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Capitolo 7 - Apologize (Pt. 3)

Nicola accelerò il passo, cominciando a correre verso le porte posteriori della Galliera. Fece appena in tempo a salire i gradini della corriera che le porte si chiusero dietro di lui.

Aveva fatto tardi in classe, e solo per un secondo era riuscito a non perdere la corriera. Di posti liberi non ce n'erano ormai più: erano tutti occupati, ed anche la maggior parte del corridoio era affollata da molti studenti rimasti in piedi come lui.

Nicola respirò profondamente, cercando di recuperare fiato. Quel giorno in corriera sarebbe stato da solo: Filippo era andato a casa in auto con suo padre, Gabriele aveva il corso di teatro pomeridiano, e Pietro aveva preferito prendere un'altra corriera come navetta fino alla stazione.

La corriera partì proprio in quel momento, mentre Nicola appoggiava la schiena contro un sedile per potersi tenere meglio in equilibrio, dopo aver lasciato a terra lo zaino rosso. Teneva il capo abbassato, lo sguardo impassibile.

Ormai era una settimana che dietro quell'espressione indifferente teneva nascosto un immenso pentimento ed un altrettanto grande dispiacere. Aveva anche intuito la preoccupazione che stava destando nei suoi amici, Pietro compreso.

Avrebbe tanto voluto dirgli di restare calmo, di non preoccuparsi eccessivamente, che di problemi ben peggiori dei suoi attuali ce n'erano eccome. Eppure, sia per orgoglio, sia perché temeva ancora che Pietro potesse agire troppo impulsivamente come era accaduto con Filippo, non aveva mai cercato di confrontarsi con lui sull'argomento per tutta quella settimana. Aveva preferito rimanere in silenzio, tenersi tutto dentro.

Un po' si sentiva in colpa: oltre che stare male lui stesso, stava facendo preoccupare i suoi amici e, non per ultima, probabilmente stava facendo soffrire pure Caterina.

Caterina. Aveva cercato di non pensarla, ma la vedeva troppo spesso per poterci riuscire seriamente.

Aveva pensato a lungo anche per quanto riguardava lo scusarsi con lei, ma non si sentiva sicuro che quella potesse essere la decisione più giusta. Dubitava l'avrebbe anche solo fatto avvicinare a lei di nuovo, figuriamoci parlarle direttamente.

Alzò di qualche centimetro il viso, lasciando vagare gli occhi lungo la corriera. Scorse la ragazza a qualche sedile più indietro di dove si trovava lui. Non lo stava guardando: era voltata verso il finestrino, lo sguardo perso nel vuoto.

La corriera frenò quando arrivò all'incrocio della stazione di Piano Veneto, poco prima di parcheggiarsi proprio davanti al Manzoni.

Nicola recuperò lo zaino lasciato ai suoi piedi appena poco prima che le porte della corriera, ora ferma, si aprissero. Un'orda di studenti scese da entrambe le porte aperte, mentre Nicola riuscì a stento a non farsi travolgere dalla folla.

Si erano liberati diversi posti, ora che molti studenti erano scesi per cambiare corriera. Nicola si incamminò verso le ultime file di sedili, oltrepassando quello dov'era seduta Caterina, senza che lei si girasse ad osservarlo.

Nicola si lasciò cadere sul terzultimo posto – due file più indietro rispetto a Caterina-, nel momento in cui Alessio salì i gradini della Galliera. Nicola lo tenne osservato mentre, come era prevedibile, si avvicinava al sedile su cui era seduta Caterina. Ciò che non era prevedibile, era il fatto che Alessio si bloccasse, una volta alzato lo sguardo verso Nicola.

Caterina sembrò essersi accorta dell'esitazione pensierosa di Alessio, e del fatto che non si fosse ancora seduto:

-Tutto a posto?- gli chiese lei, cercando di attirare l'attenzione dell'amico.

Alessio si voltò verso l'amica, distogliendo lo sguardo da Nicola, per un attimo fugace:

-Sì, certo- le rispose frettolosamente, aggiungendo poi – Ti dispiace se oggi mi siedo altrove? Devo parlare con una persona-.

Di certo il suo intento non era quello di metterla in agitazione, ma Caterina non rimase per niente calma. Quando Alessio oltrepassò il sedile sulla quale era seduta l'amica per fermarsi accanto al sedile di Nicola, Caterina si voltò di scatto, allontanando lo sguardo dall'amico con inquietudine.

-Posso sedermi?- Alessio si rivolse direttamente a Nicola, un sorriso di cortesia stampato in volto.

Nicola si limitò a fargli un cenno affermativo con la testa, voltandosi a malapena verso di lui.

Osservò con diffidenza Alessio lasciarsi scivolare sul sedile, proprio quando la Galliera finalmente ripartì dalla stazione.

Si voltò nuovamente verso il finestrino, rigidamente: per quanto cercasse di ignorare la cosa, si sentiva alquanto a disagio nell'avere Alessio di fianco. E soprattutto, non sapeva se e cosa aspettarsi dall'altro.

Non passò molto, in ogni caso, prima di sentire pronunciare una domanda direttamente rivolta a lui:

-Sei Nicola, giusto?-.

Nicola si girò lentamente verso Alessio: era venuto a parlargli, allora. Non c'era stato nulla di casuale nella sua scelta di piazzarglisi di fianco.

Avrebbe dovuto aspettarsi una cosa del genere, in fondo: Alessio non doveva aver deciso di avvicinarsi a lui di spontanea volontà per puro caso.

-Ho come l'impressione tu conosca già la risposta-.

Alessio si morse il labbro inferiore, di fronte alla risposta diffidente e fredda di Nicola.

-Sono un amico di Caterina- replicò Alessio, la voce leggermente venata di tono di sfida – Ma credo che anche tu sapessi già questo particolare-.

Nicola cercò di rimanere più impassibile possibile, anche se dovette riconoscere il merito ad Alessio di voler parlare a carte scoperte fin dall'inizio. Guardò dritto negli occhi dell'altro, gli occhi dell'azzurro intenso e cristallino negli occhi azzurro più chiaro:

-Ne avevo il sentore. Devi dirmi qualcosa in particolare?-.

-Non c'è bisogno di essere così ostili, sono venuto da te di mia spontanea volontà. Caterina non c'entra nulla in questa mia decisione-. Il sorriso amaro di Alessio si scontrò con la fronte aggrottata e fintamente pensierosa di Nicola:

-Non c'entra nulla? Non sarà nemmeno l'argomento della nostra conversazione?-.

-Questo non te l'ho mai promesso- Alessio alzò le mani come a volersi dimostrare innocente. Non aspettò alcuna risposta da parte dell'altro, prima di proseguire:

-Mi ha raccontato cos'è successo tra di voi. E non intendo solo gli ultimi battibecchi ... Intendo tutto-.

-Davvero? Fantastico. Sei venuto qui per farmi la paternale su come si tratta una ragazza? - lo interruppe Nicola, non riuscendo a nascondere il sarcasmo con cui erano impregnate quelle parole.

-Non mi interessa come tratti quelle con cui ti scrivi, onestamente- replicò Alessio, piccato da quella reazione di Nicola – Dico solo che forse dovreste entrambi rivedere certi approcci di conversazione-.

La voglia di tirargli un pugno non fu facile da reprimere: Nicola cercò di smettere di pensare che far tacere quell'impiccione con un bel colpo piazzato sul suo naso lentigginoso sarebbe stata la soluzione più veloce per far finire quella conversazione.

Si bloccò da quel desiderio solo dopo aver compreso meglio l'ultima frase dell'altro:

-È strano che tu dia la colpa anche a Caterina-.

-Le colpe stanno spesso da entrambe le parti in causa- Alessio allargò le braccia, con fare desolato. Non sembrava troppo contento di stare a parlare con lui ma, si rese conto Nicola in un attimo fugace, la conversazione stava andando esattamente nella direzione decisa da Alessio stesso.

-E questo a lei glielo hai detto?-.

-Sì. Ma ora è a te che sto parlando- Alessio abbandonò qualsiasi sorriso di finta cortesia o ironico, facendosi più serio – Non credi sia arrivato il momento di mettere da parte queste incomprensioni e chiarirsi una volta per tutte?-.

-Se fosse così facile non pensi che l'avrei già fatto?- lo rimbeccò Nicola, scuotendo il capo.

-Se fosse così difficile pensi che te lo starei caldamente consigliando?-.

Alessio sbuffò, e per un lungo attimo nessuno dei due disse più nulla. Fu solo quando Nicola pensò che quella conversazione fosse finita che Alessio riprese a parlare, per un'ultima volta:

-Hai più possibilità di riuscirci di quanto credi-.

Nicola si voltò verso di lui, in silenzio. Doveva fidarsi delle sue parole? Dargli ascolto e provarci ancora?

"Se fosse così difficile pensi che te lo starei caldamente consigliando?".

Forse, in fondo, doveva riconoscerlo ad Alessio: non tutto era perduto.

Forse l'ultima parola non era ancora stata detta.



NOTE DELLE AUTRICI

Eccoci tornate anche questa settimana!
Alessio sembra aver "copiato", anche se inconsapevolmente, la scelta di Pietro... Sarà questo secondo dialogo ad essere il tassello mancante per permettere ai due litiganti di far finalmente pace? 

E, secondo voi, l'aiuto di Alessio è davvero disinteressato come sembra oppure nasconde qualcos'altro?

Solo il destino potrà dare una risposta a queste domande, e forse lo farà nel prossimo appuntamento!

A venerdì prossimo per un nuovo capitolo!

Kiara & Greyjoy

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