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CAPITOLO 29

<Dio, che fame!> esclamò Maria, mentre finiva di spazzolarsi i capelli.
Si stava preparando per la cena.
Al pian terreno c'era un piccolo ristorante.
Quando Lorenzo era uscito a prendersi una boccata d'aria per lasciare i due innamorati da soli, ci aveva dato un'occhiata dentro e dato uno sguardo al menù.
Non era niente male, perciò aveva prenotato un tavolo per tre per le 19.30.

Maria si alzò dallo sgabello su qui era seduta per spazzolarsi e si lisció il vestito,.un vestito che le arrivava fino a poco sotto le ginocchia a strisce orizzontali bianche e nere.
Ai piedi indossava delle classiche scarpe da ginnastica nere con delle zeppe alte due centimetri.
I capelli li aveva raccolti in una treccia di lato.
Un sottile strato di mascara e un po di illuminante.

Nico la guardava affascinato.
Come poteva una giovane donna essere sempre così bella?
Ne era pazzamente innamorato.
Con la pancia ormai evidente era ancora più bella.
La donna si voltò verso di lui e gli sorrise.
Lui fece lo stesso.
Le offrì la mano.
<Siete pronta, mademoiselle?> domandò scherzosamente.
Annuì.
<Certamente, monsieur> e gli afferrò la mano.
Scesero al ristorante mano nella mano, sorridendo.
Avvistarono Lorenzo che stava parlando con un cameriere.
Poi si accorse di loro.
<Eccovi qui, finalmente! Pensavo che sareste rimasti di sopra a fare qualcosa che non potevo vedere> e li accolse allargando le braccia come per dire benvenuti mostrando loro un sorrisino malizioso.

Le gote di Maria si tinsero di rosso.
<Ehm.. n-no.. no, siamo qui come vedi> si affrettò a rispondergli.
I due gemelli risero per l'improvviso imbarazzo da parte sua.
Nico le avvolse la vita con un braccio e parlò al cameriere, che era rimasto ad aspettare.
<Può accompagnarci al tavolo, per cortesia?>.
Quest'ultimo squadró Maria e, con un cenno del capo li accompagnò al loro tavolo.
Erano davanti ad una vetrata e dinanzi a loro si estendeva un bellissimo panorama: le faresie di arenaria si estendevano davanti a loro e si potevano intravedere alcuni monasteri.
<Magnifico, davvero magnifico> disse Maria mentre si faceva largo sulla panca attaccata al muro.
Lorenzo e Nico si sedettero uno davanti a Maria e l'altro affianco.
Una volta seduti, il cameriere arrivò con i menù.
Ne presero uno per ognuno e lo sfogliarono.
Mentre leggeva le diverse prelibatezze, Maria sentí qualcosa di caldo poggiarsi sulla sua coscia destra.
Distolse lo sguardo dal menù e lo indirizzò verso la coscia.
La mano di Nico stava disegnando cerchi invisibili sulla sua coscia.
Qualcosa che non provava da mesi le si risvegliò al basso ventre.
Deglutí.
Posò la sua mano su quella dell'uomo che aveva alla propria destra.
<Nico...> bisbiglió cercando di togliergli la mano da lì.
Invano ovviamente.
<Mmh?> domandò solamente senza ascoltarla particolarmente.
<S-smettila di toccarmi lì...> gli disse.
Allora lui annuì e spostò la mano.
Ma non dove voleva lei, ovvero sul tavolo o da qualsiasi parte che non sia il suo corpo, ma sul monte di Venere.
Maria si stava versando un sorso d'acqua e quando lui la toccò lì, la spanse sul tavolo.
<Merd-, Nico!> imprecó bassa voce.
Lorenzo si accorse del 'trambusto' che si era creato sul tavolo.
Aggrottó le sopracciglia.
<Che cazzo sta succedendo qui? E Mary perché sei tutta rossa?> domandò confuso.
Nico sghinniazzó.
Lorenzo se ne accorse e rise di gusto.
<Oh, oh... ahahahah niente... non ho capito niente.. shh> e rise di più, facendo così arrossire Maria ancora di più.
Spostò con forza la mano di Nico e si alzò.
<Dovrei andare al bagno, potresti farmi alzare per favore?> gli chiese.
Era un poco infastidita del suo comportamento.
Lui capí subito e alzandosi la fece passare.
Lei ringraziò e si allontanò dal tavolo.
Al posto di andare al bagno uscì dal locale per prendere un po d'aria.
Poco dopo sentí una mano alla vita.
Si voltò.
<Nico, lev- oh? Mi scusi> disse confusa al cameriere che li aveva accompagnati al tavolo.
Aveva i capelli castani e occhi del medesimo colore.
Maria cercò di staccare la mano di lui dalla sua vita,ma senza risultati.
<Mi lasci!> ringhió allora.
Lui scosse la testa e le prese un polso tirandola nel retro del locale.
<Ho detto: mi lasci!> gridò mentre lui la sbatteva contro il muro.
<Fammici pensare.. no> rispose serio.
Le palpó il seno fino a farle male.
<Lasciami!!> gridò cercando di allontanarlo da lei.
Riuscì a spostarlo di poco, quel che le bastava per scappare dalle grinfie di quell'uomo.
Corse velocemente, per quel che poteva, a causa della gravidanza.
L'uomo riuscì a prenderla per la treccia, facendola gridare di spavento e dolore.
La sbatté nuovamente al muro, ma stavolta con pancia contro la parete.
Così per dargli la schiena.
Le 'accarezzò' il corpo, mentre lei tentava di scappare.
Le alzò il vestito e lei urlò di frustrazione.
<Mi lasci! Ho detto lasciami!!> ma era tutto fiato sprecato.
Il vicolo era abbastanza nascosto e lurido.
Era improbabile che qualcuno sentisse le sue grida.
<Mmh... molto bella quanto dispettosa> le sussurrò rocamente il maniaco cameriere.
Ormai il viso di Maria era rigato di lacrime.
Non riusciva a fare niente.
Aveva troppa, troppa paura che se reagiva con qualche mossa imparata all'accademia, l'uomo le avrebbe fatto del male e così facendone, anche al bambino.
Finché l'uomo la violentava dolorosamente, lei piangeva, piangeva, piangeva.
Poi quando lo stupratore ebbe finito si allontanò da lei.
Ma non prima di tirarle uno schiaffo e un caldo facendola cadere a terra.
Lei perse i sensi.
Tutto buio.
Nico... dove sei..

***

Selina e Alberto erano andati a prendere l'anello in gioielleria.
Avevano passeggiato mano nella mano.
Sembravano una normale coppia.
Quando erano arrivati, c'era una commessa - per non dire civetta - che aveva subito flirtato con Alberto.
A Selina aveva infastidito fin da subito questo comportamento.
<Vorremo vedere gli anelli> aveva detto allora.
Alberto annuì con lei.
La commessa li fece vedere tutti i tipi di anelli che aveva, non mancando di fare gli occhi dolci ad Alberto.
Guardavano gli anelli, cercando quello giusto senza però trovarlo.
Stavano per perdere le speranze quando Selina notò un anello in oro bianco con sopra un piccolo zaffiro.
Lo fissò intensamente.
Alberto se ne accorse.
<Ti piace?> le chiede sorridendo.
Lei annuì e gli sorrise stringendoli di più la mano.
<Potrei provarlo per cortesia?> domandò alla commessa che non smetteva di fissare l'uomo al suo fianco.
Lei annuì distrattamente e glielo passò.
Selina si provó l'anello.
Le stava d'incanto.
<È... perfetto> disse ammirandolo.
Guardò l'uomo che le stava affianco e lo vide sorridere.
Un sorriso molto bello.
<Aggiudicato?> le chiese sorridendo di più.
<Aggiudicato> gli rispose.

***

Comprarono l'anello e mano nella mano si indirizzarono verso l'hotel dove alloggiavano.
Poi, ad un parco diverso di quello della scorsa volta, lui aprí il pacchetto, estrasse la scatoletta e si inginocchió.
<Lo so che non sarei mai stato l'uomo che avresti voluto sposare, ma per amor del tuo bambino, hai accettato di sposarmi. Cosicché io possa aiutarvi in tutti i modi possibili, cosicché io possa far crescere il tuo bambino come nostro bambino e fallo crescere al sicuro con una figura paterna nella sua vita. Perciò, ti rifaccio la proposta come credo vorrebbe ogni donna: in questo poco tempo mi sei entrata dentro al cuore, Selina. Sei il mio mondo, il mio sorriso, il mio amore. Vuoi tu, Selina Randazzo farmi l'onore di diventare mia moglie?> si morse il labbro. Anche se sapeva già la risposta era comunque molto nervoso.
Vide gli occhi della bellissima donna che aveva difronte diventare lucidi.
<S-sì... si! si!> e allora, lui dopo averle infilato l'anello al dito le prese il viso tra le mani e la bació.
Le ricambió il bacio con una passione che non credeva avesse lasciato libera con lui.
La strinse forte a sé continuando a baciarla. E nemmeno lei voleva staccarsi.
Una coppia di anziani, che a quanto pare avevano assistito alla scena li fecero le congratulazioni in greco e loro li ringraziarono.
Poi si guardarono.
Sorrisero.
<Andiamo in hotel. Dobbiamo prepararci per la serata che ti avevo detto> disse lui.
Lei annuì e, facendosi coraggio, si alzò in punta di piedi gli lasciò un leggero bacio sulle labbra.
Infine si incamminarono verso l'hotel.

***

Era passata quasi mezz'ora da quando Maria era andata in bagno.
<Siamo sicuri che non le sia successo qualcosa?> domandò per la milionesima volta Nico.
Era palesemente preoccupato.
Si stropicciava le mani di continuo mordendosi il labbro.
<Beh... proviamo a dare un'occhiata> rispose il fratello, alzandosi.
Si indirizzarono verso i bagni.
Poi videro una cameriera.
La fermarono.
<Ci scusi, signorina. Potrebbe controllare se dentro al bagno delle signore ci sia una giovane donna vestita con un vestito a righe bianche e nere? Capelli neri..> disse Nico.
Lei annuì e li disse di aspettarla.
Un paio di minuti dopo, la ragazza uscì e scosse la testa.
<Mi dispiace, signori. Bagni liberi> disse tristemente.
La ringraziarono.
Nico diventò pallido come un cencio.
<Dio.. dove si può essere cacciata?> si domandò preoccupato.
Lorenzo propose di dividersi e andare a cercarla.
<Io vado in stanza, tu Nico vai fuori dal locale. Forse doveva prendere solo un po d'aria>.
Lui si incamminó senza rispondergli.
Uscì dal locale.
Si era fato buio.
Nella veranda Maria non c'era.
Andò avanti per quest'ultima.
Vide un vicolo nel retro del locale.
Si diresse verso tale.
Scorse una figura in una posizione fetale.
Si avvicinò e quando vide chi era corse verso di lei come un morto di fame davanti al cibo.
Corse velocissimo verso la donna della sua vita, la madre del suo bambino.
Maria.

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