24 ||Lasciarsi andare
«Sto sognando, o quell'idiota di Zabini ci sta provando spudoratamente con Angelica Nott?»
Fred gli circondò un braccio con le spalle, reggendosi come meglio poteva sulle proprie gambe. Alcuni ciuffi corvini gli ricadevano appiccati sulla fronte, nascondendo le iridi scure annebbiate dall'alcool e l'occhio nero che Dominique gli aveva regalato solo poche ore prima, tra le mani un calice colmo di liquido ambrato di cui James ignorava la dubbia provenienza e le labbra piegate in un sorrisetto canzonatorio.
Alle parole biascicate da suo cugino, James voltò il capo in uno scatto fulmineo, per accettarsi che oltre all'essere completamente sbronzo fosse anche sincero. E lo era eccome.
Theo Zabini e Angelica Nott erano immersi in una fitta conversazione: il primo con le spalle poggiate al muro e un fastidioso sorriso ammaliante in bella mostra sulle labbra, la seconda con i lunghi capelli corvini che le incorniciavano perfettamente il volto rilassato e fin troppo divertito.
Chiacchieravano con apparente disinvoltura, completamente coinvolti e vicini quanto bastava per far sì che James stringesse i pugni lungo i fianchi senza nemmeno accorgersene.
La fitta che avvertì alla bocca dello stomaco, fu così fastidiosa da far indurire inevitabilmente i tratti del suo volto, mentre al suo fianco Fred continuava a guardarlo con l'aria di chi fosse a conoscenza di fin troppi retroscena.
«Fai attenzione a quell'angelo Jamie, prima che ti fotta il cervello.» seppur completamente sbronzo, Fred non aveva abbandonato le vesti del grande e vecchio saggio, biascicando quelle poche parole con consapevolezza e qualche "r" di troppo, prima di levare il calice in aria con il rischio di rovesciarselo addosso.
«Sarà anche bellissima, ma è pur sempre una Nott.» Fred gli batté più volte una pacca sulla spalla, sorridendo con fare mistico e sguardo lontano, ma James non osò contraddirlo, troppo impegnato ad intercettare ogni minimo accenno di cambiamento sul volto della Serpeverde.
Con indosso un vestito rosso fuoco e le labbra piene dipinte del medesimo colore, Angelica lo aveva privato più volte del respiro, per non essendone ancora pienamente consapevole. I grandi occhi vitrei brillavano nonostante le luci soffuse della stanza e anche a tutti quei metri di distanza, James riusciva a percepire il suo intenso profumo di cioccolato. Come fosse possibile poi, era tutta un'altra storia.
Ma Angelica continuava a sorridere, padrona delle proprie emozioni e con il volto disteso, e questo James non riusciva proprio a sopportarlo, esattamente come Fred, che continuava a guardarlo con un sorriso compiaciuto sulle labbra e le iridi scure che si prendevano apertamente gioco di lui.
«Dacci un taglio Freddi, sei bronzo.» James alzò gli occhi al cielo, con le lenti tonde che penzolavano come d'abitudine dal naso e un irrefrenabile voglia di prendere a pugni suo cugino.
«Sbronzo ma saggio.» lo apostrofò l'altro, con ancora in bella mostra un ampio sorriso beffardo.
«E asciuga quella bava Potter, che stai allagando tutto il pavimento.» fu inevitabile per James lasciarsi andare a quell'impellente vocina che gli urlava a gran voce di pestarlo, colpendolo l'attimo dopo con un pugno ben assestato in pieno stomaco.
Quando Fred si piegò in avanti, lasciandolo finalmente andare e imprecandogli contro in almeno quattro lingue diverse, sorrise finalmente soddisfatto.
«Ti ricordo che è con il grande James Potter che stai parlando. Il mio fan club quest'anno ha battuto il record di iscrizioni.» le iridi scure di Fred scattarono prontamente al cielo, rifilandogli l'attimo dopo un'occhiata seccata.
«Già, il più grande rubacuori nella storia di Hogwarts e bla bla bla. Peccato solo per la gigantesca cotta per l'unica ragazza che vorrebbe schiantarlo.» al secondo doloroso pugno, questa volta in direzione della sua spalla, Fred ringhiò trai denti, rifilando al Grifondoro un'occhiata tra l'esasperato e il rabbioso.
«Dannazione Jamie, smettila di colpirli. Non sono un fottuto bolide.» ma James aveva smesso di prestargli attenzione, i grandi occhi nocciola puntati sulle mani di Theo Zabini che ora stingevano con decisione i fianchi di Angelica.
Una musica lenta e dolce riempiva l'aria e l'improvvisata pista da ballo, dove coppie di studenti si muovevano sulle note di un lento, in un miscuglio di braccia, gambe e respiri.
Le iridi nocciola di James non lasciarono nemmeno per un istante la figura di Angelica, che tra le braccia di Zabini volteggiava con un accenno di sorriso sulle labbra. Nemmeno quando Fred lo richiamò a gran voce, sventolando una mano per richiamare la sua attenzione.
«La prossima volta che la tua stupida playlist farà partire un lento, dirò a nonna Molly che sei stato tu a farle saltare in aria la cucina quest'estate.» il sorriso sulle labbra di Fred si ampliò maggiormente, così come l'espressione compiaciuta sul suo volto, non opponendo alcuna resistenza quando James gli sfilò il calice delle mani svuotandone il contenuto in un solo sorso.
Il liquido ambrato gli incendiò la gola, con lo sguardo puntato sulle mani di Zabini che ancora stringevano decise i fianchi di Angelica.
«Non starai mica pensando di andare lì e prendere a pugni Zabini, vero caro cugino?» ma James voleva esattamente prendere a pugni il Serpeverde, mentre faceva i conti con quella strana morsa alla bocca dello stomaco che non gli permetteva di ragionare lucidamente.
«Se le cose dovessero mettersi male, assicurati che non gli spacchi troppo quella faccia da pesce lesso.» e sparì oltre la coltre di studenti, scostandoli bruscamente per raggiungere il prima possibile il suo obbiettivo, fremendo per la fretta e la poca pazienza.
Quando il Serpeverde le fece fare un elegante giravolta, Angelica finì dritta tra le braccia dell'ultima persona che avrebbe voluto vedere quella sera. I lunghi capelli corvini che nascondevano il rossore sulle sue guance e gli occhi vitrei spalancati per la sorpresa.
«Ti ho presa Nott.» le mani di James, poggiate con decisione sui suoi fianchi, bruciavano come tizzoni ardenti, proprio come le iridi nocciola e il meraviglioso sorriso sulle sue labbra e Angelica trasalì, stretta al suo petto.
«Il mio accompagnatore non sembra aver gradito molto questa tua iniziativa Potter.» Zabini infatti, fermo e immobile a pochi metri di distanza da loro stava provando in quasi tutti i modi possibili a schiantare il Grifondoro con la sola forza dello sguardo, con sommo piacere di James che sghignazzò compiaciuto.
«Se ne farà una ragione.» James inclinò di poco il capo, beandosi della vista del volto Serpeverde che stringeva tra le braccia, dondolando sul posto per accompagnare la musica lenta che riempiva la stanza. Quando la vece voltare, facendo aderire perfettamente la schiena di Angelica al suo petto, sentì di aver finalmente trovato la pace che tanto stava cercando.
Lì dove le braccia di James l'avvolgevano, Angelica percepiva la stoffa del vestito bruciare e un piacevole calore invaderle ogni singola fibra del suo corpo. Il suo profumo che le inebriava i sensi e le labbra del Grifondoro accostate appena al suo orecchio, in un contatto accennato che le fece tremare le gambe.
«Sono giorni che mi eviti.» pur non avendo alcuna visuale del suo volto, Angelica immaginò sulle labbra di James il solito sorriso da piantagrane, quello che stava iniziando sempre di più a farle battere il cuore e con una forza tale da travolgerla senza scampo.
«Non posso evitarti, se per me non esistiti Potter.» lo rimbeccò lei, stranamente divertita, nello stesso istante in cui il Grifondoro la faceva voltare, annegando in quegli occhi vitrei e splendenti. Le labbra di James si sollevarono in un accenno di sorriso malandrino e una delle sue mani raggiunse la parte bassa della schiena della Serpeverde, dove prese a disegnare cerchi immaginari capaci di strapparle un sospiro.
«Se è per la storia del bacio Nott, giuro che..» Angelica fu lesta a tappagli la bocca con un palmo della mano, quando un gruppo di studenti, intento a farsi spazio tra le coppiette svenevoli e capeggiato dalla regina del pettegolezzo Susan Wang, passò lì di fianco.
«Non una parola Potter, perché non esiste alcun bacio.» James, con ancora la bocca tappata alzò gli occhi al cielo al suo ringhio basso e minaccioso. La dolcezza di quei brevi istanti era stata prontamente sostituita dallo sguardo sprezzante di Angelica, con le spalle tese e le labbra pressate in una linea sottile.
«Strano, mi sembrava di ricordare altro. Tu ed io, nella foresta proibita al chiaro di luna.» quando provò a pestargli un piede con il tacco alto, fallendo miseramente nel suo intento, una risata cristallina lasciò le labbra di James.
«Dannazione Potter, vuoi chiudere quella bocca?» e mentre lei cercava di mordergli una mano, rabbiosa e adirata, il sorriso innocente di James non lasciava presagire nulla di buono.
«Perché non provi a chiudermela tu Nott?» le iridi vitree di Angelica scattarono prontamente al cielo, ringhiando tra i denti fiotti di insulti incomprensibili. James la irritava senza mezzi termini di paragone, e se non avesse lasciato la bacchetta in camera e chissà dove, lo avrebbe sicuramente affatturato. Eccome se lo avrebbe fatto.
«Avanti, so che muori dalla voglia di darmi un bacio.» ma allora perché nonostante l'irritazione e la costante voglia di farlo fuori, una mandria di ippogrifi inferociti si agitava convulsamente nel suo stomaco?
Con il cuore in gola e le ginocchia molli, Angelica dovette fare i conti con l'intenso profumo del Grifondoro e i grandi occhi nocciola che ora ardevano accesi dal desiderio e dalla malizia.
«Non riuscirai a nasconderlo ancora per molto, Nott.» una giravolta e i loro petti che si scontravano, le luci soffuse e le labbra di James fin troppo vicine.
Angelica aveva staccato completamente la spina, al contrario di James che non riusciva a concentrarsi su altro che non fosse la sua bocca piena e dipinta di un rosso tanto intenso quanto invitante.
«So cosa hai provato quella notte.» a cosa stessero facendo, ci avrebbero poi pensato l'indomani. Ora contavano solo i respiri corti, l'adrenalina che scorreva come sangue nelle vene e le labbra bollenti del Grifondoro premute appena ad un orecchio.
Sulle note di una conclamata canzone d'amore, lo sguardo di James era così intenso da farle girare la testa e la voce così roca e carica di desiderio da farle smarrire anche l'ultima delle volontà.
«Lasciati andare Angelica.» con delicatezza le scostò un ciuffo ribelle dalla fronte, tracciandone subito dopo i contorni del viso con una lentezza esasperante. Prima gli zigomi alti, poi il mento, fino quando le sue dita bollenti non scesero lungo la linea del collo, sfiorandole le spalle nude lasciate scoperte dal vestito.
Cosa lo portasse così vicino a quella ragazza, fino a un paio di mesi prima sconosciuta, restava per James ancora un mistero, eppure, lo spasmodico bisogno di sentirla più vicina quasi non lo lasciava respirare.
La sentiva ovunque, dappertutto, con le morbide labbra piene che non gli lasciavano alcun scampo e lo invitavano a perdersi nella dannazione eterna.
«Lasciati andare e giuro che non ti farò mai del male.» e Angelica gli credette, annegando in quelle iridi sincere che le stavano offrendo il mondo in un palmo della mano, mentre il suo silenzio diventata per James una conferma.
E l'attimo dopo si avventò sulle sue labbra, in un bacio che le avrebbe completamente e irrimediabilmente fatto perdere sé stessa.
Lo so, lo so. Vi starete sicuramente domandando come mai non ho scritto del bacio ma non preoccupativi amiche mie, tempo al tempo e avrete tutte le risposte. *sghignazza perfida*
Lasciate stelline e commenti a più non posso per leggere il prima possibile di questa banda di matti senza speranza, e ancora una volta vi ringrazio per i risultati che "War of Hearts" sta raggiungendo.
Non sarebbe assolutamente possibile senza di voi!
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e per tutte colore che hanno perso la scommessa, non demordete ragazze, le gioie sono all'orizzonte HAHAHAHA.
Vi auguro una buona giornata, Roxanne.
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