33 ||«Buon compleanno Rosie!» pt.2
Mentre raccoglieva una quantità indefinita di bottiglie vuote, sparse negli angoli più remoti di quella che un tempo era stata la sala comune di Grifondoro e non una discarica a cielo aperto, Rose voltò appena il capo, quanto bastava per osservare con aria truce i volti di coloro che meno di dieci minuti prima le avevano promesso a gran voce di aiutarla con quell'enorme disastro.
I primi a catturare la sua attenzione furono inevitabilmente James e Fred, in piedi come da copione su un tavolo e intenti a stonare l'ultimo singolo della loro nuova band, con la bocca impastata dai fiumi dell'alcool, i lembi delle cravatte legati intorno al capo e il solito pessimo equilibrio che non li avrebbe di certo condotti molto lontano.
Alle loro spalle suo fratello Hugo si cimentava in una degna performance da batterista vissuto, picchiettando sulla superficie di legno scuro le bacchette rubate ai due ignari Grifondoro e scuotendo i folti ricci rossi a ritmo di musica, con la fronte imperlata di sudore e la lingua ben stretta tra i denti, sotto lo sguardo sbigottito di Lucy e quello estremamente divertito di Lily.
A pochi metri da quell'assurdo spettacolo, Roxanne e Lysander pomiciavano invece indisturbati sul grande divano rosso, bocca contro bocca e ignari dei continui lamenti del povero Louis, che schiacciato tra loro e un inviperita Dominique, osservava sua sorella rifiutare in malo modo l'invito ad Hogsmeade di un caparbio Dean Lee.
Dall'altro capo della sala comune Albus agitava la propria bacchetta con aria svogliata, le iridi smeraldo contornate da spesse occhiaie scure e una mano che saettava prontamente alla bocca per coprire l'ennesimo rumoroso sbadiglio, mentre assonnato rimuoveva gli sgargianti festoni colorati che ancora tappezzavano le intere pareti. Alla sua desta, Angelica aveva lo sguardo basso e l'aria di chi stanca, con i grandi occhi azzurri ricolmi di malinconia che scrutavano di sottecchi la figura slanciata di James, nella speranza forse di non essere mai vista.
Quando le voci di Fred e James si fusero in un assolo immaginario di chitarra, accompagnate dalle urla di un'euforica Lily, Rose vide Lorcan alzare le iridi dorate al cielo: le labbra piegate in un accenno di sorriso divertito, alcuni ciuffi biondi che spettinati ricadevano sulla fronte e tra le mani un calice ricolmo di quella che quasi sicuramente non era acqua.
La sala comune dei Grifondoro restava però un completo disastro e Rose, stanca e terribilmente assonnata, non desiderava altro che perdersi nel calore delle proprie lenzuola, mentre poggiava il capo sul soffice cuscino e attendeva impaziente l'arrivo di Morfeo.
Quell'anno di punizioni ne aveva scontente già fin troppe e quando aveva deciso di stare ben lontana dalle folli idee della sua strampalata famiglia non aveva di certo considerato la loro scarsa dedizione all'ordine e alla disciplina, tanto meno l'incessante e fastidiosa presenza di Scorpius Malfoy tra questi.
Motivo per cui quando il Serpeverde le si parò davanti, con il solito affascinate ghigno sardonico in bella mostra sulle labbra piene e la tipica espressione di chi ne conosceva una più del diavolo, Rose fu costretta a sollevare prontamente i grandi occhi azzurri al cielo, imprecando più e più volte verso colui o colei che dall'alto aveva deciso di renderle la vita un inferno.
Scorpius aveva le mani affondate nelle tasche dei pantaloni, l'aria annoiata e i primi bottoni della camicia lasciati aperti. I lembi della cravatta che penzolavano liberi intorno al collo, alcuni ciuffi biondi che spettinati ricadevano sulla fronte distesa e le tempestose iridi grigie che ora la scrutavano senza il minimo ritegno.
Il segno rosso, lo stesso che la Grifondoro aveva notato solo poche ore prima, era ancora pienamente visibile sulla pelle diafana del collo e ancora una volta, quella scomoda sensazione alla bocca dello stomaco si rivelò essere più fastidiosa di quanto avesse mai immaginato.
«Ti sono mancato Weasley?» Rose dovette mordere con forza il labbro inferiore per non implodere, nonostante fossero passati meno di dieci secondi da quando il Serpeverde aveva deciso, con suo sommo dispiacere, di raggiungerla. Al contrario, Scorpius sembrava fin troppo rilassato, sicuro di sé, con il capo inclinato appena a lato e le labbra distese in un ampio sorriso compiaciuto che ebbe il singolare potere di irritarla maggiormente.
«Sono stanca Malfoy e se non vuoi che ti trasfiguri in un insulso schiopodo sparacoda ti consiglio vivamente di sparire.»
Agli occhi di molti Rose Weasley appariva come un angelo dai lunghi e fiammeggiati capelli rossi, sempre rigida nella sua impeccabile divisa e pronta ad adempiere ai suoi compiti da Prefetto. Un esempio di smisurata intelligenza, dalla straordinaria perspicacia e dal talento innato per il Quidditch.
Agli occhi di Scorpius invece, Rose risultava essere tutt'altra cosa, con i suoi modi scontrosi e la maggior parte delle volte inesistenti, l'espressione sfacciata e i grandi occhi azzurri traboccanti di pericolosa sapienza. Un allettante sfida dai ricci ribelli, con le labbra piene distese la maggior parte delle volte in un sorrido provocatorio e lo sguardo intinto di ostinata caparbietà.
Maldestra, distratta, furba e bella, terribilmente bella. Perché ai suoi occhi, Rose Weasley non aveva mai smesso, nemmeno per istante, di essere quanto di più bello avesse mai visto, proprio come la prima volta in cui l'aveva guardata per davvero, con la teste tra le nuvole e i fiammanti ricci rossi mossi dal vento.
«Il mio regalo di compleanno non può aspettare.» Rose non si scompose al tono canzonatorio e volutamente beffardo del Serpeverde, scostando con un mezzo sbuffo seccato alcuni ciuffi ribelli dalla fronte mente poggiava con aria di sfida entrambe le mani sui fianchi sinuosi.
«Puoi ficcarlo lì dove non batte il sole Malfoy, a meno che tu non abbia intenzione di regalarmi un intera settimana senza la tua spiacevole presenza.» il ghigno sulle labbra di Scorpius si ampliò maggiormente e come da copione la Grifondoro percepì l'impellente bisogno di schiantarlo nel modo più doloroso possibile.
«Verresti a cercarmi dopo appena due giorni Weasley e sappiamo entrambi che ho ragione.» non c'era nulla in quel volto dalla pelle diafana e dai tratti regali che non la infastidisse ai limiti dell'assurdo. Gli zigomi alti, le ciglia lunga, la piega che assumevano le sopracciglia chiare quando si limitava a scrutarla con la solita aria di sufficienza.
Tutto ciò che apparteneva a Scorpius Malfoy la irritava, ma soprattutto, ad irritarla ancora di più era l'idea che il Serpeverde potesse avere perfettamente ragione, proprio come stava accadendo in quel preciso istante.
«Sono piuttosto sicura di aver visto Parkinson aggirarsi per i corridoi, non vorrai mica farla aspettare? Non è galante da parte tua Malfoy.» quelle poche parole, pronunciate con finto disinteresse, lasciarono che sulle labbra di Scorpius si aprisse un ampio e scaltro ghigno, nello stesso istante in cui si apprestava a ridurre notevolmente la distanza tra i loro corpi compiendo svariati passi in avanti.
«Perché non mi sorprende che tu sia ancora una volta gelosa Weasley?» i grandi occhi azzurri di Rose scattarono prontamente al cielo quando percepì la familiare elettricità, dovuta alla vicinanza del Serpeverde, scorrere con prepotenza in ogni singola fibra nervosa del suo corpo.
Come poteva Scorpius, dopo tutti quegli anni di infinite guerre, scombussolare così tanto i suoi poveri nervi, era un quesito a cui nemmeno la sconfinata intelligenza di Rose sarebbe mai arrivata, troppo impegnata a fare i conti con quei sentimenti contrastanti che la attendevano ogniqualvolta si ritrovano ad un palmo dal naso.
«Infastidita Malfoy, non gelosa. Anzi, oserei dire seccata da tutto questo biondume.» l'occhiate eloquente che Rose riservò alla folta chioma biondo platino, fece sì che una mezza risata divertita lasciasse le labbra del Serpeverde.
Scorpius profumava come suo solito di fresca menta e quando la mente di Rose corse beffarla al ricordo delle sue mani che tastavano senza il minimo pudore il suo corpo, i brividi freddi che corsero lungo la schiena furono solo il primo di una lunga serie di campanelli d'allarme.
Nonostante avesse provato con tutte le sue forze a negarlo, in primis a sé stessa, Rose sapeva perfettamente quanto il loro rapporto, seppur privo di qualsiasi logica e buon senso, fosse drasticamente cambiato.
Inusuale e inaspettato, trepidante di adrenalina e velato desiderio: non seppe il perché, tanto meno a dove li avrebbe condotti quel cambio di rotta per nulla voluto, ma la strana sensazione alla bocca dello stomaco non la smetteva di ricordarle quanto tutto quello fosse assurdo, ma al tempo stesso terribilmente giusto.
Fu per quello stesso motivo che Rose sospirò seccata, mordendo con forza un labbro inferiore e distogliendo per la prima volta lo sguardo da quelle profonde iridi grigie, riversando la propria attenzione su una delle bottiglie vuote che ancora giaceva sul pavimento.
«E smettila di guardarmi in quel modo Malfoy, non lo sopporto!» più il ghigno sardonico sulle labbra del Serpeverde si ampliava, più Rose percepiva la familiare quanto pericolosa elettricità scorrerle con forza nelle vene, accompagnata dalla pelle d'oca che cercò più volte di nascondere allo sguardo attento del giovane Malfoy.
Odiava Scorpius, ma più di tutto, odiava la reazione improvvisa il suo corpo, sempre pronto a tradirla nei momenti meno opportuni, mostrandole delle verità che Rose stessa ignorava. Perché era ancora troppo presto per capire che tutti quei brividi, quei fremiti fermi che le impedivano il normale respiro e il calore che divampava come un continuo incendio non erano altro che una conferma di quei sentimenti che solo il tempo avrebbe saputo rivelare, accompagnato quasi sicuramente da qualche catastrofe di troppo.
«Contemplavo la tua bellezza Weasley, non mi sembra tu sia nella posizione di rimproverarmi per questo.» con la coda dell'occhio, Rose scorse sua cugina Lily trattenere il fiato con sguardo sognante e pochi centimetri da lei Albus e Anglica, che nascosti dietro il divano spiavano quell'inaspettato spettacolo scommettendo fiotti di galeoni sottobanco.
«Continua a contemplarla mentre mi aiuti a sistemare questo disastro Malfoy, così per le prossime ore avrai anche tu uno scopo nella vita.» ma la realtà era assai ben diversa, solo che Rose non poteva saperlo. Scorpius uno scopo lo aveva eccome ed era lo stesso che assecondava l'incessante bisogno di sentirla sempre più vicina, di sfiorare quella morbida e perdersi nel profumo di primavera dei suoi ricci ribelli.
Ribelli esattamente come le sue labbra piene, che ostinate lo tentavano senza nemmeno saperlo, tormentandolo anche quando non avrebbero potuto.
«Non è così che si trattano gli invitati Weasley.» Rose udì distrattamente Albus blaterare qualcosa in riferimento a della "tensione sessuale da sfogare" e mentre Angelica sghignazzava senza alcun ritegno, le gote della Grifondoro si tinsero di un rosso intenso, simile alla sfumatura della sua folta chioma scarlatta.
«E' proprio questo il punto: tu non sei stato invitato, quindi sparisci. Parkinson ti starà aspettando.» nello stesso istante in cui pronunciò quelle poche parole, Rose morse con forza il labbro inferiore, incapace ormai di tenere a freno la lingua e quella crescente sensazione di fastidio che ancora le attanagliata le viscere.
«Qual è il problema Weasley? Amanda o il fatto che trascorrerò di nuovo la notte in sua compagnia?» Scorpius inclinò di poco il capo a lato e poco gli importava della voce di James Potter che risuonava tra le pareti della sala comuni intonando l'inno di Hogwarts, dei sussurri per niente discreti dei suoi due migliori amici e delle urla spazientite di Dominique Weasley.
C'era Rose, solo e soltanto Rose, con i grandi occhi azzurri ricolmi di indignazione, le guance rosse per l'irrefrenabile rabbia e le labbra piene piegate in una intrepida smorfia di disapprovazione.
E la voleva: Scorpius la voleva esattamente come l'aveva desiderata solo poche ore prima e con un'intensità tale da spaventare persino sé stesso. Voleva percepire la sua bocca piena sulla propria, sapere cosa si provasse a baciare ogni singolo centimetro della sua pelle lattea, bearsi del suo nome sussurrato ancora e ancora e contare una ad una quella spruzzata di lentiggini che le contornava il volto angelico.
«Si arrabbierà se non corri subito sotto le sue gonne.» ma c'era qualcosa, nel tono apparentemente controllato della Grifondoro che non gliela raccontava giusta, qualcosa che gli fece credere che in quella sfumatura di ostilità presente nella sua voce si nascondesse assai ben altro. I grandi occhi azzurri di Rose ardevano assetati di risposte, impazienti di conoscere qualcosa di cui ignorava però le domande.
«Preferisco di gran lunga le tue di gonne Weasley, anche se la maggior parte delle ti ostini a fingere di odiarmi.» come da copione, le guance della Grifondoro si tinsero di un intenso rosso, mentre tra i denti imprecava per l'ennesima volta contro i famigerati geni Weasley.
Il suo sguardo corse inevitabilmente veloce alle tempestose iridi grigie del Serpeverde: Scorpius era ancora lì, con lo sguardo ben saldo nel suo, attento e furbo, illuminato da una nuova scintilla che non seppe con certezza decifrare. E fu quasi inevitabile, addirittura naturale per Rose fiutare il pericolo, percepire i sensi in allerta e i muscoli tendersi all'accenno di sorriso canzonatorio che nacque prepotente sulle sue labbra piene.
Scorpius era un concentrato letale di bellezza e arroganza, di sfacciataggine e scaltrezza, a cui sapeva non avrebbe mai realmente rinunciato. Perché infondo Rose lo aveva sempre saputo ed era stato il suo stesso cuore a ricordarglielo anni addietro nel bel mezzo della notte, quando a farla sentire viva erano stati quel ghigno tanto odiato e quello sguardo inafferrabile.
«Credo di aver letto da qualche parte che l'odio è un sentimento alquanto pericoloso Weasley e il confine che lo separa dell'amore è piuttosto labile.» con la coda dell'occhio, Rose vide Albus sollevare seccato gli occhi le iridi smeraldo al cielo e lanciare subito dopo con uno sbuffo una manciata galeoni tra le mani di una vittoriosa Angelica.
«Immagino che sia colpa mia: infondo tutti quegli schiantesimi devono averti danneggiato gli ultimi neuroni rimasti.» per Scorpius fu piuttosto complicato trattenersi dal replicare a così tanta impertinenza, ma fece comunque un passo in avanti, avvicinandosi con estenuante lentezza alla Grifondoro prima di rubarle un respiro di impaziente attesa.
Cosa stesse aspettando poi, per Rose restava un misero, ma più Scorpius continuava a guardarla, caparbio e spavaldo, con le labbra sollevate in un fastidioso sorrisetto compiaciuto e le tempestose iridi grigie ormai scure come la pece, più qualcosa all'interno del suo stomaco si agitava, famelico e impaziente di uscire allo scoperto.
«La prossima volta farò in modo che sia il disgusto a parlare per me.» del ghiaccio che solitamente caratterizzava il suo sguardo, non vi era più alcuna taccia, proprio come accedeva quando Rose era nei paraggi. Scorpius la osservò silenzioso inclinare di poco il capo a lato e scuotere con alterigia la folta chioma scarlatta, con le labbra piegate in una linea sottile e lo sguardo caparbio.
«Bisogna dare un peso a certe parole Weasley e tu potresti pentirti, molto prima di quanto immagini.» il misurato sussurro del Serpeverde si infranse come la più fresca delle brezze sulle sue labbra e per svariati istanti Rose percepì le pareti della sala comune girare senza sosta. Scorpius, nel frattempo, aveva inarcato entrambe le sopracciglia chiare in un'espressione tremendamente soddisfatta, chinandosi appena in avanti per assaporare come meglio poteva l'invitante profumo di primavera che da anni ormai lo tormentava.
E fu lì che la vide, una piccola intrepida scintilla accendere definitivamente l'azzurro del suo sguardo, finalmente libera di lasciar divampare l'incendio.
Rose aveva inaspettatamente abbassato la guardia e quando la mano del Serpeverde raggiunse il suo polso, avvolgendolo in una presa tanto ferrea quanto delicata, percepì ancora una volta i battiti frenetici del suo cuore.
Non vi era più alcuna logica, alcun odio o astio a guidare quel ritmo assordante e a tratti folli, ma solo le dita calde di Scorpius, che con una lentezza estenuante e senza alcuna remora iniziò a tracciare i contorni del suo volto. Gli zigomi alti, il mento, la mascella contratta e la linea armonica del collo, mentre stregato si perdeva in quelle pozze azzurre senza fondo, consapevole del mondo che si celava aldilà di esse.
«Un giorno impazzirò e la colpa sarà soltanto tua Weasley.» quel piccolo segreto, sussurrato a fior di labbra e con voce roca, nascondeva in realtà fin troppe verità, una miriade di pensieri che non avevano mai trovato la luce del sole. Lo sguardo di Scorpius era denso, carico di qualcosa che Rose non seppe o non volle decifrare, impegnata a fermare il tremolio incalzante delle sue gambe e il ritmo galoppante del suo cuore.
Fu il silenzio che li avvolse a far sì che qualsiasi cosa stessa accadendo in quel momento intorno a loro non avesse più alcuna importanza, e quando le dita di Scorpius si posano sulle labbra della Grifondoro, tracciandone il profilo con malcelato desiderio , Rose trasalì, incatenata come non mai a quelle pozzo scure senza fondo.
E nulla più di quel flebile tocco gli parve mai così naturale, terribilmente giusto, dettato da un sentimento che a entrambi spaventava.
«Cosa stai cercando di fare Malfoy?» aveva sussurrato poi con il fiato corto e le labbra di Scorpius ad un centimetro dalle sue, pronte a privarla del senno ma soprattutto della ragione. Perché Rose sapeva perfettamente che sarebbe bastato sollevarsi sulle punte per zittirlo, per dimostrargli una volta e per tutte che nulla avrebbe mai intaccato l'odio viscerale che credeva di provare nei suoi confronti.
Ma non lo fece, perdendosi irrimediabilmente in quelle tempestose iridi grigie e imprimendo nella mente la più piccola delle sfumature nel suo volto, consapevole di star firmando per l'ennesima volta un patto con il diavolo dal quale non ne sarebbe di certo uscita illesa.
«Sto solo cercando di costatare quanto mi detesti Weasley.»
Rose non ebbe modo di capire come e quando le labbra di Scorpius si posarono sulle sue, in un bacio così flebile e delicato che credette vivamente di averlo immaginato. Una manciata di secondi, un misero battito di ciglia, quando bastava per sconvolgerle completamente l'esistenza, privandola di quell'unica sicurezza che da tutta una vita l'accompagnava.
«Buon compleanno Rosie!»
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