21 ||«Cosa ci fate voi due, nel ripostiglio delle scope?»
Angelica era stanca e affannata, con i capelli umidi appiccicati al viso ricoperto da un sottile strato di sudore e le guance completamente rosse. Le braccia appesantite dagli sforzi di quell'insolito allenamento mattutino e le palpebre abbassate, mentre stesa sull'erba umida del campo da Quidditch giocherellava distratta con i sottili fili d'erba.
L'indomani le decorazioni di Halloween avrebbero invaso ogni singolo angolo del castello, e nonostante il freddo pungente di fine ottobre Angelica non riusciva a percepire altro che un caldo rovente, il respiro pesante e la voglia di sprofondare tra morbidi cuscini e lenzuola profumate, nella speranza di riuscire a recuperare tutte le ore di sonno che le erano state sottratte.
I flebili raggi di sole vezzeggiavano appena il volto stanco e il cielo, quel giorno di un limpido azzurro, sgombro dei soliti nuvoloni grigi le aveva permesso di allenarsi in tranquillità sebbene non fosse ancora sorta del tutto l'alba.
Quella mattina infatti, Angelica aveva lasciato il proprio letto dopo appena tre misere ore di sonno, inquieta e incapace di accettare che la causa di tutti quei tubolosi pensieri fosse realmente James Potter, intento in quel momento a russare con molta probabilità dall'altra parte del castello e sotto cumuli di morbide coperte.
Per Angelica, James stava indiziando a diventare un fastidioso rompicapo, impossibile da capire tanto meno da risolvete.
Eppure, erano bastati appena una manciata di mesi, qualche caduta di troppo e un paio di fette di torta al cioccolato per mettere a soqquadro tutto ciò in cui aveva creduto con esagitata fermezza sino ad allora.
La realtà era che Angelica aveva smesso di punto in bianco di credere di sapere chi fosse realmente James Potter, troppo impegnata a fare i conti con quelle inusuali sensazioni che provava ogni qualvolta il Grifondoro si aggirava a qualche metro da lei.
Era passata dall'ignorare completamente la sua esistenza, a desiderare un contatto fino ad allora mai contemplato, con le labbra di James così vicine da farle girare la testa e tremare la terra sotto i piedi.
Qualcosa non andava, ed era stato proprio quel pensiero a sottrarle preziose ore di sonno, assieme al ricordo di un bacio mancato che si era resa conto, invece, di desiderare ardentemente e a qualsiasi costo.
«Se continui a pensarmi così intensamente, ti scoppierà la testa Nott.»
Un grido spaventato lasciò le labbra di Angelica, mentre atterrita sollevava di poco il busto dall'erba umida. La lunga chioma corvina che le incorniciava alla perfezione il volto, il cuore che minacciava pericolosamente di uscirle dal petto per lo spavento e i grandi occhi azzurri che tramortiti osservavano un sorridente James Potter.
«Ancora tu!» si lasciò sfuggire in un verso esasperato, alzando gli occhi al cielo e imprecando più volte tra sé. James, d'altro canto, non parve particolarmente turbato dalla reazione della Serpeverde, rifilandogli un sorriso mozzafiato mentre allargava compiaciuto le braccia lunghe.
«Cos'hai in quella testa Potter, segatura?» il Grifondoro rise, e la sua solita risata genuina riecheggiò nel silenzio che ancora avvolgeva il castello dormiente.
«Avanti raggio di sole, dillo che ti sono mancato.» il tono sicuro e l'espressione sfacciata fecero scattare gli occhi vitrei di Angelica al cielo, nella speranza che almeno quella volta Merlino decidesse di preservare ciò che restava della sua sanità mentale.
L'attimo dopo averle rifilato un occhiolino malizioso James si stese al suo fianco, con gli avambracci piegati dietro la testa e le lenti tonde che penzolavano dal naso, mentre Angelica ancora reprimeva la voglia di colpirlo ripetutamente con la propria scopa, che giaceva abbandonata ad appena qualche metro di distanza.
«Sono passate meno di cinque ore dall'ultima volta che ti ho visto Potter, e sono state delle ore meravigliose.» replicò secca, un cipiglio disinteressato sulle labbra piene che mascherava alla perfezione la tensione che provava in quel momento.
Più James le sorrideva tranquillo, più Angelica si sentiva in bilico, combattuta tra la voglia di affatturarlo e concludere ciò che avevano interrotto quella stessa notte.
A pochi metri da lei, la causa di tutti i suoi guai aveva le labbra piegate in un caldo sorriso, il volto rilassato e le iridi nocciola che le restituivano uno sguardo indecifrabile.
«Sembra che tu non abbia dormito un granché.» quella che Angelica percepì nel tono del Grifondoro, fu una punta di premura mista ad un'immotivata preoccupazione, mentre James rivolgeva la propria attenzione al cielo azzurro.
«Amanda russa e Rosaline non fa che agitarsi di continuo nel sonno.» non era tenuta a dargli alcuna spiegazione, eppure lo fece, nella speranza che James non la smascherasse da un momento all'altro. Ma al Grifondoro bastarono una manciata di secondi e un'occhiata veloce per sollevare le sopracciglia in un'espressione eloquente che non ammetteva segno di repliche.
«Sicura che sia proprio il russare di Jones, la causa della tua insonnia?» cosa volesse da lei e per di più ad un orario indecente come quello, Angelica non era in grado di capirlo, così come l'occhiata indecifrabile che gli rifilò attimo dopo.
«Illuminami Potter, visto che la tua perspicacia sembra non avere né limiti né confini.» sbuffò allora rumorosamente, seccata dal tono sicuro e dall'espressione beffarda del Grifondoro.
«Quando sei preoccupata ti svegli ad orari indecenti e vieni ad allenarti, e ad occhio e croce direi che accade almeno una volta a settimana.» Angelica spalancò le labbra, incapace di mascherare l'espressione sorpresa che capeggiava sul suo volto.
«Dannazione Potter, mi stai spiando?» si sollevò di scatto, mani sui fianchi e un irrefrenabile voglia di affatturarlo ripetutamente. James fece lo stesso, ma il sorriso beffardo non abbandonò mai le sue labbra.
«Non sarebbe nel mio stile, raggio di sole.» ma prima che potesse afferrare la bacchetta e porre fine alla sua misera esistenza, Angelica ricordò che prima di allora, durante quegli inusuali allenamenti mattutini, aveva visto James più volte fare lo stesso, pur tenendosi a debita distanza.
«Cos'è che ti preoccupa oggi Nott? Non dirmi che è per quello che è accaduto stanotte.» questa volta, Angelica fu lesta a mascherare la sospesa di quella scomoda domanda, sollevando altezzosa il mento e rifilandogli una mezza occhiata seccata.
D'altro canto, James stava iniziando a percepire lo spasmodico bisogno di averla vicino e fece un passo in avanti, seguitone da un altro che ridusse notevolmente le distanze.
«Ti riferisci a quando stavi per baciarmi, Potter?» le labbra gli si sollevarono in un accenno di sorriso malandrino, per nulla sorpreso del tono arrogante della Serpeverde. Angelica aveva incrociato le braccia al petto in un palese segno di chiusura, sfidandolo con lo sguardo a replicare mentre i grandi occhi azzurri emanavo scintille che non promettevano mai nulla di buono.
«Mi riferisco a quando stavi per lasciarti baciare, Nott.» con James era così, un botta e risposta che la lasciava il più delle volte stordita e senza alcuna parola.
«Sembri sicuro.» e James lo era, al contrario di Angelica che era stata invece incapace di camuffare il desiderio e la voglia di assaporare quelle labbra proibite.
«Non mi hai respinto Nott, e sei davvero una pessima bugiarda.» l'espressione furba di James la confuse maggiormente, mentre il sorriso compiaciuto si ampliava maggiormente sulle sue labbra. Con molta probabilità, Angelica sarebbe finita di lì a poco in punizione, esasperata dall'atteggiamento del Grifondoro.
«Sono abituata a prendermi ciò che voglio, Potter.» sbottò rabbiosa, pentendosene l'attimo dopo.
James mosse un ulteriore passo in avanti, fino a quando Angelica non percepì di nuovo, e nell'arco di misere cinque ore, il suo caldo respiro sulle labbra. Sembrava divertito, a proprio agio, al contrario della Serpeverde, che si irrigidì notevolmente quando prese a giocherellare distratto con una ciocca corvina dei suoi capelli.
«E sentiamo Nott, cos'è che vuoi adesso?» Angelica dovette più volte ricordare ai propri polmoni di tornare a respirare, mentre il cuore galoppava nel suo petto ad un ritmo quasi assordante.
Stava impazzendo, decisamente impazzendo, tanto da considerare l'idea di farsi internare un paio di settimane al San Mungo, nel reparto che potesse contenere al meglio la sua follia.
James si fece ancora più vicino, beandosi del profumo di cioccolato della Serpeverde e accostando delicatamente le labbra al suo orecchio.
«Non avere paura.» la sua voce bassa e roca le provocò brividi bollenti lungo la schiena, come se l'aria gelida di fine ottobre non l'avesse mai sfiorata. Vedeva solo James, il suo sorriso sicuro e le calde iridi nocciola in cui perdersi senza mai più ritrovarsi.
Ma Angelica non poteva e non sapeva lasciarsi andare, motivo per cui si allontanò di scatto, imponendosi di fuggire il più lontano possibile dagli occhi,ma soprattutto dalle labbra del Grifondoro.
«La prossima volta che provi ad avvicinarti Potter, ti schianto. Giuro su Salazar che ti schianto.» e prima di voltargli le spalle, raccolse a sé tutto l'autocontrollo e la maturità possibile, pestandogli soddisfatta un piede.
***
Amanda Parkinson era una delle poche ragazze a poter vantarsi di conoscere perfettamente ogni lato di Scorpius Malfoy, seppur per motivi completamente diversi da quelli di chiunque altro.
Quella notte era avvolta tra candide e profumate lenzuola, con i lunghi capelli corvini sparsi sul morbido cuscino, le labbra piene sollevate in un sorriso malizioso e le iridi altrettanto scure che osservavano minuziosamente il torace scolpito del Serpeverde. Una gamba nuda leggermente piegata e la spessa stoffa premuta al petto, mentre soddisfatta continuava a bearsi degli infallibili geni Malfoy.
«Vai già via?» non vi era alcuna delusione o aspettativa tradita nel suo tono di voce leggero, mentre sbatteva più volte le ciglia lunghe incapace di distogliere lo sguardo dagli addominali perfetti del Serpeverde.
I capelli biondi di Scorpius cadevano disordinati sulla fronte, celando le tempestose iridi grigie, con i pantaloni della divisa indossati bassi sui fianchi stretti e la cravatta che penzolava dal collo nudo. Un vero spettacolo per gli occhi di chiunque, mentre chiudeva distratto gli ultimi bottini della camicia stropicciata e arrotolava distrattamente le maniche fino ai gomiti.
Per Scorpius invece, abbandonarsi a quel piacere non era stato di alcun sollievo come invece aveva sperato. La testa continuava a dolergli dolorosamente, sommersa da fin troppi scomodi pensieri.
Voltò appena il capo per annuire sbrigativo, quanto bastava per osservare Amanda sospirare falsamente affranta sotto cumuli di calde lenzuola, prima di accendere con un colpo secco di bacchetta il camino a pochi metri di distanza e voltarle le spalle senza l'accenno di un minimo saluto.
Perché tra loro era sempre stato così: non un saluto, non una carezza, tanto meno una chiacchiera. Solo carne e piacere, e bastava ad entrambi.
L'aria gelida che trovò una volta lasciatosi alle spalle la stanza delle necessità gli mozzò il respiro, gelida e pungente come mai prima di allora e Scorpius affondò le mani nelle tasche dei pantaloni, desideroso di schiarirsi tutti quegli ingarbugliati pensieri sotto i raggi della luna piena.
Fece le scale avvolto in una dolce e silenziosa quiete, perdendosi tra l'oscurità dei corridoi e dei suoi tormenti, fino a quando qualcuno non gli piombò dritto tra le braccia, imprecando sonoramente.
A Scorpius bastarono appena una manciata di secondi per riconoscere colei che ancora stringeva con decisione tra le braccia: il familiare profumo di primavera, il vocabolario colorito e la reazione improvvisa del suo corpo che non era stato in grado di controllare.
Ogniqualvolta rischiava di perdersi tra i tormenti della sua anima, ecco che Rose Weasley sbucava fuori con prepotenza, strappandolo inconsapevolmente da quel turbine di dolore e malinconia che minacciava di trascinarlo sul fondo degli abissi.
I grandi occhi azzurri brillavano nonostante la fitta oscurità, con la folta chioma scarlatta a nasconderle il volto arrossato e il respiro corto.
«Dannazione Malfoy datti una mossa, non startene lì impalato.» e senza dargli alcun modo di replicare, Rose lo afferrò con la solita delicatezza che la contraddistingueva per un polso, trascinandolo con sé nella direzione opposta.
Corsero lungo le scale con i respiri mozzati dello sforzo e Scorpius fu costretto ad afferrare più volte la Grifondoro per i fianchi sinuosi evitandogli rocambolesche cadute, mentre mano nella mano si lanciavano nel fitto buio dei corridoi.
Quando raggiunsero il ripostiglio delle scope al primo piano, Rose aprì la porta con un sonoro e frettoloso calcio, trascinando con sé Scorpius nell'angusto e stretto abitacolo.
«Non una domanda.» scandì poi tra un respiro e l'altro, piegandosi sulle ginocchia alla ricerca d'aria, con il volto ormai simile ai suoi capelli e i grandi occhi azzurri che sprizzavano una pericolosa quanto invitante elettricità.
D'altro canto, Scorpius aveva sospirato appena, lasciandosi andare contro uno scaffale e per nulla provato dagli sforzi di quella rocambolesca corsa.
«Ha a che fare con il baule di Avery sommerso di caccabombe?» e seppur con sguardo appena colpevole, Rose Weasley, il prefetto-perfetto che da anni terrorizzava decine di studenti, annuì per nulla dispiaciuta della propria malefatta.
Fu inevitabile per Scorpius lasciarsi andare in una mezza risata di scherno, mentre passava distratto una mano tra i ciuffi biondi e inarcava le sopracciglia chiare in un'espressione che non le lasciava presagire nulla di buono.
«Chi lo avrebbe mai detto, proprio tu Weasley.» la canzonò schioccando sonoramente la lingua sul palato e beandosi delle iridi azzurri della Grifondoro che in una manciata di secondi divamparono colme d'ira.
Rose nascose l'espressione colpevole dietro le lunghe ciocche rosse, mordendo con forza un labbro inferiore. Era stanca dalla ronda, soddisfatta della lezione che aveva dato ad Avery e desiderosa del calore del proprio letto, motivo per cui non era assolutamente intenzionata a dare inizio ad uno dei loro soliti battibecchi, per di più ripostiglio delle scope, ma Scorpius non pareva essere dello stesso avviso.
«E così hai smesso di dare il buon esempio, che ragazzaccia.» il sarcasmo di Scorpius però, aveva come da copione il potere di farle saltare i pochi nervi stabili che possedeva e quando lo vide ridurre notevolmente le distanze per il solo gusto di prendersi gioco di lei, Rose dovette mordere ancora più forza il labbro inferiore per evitare di urlargli contro.
A braccia conserte e dall'alto del suo metro e ottanta, Scorpius la guardava con le iridi grigie velate di malizia e il solito ghigno arrogante sulle labbra, con il familiare profumo di menta che aveva invaso prepotentemente lo stanzino.
«Non mi sembri molto contento Malfoy. Cos'è, la preda di stanotte non è stata abbastanza brava a soddisfare le tue aspettative?» il ghigno sulle labbra di Scorpius si fece, se possibile, ancora più pronunciato, mentre inarcava un sopracciglio chiaro e la scrutava beffardo.
«Gelosa Weasley?» le chiese bagnandosi poi le labbra con la punta della lingua, gesto che fece sollevare gli occhi di Rose al cielo, indecisa se colpirlo alla babbana o affatturarlo più volte seduta stante.
«Piuttosto direi annoiata, e ciò che fai con Parkinson non sono affari che mi riguardano.» ma l'attimo dopo Rose fu costretta a mordersi l'interno della guancia, dandosi mentalmente e più volte della stupida.
«Chi ti dice che ero con Amanda?» poco prima della ronda, Rose aveva raggiunto Albus nel proprio dormitorio, che incapace di tenere per sé un segreto aveva ceduto all'interrogatorio forzato della cugina e le aveva rivelato, dopo appena una manciata di minuti e qualche domanda, l'esatta causa dell'assenza del Serpeverde.
«Allora è proprio così Weasley, sei gelosa.» Rose si sollevò sulle punte, sfidandolo con sguardo incandescente a ripetere ciò che aveva appena detto. D'altro canto, Scorpius non parve per nulla colpito dalla reazione della Grifondoro, ormai avvezzo da troppi anni a vederla indossare i panni dell'incontrollabile furia rossa che tanto lo divertivano.
«Credevo di essere stato chiaro Weasley. Quando ci sei tu nei paraggi, non ce n'è per nessuno.» avvolto nella penombra di quell'angusto ripostiglio, Scorpius seppe di averle rivelato, seppur camuffata da una massiccia dose di scherno, un pezzo di veritiera realtà.
Quando Rose era nei paraggi, tutto intorno a sé cambiava forma, colore e consistenza. E se la terra avesse smesso di tremare, avrebbe iniziato a farlo il suo cuore, consapevole del fatto che l'unica in grado di strapparlo da quel circolo vizioso che erano i suoi pensieri era proprio lì, di fronte a lui e la maggior parte delle volte pronta ad affatturarlo.
«Si può sapere perché accidenti non chiudi mai quell'inutile bocca?» il tono esasperato della Grifondoro gli strappò l'accenno di un sorriso compiaciuto, e soddisfatto ridusse ancora una volta le distanze, tanto da percepire il respiro pesante di Rose sul volto.
«E tu quando la smetterai di fare la saputella?» più Scorpius la guardava, con le iridi tendenti quasi al nero, più Rose percepiva brividi freddi lunga la schiena.
«Arriverà il giorno Weasley in cui ammetterai di essere pazza, completamente pazza del sottoscritto.» la voce roca e lo sguardo sicuro del Serpeverde le fecero tremare il cuore, mentre l'intenso profumo di menta le inebriava i sensi. Le labbra di Scorpius erano così vicine che le sarebbe bastato sollevarsi sulle punte per sfiorarle, mettendolo definitamente a tacere.
Scorpius sollevò una mano con fare distratto, sistemandole delicatamente dietro l'orecchio una ciocca ribelle sfuggita al controllo dei fermagli. Le sue dita calde scivolarono lungo la sua guancia, tracciandone con esasperante lentezza i contorni, fino a sfiorare in un flebile e rapido contatto le morbide labbra piene della Grifondoro.
Lì dove Scorpius l'aveva toccata, Rose percepiva la pelle ardere senza alcun controllo, come marchiata con il fuoco. Lo stomaco in subbuglio, il cuore che minacciava con prepotenza di uscirle dal petto e il respiro corto.
«Sicuro che non sia l'esatto contrario Malfoy?» le labbra di Scorpius si sollevarono in un flebile accenno di sorriso, così genuino da far vacillare le sue ferree convinzioni.
Rose lo odiava: odiava il suo profumo, l'aria arrogante, l'espressione beffarda e il fatto che nulla riuscisse a scalfirlo anche solo in minima parte. Odiava la sufficienza con cui era solito trattarla, l'idea che fosse l'unico in grado di sconvolgerla totalmente e come il suo corpo reagiva senza alcun controllo al suo tocco.
Odiava quegli occhi grigi così intensi, il tormento sul suo volto e il mondo che si ostinava a celare aldilà di quella glaciale maschera disinteressata. Odiava che fosse più bravo di lei in Antiche Rune, che non perdeva alcuna occasione per stuzzicarla e l'elettricità che scorreva in ogni singola fibra del suo corpo quando si aggirava nei paraggi.
Rose lo odiava, con così tanta intensità da consumarla, proprio come gli occhi del Serpeverde, in quel momento fissi senza alcun ritegno sulle sue labbra.
«Mi sembra di non averlo mai negato Weasley, a differenza tua.» Rose trasalì: al suo sguardo intenso, alle sue labbra fin troppo vicine e alle mani di Scorpius poggiate sullo scaffale ai lati della sua testa. L'aveva intrappolata, senza alcuna via di fuga, ma al contrario di quanto lei stessa aveva immaginato, Rose non era per nulla intenzionata a scappare.
Nelle iridi grigi di Scorpius non vi era più alcuna traccia di ghiaccio, solo un divampante fuoco, caldo e intenso che le stordì maggiormente i sensi.
«Sei un idiota Malfoy.» insultarlo gli parve la soluzione migliore, nella speranza di riacquistare un briciolo di quella lucidità, smarrita proprio a causa della vicinanza del Serpeverde.
«Cambia repertorio Weasley, così mi annoi.» ma Scorpius sembrava fin troppo vigile, abbassandosi lievemente con il volto per ispirare tra i suoi capelli il familiare profumo di fiori e primavera.
Rose profumava come il roseto nei giardini di Villa Malfoy, l'unico posto in grado di pacare i tormenti della sua vita, e ancora una volta fu inevitabile per Scorpius chiedersi perché tra tutti, doveva essere proprio quell'insopportabile fuori rossa a tenere tra le mani la soluzione a tutti i suoi problemi.
Rose Weasley non era sinonimo di tranquillità, tanto meno di spensieratezza.
Era maldestra, imprevedibile, distratta e dai modi praticamente assenti. Sempre così rumorosa e ostile, impaziente e irragionevole. Non conosceva né misura né autocontrollo, eppure ogni qualvolta si aggirava nei paraggi, portatrice del suo solito e familiare caos, restituiva a Scorpius senza nemmeno saperlo una boccata d'aria fresca, come dopo una lunga apnea.
E fu allora che nessuno dei due, ebbe più la voglia di controllarsi.
Scorpius poggio con delicatezza un palmo della mano sulla sua guancia, disegnando con il pollice cerchi immaginari che le fecero tramare, oltre che le viscere, anche le gambe. Lo sguardo sfacciato e carico di desiderio indugiò sulle sue labbra piene, esattamente come quello di Rose, che trattenne per svariati secondi il respiro quando i loro nasi si sfiorarono.
Occhi contro occhi, seppero che nessuno dei due si sarebbe mai tirato indietro, aspettando impazienti che l'altro muovesse un passo in avanti e mettesse fine a quella lenta e lunga tortura.
«Tu, Rose Weasley, sarai la causa della mia rovina.» le confessò con un mezzo sorriso arrogante, scostandole con delicatezza una ciocca ribelle dal volto dalla pelle diafana.
Ma Merlino, dall'alto della sua sconfinata saggezza, doveva aver in serbo per loro ben altri piani.
Piani che possedevano due occhi verdi, un sorriso vispo e una folta chioma corvina. Piani, che portavano il nome di Albus Potter.
Perché nell'esatto momento in cui Scorpius aveva deciso di colmare impaziente le distanze, la porta del ripostiglio si era spalancata rumorosamente, rivelando il volto di Albus, con la tipica espressione di chi ne conosceva una più del diavolo.
«Cosa ci fate voi due, nel ripostiglio delle scope?»
La gif a inizio capitolo è l'esatta espressione di Rose alla domanda di Al AHAHAHAHHAHAHHAHA
Detto questo, vi sono mancata? Ho deciso di unire due capitoli per farmi perdonare dall'assenza di questi giorni e spero che ne sia valsa vivamente la pena.
Angelica e Jamie sono cotti a puntino, e Rose e Scorpius sono andati da un bel pezzo ormai. Secondo voi, chi è tra i quattro che vince il premio di "caso perso dell'anno"?
Nei prossimi capitoli affronteremo Halloween e ragazze mie, preparatevi al devasto più totale!
Se volete un bello spoiler, lasciate tante stelline e commenti, prometto che non ve ne pentirete.
Vi auguro una buona giornata, Roxanne.
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