CAPITOLO 4
TARA
Sono ferma qui seduta sulla carrozzina mentre lo guardo uscire dalla piscina facendo forza sulle braccia lungo il bordo. L'acqua che gli scivola sul corpo finisce nelle pieghe dei suoi muscoli ben definiti, segno di molto allenamento. Devo dire che il fisico non delude, ma non si può dire lo stesso della sua mentalità.
<<Autista, vuoi passarmi addosso anche qui?>>Con un sorriso malizioso, si dirige verso di me con passo veloce, sembra agitato.
<<Sono solamente venuta in palestra, non mi aspettavo di trovare un coglione come te>>Spento e atterrato. Fa per andarsene, lo vedo già furioso, ma io devo ancora prendermi la mia vittoria.
<<Tanto per dirtelo, non sono su una sedia perché l'ho voluto io, mi ci hanno spinta>>Inizio<<e nessuno insegna ai disabili come si porta una carrozzina, quindi attento a quello che dici, spari spesso molte stronzate>>Mi giro con la carrozzina muovendo le ruote e inizio ad avanzare, ma afferra i manici da trasporto e mi blocca.
<<Potresti guardare almeno dove vai, non penso tu sia anche cieca>>Ribatte infastidito mentre continua a tenermi ferma.
<<Vedi di lasciare quei manici, dovrei andare via se me lo permetti>>Spingo le ruote ma è tutto invano<<e no, non sono cieca. Ci vedo benissimo>>Conludo.
<<Ho notato, mi hai spogliato con gli occhi più di quanto sono già.>>Mi scappa un risata ironica dopo la sua affermazione<<e tranquilla, ti lascio subito>>Non sta per farlo davvero. Non può.
Mi ritrovo ad urlare di fermarsi quando inizia a correre spingendo sempre più veloce la carrozzina ed io mi ritrovo stretta alla sedia per paura di cadere. Non posso urtare nulla con le gambe, rischierei di danneggiare altro e non mi va di aggravare di più la mia situazione, che già così è quasi allo stadio massimo.
<<Damian smettila subito di correre.>>Urlo con la rabbia a mille. Lo mangio vivo se non la smette.
<<Autista, devi imparare a correre. Poi come le uccidi le teste di cazzo come me >>Lo dice carico di vendetta e per un po' ho anche paura. Quella piscina non promette niente di buono, se mi ci butta dentro posso anche dire addio alla vita poichè le mie gambe non mi permettono di nuotare e ritornare a galla.
Si ferma all'improvviso col fiato corto ed io prendo un lungo sospiro, segno di pericolo scampato. Lui si rende conto del brutto presentimento che ho avuto e assume un atteggiamento serio.
<<Potrai essere anche una mia nemica, ma non metterei mai a rischio la tua vita.>>Fa un cenno con il mento verso la piscina<<Impara a non rendere colpevole chiunque ti stia accanto, non tutti hanno sempre la pazienza di stare ai tuoi comodi>>Questa volta non replico, perché lo so.
Lo so che sono un peso per chiunque mi stia accanto. Non sono facile da gestire né tanto meno sa sopportare, ma ho bisogno anche io di sentirmi uguale a tutti e parte di qualcosa, perché mi sento completamente vuota.
Sola.
Lasciata.
Abbandonata.
Raggiunge la panchina posta al muro della palestra per prendere il suo borsone e poi si dirige verso gli spogliatoi, forse per fare una doccia ed indossare panni puliti.
Questa volta le sue parole, però, non mi scivolano via. Restano lì sullo stomaco e danno quel senso di nausea e oppressione che cerca di consumarti lentamente, lasciandoti quel senso di colpa che non va più via. Tara cazzo, riprenditi!
Giro la carrozzina con le ruote e me ne vado, carica di rabbia e angoscia contemporaneamente. Attraverso la grande sale della palestra per la ginnastica artistica e mi scende una lacrima, è l'unica cosa che mi suote dalla mia freddezza che non lascia passare quasi mai nessuna emozione, ma i sogni ti toccano sempre quando sei costretta a dirgli addio.
La porta dell'ingresso è già aperta, Duke mi aspetta sempre lì.
<<Mi avevi detto che non c'era nessuno in palestra>>Sbotto all'improvviso.
<<Ne sono consapevole, ma lui ha appuntamento tutti i giorni alla stessa ora e non pensavo andassi al lato delle vasche.>>Si difende<<ti ha detto qualcosa?>>Domanda.
<<No, niente di importante>>Mento, perché quello che mi ha detto mi rende debole e non riesco neanche a capire il perché.
<<Ci vediamo allora, simpaticona. Sai che qui sei sempre la benvenuta>>Mi saluta dandomi un bacio sulla testa.
Duke è come un padre con me, forse, l'unico che ho mai avuto. Era un amico di famiglia che mi ha fatto scoprire il mondo della ginnastica, spingendomi a dare sempre il meglio di me e a non fermarmi mai davanti alle difficoltà. Questa volta però, è la vita che mi ha fermata e neanche lui ha saputo come affrontare la cosa, dicendomi solamente di continuare a venire in palestra dove sarei stata sempre la benvenuta. Ma infondo, cosa poteva dirmi? Cosa si può dire in questa situazione? Io stessa preferisco il silenzio al posto della pietà, perché non mi aiuterà a nulla il dispiacere delle persone se ho già il mio.
Mia madre mi aspetta poggiata al lato del passeggero dell'auto, con sguardo fisso su di me e le braccia incrociate.
<<Come ti senti?>>Mi chiede<<hai scaricato un po' di tensione?>>Apre la portiera per aiutarmi a salire.
<<Sono più nervosa di prima, anche qui faccio incontri di merda quando vorrai invece stare da sola>>Ma perché mi gira tutto contro?
<<Parli di quel ragazzo laggiú?>>Dice mentre indica qualcuno. Ed è proprio lui.
Un coglione che non sa quello che dice.
Apre la porta di una BMW nera e si mette al volante, richiudendo la portiera con una forza che la fa sbattere violentemente. Con una manovra verso la strada, parte velocemente e lascia una nube di fumo che si è creata per il sovraccarico di velocità improvissa.
Questo è pazzo da far paura.
<<Deduco sia lui allora>>Mia madre, che nel frattempo si è messa al volante, fa un sorrisetto malizioso.
<<Posso capire a cosa devi questo tuo sorriso? Ho scritto in faccia "sorridi"?>>Tra lei e Jasmine oggi i sorrisi stanno volando.
<<No nulla, stavo pensando e mi è sorta un po' di felicità>>Si immette sulla strada e si dirige verso il "The Grange", il tutto mentre sorride, ancora.
Mi appoggio al finestrino e per tutto il tragitto fisso i paesaggi che popolano Providence. Il mare sembra talmente arrabbiato che sbatte velocemente contro le scogliere, quasi a volerle distruggere, il tutto alimentato dal vento. Mi ritrovo proprio in esso, ma a differenza del vento c'è la mia disabilità che aumenta i miei difetti e distrugge i miei pregi, facendomi essere sempre un peso per tutti.
Arriviamo al ristorante dopo dieci minuti, ma mia madre prende solamente cibo da asporto poiché deve portarmi dalla dottoressa, dove sentirò altre stronzate volare dalla bocca di chi cerca di consolare e capire i problemi di tutti, ma non i miei. Quelli nessuno può risolverli e consolarmi non servirà a nulla.
Mangio un'insalata mista con un po' di pollo grigliato e lo stesso fa mia madre. Siamo costrette a mangiare in auto a causa del poco tempo a disposizione, poichè dopo avermi posata nel centro medico deve tornare a lavoro, ha già perso troppo tempo e il suo capo non tollera più di tre ore di stacco, anche se mia madre ha fatto la richiesta sui documenti di un paio di ore disponibili causa "disabilità in famiglia". Almeno questo può farlo.
Accende l'auto e si dirige verso l' East Providence Medical Center, uno dei migliori della zona, trovato da mio padre e interamente pagato da lui, visto che i soldi non sono un problema per il lavoro di merda che fa.
<<Non dimenticare di chiedere alla dottoressa di aggiungere qualche colazione nuova nella tua dieta>>Mi ricorda mia madre, sempre attenta a tutto.
<<Magari mi dà cinquanta fette biscottate con la nutella>>Dico ironicamente. Cosa potrà mai darmi? Di nuovo il pane integrale con qualche nuova marmellata. Non mi aspetto di certo uova e pancetta, devo per forza mantenere il mio peso.
Dal ristorante al centro medico impieghiamo cinque minuti, ma avrei preferito durasse almeno un'eternità, odio quel posto come odio mio padre che mi ci ha mandata, e non è poco.
~~~~~~~~~~~
Buongiorno tesoriniii. Come state?
Allora parto subito col ringraziarvi di essere quasi a 300 letture in meno di una settimana e con soli 3 capitoli, per me è moltissimo.
Se la storia vi sta piacendo, mi farebbe davvero piacere se consigliaste alle vostre amiche di leggerla, sarebbe molto molto importante per me sapere anche il parere di altre.
Parto subito con le domande
Vi è piaciuto l'incontro di Damian e Tara? In una giornata si sono scontrati già due volte hahahah.
Cosa voleva dire Tara quando ha detto che l'hanno spinta sulla sedia a rotelle?
State iniziando a capire meglio i pensieri e le sensazioni che prova Tara?
Vi piace Duke?
Come vi sembra la mamma di Tara? Il nome verrà poi scoperto, non ha ancora avuto modo di presentarsi😂
Cosa succederà in questo centro medico?
Vi è piaciuto il capitolo in generale?
Vi avviso che i prossimi capitoli inizieranno a contenere i punti di vista di Damian. Spero vi piacciano
Ho finito con le domande😂😂
Vi ringrazio ancora e buona giornata❤
CAMI
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro