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45 ||Al cuor non si comanda

«Tutte quelle docce ghiacciate ti congeleranno il cervello prima o poi, lo sai vero?»

L'espressione sorniona e l'ampio sorriso che beffardo capeggiava in bella mostra sulle labbra distese di Albus ebbero il potere di rendere l'umore di Scorpius, se possibile, ancora più nero di quello che era solito attribuirgli, mentre a braccia conserte il giovane Malfoy scrutava con meticolosa attenzione il sovrappopolato salotto di casa Weasley.

«Sempre se prima non muori di polmonite.» continuò divertito il Serpeverde, che mai prima di allora aveva fatto uso del suo innato talento nel rendere maggiormente instabile la sanità mentale del suo migliore amico.

Dalle labbra di Scorpius fuoriuscì un basso ringhio di gola, un verso gutturale intinto di fastidio e cocente irritazione. Perchè nulla al mondo aveva così tanto il potere di fargli perdere completamente le staffe come Rose Weasley e il suo essere così terribilmente Rose Weasley.

«E per amore di Merlino Scorp, smettila di bere come la dannata prozia Muriel. Il tuo alito è illegale in almeno trenta paesi.»

A pochi metri dai due Serpeverde la maggior parte dei presenti vestiva in modo impeccabile, eleganti, febbricitanti e pronti a festeggiare l'arrivo del nuovo anno: Roxanne con il suo lungo vestito rosso, Lily con indosso un orribile cappellino dorato sparacoriandoli, Hugo e Louis pronti a versare della scadente vodka nel succo di frutta all'arancia di un ignaro Lysander.

Scorpius incrociò per svariati istanti lo sguardo attento di Lorcan intento ad arricciare con delicatezza i lunghi capelli di Lucy in un elegante treccia e il solito sorriso scanzonato di Fred. C'erano tutti all'appello, tranne lei.

«Tuo cugino ha ragione.» dichiarò infine con una nota dolente di fastidio ben udibile nel tono di voce, come se ammettere quella mera constatazione gli costasse uno sforzo immane.

Albus, ancora al suo fianco, gli rivolse uno sguardo confuso, non prima di aver sollevato prontamente le iridi smeraldo al soffitto convinto per la prima volta che persino il suo solitamente assennato migliore amico stesse dicendo addio agli ultimi neuroni funzionanti.

Perchè infondo era ciò che accadeva quanto si trascorrevano in uno spazio ristretto come quello della Tana così tante ore, con così tanti Weasley.

«Da quand'è che assecondi le teorie complottistiche di Fred?» Scorpius scrollò le spalle con fare indifferente affondando entrambe le mani nella tasche dei pantaloni stretti, non prima di aver allentato il fastidioso nodo della cravatta.

«Lo sai anche tu che infondo ha ragione.» replicò subito dopo, ignorando le sopracciglia inarcate verso l'alto di Albus ed il palese scetticismo spalmato sul suo volto.

«Scorp parliamo di Fred, lo stesso ragazzo che attacca le caccole al soffitto e che crede che il Basilisco si aggiri ancora per i corridoi del castello. Quel Fred Weasley non ha mai ragione!»

Scorpius però non parve essere dello stesso avviso, con le spalle poggiate contro lo stipite della porta e lo sguardo fermo su un volto in particolare. I lineamenti del suo viso d'un tratto spigolosi, duri come la mascella contratta e le labbra strette in una linea sottile.

Rose Weasley aveva appena fatto il suo trionfante ingresso nel salotto della Tana, bella da mozzare il fiato, pericolosa tanto quanto una Maledizione Senza Perdono. Indosso il vestito che solo poche ore prima Scorpius avrebbe tanto voluto strapparle a morsi e i selvaggi ricci rossi raccolti in una crocchia spettinata che le lasciava nudo il collo.

«Sto impazzendo.»

«Questo l'avevo capito

«Le donne portano solo guai!»

«Idiota e pure misogino. Fantastico Scorp, stai andando nel verso giusto.»

Le iridi smeraldo di Albus saettarono prontamente al soffitto, mentre uno sbuffo seccato lasciava le sue labbra piene e l'idea di prendere a schiaffi il suo migliore amico si propinava nella sua mente.

«Sono appena le nove Scorpius e tu sei già sbronzo. Ti sembra il caso di gettare all'aria secoli di lotte sulla parità dei sessi solo perché te la fai sotto all'idea di ammettere che Rose ti piace?» lo scatto fulmineo della testa del Serpeverde e il lampo di terrore nelle sue iridi grigie fecero trattenere ad Albus un sorriso, che ancora una volta e senza il minimo sforzo aveva centrato il punto.

Il secondogenito dei Potter gli battè una sonora pacca sulla spalla, una magra consolazione all'espressione spaesata sul volto dell'amico. Perché infondo Albus aveva sempre saputo che la scorta di Idromele invecchiato che nascondeva sotto le reti del materasso era in realtà una pessima idea, soprattutto se a condividere la stanza con lui era Scorpius Malfoy e la sua innata propensione ad affogare i problemi e ciò che tentava di ignorare nell'alcool.

Quando le risate cristalline di Rose e Angelica si levarono al di sopra del chiacchiericcio festoso, James Potter decise di raggiungerli mentre aggrappato al corrimano scendeva a fatica le scale.

Sotto lo sguardo sbigottito di Albus, suo fratello circondò con un braccio le spalle del giovane Malfoy: le iridi nocciola fisse su un punto preciso del salotto, la cravatta slacciata penzolante intorno al collo e le solite lenti tonde in bilico sulla punta del naso.

«Quel bastardo di Fred ha proprio ragione!» dichiarò senza troppi giri di parole l'istante dopo, il tono solenne e sulle labbra il tipico sorriso di chi sapeva di essere definitivamente fottuto.

«Le donne portano solo guai.» ed Albus non ebbe bisogno di soffermarsi maggiormente sull'alito al profumo di Idromele per capire che anche James aveva fatto buon uso della sua scorta ormai non più segreta.

«Tu invece sei fortunato Al, uno stronzo dannatamente fortunato.» ma al contrario il secondogenito dei Potter sospirò afflitto, sorpreso e disarmato da così tanta stupidità umana.

«Insomma tu sei gay Albus, le donne sono decisamente l'ultimo dei tuoi problemi e guardati: sei uno splendore fratello, un fiore.» James rincarò la dose con ferma convinzione, osservando con ammirazione suo fratello mentre speranzoso cercava di non capitolare rovinosamente al pavimento.

«Questo perché di solito cerco di preservare un minimo di dignità Potter, quella che voi due avete perso da un pezzo e perchè mi piace ancora reggermi in piedi sulle mie stesse gambe.» con uno scatto della testa Albus posò lo iridi smeraldo sul volto rilassato di Lorcan, invocando tra i denti l'aiuto di Merlino e della sua immensa misericordia.

«Però non hai guai, questo perchè solo le donne portano guai.» Albus fu sorpreso di scoprire che le iridi dorate di Lorcan erano già lì, ferme delicatamente su di lui, con un sorriso malandrino ad increspare la curva delle sue labbra piene e alcuni ciuffi biondi che spettinati ricadevano sulla fronte distesa.

«Ne riparleremo quando avrai trascorso più di due mesi in compagnia di Lorcan Scamander.»

Quando li raggiunse, lo sguardo divertito del Corvonero si posò sui due ragazzi. Scorpius con le mani affondate ancora nelle tasche dei pantaloni e l'aria di chi sarebbe esploso da un momento all'altro e James i cui occhiali tondi continuavano ad essere pericolosamente in bilico sulla punta del naso.

«Siete davvero ridicoli.» li salutò Lorcan con un sorriso scanzonato sulle labbra rivolgendo ad Albus un'intensa occhiata, per nulla imbarazzato dall'immediato rossore sulle guance del Serpeverde.

«Detto da te lo prendo come un complimento Scamander.» replicò indifferente Scorpius.

«Lo sappiamo.» fu invece l'onesto commento di James a cui però nessuno dei quattro ebbe modo di replicare, perchè un euforica Roxanne Weasley aveva appena chiamato a raccolta tutti i presenti per festeggiare quello che sarebbe stato l'ultimo giorno dell'anno più scoppiettante di sempre.


***


«Dannazione Lily molla quel bicchiere. Bere alla tua età è illegale almeno in settanta paesi!»

Albus Potter era sull'orlo di una crisi di nervi, una bomba ad orologeria pronta ad esplodere.

«E Roxanne, per l'amor di Merlino, vai recuperare quell'idiota di tuo fratello prima che ci sbattano fuori a calci in culo per atti osceni in luogo pubblico.»

La musica alta, dal ritmo calzante e veloce, risuonava a tutto volume nel locale affollato, con il grande orologio proiettato alla parete che segnava appena le dieci di sera e la prospettiva dell'ennesimo colossale disastro proprio lì, dietro l'angolo.

Lily Potter sbuffò sonoramente quando con uno scatto fulmineo si vide strappare dalle mani il bicchiere ricolmo di tequila dal fratello maggiore, le labbra piegate in una smorfia di cocente fastidio e i grandi occhi nocciola che prontamente saettarono infuocati verso l'alto quando vide Albus tossire con la gola in fiamme per la velocità con cui aveva mandato giù il contenuto del bicchiere.

«Sei un idiota.» lo apostrofò la sorella, icarando subito dopo la dose con un bugno ben piazzato sul petto del Serpeverde.

«E tu ancora minorenne. Non dovresti nemmeno essere qui Lily, James aveva promesso di tenerti d'occhio per tutta la serata.» con le braccia incrociate e le sopracciglia inarcate verso l'alto Lily Potter sbuffò,per nulla sorpresa dalla stupidità che aveva colpito i membri della sua famiglia sin dalla nascita.

«Davvero Al, James? Lo stesso James che in questo momento è impegnato a parlare con il muro? Gran bel modo di tenermi d'occhio.»

Proprio lì dove Lily aveva indicato, il Serpeverde posò lo sguardo scrutando con aria affranta la figura del fratello maggiore discutere animatamente con una delle quattro pareti del locale. Gli immancabili occhiali tondi penzolanti sulla punta del naso, la folta chioma castana spettinata e i primi bottoni della camicia stropicciata lasciati aperti.

Albus non seppe replicare e quando il cameriere aldilà del bancone chiese loro se volessero ordinare altro, il secondo shots di tequila rigorosamente liscia gli incendiò nuovamente la gola.

Guardó Lily, sparire tra le folla con i lunghi capelli rossi che fendevano l'aria ricadendo astiosi sulla schiena e poi Fred, che come a tradizione danzava su uno dei tavoli all'angolo della pista da ballo dando vita ad una delle sue solite danze macabre.

Rose seduta sulle gambe di Angelica e quest'ultima con gli occhi lucidi dalle troppe risate.

Erano tutti felici o per lo meno apparentemente spensierati, alla ricerca di una serenità che da mesi sembrava averli abbandonati.

L'anno che stava per terminare non si era di certo concluso nel migliore dei modi e quando vide Lorcan avvicinarsi in poche misere falcate una sonora imprecazione lasciò le labbra del Serpeverde: perché quando voleva Merlino sapeva accanirsi con estrema facilità e quello Albus Potter lo aveva imparato a sue spese.

«Sei ubriaco, di nuovo.» Lorcan gli sorrise con un innocenza tale da fargli accapponare la pelle, i ciuffi biondi spettinati e all'angolo della bocca un impercettibile cenno di fossetta.

«E tu sobrio, ancora.»

Ad Albus tremarono le gambe, le mani ed il cuore, perché di mesi dalla prima volta in cui si erano avvicinati sul gelido pavimento della torre di astronomia ne erano passati, ma alla schiettezza e alla sfacciataggine di Lorcan Scamander non ci avrebbe mai realmente fatto l'abitudine.

Come ci fossero finiti poi a quel punto ingarbugliato della storia nemmeno lui era in grado di spiegarlo, nonostante l'illusione di poterlo lasciare andare, di potersi lasciare alle spalle quel sentimento spesso così ingombrante.

«Lorcan.» quella di Albus fu una muta preghiera, un sussurro che solo il Corvonero fu in grado di udire. L'ennesimo appiglio per non cadere ancora più in basso.

«Non ho ancora fatto nulla Potter» Lorcan fece un passo in avanti, un angolo della bocca sollevato in un accenno di sorriso divertito e le mani sollevate in alto come a voler dimostrare la sua innocenza.

«Ed è proprio questo quello che mi preoccupa.» non avrebbe dovuto farlo eppure fu fin troppo naturale per Albus perdersi nelle pagliuzze dorate dei suoi occhi, nel profumo di quella pelle che avrebbe saputo riconoscere anche dall'altro capo del mondo.

Si guardarono a lungo, travolti dalla musica alta che a tutto volume risuonava nel locale e dall'odore di super alcolici versati sul bancone. Si guardano, consapevoli di aver scoperto tutte le loro carte, coscienti di aver mostrato all'altro quel sentimento e quella debolezza celata per troppo tempo.

«Così mi ami.» Lorcan, che d'altro canto non era di certo rinomato per il suo estremo tatto, non seppe nascondere il suo stesso entusiasmo quando quelle poche parole lasciarono le sue labbra ,in un suono così melodioso e spontaneo da far rabbrividire il Serpeverde.

«Non è mai stato un segreto per te, credevo lo sapessi.» e seppur aveva avvertito la terra sotto i suoi piedi vacillare pericolosamente, Albus era comunque rimasto dritti, con lo sguardo fermo nelle iridi profonde del Corvonero a spesare di non dover raccogliere ancora una volta i cocci di ciò che ne restava del suo cuore.

«Beh, un po' stupido da parte tua Potter, non trovi? Ho sempre pensato che un giorno avresti messo su famiglia con un noioso Tassorosso.»

«Lo pensavo anch'io, prima di perdere la testa per l'unico stupido Corvonero nella storia dei Corvonero.»

Le labbra fino ad allora tese di Albus si distesero in un concitato accenno di sorriso, mentre la musica alta sovrastava qualsiasi chiacchiericcio all'interno del locale il mondo arrestava per alcuni istanti la sua rotazione dell'asse.

Perché era questo quello che accadeva quando a pochi metri di distanza c'erano l'uno dall'altro, quando a corrodersi con lo sguardo c'era lo smeraldo di Albus e l'oro di Lorcan.

«Al cuor non si comanda.» aveva replicato Lorcan e quello Albus Potter lo sapeva fin troppo bene, che le parole del giovane Scamander non erano altro che una dolorosa verità inconfutabile.

Lui, che il suo cuore aveva provato più volte a comandarlo, aveva poi fallito miseramente è così si era arreso: a Lorcan, ai suoi sentimenti, al dolore e all'infinità di cose che si celava aldilà di quelle iridi dorate.

«Eppure non è abbastanza.» le labbra di Lorcan si erano sollevate in un sorriso amaro, una smorfia carica della solita dolorosa consapevolezza.

Albus d'altro canto non seppe rispondere perciò lasció che fosse il silenzio a parlare per lui. Al contrario, mosse appena un passo in avanti, quanto bastava per avvertire Lorcan più vicino, per percepire il sangue tornare a pompare con forza il suo cuore.

Lo amava e sapeva che seppur contorto e fuori da qualsiasi logica esistente, anche Lorcan a modo suo aveva imparato ad amarlo. Lo amava e quella consapevolezza non sarebbe mai cambiata nonostante il male che si erano inferti a vicenda ma non sarebbe comunque stata abbastanza proprio come aveva confessato a Lysander solo qualche giorno prima.

«Parlami Al, di cosa hai paura?» fu il Serpeverde il primo a distogliere lo sguardo e fu la voce di Lorcan la prima ad incrinarsi, a spezzarsi schiacciata dal peso di quelle poche e fragili parole.

«Credi che non ne abbia anch'io? Che non sia terrorizzato dall'idea ciò che potranno dire su di me una volta che tutti lo avranno saputo?» a pochi metri da loro l'orologio proiettato alla parete segnava poco meno di un'ora all'inizio del nuovo anno, solo sessanta minuti per l'agonia di un nuovo inizio.

«Io non sono come te Albus, non ho una fonte inesauribile di coraggio a cui attingere perché semplicemente sei tu il mio coraggio e non posso affrontare tutto questo sapendo che non ci sarai al mio fianco.» per la prima volta da quando lo conosceva, Albus vide sul bellissimo volto di Lorcan Scamander i solchi profondi della paura.

«Te l'ho detto Al, avrò sempre bisogno di te.» ma più di tutto il Serpeverde percepì quella richiesta d'aiuto sulla propria pelle, quella muta preghiera tremare in ogni singola fibra del suo corpo e la terra sotto i suoi piedi vacillare ancora una volta.

«Ma tu devi promettermi di restare. Anche quando le cose si complicheranno perchè Merlino, eccome se si complicheranno, tu devi promettermi che lo farai, che non andrai via anche se in passato sono stato io a farlo.»

Lo avrebbe aspettato? Albus sapeva che l'avrebbe fatto per il resto della vita, perché infondo aveva già appreso da tempo e a sue spese quanto misera potesse essere un'esistenza priva di quel calore che solo un sentimento nobile come l'amore era in grado di donarti.

Così sollevó una mano, quanto bastava per sfiorare il volto di Lorcan in una dolce carezza e non vi fu malinconica in quel gesto, tanto meno fretta: solo un oceano incontenibile d'amore.

Perché infondo Lorcan aveva bisogno di Albus, tanto quanto Albus aveva bisogno di Lorcan.

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