CAPITOLO 36
<... Renzo...>.
Il fratello maggiore corse ad abbracciarlo e a gran voce chiamò il resto della famiglia: di corsa dalle scale, dal giardino con la serra, dal soggiorno arrivarono uno ad uno suo padre, la madre, Irene, Rosanna e Lucia.
<Figlio mio, che bello rivederti!> corse a braccia aperte Carlotta.
Lorenzo le venne incontro e la abbracciò.
<Madre, anche per me è bello rivedervi tutti> disse sorridente.
<Però non sono qui per restare.. massimo e dico massimo, un paio di giorni. Devo rintracciare una persona> aveva un'espressione serissima.
Suo padre Luciano annuì e gli mise un braccio intorno alle spalle.
<Beh, allora è meglio metterci a lavoro. Non vogliamo farti perdere tempo... se è una cosa così importante..>.
Lorenzo annuì contento.
<Meglio così. A cena vi racconterò molte cose> sorrise sornione.
La sua famiglia gli era mancata molto.
Col padre e Renzo si avviò verso l'ufficio del primo.
Luciano riempí un bicchiere di liquore, limoncello per la precisione.
<Accomodatevi, volete?> disse mostrando il bicchiere.
Lui reclinó l'offerta ma Renzo, come sempre d'altronde, ne approfittó.
<Chi devi rintracciare, eh fratello?> domandò quest'ultimo.
<Una donna>.
<Non dirmi che è scappata da te! ahaha> lo prese in giro.
Il commento non gli fece ne caldo ne freddo.
<Nome> chiese il padre.
<Selina Randazzo>.
Con i loro strani computer moderni per la loro epoca, senza deluderli diedero a Lorenzo la risposta alla sua domanda.
Dov'era Selina?
Villa Costa, Agrigento Sicilia, Italia.
U. u
Dentro di sé il cuore stava facendo salti di gioia.
<Contento figliolo?>, <Assolutamente padre, assolutamente> rispose felice.
A cena mangiarono pizza e parlarono di come andava a scuola, dov'era Nico in questo momento eccetera.
Poi Rosanna gli raccontò che aveva ricevuto una proposta di matrimonio e aveva felicemente accettato; Lucia era stata presa alla scuola di cucito.
Renzo diceva che sperava con tutto se stesso di trovarsi una bella moglie eccetera.
Carlotta, sua madre, gli disse che la malattia che l'aveva infetta stava guarendo e stava molto bene..
La sua famiglia poteva essergli mancata, ma dopo un po che parlavano era davvero estenuante.
Con la scusa del lungo viaggio e del sonno riuscì a svigniarsela e andare nella camera che condivideva col fratello.
Pareti azzuro, sul turchese, grandi finestre ad arco con tende bianche.
Due letti a baldacchino in legno chiaro con lenzuola bianche e le coperte di un azzurro acceso.
Pavimento in parquet e tappeti di pelle.
Annusó il profumo della loro stanza e istintivamente sorrise leggero.
Si buttò sul letto, accorgendosi di essere davvero sfinito.
Cadde nelle bracca di Morfeo prima di quanto credesse.
Ma il suo ultimo pensiero fu rivolto a quella stessa persona che lo tormentava per l'amore che provava per lei... Selina.
***
Selina si svegliò gemendo per un forte dolore.
Si alzò a sedere e si strinse forte il ventre.
<Che succede...> mugugnó l'uomo che aveva di fianco a sé.
La notte precedente era stata stranamente bella.
Aveva sentito qualcosa.
Ma non sapeva cosa.
Un altro dolore le arrivò sulla parte sinistra del ventre.
<Ahia!> esclamò tenendosela.
Alberto aprí gli occhi preoccupato.
<Selina, cosa c'è?> le chiese alzandosi a sedere pure lui affiancandola, mettendole un braccio sulle spalle.
<La pancia...> riuscì a mormorare lei.
<Non stai per partorire, vero? Sei solo al sesto mese...> lei scosse la testa.
Clelia le aveva spiegato che si capiva se doveva partorire perché il liquido amniotico veniva rilasciato: la classica "rottura delle acque".
Dopo avvenivano le contrazioni...
Ma lei non sentiva questo: sentiva come dei calci... aspetta... calci?
Si tastó la pancia.
Un movimento la fece smuovere.
Sussultó sorpresa.
<Sta scalciando...> mormorò serenamente mentre si accarezzava il ventre.
<Vuoi-> chiese all'uomo facendogli un gesto con la mano per accarezzarle il pancione.
Alberto deglutí.
La guardò negli occhi.
D'un tratto si sentiva la gola secca... solitamente quel gesto era solito a farlo il padre o gli amici.
Ma Alberto il padre biologico non era, e si sentiva un po a disagio.
Con la mano tremante, piano piano, l'appoggió sopra.
Un calcio gli arrivò a contatto con la mano.
Tolse via la mano di scatto.
Selina lo guardò divertito.
<È tuo figlio, Alberto... non c'è alcuna ragione di aver paura>.
<Ma io non ho paura> replicò orgoglioso.
Lei sogghignó.
<Oh, si. Certo, ma che stupida. Hai tolto la mano di scatto perché andavo a fuoco> lo prese in giro.
<Si, cioè... no, no. Tu non stai andando a fuoco. È solo che-.. non lo so> scrolló le spalle.
<Dimmi che non ti senti a disagio…>
Scrolló nuovamente le spalle.
<È solo che mi fa strano tutto qui> disse, <è strano, molto strano sentire qualcosa, qualcuno che si muove dentro ad una persona... pensa te che ce l'hai pure dentro!> e la indicò.
<Mi fa strano, nulla di che> riveló infine imbarazzato stringendosi con le spalle.
Selina si avvicinò al suo viso e gli accarezzò lo zigomo destro con l'indice.
<Non devi sentirti a disagio, Albi... ci sono io> gli soffio sulle labbra.
Lui deglutí a vuoto.
Si guardarono intensamente negli occhi.
Il battito cardiaco accelerato.
Il respiro che diveniva sempre più affannoso.
<Come posso controllarmi con te, tesoro mio?> le mormorò all'orecchio sfiorandolo con le labbra, procurandole un leggere brivido.
<Quello che pensi tu... vorrei farlo anch'io. Davvero> bisbiglió lei deglutendo.
Chiudendo gli occhi per godersi l'attimo in cui la sua bocca vellutata le si appoggiava al collo, lasciandole veloci e umidi baci.
<Ma sei incinta e non possiamo> completò la sua frase comprendendo in pieno.
Ma d'altronde già sapeva e per questo, perché la rispettava e rispettava la creatura che cresceva dentro di lei, non voleva sembrare un maniaco del sesso o cose del genere.
Era innamorato di lei, non poteva farle questo.
Da quando aveva cominciato a lavorare per il padre di lei, quando l'aveva vista per la prima volta nell'ufficio col padre, il signor Randazzo, ne era rimasto affascinato: quell'eleganza legata al suo spirito ribelle, per non parlare del fisico; ma soprattutto dell'intelligenza e la voglia di vivere.
Il suo magnifico sorriso...
Adesso era ancora più bella della prima.
A quanto pare la gravidanza la giovava alla grande.
Il sorriso era sempre stampato in volto, curava ancora di più il corpo per il pargolo ed era semplicemente se stessa.
Nello stesso letto, adesso faticava a mantenere il controllo ma ci metteva tutto se stesso.
Per non farle del male e per non farlo a se stesso la bació dolcemente sulle labbra e si alzò.
<Vado in bagno> e si avviò.
Selina guardò la porta del bagno chiudersi velocemente, confusa.
Sospirò.
A fatica si alzò e andò verso il bagno.
Bussó ma non la aprí.
In compenso sentiva strani rumori.
Aggrottó le sopracciglia e cercò d'aprire la porta.
Una volta aperta la richiuse subito sbarrando gli occhi e farfugliando delle scuse.
Si stava facendo una s-... si stava facendo una... no. Non riusciva a dirlo.
Andò verso l'armadio e si prese una tuta viola pastello. (es. modello Bershka)
La indossò ed avvicinò una sedia al grande specchio.
Si sedette e dopo aver pettinato i capelli cominciò a farsi due belle treccie che partivano dall'alto.
Un paio di minuti dopo aveva finito e alzandosi faticosamente dalla sedia, la porta del bagno si aprí.
Guardando Alberto vestito con solo un asciugamano che gli copriva i gioielli arrossì pensando a quello che gli aveva visto fare.
Arrossì a tal punto che lui le si avvicinò a la studiò confuso per capire il motivo del suo atteggiamento.
<Va tutto bene?> lei annuì.
Prendendo coraggio alzò lo sguardo e incontrò quello di lui.
Sorrise forzata.
<Ma certo. Vado a prendere la trousse> e andando via gli accarezzò il bicipite.
Entrò in bagno e prese la trousse.
Cominciò a passare un po di blash sul viso, illuminante, mascara eccetera.
Uscì dal bagno.
Alberto era già andato.
Sospirò e a passo lento si avviò verso le scale.
Le scese con calma e salutò una domestica.
Man mano che si avvicinava alla sala da pranzo sentiva delle voci maschili.
Presumibilmente quelle di Alberto e di Cristiano.
Già... Cristiano.
L'altra sera, quella scena che aveva fatto... l'aveva lasciata con mille domande per la testa.
Poi sentí una cosa che non avrebbe mai voluto sentire.
Una cosa che non si aspettava da quella persona perché pensava che per loro ci poteva essere quello che era stato creato.
Che il sentimento che le diceva d'avere fosse reale.
Che finalmente avrebbe potuto dimenticare Lorenzo.
<Lo sai che la sposo solo per poi ucciderla come suo padre a ucciso lei e ucciderò anche il piccolo bastardo che vive nel suo corpo>.
Selina sentí il peso del mondo caderle sulle spalle.
D'un tratto le mancò il fiato e la saliva per deglutire.
La forza e il coraggio di fare un passo avanti per entrare lì, in quella stanza.
Perché Alberto Costa, colui che avrebbe dovuto essere suo marito.
Il padre di suo figlio.
La persona che le diceva che l'amava.
Era colui che voleva ucciderla.
/MY CORNER/
Tadan... 🤗
Che ne pensate?
Ve lo aspettavate? Non credo proprio.
Che succederà adesso: si accorgeranno della presenza di Selina e ke faranno qualcosa oppure no?
Chi pensava che Alberto al posto d'essere l'uomo dei sogni potesse fare una cosa del genere?
Ci potrebbero essere persone come no.
Come sempre vi ringrazio per il supporto che mi date leggendo la mia storia e votandola.
Perciò, come dico sempre: se questo capitolo vi è piaciuto mettete la stellina qua sotto 👇😉 e commentate. ❤️
Grazie, buona lettura
Ale❤️
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