensava che lui fosse Nico; l'uomo che amava.

A Maria mancò il respiro: Nico rifece quel gesto.
Poi la sua mano scese di più, in mezzo alle sue gambe.
Mosse le dite in modo circolare sul clitoride e lei non ci vide più.
Lo prese per il colletto della camicia e lo bació.
Lui sembrò sorpreso da quel gesto ma, fu una questione di qualche secondo, ricambió.

Pure sonnambula è, pensó, pensa che sia Nico e si comporta come se fosse sveglia.
Renzo ricambió il bacio: quando poteva ricapitare un'occasione simile? Da sposati, Maria, non l'avrebbe mai fatto e francamente nemmeno in quel momento perché stava sognando.

Ad un certo punto aprí gli occhi.
Urlò dallo spavento, dallo stupore e dal disgusto.
Stava baciando Renzo.

Stava.
Baciando.
Renzo.

Lo staccò brutalmente da sé e gli diede uno schiaffo.
<Non permetterti mai più> gridò in preda ad un attacco isterico.
<Non toccarmi, stammi lontano> si alzò dal letto, <ma si può sapere che hai in mente, uh?! Ti approfitteresti così di qualunque donna che fa... che fa sogni di questo tipo?!> era esausta.
Se si dovevano davvero sposare e non ci sarebbero state vie d'uscita per impedirlo, lui sarebbe andato da altre donne?
Ci scommetteva la testa.

Con le lacrime agli occhi per il disgusto che trovava per se stessa mormorò:
<Ti prego, ti supplico, dov'è Nico, ti prego, che vuoi da noi, lasciaci in pace, ti prego...> cadde in ginocchio e si aggrappó al lenzuolo del letto.

Lui restò impassibile. Poteva fare tutte le scenette che voleva ma a lui non importava.
La prese in braccio e passò per il corridoio.
Salutò educatamente i domestici che li guardavano sconcertati e arrivarono alle segrete della proprietà.
<Nico è qui e tu starai in un'altra cella, davanti a lui più precisamente, a guardarmi darli una bella lezione.

Allora lei cercò di scendere dalle sue braccia ma era come intrappolata.
Si sentiva mancare dalla paura e dal timore di cosa poteva farle e cosa a Nico.
Perché non li lasciavano in pace?

(…)

Una volta che Maria fu dietro alle sbarre, Renzo entrò nella cella del fratello e lo attaccò alla parete con dei ganci di ferro angelico.
Era in trappola, attaccato al muro come se niente fosse, come un quadro che di bello non aveva nulla.
Maria gridò dal terrore di quello che stava per vedere.
Senza dire una parola un pugno sul bel viso di Nico.
La testa ribatté sulla parete lurida.
Un dolore atroce gli si impossessó al capo.
Un destro alle costole.
Digrignó i denti.

Maria si copriva le orecchie con le mani e teneva la testa sulle ginocchia che erano portate al petto.
Copiose le lacrime scendevano.
Si domandava di continuo del perché non potevano vivere come si voleva eccetera.

Per tutta la notte restarono lì.
Le segrete erano fredde e buie e facevano venire la pelle d'oca.
<Nico, querido> la voce poco più di un mormorio si destó nel silenzio delle prigioni.
Sia Maria sia Nico alzarono lo sguardo e lo puntarono su una cella poco più distante della loro.
<Chi va là?> esclamò ad alta voce lui.
<Oh, querido, non mi riconosci? Soy Carla>.

Carla? E chi è?, pensó Maria mentre faticosamente si alzava.
<Nico, la conosci?> sussurrò.
Vide che annuì.
<Che ci fai, qui? Non dovevi essere in Grecia?> si alzò anche lui.
<larga historia> disse soltanto, <se ne avrò voglia domani te lo diré>.
<Buenas noches>.
Ricambiarono e si misero a dormire con mille pensieri in testa.

/MY CORNER/
Ciao ragazzi! 👋❤️
Come state? Io bene. Molto bene.
Sono diventata zia!
Che cosa carina e lei è bellissima ☺️☺️.
Non vedo l'ora di tenerla in braccio e darle tanti bacini su quelle guance paffutelle!

Bando alle cancie (si scrive così?), vi è piaciuto il capitolo?
È stato più lungo del solito, tipo mille parole in più.
Cos'è capitato a Carla per finire nelle segrete dei De Rosa? E come l'hanno trovata?

Nico e Maria troveranno una via d'uscita per non fare il matrimonio?

Beh, lo scoprirete nei capitoli a venire.

Buona lettura

Ale ❤️

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