Capitolo 51 - I'll stand by you (Pt. 8)
-Che diavolo ci fai tu qui?- Pietro non riuscì a trattenere un moto di terrore quando, dopo qualche altro attimo, Giulia arrivò finalmente vicino al loro tavolo. Alessio, che ancora non l'aveva vista, sobbalzò vistosamente quando lei gli posò una mano sulla spalla.
-Ma chi si rivede- esclamò subito Giulia, tutta un sorriso – Sentivate la mia mancanza?-.
-Oddio, sei tu- Alessio tirò un sospiro di sollievo, alzando la testa al cielo – Ti sembra il modo di salutare la gente? Alle spalle?-.
-Volevo un'entrata in scena d'effetto, Raggio di sole- spiegò lei, divertita – Un po' come è stata la vostra esibizione-.
A quelle parole Pietro sentì il proprio respiro arrivare quasi a bloccarsi del tutto, la pelle del viso che già stava assumendo una sfumatura di rosso piuttosto intensa:
-Mi sembrava troppo bello che non ci fosse nessuno di nostra conoscenza a guardarci- sbottò, il viso seppellito dietro le mani.
Decise di rialzare il volto solo qualche secondo dopo, mentre Giulia ancora rideva per quell'uscita melodrammatica, per accorgersi che qualcun altro si stava avvicinando a loro. Pietro sbuffò tra sé e sé, ormai nemmeno più sorpreso: doveva aspettarselo del tutto che con Giulia ci fosse anche lui.
-Ciao a tutti- Filippo arrivò di fianco a Giulia dopo pochi attimi, muovendo la mano per salutare – Ho cercato di fermarla dal venire qui proprio adesso, ma vedo che è troppo tardi-.
-Quindi eravate qui da quanto tempo, esattamente?- domandò Pietro, lanciando ad entrambi uno sguardo torvo, le braccia incrociate contro il petto.
Giulia gli lanciò l'ennesimo sorriso soddisfatto:
-Abbastanza da vedervi finire di cenare e andare a cantare-.
-Vi avevo visti poco fa, ma credevo di star sognando- Alessio, rimasto in silenzio fino a quel momento, parlò con la rassegnazione stampata in viso. A quelle parole, però, Pietro diresse immediatamente gli occhi sgranati su di lui:
-Li avevi visti e non mi dici nulla? Traditore- brontolò, rivolgendogli il broncio.
-Dovete ringraziare Filippo: è stato lui a decidere di venire qui stasera. La miglior idea del decennio. - Giulia si girò maliziosamente verso di lui prima di avvicinarglisi ulteriormente, soffocando a stento un'altra risata alla vista dell'espressione scettica del suo ragazzo – In effetti ti meriti un premio ... -.
-Abbiamo capito, non c'è bisogno di farcelo sapere- la interruppe prontamente Alessio, un sorriso imbarazzato sulle labbra – Comunque, perché non andate anche voi al karaoke?-.
Contro ogni previsione di Pietro, che già si aspettava qualche scusa per non dover rispondere a quella domanda, Giulia non esitò a dire con entusiasmo:
-Ne avevamo tutta l'intenzione, Raggio di sole-.
*
-Com'è possibile che faccia ancora così caldo?- esalò Alessio, scuotendo appena il capo.
Pietro si girò verso di lui, alzando le spalle e sospirando con rassegnazione:
-Siamo in Pianura Padana- mormorò, a mezza voce – L'umidità ti entra fin nelle ossa-.
Anche se erano passate le dieci di sera, ed il sole era finalmente calato, non c'era mezza brezza a rendere l'afa più sopportabile. Erano passati dall'ambiente temperato della pizzeria, dove i condizionatori rendevano il tutto più tollerabile, al caldo infernale dell'estate.
Erano usciti da poco più di un minuto dalla pizzeria, dopo aver salutato Giulia e Filippo ed aver pagato alla cassa. Alla fine erano rimasti sul serio per vedere gli altri due darsi a loro volta al karaoke: Pietro non ricordava quando era stata l'ultima volta che si era ritrovato così tanto a corto di fiato a causa delle risate. Era ancora indeciso su cosa potesse essere stato più divertente, se la convinzione istrionica di Giulia nel cantare, o l'impaccio ed imbarazzo evidente di Filippo, che se possibile aveva sussurrato ancor più piano di Pietro nei primi attimi della sua esibizione.
Lui ed Alessio se ne erano andati poco dopo, con l'intenzione di dirigersi all'auto e avviarsi verso casa, la serata che ormai stava per giungere al suo naturale termine.
-Fin nelle ossa- ripeté Alessio, tra sé e sé – Ma visto che non voglio svenire, farò una cosa molto semplice-.
Pietro non fece nemmeno in tempo a chiedergli quale soluzione gli fosse venuta in mente: con la coda dell'occhio lo vide fermarsi a pochi metri dall'entrata della pizzeria, cominciando a sbottonarsi la camicia fino a sfilarsela; rimase solo con la canotta nera che aveva sotto, abbastanza aderente per lasciare indovinare le curve del torso, le spalle lasciate perlopiù scoperte.
Scostò di scatto lo sguardo, come aveva fatto quella sera stessa, solo qualche ora prima, quando nella sua camera Alessio aveva preso a spogliarsi davanti a lui per cambiarsi.
"Il mio sguardo sa difendersi, ma è capace anche ad arrendersi"*.
Si morse forte il labbro inferiore, quando nella sua mente risuonarono le parole che Giulia aveva cantato poco prima. Si trattenne a stento dallo sbottare un qualsiasi improperio, ricominciando a camminare piano per non distanziarsi troppo e per aspettare che anche Alessio, una volta ripiegata la camicia tenuta in mano, riprendesse a muoversi.
Dopo qualche secondo, ed un'altra occhiata di sfuggita, Alessio finì finalmente di sistemarsi, disinvolto nei movimenti; lo stoicismo con il quale Pietro aveva evitato di osservarlo fino a quel momento crollò inevitabilmente quando il biondo si voltò verso di lui:
-Credo che ora possiamo andare- disse Alessio, un sorriso appena accennato stampato in viso, mentre prendevano a camminare più velocemente – A dire il vero sto morendo dal caldo comunque, ma credo proprio eviterò di andarmene in giro completamente nudo-.
Pietro si limitò ad annuire, lo sguardo abbassato sul marciapiede che stavano percorrendo, troppo occupato a sperare che ci fosse abbastanza buio perché il rossore delle gote non si notasse per badare ad altro.
Non ricordava più l'ultima volta in cui Alessio gli aveva fatto quell'effetto che aveva sempre reputato strano, pur facendoci quasi l'abitudine: aveva smesso da un po' di sentirsi in soggezione e a disagio in sua presenza, eppure era qualcosa che, sotto la superficie, era tornata ad essere lì per tutta quella serata. Si sentiva un po' come ai primi tempi in cui si erano conosciuti, quelli in cui faticava a rimanergli persino accanto.
Gli doleva ammettere che Alessio, ai suoi occhi, fosse davvero bello. E non era solo una questione fisica, si rese conto: era soprattutto il resto ciò che glielo faceva pensare. Era bello semplicemente passare del tempo con lui, parlare anche delle cose più stupide, e lo era anche essere lì per lui nei momenti più bui nel cercare di sostenerlo, anche se vederlo crollare lentamente equivale a sentirsi crollare a sua volta.
Si chiese, con un'esitazione che non scompariva nemmeno tra i suoi stessi pensieri, racchiusi unicamente nella sua mente, se ad un occhio esterno il suo rapporto con Alessio sarebbe sembrato unicamente quello tra due amici. Era sicuro che lo fossero, amici: ne era certo dopo tutto quello che avevano passato – e che avevano risolto, insieme-, ma era altrettanto consapevole che qualcun altro ci avrebbe potuto vedere altro.
Si chiese anche cosa avrebbero pensato di lui tutti coloro che lo conoscevano, se avessero potuto intuire i suoi pensieri su Alessio. Gli avrebbero dato del finocchio, del frocio, del ricchione?
Probabilmente lo avrebbero fatto. Nulla avrebbe fermato chiunque dal degradare ciò che di bello poteva esserci con parole così stomachevoli.
Si sentì soffocare a quel pensiero, la vista offuscata dalle poche lacrime che si erano accumulate agli angoli degli occhi. Cercò di non pensare a cosa poi avrebbe potuto pensare Alessio stesso: forse, tra tutte, era quella la cosa che più lo spaventava.
Lo guardò un'ultima volta prima di sospirare pesantemente, tornando con lo sguardo dritto davanti a sé, verso la strada ancora affollata e illuminata a malapena dai lampioni lungo il marciapiede.
-Che c'è?-.
Doveva aspettarsi una reazione da Alessio, dopo aver sbuffato così rumorosamente. Gli lanciò un'occhiata veloce, osservandolo nella sua espressione curiosa e con il sopracciglio alzato, in attesa.
-No, niente ... - mormorò vago, consapevole di non essere stato per niente convincente. Passarono alcuni attimi di silenzio, prima che Alessio parlasse di nuovo:
-Mi sono accorto che mi stavi guardando- gli disse, senza malizia né derisione nella voce. Era una semplice constatazione, nulla per cui Pietro si sarebbe potuto preoccupare. Eppure, nonostante tutto, si sentì prendere dal panico ugualmente.
-Sì, ma non è nulla- farfugliò impacciato, cercando di farsi venire in mente qualcosa da dire, anche una cosa stupida ed insignificante – Stavo solo notando che sei un po' dimagrito-.
Desiderò ardentemente darsi una botta in testa subito dopo, ma fortunatamente Alessio ridacchiò subito:
-Un po'- ammise, continuando a guardarlo – Mi preferisci ora?-.
Pietro cercò di ignorare del tutto quel tentativo di stuzzicarlo, sollevato solo per il fatto che Alessio non sembrava essersi offeso per la sua osservazione.
-Stavi bene anche prima, con qualche chilo in più. Credo staresti bene anche se fossi magrissimo- mormorò a voce bassa, forse un po' troppo sinceramente rispetto a quanto avrebbe voluto – Voglio dire, non credo che sia il peso a far la differenza. Cioè ... -.
Fu grato ad Alessio per interrompere quel suo discorso sconclusionato:
-Tranquillo, ho capito cosa vuoi dire. Non è il peso di una persona a determinarne il fascino-.
Era esattamente quello che aveva sempre pensato guardandolo, si ritrovò ad ammettere Pietro. Avrebbe potuto essere completamente diverso da quello che era – con un fisico diverso, con occhi meno azzurri e meno luminosi, con un sorriso meno bello-, e non avrebbe fatto alcuna differenza: si sarebbe ritrovato in ogni caso, inevitabilmente, a gravitargli attorno.
*
Sbattè le palpebre debolmente, sentendole terribilmente pesanti e desiderando solo continuare a tenere gli occhi chiusi, anche solo per un minuto. Pietro si passò una mano sul viso, cercando di guardare fuori dal finestrino: si accorse, con sua grande sorpresa, che erano già a Villaborghese. Alessio stava già rallentando: in pochi secondi erano già fermi, di fronte al cancello della sua casa.
Pietro cercò di ricordare: quando erano partiti da Borgo Padano doveva essersi addormentato in poco tempo, perché oltre alle strade illuminate del centro non c'erano altri ricordi legati al tragitto di ritorno. Doveva aver abbassato le palpebre per riposare gli occhi per pochi secondi, ma finendo inevitabilmente per dormire sul sedile.
Sentì dei movimenti di fianco a sé, ma si sentiva ancora troppo stanco anche solo per pensare di voltarsi. Passarono pochi secondi prima di percepire il respiro caldo di Alessio colpirgli la pelle nuda del collo, e la sua mano scuoterlo piano. Doveva essere convinto che stesse ancora dormendo.
Pietro fece passare alcuni attimi, prima di avere la forza di voltarsi, ancora intorpidito: si ritrovò di fronte al volto di Alessio, uno spazio misero a dividerli.
-Ti eri addormentato- gli disse a voce bassa – Sei proprio un dormiglione, eh-.
Alessio lo guardò ancora sorridendo, dopo averlo preso in giro amichevolmente in quel modo.
-Tanto guidavi tu- biascicò Pietro, strofinandosi gli occhi ancora una volta e stiracchiandosi la schiena, sotto lo sguardo divertito del biondo, e grato del fatto che la sonnolenza riuscisse a mascherare del tutto il disagio che la vicinanza dell'altro gli stava comportando: sarebbe riuscito anche a contare le lentiggini del viso di Alessio, se solo la vista non fosse stata così annebbiata per il risveglio di poco prima, oltre che ad osservare perfettamente le screziature grigie e turchesi delle iridi.
-E meno male, direi- Alessio ridacchiò ancora, gutturalmente, prima di spostarsi di nuovo verso il suo sedile, appoggiandosi con il capo sul poggiatesta. Sembrava non avere alcuna voglia o fretta di alzarsi ed uscire, nonostante fossero già arrivati da almeno un paio di minuti.
Pietro lo osservò di sottecchi, mentre tamburellava con le dita sopra il volante, in un gesto semplice da cui però scaturiva più nervosismo che altro. Non sembrava volersi rassegnare del tutto al fatto che quella serata fosse giunta alla fine. In un certo senso aveva la netta sensazione che non sarebbe stato Alessio a interrompere di nuovo quel silenzio di stallo.
-Forse è meglio se vado- mormorò semplicemente Pietro, la voce roca e priva di molta convinzione. Era consapevole che avrebbe fatto bene a raggiungere la sua auto e andarsene a casa a dormire il prima possibile, visto come era già finito addormentato durante quel breve tragitto da Borgo Padano a Villaborghese. C'era però qualcosa che, inevitabilmente, lo stava tenendo incollato lì, immobile e fermo dove si trovava.
-Sì, dovrei andare in casa anch'io- convenne Alessio, annuendo con il capo, senza però far seguire alcun movimento alle sue parole.
Pietro sospirò piano. Era uno strano silenzio, quello che c'era in quel momento, carico di un'aspettativa che nemmeno lui riusciva a spiegare. Rimase ad ascoltare distrattamente i suoni della notte, il canto dei grilli nei giardini delle case della zona udibile dal finestrino aperto dal lato di Alessio.
Si morse il labbro inferiore quando, dopo almeno diversi minuti in cui nessuno di loro stava decidendosi a fare la prima mossa, disse:
-È stata una bella serata-.
Lo mormorò con esitazione, il volto ancora abbassato sulle sue mani giunte in grembo:
-Un po' strana. Ma bella-.
-Già- con la coda dell'occhio notò Alessio annuire in accordo, mentre parlava a bassa voce – Sono stato ... Bene, stasera. Nonostante tutto-.
Non c'era bisogno di specificare cosa fosse racchiuso in quel "nonostante tutto". Pietro si sentì sollevato al pensiero che, nonostante il primo battibecco dovuto alla sua scelta universitaria e la difficoltà ad aprirsi, Alessio non si fosse pentito di nulla. Non era del tutto sicuro che sarebbe stato dello stesso parere anche nei giorni seguenti, ma per il momento a Pietro andava bene così.
-Posso chiederti una cosa?- mormorò, bisognoso di averne una conferma a voce. Lo vide annuire subito, gli occhi azzurri puntati verso di lui.
-Ti sei pentito di avermene parlato?-.
Alessio abbassò lo sguardo per alcuni secondi, l'espressione che non lasciava trasparire nulla di ciò che poteva star pensando. Per un attimo Pietro temette di essersi sbagliato, e che avesse già iniziato a ripensarci su quanto potesse essere stato positivo essersi lasciato andare a tutte quelle confidenze.
-No. Non credo, almeno- Alessio sospirò profondamente, dopo aver pronunciato quelle prime parole – Un anno fa penso che non avrei nemmeno iniziato una conversazione del genere. Non è che mi senta meglio. Però ... Non lo so, forse parlarne con qualcuno non è stato così male-.
Pietro annuì, il cuore meno stretto nella morsa d'ansia che aveva percepito fino a quel momento.
-Se ne vorrai parlare ancora, o se vorrai parlarmi di qualsiasi altra cosa ... - sussurrò, parlando a mezza voce come a non voler rompere troppo l'atmosfera silenziosa dell'abitacolo – Sappi che ci sarò-.
Fu quasi grato del fatto che Alessio non disse null'altro: la sua risposta era già abbastanza evidente nel sorriso malinconico che gli rivolse, e nello sguardo di riconoscenza degli occhi. Gli bastò quello, nulla di più. L'unica cosa che gli importava era solamente che Alessio capisse che ci sarebbe davvero sempre stato per ascoltarlo. Esattamente come quella sera.
Quando il silenzio calò nuovamente, senza nemmeno dirlo a voce, si mossero entrambi per uscire. Pietro aprì la portiera con uno sbuffo di stanchezza, alzandosi in piedi con la lentezza tipica della sonnolenza.
Alessio era stato più svelto di lui: lo stava aspettando, appoggiato con le braccia sul tettuccio della macchina.
-Cerca di stare attento a guidare. Non addormentarti di nuovo- gli disse, perentorio – Anzi, fai una cosa: scrivimi quando sei arrivato a casa, almeno così saprò che non sei andato a sbattere da qualche parte e che non dovrò passare la notte in ansia-.
Pietro non riuscì a trattenere una risata leggera:
-Tutta questa premura mi fa quasi commuovere- ironizzò, facendo ridere Alessio a sua volta.
Mantenne quel sorriso sulle labbra anche mentre, sempre lentamente, si girava per allontanarsi verso la sua auto, la risata di Alessio che ancora gli risuonava nelle orecchie.
Ripensò, anche in quegli istanti poco prima di raggiungere la sua macchina, a quella serata appena trascorsa. Non si era aspettato di passarla in quel modo, neanche lontanamente, eppure, ne era sicuro, ne era valsa davvero la pena. L'avrebbe rivissuta anche altre mille volte, se significava restare al fianco di Alessio.
"A te che sai che sono qui per te quando vuoi"
I'll stand by you
I'll stand by you
Won't let nobody hurt you
I'll stand by you*
*il copyright della canzone ("I'll stand by you" - The Pretenders) appartiene esclusivamente alla band e ai suoi autori.
*Tiziano Ferro "Xverso"
NOTE DELLE AUTRICI
Appuntamento doppio questa sera, e doppie sono le sorprese.Avevate intuito che, per la gioia di Pietro, le persone misteriose giunte al tavolo di Pietro e Alessio fossero proprio Giulia e Filippo? Una Giulia che, ancora una volta, non riesce a trattenere il suo lato da fangirl. Chissà cosa direbbe del complimento un po' goffo di Pietro o di un Alessio preoccupato per l'incolumità dell'amico.Per ora non ci resta che immaginare aspettando venerdì per il prossimo aggiornamento a tema marittimo... Ebbene sì, la famosa vacanza è alle porte!
Kiara & Greyjoy
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro