Capitolo 6 - Un colpo all'anima (Pt. 2)
Giulia passò l'intera domenica a pensare all'indomani: appena sveglia, i suoi genitori le avrebbero fatto gli auguri di buon compleanno, così come quando sarebbe arrivata a scuola, ricevendoli dai suoi compagni di classe e dalle sue amiche.
Non si aspettava certo un regalo da Filippo: si conoscevano da troppo poco tempo. Le sarebbe anche solo bastato che si ricordasse di farle gli auguri. Sapeva, nel profondo, che se non fosse accaduto si sarebbe sentita delusa in un qualche modo. Forse troppo, pensando al fatto che Filippo lo conosceva solamente da due settimane; eppure le interessava sapere se lei sarebbe stata nei suoi pensieri proprio quel giorno, se si sarebbe ricordato del suo compleanno.
La mattina di lunedì 29 novembre era arrivata a scuola straordinariamente in anticipo: la corriera, stranamente, aveva parcheggiato alla fermata quando mancavano ancora dieci minuti al suono della campanella che segnalava l'inizio delle lezioni.
Giulia percorse velocemente i corridoi della scuola ancora affollati di studenti sparsi in gruppetti, ed arrivò ben presto nella 2°A, dove già metà dei suoi compagni erano in classe.
Valerio la notò non appena Giulia fu entrata, e allontanandosi dalle finestre della classe, si diresse verso di lei per farle i suoi auguri; non passarono molti altri secondi prima che Giulia sentisse la voce di Caterina giungerle alle orecchie:
-Giulia! Dove pensi di andare senza i miei auguri?- scherzò l'amica, mentre Giulia si era diretta al suo banco.
-Da nessuna parte, ovviamente- replicò Giulia, mentre Caterina si alzava per baciarle le guance.
Solo in quel momento Giulia si era accorta di non aver visto Filippo, e di non aver ricevuto nessun suo messaggio fino a quel momento. Sentì la bocca dello stomaco chiudersi di colpo. Era finita come sospettava: non si era ricordato del suo compleanno.
"Era ovvio. Ci conosciamo da troppo poco, non posso fargliene una colpa".
Giulia doveva aver assunto un'espressione talmente sofferente che Caterina, dopo essersi staccata da lei, le domandò, con aria preoccupata:
-Ehi! Ho detto qualcosa che non va?-.
-No, tu non hai fatto assolutamente nulla di sbagliato- la rassicurò Giulia. Eppure sentiva quella malinconia aumentare, sempre più.
Si sedette, dopo aver messo a terra lo zaino ed essersi tolta la giacca a vento. Non passò però più di un minuto da quando si era seduta a quando sentì una voce maschile, proveniente dal corridoio fuori dell'aula, chiamarla. Giulia si voltò di scatto. Aveva riconosciuto subito la voce, senza nemmeno dover starci a pensare.
Filippo se ne stava sulla soglia della classe, sorridendole; Giulia non ci pensò due volte, e si alzò dalla sedia, attraversando velocemente la classe per raggiungerlo.
Sentiva gli occhi dei suoi compagni su di lei e su Filippo, e non osò nemmeno voltarsi per vedere l'espressione stupita che doveva essere dipinta sul viso di Caterina.
-Ti avevo vista entrare poco fa. E poi sei arrivata in anticipo stamattina, così ho deciso di fare un salto qui- le disse Filippo, appena Giulia gli si avvicinò.
-Già, stamattina sono arrivata piuttosto presto. O meglio, presto rispetto ai miei standard- convenne lei. Non le aveva ancor fatto gli auguri. Se ne era dimenticato. Era lì, ma se ne era dimenticato.
Giulia sentì una fitta al petto, quando però, dovette ricredersi sui suoi ultimi pensieri:
-Così almeno ti posso fare gli auguri di persona prima delle lezioni! Buon compleanno!- esclamò Filippo, avvicinandosi al suo viso, per stamparle un bacio su entrambe le guance.
Giulia portò le braccia al collo del ragazzo, in uno slancio d'affetto che nemmeno lei si sarebbe aspettata da se stessa. Rimasero lì per svariati secondi: si sentiva quasi sollevata.
-Grazie. Grazie, Filippo. Veramente- sussurrò lei, contro la spalla del ragazzo.
-Ma di niente! Mi fa piacere farti gli auguri- le sussurrò in risposta lui, staccandosi da lei, e guardandola con i suoi occhi scuri.
Giulia si limitò a rispondergli con un sorriso, felice ed allegro al contempo. Doveva ammettere che la giornata era iniziata davvero bene.
Restarono lì, vicino alla classe fino a quando la campanella non suonò.
Durante l'ora di fisica e quella di tedesco, Giulia non aveva fatto altro che ripensare all'abbraccio tra lei e Filippo: si era sentita così bene tra le sue braccia, e aveva approfittato di quella vicinanza per inspirare il suo profumo. Aveva dovuto ammettere a se stessa, seppur con una punta d'imbarazzo e disagio, che era stata un'esperienza che avrebbe ripetuto volentieri.
Appena la campanella del primo intervallo suonò, Giulia salutò Caterina piuttosto frettolosamente, per uscire dalla classe.
Fu tra i primi ad uscire nei corridoi della scuola, ancora poco affollati. Salì le rampe di scale, e percorse il corridoio fino ad arrivare alla 3°A, la cui porta era ancora chiusa.
A quanto pareva, gli alunni della 3°A dovevano avere verifica, perché solamente dopo alcuni minuti che Giulia si trovava lì, la porta finalmente venne aperta da Pietro – seguito dagli altri-, che subito si allontanò.
Giuli rimase ad aspettare non molto pazientemente. Per passare il tempo, in attesa di Filippo, si sporse verso le rampe delle scale, per osservare i ragazzi alle macchinette del pianterreno, appena lì vicino la scalinata.
Si accorse che anche Caterina, da sola, era alle macchinette, in coda alla lunghissima fila che si era formata.
-Ehi, Giulia!-. La ragazza sentì la voce di Filippo provenire poco distante dietro di lei.
-Avevate verifica?- gli chiese la ragazza, voltandosi verso di lui. Attendendo la risposta di Filippo, scorse di sfuggita Nicola, poco distante da loro, intento a parlare con Gabriele.
-Di storia dell'arte- ammise Filippo, sbadigliando sonoramente subito dopo. Si stropicciò gli occhi ed aggiunse, dopo qualche secondo:
-Vado a chiedere a Nicola se può andare a prendermi un caffè. Aspetta pure qui-.
-Se vuoi possiamo andare noi- soggiunse Giulia, che avrebbe bevuto volentieri un caffè a sua volta.
-No, è che ... - farfugliò Filippo, arrossendo quasi all'istante fino all'attaccatura dei capelli – Vorrei che restassimo qui almeno per questo intervallo-.
Giulia lo guardò aggrottando la fronte, interrogativa. Non fece in tempo a dire altro, che Filippo si allontanò velocemente, nella direzione di Nicola.
Dopo un minuto, Filippo sembrava esser riuscito a convincere Nicola: il biondo, infatti, si era allontanato ed aveva raggiunto le scale, seppure con evidente malavoglia.
Filippo tornò da lei, sorridendole, ed appena le fu di fianco le disse:
-Alla fine l'ho convinto. Comunque ... Avrei una cosa da darti. Per questo non era il caso di passare questo intervallo in coda ai distributori-. Giulia lo guardò con sguardo curioso: qualcosa da darle?
Filippo mise una mano nella tasca destra dei jeans scuri, prendendo fuori un pacchettino colorato.
-Oddio- Giulia sgranò gli occhi, con evidente imbarazzo – Non dovevi, davvero-.
-È solamente un piccolo pensiero- la tranquillizzò Filippo, allungandole il pacchetto, che Giulia prese con qualche attimo di esitazione.
Strappò la carta colorata, e si trovò tra le mani una collana, piuttosto semplice, con un ciondolo tondo su cui erano tratteggiati un sole e una luna, vicini come se fossero abbracciati.
-Oddio, grazie! È stupendo!- esclamò Giulia, tenendo stretto il ciondolo, e buttando le braccia al collo del ragazzo. Furono di nuovo fin troppo vicini, e di nuovo riuscì ad assaporare il profumo di Filippo.
-Pensavo non ti sarebbe piaciuto- disse Filippo, poggiandole una mano sulla schiena.
-Invece mi piace moltissimo. Grazie!- replicò Giulia. Quello che fece fu totalmente istintivo: rimase in silenzio, avvicinandosi al suo viso in tutta fretta per stampargli un piccolo bacio appena accennato sulla guancia destra. Per qualche secondo, le loro distanze erano state completamente annullate.
Giulia si staccò da lui in pochi secondi, lanciandogli un sorriso timido, ricambiato da Filippo, rosso in viso come non mai.
Non era stato un bacio semplicemente per ricambiare quello che c'era stato il sabato precedente. Era un gesto di gratitudine, d'amicizia, e il segno evidente, per Giulia, che quello non sarebbe stato un compleanno come molti altri.
Non riusciva ancora a capire come mai avesse accettato di andare a prendere un caffè a Filippo. Con i suoi soldi, per giunta.
Nicola scese le scale con fare seccato, buttando uno sguardo alla fila che c'era alla macchinetta automatica: probabilmente avrebbe passato quasi tutto l'intervallo lì ad aspettare il suo turno.
Stava quasi per rinunciare e tornare sopra da Filippo, quando si accorse dell'ultima persona in fila: Caterina.
Rimase per qualche attimo a pensare a cosa fare: tornare di sopra, dire a Filippo che c'era troppa gente e finirla lì, o mettersi in fila, proprio dietro di lei?
Seppur con ogni possibile dubbio, optò per la seconda. Probabilmente non le avrebbe parlato, ma per una volta non si sarebbe tirato indietro da quell'occasione che gli si stava presentando davanti agli occhi. Si sentì strano, nel pensare di essere proprio lui stesso ad aver deciso di fare quel passo fuori dal guscio.
Ultimamente aveva pensato spesso a cosa avrebbe potuto dirle per rompere il ghiaccio. Non era giunto a nessuna conclusione, anche perché, se mai si fosse trovato a parlare con Caterina, sapeva benissimo che non avrebbe mai seguito un discorso già preparato: se lo sarebbe dimenticato in pochissimo tempo.
Scese gli ultimi scalini. La fila era talmente lunga da arrivare fino ai piedi delle scale.
Caterina non doveva essersi accorta della sua presenza a pochi centimetri da lei: non si era mai voltata, e lui non aveva cercato di attirare la sua attenzione – almeno fino a quel momento- in alcun modo.
Si fermò ad una decina di centimetri da lei. Si sentiva leggermente agitato, probabilmente perché entrambi erano da soli, e perché quella era la situazione ideale per parlarle.
Un tintinnio di monete che cadevano a terra lo distrasse dai suoi pensieri: Caterina sbuffò seccata, cercando di rintracciare le monete che le erano cadute di mano.
Si girò di poco verso Nicola, lanciandogli un'occhiata veloce e a tratti sorpresa: probabilmente non si aspettava di ritrovarselo lì vicino, alle spalle.
Stava già per piegarsi a raccogliere i soldi a terra, cercando di rimanere calma e ignorando la presenza di Nicola, quando quest'ultimo la anticipò, chinandosi a terra e prendendo le monete cadute poco distante.
Neppure lui sapeva che gli era preso: solamente, appena aveva visto le monete, non ci aveva pensato due volte dal prenderle per poi porgerle a Caterina.
Nicola si rialzò, appena dopo aver raccolto le monete, allungandole alla ragazza.
-Grazie- sussurrò Caterina, con tono piatto, riprendendole, sfiorando appena il palmo aperto di lui.
Nicola non disse nulla; ormai sentiva la tensione farsi sempre più palpabile. In realtà avrebbe voluto dirle qualcosa. Ma cosa? Salutarla, dirle qualcosa di generico, o essere più diretto?
Nel frattempo, Caterina si era voltata di nuovo, non degnandolo di alcuna attenzione. Anche quando poco prima si era voltata verso di lui per recuperare i propri soldi, aveva fatto ben attenzione a non incrociare i suoi occhi.
Nicola si chiese nervosamente cosa avrebbe dovuto fare in quella situazione così scomoda. La fila stava diminuendo sempre di più, e così anche il tempo che aveva a disposizione per provare a parlarle.
Sentiva il cuore martellargli nel petto, l'agitazione che si faceva sempre più forte, e il fatto di non essere ancora riuscito a farsi venire in mente qualcosa per rompere il ghiaccio non lo aiutava a calmarsi.
Fece un respiro profondo nel tentativo di non far trasparire, eventualmente, il nervosismo dalla voce, ma i suoi tentativi fallirono quasi subito: Caterina si era appena voltata verso di lui, guardandolo diffidente:
-Hai intenzione di continuare a fissarmi ancora a lungo?-.
Nicola si dette dell'idiota da solo: doveva essersi sentita talmente tanto osservata da averla scocciata. Era iniziata già malissimo.
-Scusami, non avevo intenzione di infastidirti- borbottò, la voce che gli risultò piatta contro ogni sua previsione.
Caterina si girò ulteriormente di qualche centimetro verso di lui, continuando a rivolgerglisi con freddezza:
-Almeno hai aperto bocca per scusarti. È già un passo avanti -.
Quella risposta lasciò Nicola spiazzato. Caterina non aveva reagito male, ma malissimo.
-Che intendi dire?- le chiese, incerto.
Caterina si girò comunque, come se non l'avesse nemmeno ascoltato. Fu solo dopo alcuni attimi di indecisione che si voltò di nuovo verso Nicola, tenendo gli occhi ben fissi sul suo viso. L'espressione seccata e adirata lasciava ben pochi dubbi sulla piega che stava prendendo la conversazione in cui Nicola aveva sperato fino a qualche minuto prima:
-Solo ora mi rivolgi la parola? E solo perché ti ho chiesto perché continuavi a fissarmi?- sibilò Caterina con rabbia – -.
Nicola respirò a fondo; non se la sarebbe cavata molto bene, anzi, per niente. Non sapeva che risponderle, e cominciava già a pentirsi di aver sperato di poterle parlare.
-Non è sempre facile trovare l'occasione giusta per parlarti- cercò di ribattere, senza troppa convinzione, non riuscendo a sostenere lo sguardo scuro, intenso ed altrettanto furioso dell'altra.
Caterina sbuffò, non accennando a distogliere lo sguardo da lui.
-Questa lo era. Eppure non sembravi intenzionato a farlo- replicò, facendo una pausa di pochi secondi, durante la quale Nicola sentì la testa girargli. Fece qualche passo oltre, distanziandosi dalla fila e da lui; prima di allontanarsi definitivamente, però, si girò ancora una volta verso Nicola:
-Sai cosa ti dico? -.
Non gli lasciò nemmeno il tempo di ribattere, che si era già allontanata lungo il corridoio a passi svelti, lasciandolo senza parole e completamente disorientato.
Nicola la osservò allontanarsi, e sparire oltre l'angolo del corridoio.
"Stupito. Stupido. Stupido".
Si allontanò dalla fila alla macchinetta, risalendo le scale che aveva percorso meno di cinque minuti prima. Erano passati pochi minuti, eppure il suo umore era esattamente l'opposto di quando aveva sceso quelle stesse scale.
"Solo ora mi rivolgi la parola?".
Arrivò al piano di sopra, dove Filippo lo attendeva impazientemente. Nicola invece, si era ormai completamente dimenticato del favore che gli aveva promesso. E nemmeno gli importava, qualsiasi reazione avrebbe avuto l'altro.
"Dopo tutto questo tempo pensavo almeno che un saluto non sarebbe stato troppo faticoso da parte tua"
-Nicola! E il mio caffè?- esclamò Filippo, avvicinandosi a lui seguito da Giulia, stupito che l'amico fosse tornato a mani vuote.
-C'era troppa gente- mugugnò Nicola, guardando l'amico. Doveva avere un'espressione veramente terribilmente abbattuta, perché Filippo, con preoccupazione, gli domandò:
-Ma ... Tutto bene? Hai una faccia!-.
-Sì ... Sì, tutto bene- cercò di rassicurarlo Nicola, con troppa poca convinzione. Si allontanò, dirigendosi verso la classe, e lasciando Filippo con Giulia, ancora piuttosto confuso.
-Che aveva Nicola?- chiese Giulia, incuriosita. Si era accorta che dopo essere stato al pianoterra, Nicola aveva assunto un'aria piuttosto afflitta.
- Non saprei- le rispose Filippo.
Giulia non fece in tempo ad azzardare qualsiasi ipotesi, che la campanella suonò, indicando la fine dell'intervallo.
Salutò Filippo, avviandosi velocemente verso la propria classe; scese le scale, e percorse pochi metri fino alla 2°A. Molti suoi compagni dovevano ancora tornare in aula, ma Caterina era una dei pochi già seduti ai propri posti.
Il volto senza espressione e lo sguardo perso nel vuoto di Caterina non rasserenarono per niente Giulia. Oltre che Nicola, anche l'amica sembrava piuttosto giù di morale: il dubbio che fosse successo qualcosa proprio tra di loro si insinuò all'istante.
-Ehi- esordì Giulia, dopo aver attraversato la classe ed essersi seduta accanto all'amica. In tutta risposta, Caterina le rivolse uno sguardo sfuggente, per poi voltarsi. Sembrava distratta da qualcosa, e Giulia non ebbe alcuna sensazione positiva derivante da quell'impressione.
-Cate? Tutto ok?- insisté Giulia, ora più preoccupata.
-Per niente- le rispose Caterina, con tono incolore.
-Ho come l'impressione che sia successo qualcosa durante l'intervallo. Hai visto Nicola?-. Al sentire il nome del ragazzo, Caterina chiuse gli occhi. Le tornavano in mente di nuovo le parole che gli aveva detto senza alcuna pietà.
-L'ho visto. E non è successo solo questo- sussurrò Caterina, riaprendo gli occhi, ed osservando l'espressione stupita di Giulia. Le raccontò così tutto quello che era successo, tutto quello che si erano detto in quei pochi minuti che per Caterina erano sembrati secoli.
Non si sentiva fiera di sé stessa, quello era sicuro: quelle stesse parole avrebbe potute dirle anche in un altro modo, più adatto e meno brusco. Eppure, allo stesso tempo, non si pentiva del tutto.
Appena finì di raccontare, Giulia appoggiò una mano alla fronte, completamente stupita: tutto si aspettava, tranne che Caterina reagisse così ad un possibile dialogo con Nicola. Non aveva tutti i torti, ma l'aveva trattato forse troppo duramente.
-Non ho parole- disse alla fine Giulia, ancora basita, allungando il collo per controllare che la professoressa di italiano non fosse ancora arrivata.
-Neppure io. Ma ammetterai anche tu che non poteva aspettarsi qualcosa di molto diverso- replicò Caterina.
-No, quello no. Credo tu sia riuscita a fargli capire bene quanto ce l'abbia con tu-.
-Lo spero. Anche se non credo che a lui interessi più di tanto di me- sbottò Caterina. In quel momento, Giulia si ricordò di una cosa, che forse avrebbe dovuto dirle prima di quel momento:
-In realtà Nicola ha parlato di te a Filippo. L'ho scoperto puramente per caso, grazie ad una distrazione di Filippo-. Caterina si voltò a guardarla, con espressione meravigliata:
-E che cosa gli avrebbe detto?- domandò, incredula. Giulia però scosse la testa, mantenendosi seria, e replicando:
-Di preciso non lo so, ma gli ha parlato di te. Di questo sono abbastanza sicura-. Caterina si prese il viso fra le mani, sentendo i sensi di colpa farsi più grandi.
Con che forza avrebbe guardato di nuovo in faccia Nicola?
NOTE DELLE AUTRICI
Benritrovati! Qualcuno si sarebbe aspettato il regalo di Filippo per Giulia? Lei no di sicuro!
Dall'altra parte, Caterina e Nicola non sembrano passarsela troppo bene ... Risolveranno la questione?
Magari lo scopriremo venerdì sera :)
Kiara & Greyjoy
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