Capitolo 7 - Apologize (Pt. 4)
Il giorno dopo, Caterina arrivò a scuola piuttosto agitata. Aveva ripensato per tutto il pomeriggio di martedì alle parole di Pietro e a ciò che aveva fatto Alessio.
Aveva deciso di riporre fiducia in Pietro; non sapeva nemmeno lei bene perché. Non si fidava particolarmente di lui; per quel poco che aveva sentito dire su Pietro, non lo avrebbe mai considerato una persona affidabile. E per quel che ne sapeva, anche stavolta sarebbe potuta essere benissimo una sua presa in giro.
Eppure, contro qualsiasi previsione e logica, qualcosa dentro di lei le diceva di seguire il consiglio che le aveva dato.
Pietro le aveva parlato più seriamente di quanto si sarebbe immaginata da parte sua, ed era evidente anche la preoccupazione verso Nicola. Forse, in fondo, era stato sincero, e il suo consiglio nemmeno poi tanto sbagliato.
Mentre ripensava ancora una volta alla conversazione con Pietro, aveva scritto un messaggio ad Alessio, chiedendogli se con Nicola aveva parlato proprio di ciò che pensava: domanda alla quale Alessio le aveva riposto candidamente che sì, avevano parlato di lei.
Caterina, alla fine, era giunta ad una conclusione: al primo intervallo si sarebbe recata alla 3°A. Al diavolo la presenza dei compagni di classe di Nicola.
Quella mattina le prime due ore di lezione passarono fin troppo lentamente: Caterina, con accanto Giulia, cercò almeno di seguire la lezione di tedesco, ma riuscì a captare ben poco, i pensieri altrove e lontani dalle lezioni.
Appena la campanella dell'intervallo suonò, Caterina si alzò dalla sedia. Ora l'agitazione si faceva sentire molto di più. Giulia, dopo aver lanciato un'occhiata interrogativa all'amica, preferì incamminarsi da sola verso la 3°A, per andare da Filippo.
Caterina aspettò qualche secondo, mentre Giulia si allontanava, prima di uscire dalla classe e dirigersi a sua volta verso la 3°A, decidendo di salire per la rampa di scale vicino ai distributori automatici, e sperando di trovare subito Nicola.
La scalinata non era ancora troppo affollata, sebbene la campanella fosse suonata già da almeno due minuti. Salì non troppo in fretta, mille pensieri che le vorticavano in mente: non aveva nemmeno pensato bene a cosa avrebbe potuto dire a Nicola, una volta trovatolo.
Notò qualcuno scendere la scala nella sua direzione, e fermarsi a qualche gradino di distanza, dal suo stesso lato. Caterina alzò gli occhi con l'unico intento di capire cosa stesse accadendo: dovette fermarsi, nel momento stesso in cui si accorse di avere proprio Nicola di fronte.
Caterina sentì la tensione salire alle stelle: era un'agitazione diversa dalle altre volte che si erano trovati uno di fronte all'altra. Stavolta non c'era rammarico, rabbia o rancore, attorno a loro, ma incertezza.
Nicola sembrava intenzionato a non proseguire oltre, segno che la stava cercando a sua volta. Per alcuni secondi, nessuno dei due osò aprir bocca. Nicola si portò una mano a scompigliare i capelli biondi, in un gesto imbarazzato, mentre Caterina incrociò le braccia al petto.
-Ti stavo cercando- mormorò lei con voce sommessa, tenendo lo sguardo in tutt'altra direzione e lontano dal ragazzo.
-Anche io, a dire il vero- borbottò Nicola, tenendo il capo abbassato, con un tono che suo malgrado lasciava trasparire la sua agitazione.
Caterina si guardò intorno a disagio, cercando di prendere tempo: non sapeva da dove poter cominciare. Non aveva provato a formularsi un discorso prima di quel momento, e ora si trovava a dover improvvisare dal nulla:
-Ho visto che ieri tu e Alessio avete parlato, in corriera. So anche che ti ha detto, all'incirca- buttò lì, mentre alla mente riaffiorava l'immagine di Alessio che si sedeva accanto a Nicola, risalente solo al giorno precedente.
-Immaginavo te l'avrebbe detto - le disse in risposta Nicola, evasivo.
-Anche Pietro ieri è venuto a parlarmi- replicò Caterina, per niente sorpresa di notare subito il cambio d'espressione – ora stupita- che dipingeva il viso di Nicola.
-Cosa? Pietro è venuto da te? Che ti ha detto?- Nicola sgranò gli occhi, segno inequivocabile che era rimasto all'oscuro della cosa fino a quel momento. Per un attimo quella rivelazione era stata capace di far sparire l'imbarazzo e l'agitazione che lo avevano attanagliato da quando aveva incrociato Caterina su quelle scale.
-Nulla per cui dovresti avercela con lui. È solo preoccupato per te - disse Caterina, sollevando appena lo sguardo verso Nicola.
Nicola si appoggiò scompostamente al corrimano della scala, ancora troppo stupito da quelle parole di Caterina.
-Mi dispiace se ti ha importunata-.
Caterina alzò le spalle, accennando ad un sorriso rassicurante:
-Non lo ha fatto. In fondo, se ti stavo cercando, è anche grazie a lui-.
Calò il silenzio, per diversi attimi. Caterina temette che quella conversazione fosse giunta già ad un punto morto, prima ancora di cominciare sul serio. Fu mentre cercava con tutte le sue forze di formulare una frase quantomeno decente che Nicola alzò il viso, prendendo un respiro profondo prima di parlare di nuovo:
-Mi dispiace per quello che ci siamo detti. Mi dispiace anche di essere sparito nei mesi passati-.
Nicola distolse ancora una volta lo sguardo da Caterina, arrossendo appena. Per molti secondi non aggiunse altro, e a Caterina non rimase che attendere: era piuttosto sicura che Nicola non avesse finito di parlare.
-È che non sempre riesco ad approcciarmi alle persone come vorrei sul serio- mormorò infine, lo sguardo ancora abbassato e le gote arrossate. A vederlo così insolitamente vulnerabile, Caterina provò quasi un moto di tenerezza.
-L'ho visto, e vale anche per me. Avrei voluto andasse diversamente. Già otto mesi fa- Caterina prese un sospiro profondo, scostandosi con una mano un ciuffo di capelli castani dagli occhi – Sai una cosa? Anche io avrei potuto farmi viva prima. È anche colpa mia questa situazione ... Solo che non riuscivo ad ammetterlo-.
-Lo stai ammettendo ora, però- replicò Nicola, alzando lo sguardo, ed incrociando per pochi secondi gli occhi scuri di Caterina.
A Caterina scappò una risata nervosa, ironica:
-Meglio tardi che mai. Anzi, probabilmente tardi lo è sul serio ... E ormai non ho più nulla da perdere-.
-Suppongo che rimpiangere il passato non serva a granché, ormai. - ammise Nicola, osservandola. Era uno sguardo che Caterina non seppe interpretare, le iridi azzurre che in quel momento sembravano impenetrabili.
Passarono pochi secondi, e Nicola, senza pensarci troppo, riprese di nuovo:
-Perché non voltiamo pagina? Ricominciando a parlarci, intendo, non a litigare-.
Fu il turno di Caterina di rimanere spiazzata. Sgranò gli occhi, come se avesse compreso tutt'altre parole: eppure Nicola le stava sorridendo, un sorriso appena accennato e quanto mai esitante, ma lo stava facendo.
Era quello il segno che stava aspettando per capire che, in fondo, le speranze non si erano mai dissipate del tutto. Caterina si ritrovò, istintivamente, a sorridere di rimando:
-Potrebbe essere un'idea-.
-Ti va di venire un attimo di sopra? Solo per quattro chiacchiere- Nicola arrossì ancora un po', mentre le rivolgeva quella proposta improvvisata. Così impacciato e in imbarazzo Caterina lo riconosceva a stento; non poteva dire, però, di non apprezzare anche quella sua versione inedita.
-Se proprio insisti- gli rispose, avanzando di uno scalino.
Nicola non rispose nulla: si limitò ad affiancarla, mentre risalivano le scale, in un
silenzio totalmente diverso da quello che li aveva accompagnati per i mesi precedenti.
NOTE DELLE AUTRICI
*suono di campane a festa* Allora, come la vedete questa pace ritrovata tra i due litiganti? Sarà duratura e porterà ad altro... o sarà una semplice illusione transitoria?
In ogni caso, appuntamento a mercoledì prossimo con l'inizio del capitolo 8!
Kiara & Greyjoy
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