Capitolo 8 - In un giorno qualunque (Pt. 1)
La prima mattina di lezione del nuovo anno si aprì con una folata di nevischio, che fece temere a Giulia di non riuscire affatto a raggiungere il Virgilio in tempo per le lezioni a causa delle strade ghiacciate.
Natale era passato solo da due settimane, così come era passato il 2010, lasciando il posto al nuovo anno, nel gelo invernale di gennaio.
Giulia aveva fatto il conto alla rovescia, durante quei giorni di vacanze, del tempo che la separava dal ritorno a scuola: quella mattina del 10 gennaio si era svegliata insolitamente contenta del ritorno a scuola, dove avrebbe rivisto Caterina, Nicola, e soprattutto Filippo.
Era passato già un mese da quando le cose per tutti loro sembravano essere incredibilmente migliorate: Caterina e Nicola erano riusciti a trovare un punto d'incontro, proprio come era successo per lei e Filippo.
A scuola ormai non era più una cosa strana che agli intervalli tutti e quattro - Giulia, Caterina, Filippo e Nicola - si ritrovassero per passare un po' di tempo insieme, chiacchierando del più e del meno. Altre volte invece, preferivano dividersi, Giulia con Filippo, e Nicola con Caterina.
Quando erano arrivate le vacanze di Natale, era stato abbastanza malinconico doversi separare per quelle due settimane. Lo era stato soprattutto per Giulia: lei che non era di Torre San Donato al contrario degli altri tre, che potevano benissimo trovarsi senza troppi problemi, non aveva potuto rivederli per tutti quei lunghi quindici giorni, e sentirsi via messaggio non era la stessa cosa che vedersi di persona
Quella mattina arrivò a scuola in auto, accompagnata dal padre. Mancava ancora un quarto d'ora alle otto, e non escludeva di potersi ritagliare almeno dieci minuti per scovare dove se ne stava Filippo, e passare con lui il tempo rimanente prima delle lezioni.
Quando entrò nella 2°A, circa cinque minuti dopo, la classe era quasi vuota, se non per la presenza di pochi suoi compagni. Neppure Caterina era ancora arrivata, e Giulia era abbastanza sicura di non aver scorto nemmeno Filippo e Nicola nell'area vicino alle scalinate, dove di solito aspettavano il suono della campanella per poi salire al piano superiore.
Si avvicinò al proprio banco, lanciando un'occhiata fuori dalle vetrate dell'aula, e fermandosi ad osservare la massa di ragazzi che in quel momento stavano percorrendo la strada dal parcheggio all'ingresso principale della scuola, cercando di riconoscere tra di essi anche l'amica.
Il primo che riuscì a distinguere fu Nicola, e subito dopo, Pietro e Caterina, ognuno ad un lato del biondo.
"Sempre insieme, quei due".
Giulia sentì le proprie labbra incurvarsi in un sorriso, pensando a quanto si fosse evoluto il rapporto tra Caterina e Nicola nell'ultimo mese. Nicola sembrava aver mantenuto la promessa: si era fatto coraggio, evitando di scappare da Caterina una seconda volta. Avevano cominciato a passare diverso tempo insieme, anche se decisamente meno rispetto a quello che Giulia aveva iniziato a passare con Filippo.
Non era insolito nemmeno che Caterina stesse nei paraggi di Nicola anche in presenza di Pietro, che doveva averla accettata decisamente di buon grado, e molto più velocemente di Giulia.
Non vide passare Filippo, ma non si dette per vinta: uscì di nuovo dalla classe, scordandosi di recuperare la giacca che si era tolta poco prima, cominciando a percorrere il corridoio che portava fino all'atrio. Forse anche Filippo doveva essere arrivato poco prima; magari non era nemmeno ancora entrato nell'edificio.
I sospetti di Giulia si rivelarono fondati: arrivata nell'atrio, riconobbe la sua figura, girata di spalle, vicino alle porte vetrate che davano sull'esterno. Riconobbe ai suoi lati Gabriele e Alberto, e poi di fronte a loro Laura, Matilde e Paola.
Dovette trattenere una smorfia, nel riconoscere quelle tre. Ormai Giulia aveva fatto il callo alla loro presenza, che risultava però sempre fastidiosa. Non badava molto ai loro commenti acidi su di lei e Filippo, e nemmeno alle loro smorfie nel vederli insieme.
Giulia percorse l'atrio, aprendo le porte per uscire, sperando che Filippo non si girasse proprio in quel momento. Gli si avvicinò cautamente: voleva approfittare del fatto che lui non l'avesse ancora vista per fargli una sorpresa, nonostante la presenza dei suoi compagni di classe. Sperò che anche loro non si fossero resi conto della sua presenza: era alquanto sicura che, se fosse accaduto, il suo intento sarebbe fallito all'istante.
-Buongiorno!- esclamò Giulia, annullando le distanze dal ragazzo, e aggrappandosi alle sue spalle, sotto gli occhi spalancati di Laura, Matilde e Paola, e gli sguardi stupiti di Gabriele e Alberto, tutti puntati su di lei.
-Stai attentando alla mia incolumità, per caso?- Filippo si voltò subito verso di lei, parlando con finto tono indignato, ed ignorando completamente a sua volta il vociferare indignato delle ragazze di fronte a lui e le risate divertite di Gabriele e Alberto.
Giulia sentì le guance imporporarsi a poco a poco: il rossore non era certo dovuto ai commenti malevoli delle altre, o alle risate dei due ragazzi, bensì ai pochi centimetri di distanza che separavano il suo viso da quello di Filippo. Si era girato troppo velocemente, non dandole nemmeno il tempo di distanziarsi a sufficienza: per pochi secondi, prima che Giulia facesse un passo indietro, si ritrovarono con i visi fin troppo vicini.
Notò che anche il viso di Filippo aveva assunto un colorito più acceso, colorandogli le gote di porpora. Filippo si guardò attorno per un attimo, spaesato, prima di rivolgersi a Giulia e facendole cenno di seguirlo:
-Vieni, allontaniamoci un po'- le sussurrò all'orecchio, muovendo qualche passo lontano dai suoi compagni di classe, che ancora li guardavano malamente. Giulia si limitò a far un cenno d'assenso, seguendolo.
Filippo si fermò a qualche metro di distanza, mettendo abbastanza spazio tra loro e i suoi compagni di classe per non far sentire la loro conversazione.
-Non potremmo entrare?- azzardò Giulia, che si era accorta solo poco prima della sua dimenticanza, e che ora cominciava a sentire decisamente troppo freddo per i suoi gusti - Se non si è notato, ho lasciato la giacca in classe-.
Filippo, in tutta risposta, le si avvicinò di nuovo, sorridendole con fare innocente:
-Per stavolta sarò io la tua giacca- allungò una mano come ad invitarla ad avvicinarsi a lui - Dai, non preoccuparti. Ti assicuro che non mordo-.
Giulia aspettò qualche secondo prima di afferrare piano la mano che Filippo le tendeva, ed avvicinarglisi. Sentì le braccia di Filippo allungarsi dietro la sua schiena, facendo aderire il corpo di Giulia al suo. Avvertì le guance bruciare: ringraziò il fatto di poter tenere la testa appoggiata tra la spalla e il collo di Filippo, cosicché lui non si accorgesse del suo rossore.
In quegli attimi di silenzio, Giulia inspirò profondamente: assaporò di nuovo quella fragranza ormai famigliare che collegava a lui. Le era mancato il suo profumo: se ne rendeva conto solo ora, quando finalmente, dopo quindici giorni, poteva di nuovo respirarlo.
Lasciò vagare lo sguardo, oltre la spalla di Filippo: attorno a loro due, gli studenti entravano ed uscivano dall'entrata della scuola, altri percorrevano la strada asfaltata che dal parcheggio arrivava proprio agli scalini dell'ingresso. Scorse anche Caterina, con Nicola e Pietro, non molto distanti da lei e Filippo: Pietro, di fronte agli altri due, teneva come al solito una sigaretta accesa tra le dita; Caterina, di fianco a Nicola, stava ridendo, forse per qualcosa detto dal moro o da Nicola, mentre si scostava un ciuffo di capelli castani dagli occhi. Sembrava quasi serena, in quel momento - perlomeno molto di più di quanto non lo era stata nei mesi scorsi.
Giulia tornò a concentrarsi su Filippo: sentiva le sue mani sulla schiena, scivolate più in basso rispetto al solito. Si chiese, aggrottando la fronte, se fosse solo una sua impressione, o se fosse solo la sua ingenuità a farle pensare che non fosse un gesto voluto. Scrollò le spalle, convincendosi di non dare troppo peso alla questione.
Fece scivolare la testa dalla spalla al petto del ragazzo, appoggiando la guancia destra sopra al cuore; chiuse gli occhi, ascoltando il battito regolare del cuore di Filippo.
Sembrava che al di fuori di loro, in quel momento, non ci fosse nient'altro.
-Hai ancora freddo?- bisbigliò Filippo, appoggiando il mento sul capo di Giulia. Era un contatto fin troppo intimo, ma Giulia non fece nulla per scostarsi o per dare a Filippo l'impressione che le desse fastidio tutta quella vicinanza: il calore del suo corpo, il suo profumo e quel contatto la stavano facendo sentire al sicuro.
-Non tanto quanto prima- gli rispose lei, tornando con il viso di fronte a quello di Filippo. Di nuovo, si ritrovavano con i volti fin troppo vicini.
Filippo fece per risponderle, ma qualcuno poco distante da loro cominciò a fischiettare con fare indiscreto. Entrambi si voltarono nella direzione da cui proveniva quel fischiare, ad un metro da loro: Pietro - era proprio lui quello che stava fischiando-, Caterina e Nicola si erano avvicinati a loro.
-Finalmente la coppia dell'anno è riunita- Pietro sogghignò rivolto a Giulia e Filippo, il viso contratto in una smorfia che esprimeva più fastidio che derisione - Come ci si sente a ritrovare l'amore della tua vita dopo ben quindici giorni lontano da lei, Pippo?-.
-La vuoi smettere?- Filippo lo guardò torvo, sciogliendo l'abbraccio che fino a quel momento aveva legato lui e Giulia.
Giulia si ritrovò a maledire Pietro più del solito: era piuttosto certa che, se non si fosse avvicinato e se non avesse cominciato a fare lo sbruffone come al solito, Filippo non si sarebbe staccato da lei con tutta quella fretta. Non fece in tempo ad aprire bocca per dirgliene quattro, che Caterina le si avvicinò, un sorriso astuto stampato in viso:
-Ho una buona notizia per te- esordì, in modo fintamente casuale. Giulia continuò a guardarla con sguardo interrogativo: non riusciva a capire dove Caterina volesse arrivare:
-Ho chiesto ai miei se potrai venire da me per qualche giorno, a fine mese-.
Giulia fu presa contropiede: questo non se lo immaginava.
-Mia madre ha detto che se vuoi, e se i tuoi sono d'accordo, si può fare- concluse Caterina, sorridendo all'amica.
-Grandioso!- esclamò Giulia, entusiasta, buttando le braccia al collo dell'amica, e quasi stritolandola per il troppo entusiasmo.
-Oh, calma! Mica ti ha detto che ti regala una villa al mare!- sbottò Pietro, osservando con occhi sgranati Giulia che serrava Caterina ancora in quell'abbraccio.
Aveva ragione Pietro: Caterina non le aveva regalato nessuna villa lussuosa o che altro, ma per Giulia il fatto di poter passare qualche giorno a Torre San Donato era senz'altro un ottimo regalo.
*
Le prime due ore passarono lentamente sia per Giulia e Caterina, sia per Filippo e Nicola. Quando finalmente suonò la campanella del primo intervallo, le due ragazze raggiunsero il piano superiore, dove avevano deciso di incontrarsi con gli altri due. Passarono quel primo intervallo insieme.
Si separarono solo alla seconda ricreazione, giunta dopo altre due ore di lunghe lezioni; Giulia e Filippo preferirono rimanere al piano di sopra, nell'angolo del corridoio dove ormai passavano gran parte del tempo insieme.
Si erano ritrovati soli, Nicola e Caterina: decisero di gironzolare per la scuola, lontani da entrambe le loro classi ed i loro compagni. Non avevano alcuna meta precisa: era un semplice girovagare per i corridoi, senza impegno. Durante quell'intervallo preferirono rimanere al pianterreno; stavano camminando l'uno di fianco all'altra lungo il corridoio che portava ai distributori automatici, silenziosamente.
Spesso il silenzio cadeva tra di loro, ma sebbene potesse sembrare strano, altrettanto spesso non erano quei silenzi imbarazzati in cui nessuno dei due sapeva che dire.
Anche in quel momento, mentre percorrevano in silenzio il corridoio che dalla scalinata vicino alla 2°A portava ai distributori automatici, Nicola si sentiva tranquillo. Era una sensazione nuova, almeno in compagnia di Caterina.
Fino a poco più di un mese prima non sarebbe riuscito ad immaginare una simile situazione, del tutto differente da allora. Mai avrebbe pensato di raggiungere un tale livello d'intesa in così poco tempo, soprattutto dopo l'inizio disastroso.
Non si erano fatti altre promesse, a parte quell'unica promessa da parte di Nicola, di non sparire di nuovo; e forse, in fondo, era proprio quella la differenza che ora sanciva quella sorta di serenità che si stavano ritrovando a vivere. Non si erano fatti promesse nel trasformare il loro rapporto in qualcosa di più profondo, né di passare per forza tutti i giorni insieme: era un'amicizia che cominciava a nascere sul serio solo ora, e che cresceva spontaneamente un po' alla volta, senza forzature.
Stavano quasi per arrivare ai distributori, quando rallentarono il passo, per non essere travolti dal flusso di ragazzi che vi erano in quella zona della scuola.
Nicola aguzzò lo sguardo, rendendosi presto conto che ci aveva visto bene: anche Pietro era in coda, nella fila infinita che si era creata al distributore delle bevande. Lo vide picchiettare nervosamente il piede a terra, probabilmente innervosito per la lunga attesa che aveva davanti.
Nell'ultimo mese Nicola aveva potuto tirare un sospiro di sollievo anche sul fronte Pietro: sembrava aver preso maggiormente in simpatia Caterina rispetto a Giulia, e non capitava raramente che si fermasse con loro a scambiare qualche parola. Parole decisamente più amichevoli di quelle che riservava a Giulia, e meno taglienti di quelle rivolte a Filippo quando era in sua compagnia.
Nicola lo osservò ancora, mentre Pietro si guardava intorno con fare spazientito e rassegnato, poco prima di allontanarsi dalla fila. Doveva essersi rassegnato al fatto che, nella migliore delle ipotesi, sarebbe riuscito a prendere qualcosa solo a intervallo finito.
Pietro venne avanti nella loro direzione, lo sguardo abbassato ed assente. Non sembrava nemmeno aver fatto a Nicola e Caterina. Dopo pochi secondi passò dietro alla ragazza, ancora assorto nei suoi pensieri.
Nicola non fece in tempo a chiamarlo e dirgli di fare attenzione, che Pietro scartò improvvisamente, per evitare un ragazzino che stava gli stava andando addosso, distratto dalla lettura di un qualche messaggio sul display del telefono che teneva in mano.
Pietro barcollò appena, perdendo quasi l'equilibrio: l'unico modo che trovò, negli ultimi secondi prima di cadere, per tenersi in piedi, fu proprio quello di aggrapparsi a Caterina.
-Aiuto!-.
Caterina si ritrovò sbalzata in avanti a sua volta, vittima inconsapevole della spinta che Pietro le aveva dato altrettanto involontariamente. Fu questione di pochi secondi: prima che cadesse, Nicola la sostenne, poggiandole le mani su entrambi i fianchi. Quasi non si accorse che Caterina, a sua volta, aveva posato le mani sulle sue spalle, quasi annullando lo spazio che c'era tra i loro visi, ora lontani di pochi centimetri.
-Siete ancora vivi?-.
Pietro si rimise dritto, notando solo in quel momento di essere incappato in Nicola e Caterina, e guardandoli con aria confusa.
Doveva aver notato - esattamente come ci aveva fatto caso Nicola- il viso di Caterina letteralmente avvampato di rosso, le mani ancora sulle spalle del biondo e la vicinanza totalmente inaspettata tra i loro corpi.
Anche Nicola stava provando il medesimo imbarazzo: si sentiva bruciare la pelle delle guance, e solo dopo qualche secondo si decise a far scivolare le proprie mani lontane da Caterina, dopo essersi reso conto della presa sui suoi fianchi.
Pietro si avvicinò ulteriormente, dando a Nicola la scusa perfetta per voltarsi verso di lui e dissimulare il disagio che quella situazione gli aveva appena causato:
-Miracolosamente sì-.
-Stiamo bene- aggiunse quasi subito Caterina, allontanando le mani da Nicola, e cercando di non incrociare gli occhi azzurri dell'altro.
-Certo che potevi stare attento- sbottò con voce bassa Nicola, facendo un passo indietro e temendo di essere ancora fin troppo rosso in volto.
-Non è stata del tutto colpa mia, stavolta- cercò di giustificarsi Pietro, allargando le braccia con fare desolato - Se la gente rischia di venirmi addosso, io mi sposto-.
-E vai addosso a tua volta a qualcun altro- lo rimbeccò Nicola, incrociando le braccia contro il petto.
Pietro non ribatté nulla, allontanandosi dai due quasi subito, come a voler sfuggire dai rimproveri dell'amico. In quel momento, rimasto solo con Caterina ed ancora in imbarazzo, Nicola si ritrovò quasi a rimpiangere la presenza dell'altro.
-Tutto bene?- si rivolse a Caterina, la voce calma che in realtà nascondeva un turbamento ben più profondo.
-Sì, non preoccuparti. Non è stato nulla- lo rassicurò lei, sorridendogli. Nicola annuì, mentre la campanella risuonava in lontananza, segnalando la fine dell'intervallo.
Si salutarono, avviandosi ognuno verso la propria classe: mentre Nicola saliva le scale, lentamente, sentiva la testa girargli. Ripensò di nuovo alle sue mani sui fianchi di Caterina, e alle mani della ragazza sulle sue spalle.
Quando c'erano stati quei contatti, aveva sentito dei brividi lungo la schiena. E ne era sicuro, quei brividi non erano dovuti all'imbarazzo, che si era creato solamente dopo.
Si era sentito così strano con quei pochi centimetri che avevano separato i loro visi, un modo strano che però non avrebbe potuto definire negativamente.
E forse, in fondo, sapeva a cosa fossero dovute quelle strane sensazioni: sapeva anche che, però, non gli sarebbe stato facile ammetterlo nemmeno a se stesso.
NOTE DELLE AUTRICI
Come avrete notato dall'inizio della lettura, tra questo capitolo e il 7 passa circa un mese di tempo: ora, infatti, siamo ad inizio 2011 (mentre Apologize risale indicativamente alla prima settimana di dicembre 2010). Un po' di tempo è passato, e sembra che anche le cose si stiano indirizzando in una certa direzione ... ma chissà, tutto può ancora succedere.
A venerdì con la seconda parte del capitolo :)
Kiara & Greyjoy
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