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Capitolo 53 - Notte di mezza estate (Pt. 1)

Un inaspettato brivido di freddo lo fece svegliare in quella che era, a tutti gli effetti, la prima mattina lì a San Nicola.

Pietro tenne le palpebre abbassate, cercando con i piedi il lenzuolo del letto che aveva scostato durante la notte, quando si era ritrovato troppo accaldato in quella stanza minuscola dove c'era un unico misero ventilatore da soffitto che faticava a far girare costantemente le pale.

Si chiese, la mente ancora assopita per il brusco risveglio, perché diavolo stesse sentendo così tanto freddo: era metà agosto e c'erano stati almeno quasi quaranta gradi per tutto il giorno precedente. Doveva essersi malato durante la notte.

Si decise ad aprire gli occhi pigramente, incontrando subito il comodino al lato del suo letto; allungò un braccio a fatica verso il suo telefono, sbloccandone il display per controllare l'ora: erano passati pochi minuti dopo le nove, e ne mancavano ancora diversi al suono della sveglia.

Nella penombra della stanza, dovuta alla persiana della portafinestra quasi completamente abbassata, fu sicuro che nessun altro si fosse già svegliato oltre a lui: riusciva a percepire il respiro regolare di Alessio, all'altro lato del letto, così come quelli più distanti di Alberto e Gabriele.

Pensò di fare lo stesso: riaddormentarsi ancora per pochi minuti, prima di alzarsi, far colazione e prepararsi per andare alla spiaggia di San Domino.

Aveva già richiuso gli occhi, quando all'improvviso sentì la porta della stanza aprirsi di colpo, e dei passi di qualcuno farsi largo al centro dello spazio.

Aprì gli occhi di scatto, ma incapace di alzare il busto per essere ancora troppo intorpidito dal sonno si limitò a girarsi verso il nuovo arrivato, fermo in mezzo al letto matrimoniale e a quello a castello.

-Ma chi cazzo è l'idiota che fa tutto questo casino?- la voce biascicante di Alberto parve più seccata che allarmata.

-Io, per l'esattezza-.

Pietro riconobbe il timbro di Filippo all'istante, anche se aveva già qualche sospetto fosse lui dalla fisionomia a malapena distinguibile dalla luce fioca presente nella stanza. Lo sentì sbuffare ancora:

-State ancora dormendo ... Ma a che ora avete puntato la sveglia, tanto per sapere?- sbottò con fare innervosito – E vi siete pure dimenticati di chiudere a chiave la porta della camera. Dove cazzo avete la testa? Poteva entrare chiunque!-.

Pietro non riuscì a non pensare che non avesse del tutto torto.

Filippo fece qualche passo in avanti, arrivando alla finestra e iniziando ad alzare la persiana. Qualche secondo dopo Pietro si ributtò con la testa sul cuscino, gli occhi serrati per non essersi ancora abituati alla luce. Accanto a lui sentì Alessio mugolare, forse sul punto di risvegliarsi.

-In realtà per stamattina cambierebbe poco il fatto che siete in ritardo- proseguì Filippo, ora decisamente più distinguibile – Dovremo rinunciare al mare-.

Gabriele sbadigliò sonoramente, evidentemente svegliatosi da pochissimo ed ancora disorientato:

-Perché? È successo qualcosa?- chiese, la voce impastata.

Filippo non rispose subito, ma si limitò ad indicare il vetro della finestra dietro di sé. Pietro lo seguì con lo sguardo, rendendosi conto che la risposta stava tutta nelle gocce di pioggia che adornavano il vetro.

-Ha piovuto. Non so quando ha iniziato, ma ha finito solo poco fa e non mi sorprenderei se ricominciasse tra poco- spiegò Filippo, sospirando a fondo – Fa pure piuttosto freddo fuori-.

-Quindi che si fa? Abbiamo un programma alternativo?- fece Alberto, dall'alto del suo letto. Ora che la persiana era alzata, Pietro riusciva a distinguere meglio anche gli altri: scorse le gambe nude di Alberto lasciate scoperte dal lenzuolo, in un'immagine totalmente distante dall'elegante figura di Gabriele, steso sul letto inferiore e avvolto nel suo pigiama estivo.

Quando si voltò invece verso Alessio, rimase un po' sbigottito dal ritrovarselo molto più vicino di quel che si era immaginato. Anche se ora doveva essere sveglio, teneva ostinatamente gli occhi chiusi, la fronte corrugata e i capelli biondi completamente scomposti sul cuscino.

-Ero venuto qui a sentire anche la vostra opinione, ma visto che state praticamente ancora dormendo ... - gli rispose Filippo, lasciando indovinare il suo tono ancora contrariato per la loro pigrizia.

Pietro si fece forza: puntellò i gomiti contro il materasso, alzando il busto e finalmente parlando:

-Buongiorno anche a te, Pippo- iniziò a dire, con ironia – Sei un po' isterico stamattina, o sbaglio?-.

Filippo non gli rispose nemmeno, limitandosi a girarsi verso di lui e lanciargli un'occhiata torva. Pietro rise sommessamente, e fu proprio in quel momento che, accanto a sé, notò con la coda dell'occhio Alessio mettersi a sedere. Aveva ancora i capelli completamente scompigliati, e quando si passò una mano in mezzo alle ciocche bionde non fece altro che peggiorare la situazione.

-Possiamo anche rimanere qua e vedere se il tempo migliora- borbottò, prima di sbadigliare rumorosamente.

Filippo rimase a pensare per alcuni attimi, lo sguardo perso nel vuoto in riflessione:

-In ogni caso non mi allontanerei dall'isola. Andare in traghetto con questo tempo non credo sia proprio l'idea migliore- disse infine, le braccia incrociate contro il petto – Se avete proposte ... -.

Pietro ignorò il resto di quel che stava dicendo Filippo. Distolse lo sguardo, per puntarlo sul comodino accanto sé: l'unica cosa che avrebbe potuto svegliarlo davvero da quel torpore, e consolarlo dalla delusione di non poter andare al mare, era una sana sigaretta.

Allungò la mano verso il pacchetto nuovo posato lì sopra, proprio accanto all'accendino. Fece appena in tempo ad afferrare entrambi e a muoversi appena per alzarsi, quando un grido di Gabriele interruppe persino la parlantina di Filippo.

Quando Pietro si voltò verso di lui piuttosto allarmato, lo vide puntare un dito nella sua direzione:

-Non ci provare!- gli gridò, con voce acuta – Alessio, fermalo, prima che faccia scattare l'allarme!-.

Pietro roteò gli occhi al cielo:

-Stavo andando alla finestra- spiegò con fare seccato – Non sono così idiota-.

Si girò comunque verso Alessio, curioso di vedere cosa avrebbe fatto dopo essere stato chiamato in causa da Gabriele. Si accorse che lo stava già guardando, lanciandogli uno sguardo tutt'altro che conciliante.

-Mettile via, va'- mormorò, prima di reprimere un altro sbadiglio – Non è che ti facciano proprio bene. E poi è ancora mattina presto-.

Pietro non riuscì a non lanciargli uno sguardo di sfida:

-E se non lo faccio che mi fai?-.

Tenne ancora il pacchetto di sigarette saldamente in mano, mentre continuava a tenere gli occhi fissi sull'altro.

-Mi stai provocando?- Alessio avvicinò il viso a quello dell'altro, con aria minacciosa – Sei stato tu a volerlo, allora-.

Nel momento stesso in cui Filippo ricominciò a discutere su cosa avrebbero potuto fare quella mattina con Alberto e Gabriele, Pietro venne colto di sorpresa: fece appena in tempo a scorgere Alessio avventarsi su di lui, del tutto deciso a togliergli di mano le maledette sigarette. Provò a girarsi di schiena, ma Alessio gli arrivò comunque addosso, il braccio proteso verso il pacchetto di sigarette che Pietro stava cercando di tenere il più possibile fuori dalla sua portata.

Era così impegnato a proteggersi da Alessio che non fece nemmeno caso all'aprirsi una seconda volta della porta della stanza, rendendosene conto solo quando avvertì una voce femminile piuttosto famigliare tirare un'esclamazione meravigliata.

-Oddio, Alessio ha preso finalmente l'iniziativa!-.

Pietro sentì il sangue raggelarsi nelle vene, e lo stesso dovette valere per Alessio, perché si era immobilizzato nell'istante stesso in cui Giulia aveva parlato.

Si girarono entrambi all'unisono verso il centro della stanza, dove di fronte a Filippo ora c'era anche lei, un guizzo malizioso negli occhi e rivolto tutto a loro. Pietro masticò un paio di imprecazioni, e fu in quell'esatto istante di distrazione che Alessio, sovrastandolo, riuscì finalmente ad allungarsi a sufficienza per strappargli il pacchetto di sigarette e l'accendino dalle dita.

Lanciandogli un sorriso di vittoria, tornò a sedersi nella sua metà del materasso, rivolgendo subito dopo un'occhiata annoiata a Giulia:

-Ma perché hai sempre un tempismo così tremendo?- borbottò, premurandosi di rinchiudere le sigarette e l'accendino che teneva ancora in mano in un cassetto del suo comodino. Pietro non ebbe nemmeno la forza di protestare contro quell'appropriazione.

Giulia schioccò le labbra:

-Colpa di Filippo. Lo stavo cercando- disse, indicandolo e facendogli roteare gli occhi al cielo – E ora l'ho trovato. Proprio mentre stavate facendo cose-.

-Non stavamo facendo niente- la corresse subito Pietro, consapevole di star arrossendo.

Filippo interruppe subito quell'alterco, sbuffando sonoramente:

-La vogliamo piantare tutti e ... -.

-Sicuro che non stavate facendo nulla?- Giulia lo interruppe subito, continuando a rivolgere a Pietro lo stesso ghigno divertito – Visto come eravate attorcigliati non sembrava fosse proprio nulla. E poi tu sei praticamente nudo-.

Scoppiò a subito a ridere nel notare il suo viso tirato, seguita a ruota da Alberto. Pietro fu di nuovo sul punto di imprecare: non si era fatto problemi nell'essere l'unico ad aver dormito in soli boxer, senza alcuna canotta, al contrario degli altri tre. O perlomeno, non se ne era fatti fino a quel momento, quando Giulia glielo aveva fatto notare e quando ricordò la vicinanza di Alessio di poco prima.

-Non ha tutti i torti- sghignazzò Alberto, a corto di fiato per il troppo ridere – Non che abbia nulla in contrario nel caso, eh, ma almeno aspettate di avere camera libera per divertirvi-.

Alessio si limitò ad uno sbuffo sonoro, sarcastico, senza però ribattere nulla; Pietro si ritrovò quasi ad invidiare la sua calma stoica che stava mostrando, perché al contrario suo si alzò pochi secondi dopo, con tutta l'intenzione di raggiungere il bagno della camera e rinchiudervisi dentro.

Filippo si era appena seduto accanto a Gabriele, cominciando a parlare sottovoce all'amico, quando Pietro aveva accennato a qualche passo verso il bagno; con la coda dell'occhio notò il ghigno non troppo trattenuto di Giulia, voltata proprio verso di lui.

-Stai battendo in ritirata?- gli chiese subito dopo.

Raggiunta la porta del bagno, Pietro si voltò verso di lei lanciandole un sorriso esagerato quanto falso:

-Esattamente- disse, con finto entusiasmo – Mi raccomando, quando avete deciso qualcosa e, soprattutto, quando tu te ne sei andata, fatemi un fischio-.

Il bagno della camera, piccolo e stretto quasi in maniera claustrofobica, non gli sembrò essere mai stato così accogliente come in quel momento.

*

Nonostante durante quella mattina il cielo continuasse a risultare piuttosto nuvoloso, non aveva ancora ricominciato a piovere. Giulia cominciava a sentirsi piuttosto soddisfatta della sua idea di uscire comunque dal B&B, rischiare la pioggia e andare a fare una semplice passeggiata per il centro abitato dell'isola; lei e Filippo erano in giro da poco quando erano incappati in un mercatino, non molto affollato.

Non ricordava da quanto erano lì, troppo intenta ad osservare le diverse bancarelle: vi erano mille cianfrusaglie, sui banchi del mercato, di qualsiasi tipo e da usare per i più diversi scopi. Camminarono ancora per un po', prima di finire davanti ad un banco di vestiti: alzò gli occhi su un vestito bianco, dal taglio semplicissimo, appeso ad uno dei manichini in mostra.

Non riuscì nemmeno a capire come mai, a prima vista, fu Caterina a venirle in mente. Cercò di immaginarsela fasciata dal tessuto candido, leggero per essere adatto alle nottate calde dell'estate. Riusciva a figurarsela fin troppo bene, e per un attimo si chiese quale sarebbe stata la sua reazione nel vederselo regalato, senza un reale motivo dietro.

"Magari aiuterebbe a farla sorridere almeno una volta".

Era dalla sera prima che continuava a chiedersi se stesse bene. Aveva avuto la chiara impressione che ci fosse qualcosa che non andava da quando Alessio l'aveva accompagnata per la spesa, e i suoi dubbi erano risultati più che fondati proprio durante la sera passata in spiaggia.

Era sicura di aver visto Caterina e Nicola parlare, isolati dagli altri, per un tempo interminabile. Quando alla fine erano tornati insieme al gruppo, Giulia non aveva potuto fare a meno di notare un certo nervosismo in entrambi. Aveva preferito non chiedere nulla, non subito, per paura di una reazione troppo tesa da parte loro.

C'era qualcosa che non quadrava, e non aveva alcuna buona sensazione a riguardo.

Forse, si ritrovò a pensare di nuovo, tenendo ancora gli occhi fissi sull'abito bianco, mentre invece Filippo continuava a rovistare tra le magliette ripiegate sul banco, avrebbe dovuto chiedere direttamente a Caterina. Non era sicura che volesse confidarsi con lei, ma un tentativo credeva andasse fatto.

Al limite, immaginava, si sarebbe ritrovata di fronte ad un muro di silenzio che non avrebbe fatto altro che confermarle una seconda volta tutti i suoi sospetti.








NOTE DELLE AUTRICI

Nuovo mese, nuovo capitolo.Vi aspettavate di vedere il dialogo tra Caterina e Nicola? Per ora non sappiamo ancora se è già avvenuto, sta per avvenire o non avverrà mai. Nel frattempo non resta che aspettare e goderci una Giulia dal tempismo sempre eccezionale, soprattutto quando si tratta di Pietro e Alessio. E parlando sempre di Giulia, quando darà il vestito a Caterina? Potrebbe essere quella l'occasione perfetta per parlare con l'amica? Chi lo sa! Anche in questo caso non ci resta che attendere, sperando in un clima clemente.A venerdì.Kiara & Greyjoy

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