Capitolo 7 - Apologize (Pt. 1)
Il giorno dopo Caterina era arrivata a scuola cercando di non ripensare al giorno precedente; intento che si rivelò sin da subito alquanto difficile, visto che rivedere Nicola in corriera, e poi anche a scuola non l'aveva certo aiutata a distrarsi.
Anche a Giulia non era sfuggita l'espressione pensierosa che l'amica aveva mantenuto per tutte le prime due ore di lezione: Caterina non aveva aperto quasi mai bocca, se non interpellata.
Si era chiesta a lungo se lo stato d'animo di Caterina fosse dovuto più alla rabbia che sicuramente doveva ancora provare verso Nicola e verso se stessa, o se la delusione di ciò che era avvenuto il giorno prima superasse di gran lunga tutto il resto. Non osò chiederglielo, per il timore di peggiorare ancor di più la situazione.
Era altrettanto evidente che a Caterina servisse qualche momento di distrazione. Fu per quello che, appena suonò la campanella dell'intervallo, Giulia scattò in piedi, voltandosi verso l'amica ancora seduta, e dicendole con tono che non ammetteva repliche:
-Tu, ora vieni con me-. Vide Caterina aggrottare la fronte, sorpresa, ma non fece in tempo a ribattere che Giulia le aveva afferrato le braccia, costringendola ad alzarsi dalla sedia ed uscire dalla classe.
Nei corridoi si sentiva già il vociferare degli studenti, il brusio delle parole, i passi risuonare veloci sul pavimento lucido.
-Stiamo andando da qualche parte, di preciso?- chiese Caterina, mentre Giulia girava l'angolo del corridoio, guardandosi intorno con aria distratta.
-Mi accompagni ai distributori- rispose lei - Era da un po' che non passavamo un intervallo insieme. Direi che per questa volta potresti farmi compagnia-.
-E Filippo?- replicò Caterina, con scetticismo nella voce.
-Lo vedrò dopo- liquidò la questione Giulia. In parte le dispiaceva il pensiero di poterlo vedere solo al secondo intervallo; probabilmente gli avrebbe scritto un messaggio per avvertirlo della cosa.
Quando giunsero ai distributori, Giulia sbuffò seccata: nonostante fosse appena iniziata la ricreazione, vi era già una fila interminabile. Nel migliore dei casi, sarebbero rimaste lì per gran parte del tempo che rimaneva prima della lezione successiva.
-Sicura di voler ancora un caffè?- Caterina incrociò le braccia contro il petto, un sopracciglio alzato e l'aria piuttosto contrariata.
Giulia si morse il labbro inferiore: sapeva che la proposta che stava per fare a Caterina non avrebbe riscosso molto successo, ma tentare ne sarebbe comunque valso la pena.
-Ci sono sempre i distributori al piano superiore-.
Aveva parlato con aria indifferente, anche se così non lo era affatto. Con la coda dell'occhio, vide l'espressione di Caterina virare verso il panico totale. D'altro canto, sapevano entrambe perfettamente che i distributori del primo piano erano decisamente fin troppo nei paraggi della 3°A.
Caterina la guardò con aria supplichevole:
-Dobbiamo proprio?-.
Giulia si voltò verso di lei, e prima ancora di dire qualsiasi cosa, l'afferrò nuovamente per il braccio, trascinandola verso le scalinate:
-Non succederà nulla, ne sono sicura-.
Caterina si limitò a masticare qualche impropero verso di lei, seguendola controvoglia e con sguardo decisamente disperato. Non si ribellò alla sua stretta, e non cercò di tornare indietro.
Immaginava, Giulia, che il timore di Caterina di poter rivedere Nicola dovesse essere ben reale: forse, però, se anche ci fosse stato un ulteriore incontro casuale, non sarebbe andata male quanto la giornata precedente.
Quando finalmente giunsero alla fine delle scale, Giulia osservò attentamente i ragazzi che si trovavano davanti alla 3°A. Riconobbe subito Filippo, e di fronte a lui, come volevasi dimostrare, proprio Nicola. Sentì Caterina irrigidirsi al proprio fianco, ma nessuna delle due smise di avanzare: si misero in coda al distributore automatico a pochi metri dalla 3°A, dove c'era una fila decisamente più contenuta.
Allo stesso tempo, anche i due ragazzi si voltarono nella loro direzione: alla vista di Giulia, Filippo aveva accennato un sorriso, al contrario di Nicola, che aveva mantenuto un'espressione indifferente, voltandosi subito dopo, ma probabilmente accorgendosi comunque della presenza di Caterina.
-Finalmente! Pensavo non saresti venuta-. Filippo aveva salutato velocemente Nicola, prima di percorrere i pochi metri che lo separavano da Giulia e Caterina. Fece un cenno di saluto anche a quest'ultima, che ricambiò con un rigido cenno del capo.
-In effetti avremmo avuto programmi diversi in questo intervallo- gli rispose Giulia, restando sul vago, e dando una pacca amichevole sulla spalla dell'altro - Ma eccoci qua, alla fine-.
In un momento fugace, Giulia cercò di voltarsi verso Caterina, studiandone l'espressione: sembrava impassibile, ma con gli occhi rivolti altrove per non incrociare Nicola, ancora a pochi metri da loro.
Nulla sembrava prospettare bene.
-La coppietta finalmente riunita! Cominciavo a temere vi foste lasciati-.
Giulia e Filippo si voltarono nello stesso istante nella direzione da cui proveniva la voce strascicata e profonda di Pietro. Stava camminando con le mani in tasca verso di loro, per poi fermarsi accanto a Nicola.
-La vuoi smettere?- lo rimbeccò Filippo, con tono scocciato.
Pietro non vi badò molto, l'attenzione irrimediabilmente portata su quella che doveva essere un'amica di Giulia.
Nonché anche la ragazza osservata da Nicola il giorno prima.
Non gli era stato difficile riconoscerla: non gli era del tutto un volto nuovo - non quando Giulia se ne aggirava così spesso con lei-, e non escludeva l'ipotesi di averla già incrociata a sua volta in corriera in precedenza.
Pietro fece finta di tossire, avvicinandosi maggiormente a Nicola per attirare la sua attenzione: tentativo che fallì miseramente. Gli picchiettò allora con un dito sulla spalla destra, sussurrando a bassa voce perché Filippo e Giulia, poco distanti da loro, non sentissero:
-Hai notato la presenza di una certa donzella, Tessera? Sbaglio o è la stessa di ieri sulla Galliera?-.
A quelle parole, Nicola si girò prima verso Caterina, e poi di nuovo verso Pietro, con esitazione mal nascosta:
-Ti interessa sul serio la risposta?-.
Pietro sogghignò soddisfatto:
-Lo prendo per un sì- mollò una pacca sulla spalla del biondo - Ed in ogni caso, certo che mi interessa. O non te lo avrei domandato affatto-.
Sbuffò sommessamente, muovendo ritmicamente un piede a terra e sperando che la campanella suonasse il prima possibile. Caterina teneva il capo abbassato, ben attenta a non incrociare nemmeno per sbaglio lo sguardo di Nicola. Era a qualche metro da lei, questo lo sapeva bene; sperava solo che Filippo continuasse a rivolgersi unicamente a Giulia, senza voltarsi a richiamare l'attenzione dell'amico, magari per attirarlo più vicino.
La fine della ricreazione, però, sembrava essere ancora distante: Caterina osservò l'ora sul display del telefono, alzando gli occhi al cielo disperata subito dopo. Avrebbe fatto meglio ad andarsene, piuttosto che aspettare che qualche imprevisto accadesse.
Mosse qualche passo lontano dalla fila al distributore, senza nemmeno avvisare Giulia: non voleva interromperla mentre chiacchierava con Filippo, e meno avrebbe dato nell'occhio nell'andarsene, meglio sarebbe stato.
Fu quando ebbe percorso già qualche metro, che Caterina udì distintamente Giulia richiamarla:
-Cate! Dove diavolo stai andando?-.
Caterina si sforzò di rimanere impassibile, nel voltarsi velocemente verso l'amica: si era bloccata proprio di fronte a Nicola, e non si sarebbe affatto sorpresa se, facendo più attenzione, si fosse resa conto di avere gli occhi di lui incollati addosso.
-Torno in classe- Caterina si rivolse a Giulia, che a qualche metro da lei la guardava perplessa, oltre la spalla di Filippo - Non sarei dovuta venire qua-.
-Scusa? Che hai detto?-.
Caterina si ritrovò a sgranare gli occhi, voltandosi verso la voce - fin troppo conosciuta alle sue orecchie- che le si era appena rivolta inaspettatamente. Si ritrovò a studiare l'espressione scettica di Nicola, un sopracciglio alzato e gli occhi azzurri che si rivolgevano duramente verso di lei.
-Hai sentito bene, quel che ho detto- Caterina cercò di parlare il più convintamente possibile, la speranza che le cose non peggiorassero ulteriormente che svaniva ogni secondo di più - In ogni caso, non stavo parlando con te-.
-Se non ti andava di venire da queste parti, potevi evitare di farlo fin da subito-.
Era evidente che Nicola stesse sottintendendo ben altro: se non voleva vederlo, avrebbe fatto bene a girare alla larga da quella zona della scuola.
In una qualsiasi altra situazione, Caterina si sarebbe perfino ritrovata a concordare con lu: tacere, in quel frangente, avrebbe però fatto passare automaticamente l'idea di avergliela data vinta. Cosa che, in quel momento, non avrebbe sopportato.
-Decidi tu, ora, cosa posso o non posso fare?- ribatté Caterina, facendo qualche passo avanti. Sentiva il rancore e la rabbia crescere, ma cercò comunque di non dimostrarlo. Cercò anche di trattenersi dal guardarsi intorno: immaginava già da sola di aver attirato già abbastanza l'attenzione di tutti quelli che si trovavano nei dintorni - Giulia, Filippo, molto probabilmente anche Pietro e altri compagni della 3°A.
-Era solo un'osservazione oggettiva, se ti sfugge questo particolare- sibilò in risposta il biondo, facendo anche lui un passo avanti. Sembrava essersi alquanto irritato.
-Se non ti piace quel che dico, puoi sempre tornartene in classe. Hai anche poca strada da fare-.
Nicola sembrò incassare il colpo abbastanza stoicamente. Continuò a guardare con freddezza Caterina, prima di parlare ancora una volta:
-Ripeto: sei tu che saresti dovuta rimanere nella tua classe, se non volevi rischiare di avere il dispiacere di vedermi-.
Prima che Caterina potesse anche solo pensare a come ribattere, Nicola si era già allontanato, entrando nella 3°A. Aveva posto fine inevitabilmente a quell'ennesima discussione.
A Caterina non rimase altro che andarsene a sua volta. Abbassò il capo, per evitare gli sguardi di chiunque: sentiva ancora la rabbia invaderla, anche una volta superata l'aula di Nicola ed essere arrivata alla scalinata. Possibile che ogni volta lei e Nicola dovessero litigare? Possibile che ogni volta dovessero dire qualcosa per ferirsi l'un l'altro? Cominciava a pensare sul serio che le cose non si sarebbero mai più sollevate.
*
Giulia, Filippo e Pietro erano rimasti nello stesso punto in cui erano rimasti durante il secondo litigio tra Nicola e Caterina.
Filippo era senz'altro il più stupito di tutti, mentre Pietro e Giulia, rimasti in silenzio, erano preoccupati, rispettivamente per Nicola e Caterina.
Nessuno dei tre aveva la forza di dire qualcosa: perfino la sfrontatezza di Pietro sarebbe risultata inutile in quella situazione.
Rimanere lì con Filippo e Giulia però, seppur rimanendo in silenzio, cominciò a farlo sentire fuori luogo:
-E dopo questa, posso dire ufficialmente che Tessera è davvero disperato- esordì Pietro, con tono fintamente indifferente. Filippo e Giulia sembrarono non voler rispondere a quella sua affermazione, forse ancora troppo stupefatti dall'accaduto.
-Almeno voi due siete sempre insieme, felici, appiccicati e innamorati. Sarà meglio andar a rimettere in sesto il cuore spezzato di Tessera- esclamò, cercando di sdrammatizzare. Non aspettò di sentire le imprecazioni contro di lui di Filippo e Giulia; si allontanò, entrando nell'aula della 3°A. Nello stesso istante, la campanella suonò, segnalando la fine dell'intervallo.
Pietro si avvicinò con passo lento al proprio banco, lanciando un'occhiata a Nicola: sembrava essere di pessimo umore.
"E ora chi è l'unico sfigato ad averlo come vicino di banco? Il sottoscritto, ovvio".
Nicola se ne stava ancora alla finestra, lo sguardo perso nel vuoto, noncurante di tutto ciò che lo circondava.
Pietro si stravaccò stancamente sulla propria sedia, recuperando gli occhiali che usava per leggere, lasciati sopra il banco. Dopo averli indossati tornò a puntare gli occhi scuri sulla figura minuta di Nicola, ancora perso nei suoi pensieri.
Cominciava seriamente a preoccuparsi. In tutti quegli anni che si conoscevano non ricordava di aver mai visto Nicola così frastornato.
Quell'ora avrebbero dovuto avere supplenza: stranamente, il professore che sostituiva il loro prof di ginnastica, arrivò quasi subito dopo il suono della campanella, spingendo gli studenti della 3°A in classe, ai propri posti.
Solo allora Nicola si allontanò dalla finestra, richiudendola, e raggiungendo il proprio banco, accanto a quello di Pietro.
Mentre il professore si sedeva alla cattedra, e cominciava a fare l'appello, Pietro ne approfittò per rivolgere la parola all'altro:
-Mi vuoi dire chi è quella tipa? Come mai avete battibeccato in quel modo?-.
-Per l'ennesima volta: non sono affari che ti riguardano- sbottò Nicola, a bassa voce, fulminandolo con lo sguardo.
-Se tu me ne parlassi potrei darti una mano- riprese Pietro, cercando di usare un tono più morbido e tranquillo, sebbene questo gli stesse richiedendo un notevole sforzo.
-Come hai fatto con Filippo? Incasinando le cose ancor di più e mettendoti in mezzo?- replicò aspro Nicola, lasciandosi sfuggire quelle parole con un tono troppo alto. A quel punto, Pietro non riuscì più a trattenersi:
-Vedo che Filippo ora come ora non si sta troppo lamentando, per come sono andate le cose-.
-Questo non certo grazie a te, te l'assicuro-.
-Vaffanculo!-.
Nicola non fece in tempo a ribattere nulla, che il professore, seduto alla cattedra, urlò, indignato:
-Voi due! Volete una nota sul registro? Non si usano quei termini in classe!-.
Pietro e Nicola erano rimasti in silenzio, stupiti e preoccupati.
-Ci scusi, ma era un normale litigio tra compagni di classe- cercò di giustificarsi Nicola, sapendo già che tutti i loro sforzi per convincere il prof a lasciargliela passare sarebbero stati inutili.
-Non contro ribattere, ragazzo! Voi due volete una nota sul registro!-.
-Ma non era nulla di serio! Non abbiamo mica bestemmiato!- replicò Pietro.
L'unico risultato che produssero le loro proteste fu quello di ritrovarsi una nota sul registro, e una "gita fuoriporta" - così l'aveva chiamato il supplente, il giro fuori dalla classe che aveva consigliato loro per calmarsi- fuori programma.
-Davvero splendido, Tessera! Te lo dico con tutto il cuore: vaffanculo!- sbottò Pietro, dopo aver sbattuto la porta dietro di sé. A quell'ora il corridoio era deserto, a parte loro, ma dovette comunque sforzarsi per non urlare addosso all'altro.
-Potevi parlare più piano, cretino!- replicò Nicola, stizzito - E avresti potuto fare a meno di insistere-.
-E tu potevi fare a meno di provocarmi, idiota! Grazie a te il mio voto di condotta andrà a finire sotto la suola delle mie scarpe!- Pietro incrociò le braccia al petto, guardando Nicola con astio. Si diresse verso le scale, per scendere: non aveva alcuna intenzione di rimanere con Nicola, nemmeno per un secondo di più. Poco prima di sparire, però, si voltò ancora una volta verso l'altro, rivolgendoglisi con tono provocatorio:
-Evidentemente hai un talento a far perdere le staffe a chiunque. Nulla di strano se perfino la tua fiamma ha preferito mandarti a quel paese-.
Nicola non ebbe né il coraggio né la forza per rispondere contro Pietro: fu quello il segnale ad evidenziare che quell'ultima provocazione aveva fatto centro.
NOTE DELLE AUTRICI
Le cose sembrano solamente peggiorare per Nicola... Secondo voi la situazione si risolverà in un qualche modo?
E poi, che ne pensate di Pietro? Troppo ficcanaso o semplicemente preoccupato?
Intanto, appuntamento a venerdì sera per il secondo appuntamento con questo capitolo :)
Kiara & Greyjoy
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