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CAPITOLO 23

No.
No.
No.
No.
No.
NO.

<Chi sei?>
Nico impallidí e si allontanò un poco.
<Non ti ricordi di me?> mormorò.
Lei fece una faccia ancora più confusa.
<Perché? Chi sei ho chiesto> disse.
Nico si alzò e cominciò a fare avanti indietro per la stanza pensieroso.
Maria fece per parlare di nuovo ma bussarono alla porta: erano Lorenzo e il dottore.
<Maria!> Lorenzo corse verso di lei ma Nico lo bloccò con un braccio.
Guardò infuriato il dottore.
<Sta bene eh!? Ha perso la memoria cazzo!> gridò passandosi una mano tra i capelli.
Il dottore lo ascoltò e corse subito a visitare Maria.
<Ditemi signorina, come vi chiamate, chi è la vostra famiglia, la scuola?> chiese il dottore.
Maria rispose subito le prime due domande:
<Mi chiamo Maria Esposito e la mia famiglia è composta da i miei genitori Vito e Ilda Esposito, mio fratello maggiore Luca e il mio fratellino Giovanni> poi si grattó sotto il mento, come sempre quando doveva pensare.
<La scuola... no dottore, non ricordo> disse lanciando uno sguardo ai gemelli incontrando quello di Nico.
<Non si ricorda chi sono quegli uomini? Non si ricorda della sua situazione?> domandò ancora il dottore.
Maria li studiò bene, ma nulla.
Scosse la testa.
<No dottore, non ricordo. Chi siete?> chiese ai gemelli.
Nico si avvicinò per prenderle la mano, ma lei lo scansó e allora la  guardò con sguardo sofferente.
<Maria, io sono Nico, lui è il mio gemello Lorenzo. Siamo De Rosa. Sei incinta e il padre... beh... sono io>.

***

Ma che le era saltato in mente di venire in Grecia senza neanche sapere dove fossero i suoi amici?
Selina si schiaffeggió mentalmente.
Idea stupida, altamente stupida.
Ma d'altronde cosa avrebbe dovuto fare?
I suoi genitori l'avevano diseredata e non aveva più un posto dove stare.
Sospirò.
Rimase sulla panca fuori dall'aeroporto  per un po.
Poi le venne un'idea: anche se suo padre l'aveva diseredata lei aveva ancora dei suoi contatti.
Andò dal telegrafo e chiese di contattare  Alberto Costa, una spia di suo padre che adesso lavorava per lei.
Lui rispose quasi subito.
<Signorina, cosa comunico al Signor Costa?> domandò il telegrafista.
<Digli che sono la signorina Randazzo... > lui cominciò a scrivere,
<... ho un lavoro per lui... > disse.
Il telegrafista annuì e continuò a scrivere: <...  e di vederci a Patrasso nella banchina in caffetteria> concluse.
<Perfetto signorina,. ha risposto che ci sarà. Grazie signorina>.
<Grazie a voi> e uscì a godersi la Grecia per quel che poteva.

***

Una volta che Maria si addormentò, il trio composto da Nico, Lorenzo e il dottore uscirono dalla stanza per lasciarla riposare.
Una volta fuori Nico, preso dalla rabbia, frustrazione, prese il dottore per il colletto e lo spinse verso il muro.
<Ma ch-...>riuscì a dire quest'ultimo prima di essere interrotto.
<Aveva detto che stava bene! L'aveva detto cazzo!! Perché non ve ne siete accorti?!>urlò.
Le lacrime gli offuscavano la vista.
La prese sul colletto si allentò e Nico scivolò sul muro singhiozzando prendendo la testa fra le mani.
<ne ha, ne abbiamo passate tante...troppe...perché non possiamo vivere felici e contenti come nelle favole almeno per una volta!?> mormorò piangendo come un disperato.
Sia il fratello che il dottore si inginocchiarono davanti a lui e rispettivamente, uno gli mise la mano sulla spalla, l'altro sul ginocchio.
<Perché, perché?>farfugliava Nico.
<Andrà tutto bene, signore. Deve solo credere in lei. In questi giorni verrà dimessa e potrete fare un piano per farle recuperare la memoria. Da quanto dice, non si ricorda dalla scuola perciò in teoria basterà portarla in qualche luogo, farle vedere delle persone, foto di amici eccetera> lo cercò di consolare.
Nico fece un gesto con la mano, si alzò e si diresse verso l'uscita dell'ospedale per andare nel motel dove avevano prenotato per una settimana a causa dell'incidente di Maria.

Tornato in camera, Nico pensó a quel pomeriggio in ospedale.

<Maria, io sono Nico, lui è il mio gemello Lorenzo. Siamo De Rosa. Sei incinta e il padre... beh... sono io> disse.
Maria lo guardò schifata, sorpresa e altre emozioni che Nico non riuscì a tradurre.
<Io? Incinta di un De Rosa!!??> esclamò, <Che le nubi del cielo mi aiutino!> mormorò passandosi una mano sulla fronte.
Deglutí.
Passarono i minuti, dopo si decise a parlare.
<Dimmi... ti... ti... amavo...> chiese guardandolo.
Questa domanda lo lasciò senza fiato.
Maria mi ama?, pensó,. non me l'ha mai detto...
<Non me l'hai mai detto... > bisbiglió abbassando il capo mentre una lacrima gli rigava la guancia.
Momento di silenzio.
<Capisco...> rispose solo.
<Dottore... di quanti mesi sono?> domandò.
<Circa due mesi>.
Annuì.
<L'abbiamo scoperto una settimana fa> disse Nico sorridendo ripensando al momento.
Maria, come intimorita, gli prese la mano.
<Voglio davvero ricordarmi di voi... ma, non so come fare...> Aveva un viso dispiaciuto.
Nico le prese con più forza la mano e si accarezzò la guancia con essa.
Poi la bació leggermente.
<Mary, ti farò tornare la memoria,. credimi. Fosse l'ultima cosa che faccio> affermò deciso.
Lei gli sorrise e si mise la mano sulla pancia, accarezzandola.
Sorrise di più.
<Non vi aspettavate questa situazione eh?!> scherzó.
I gemelli scossero la testa sorridendo.
<No, assolutamente>.

Le ore passarono velocemente mentre Nico e Lorenzo le raccontavano dei loro momenti più belli passati assieme.
Maria piano piano si stancava sempre di più e infine si addormentò ancora con una mano aggrappata alla mano di Nico.

Nico scosse la testa.
Andò a farsi una doccia.
L'acqua bollente bruciava il suo corpo ma non gli importava.
Questa cosa lo aiutava a pensare.
Finí di farsi la doccia, si mise un asciugamano sulla vita.
Si appoggiò al lavabo.
Si guardò allo specchio.
Non aveva un bell'aspetto.
Sospirò e si passò un asciugamano sui capelli mori bagnati.

Si asciugò del tutto, si vestí e si sdraió a pancia in su sul grande letto matrimoniale.
Studiò il soffitto bianco per diversi minuti come per cercar risposta al problema che gli si era creato di fronte con Maria.
Fissando il soffitto si addormentò anche lui sperando che il suo incubo presto sarebbe finito.

***

Selina indossava un vestito da spiaggia color pesca, i capelli legati in una lunga treccia e dei sandali.
Il vestito svolazzava al vento della banchina.
Era nella veranda della caffetteria e osservava l'oceano.
<Signorina Randazzo> la chiamò una voce.
Si voltò.
Sorrise.
<Signor Costa> e gli si avvicinò.
<Chiamatemi pure Alberto, cara e potete darmi del tu> disse.
<Sta bene. Allora vale lo stesso per lei... te> sorrise.
<Chiamami Selina> e gli porse la mano.
Lui la strinse.
Era un bell'uomo: capelli ricci biondi, occhi verdi, corpo statuario.
<Bene Selina, mi hai chiamato perché dicevi di avere un lavoro per me...> cominciò Alberto.
Lei annuì.
<Esatto. Devi rintracciare una persona>.
L'uomo si grattó sotto il mento.
Annuì.
<Si chiama Lorenzo De Rosa>.

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