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Capitolo 51 - I'll stand by you (Pt. 7)

-Pensi che si esibiranno?-.

-Non avrebbero altri motivi per andare lì- disse, nello stesso momento in cui Pietro ed Alessio avevano finalmente raggiunto il tavolino dove era poggiato l'elenco di tutte le canzoni tra cui scegliere. Si chiese di chi potesse essere stata l'idea, anche se di primo acchito era piuttosto sicura di poter puntare su Alessio.

-Se canteranno male saranno ancor più felici di vederci, quando andremo a salutarli- mormorò Filippo con divertita ironia, soffocando una risata.

-Non importa- tagliò corto Giulia – Hai avuto un'idea geniale a suggerire questo posto. Non mi perderei i prossimi minuti per nulla al mondo-.

Si sistemò comodamente sulla propria sedia, accompagnata da un'altra risata di Filippo; aveva una visuale perfetta, e sapeva già che, almeno per i prossimi cinque minuti, nulla avrebbe potuto distrarla da quel che sarebbe successo in quell'area della pizzeria.








-Hai trovato qualcosa che ti ispira a sufficienza?- Alessio gli lanciò un'occhiata di sfida, già aspettandosi da Pietro una risposta con lo stesso tono.

Udì l'altro sbuffare appena, continuando a girare le pagine del blocco di fogli su cui erano riportate tutte le canzoni che potevano cantare. Alessio era rimasto stupito dalla vasta scelta che potevano avere: era sicuro che, alla fine, avrebbero trovato qualcosa che faceva al caso loro.

-Non ancora- mormorò Pietro, rosso in viso – Forse dovresti scegliere tu-.

Alessio si limitò ad annuire, decidendo di tenere qualsiasi commento vagamente derisorio o sarcastico per dopo, quando avrebbero finito di cantare. Sapeva che Pietro si era trascinato lì solo per lui, anche se non l'aveva detto a voce e non l'avrebbe nemmeno mai ammesso: gliene era riconoscente, anche se questo non lo avrebbe fermato dal prenderlo teneramente in giro quando la loro esibizione sarebbe terminata.

Prese tra le mani i fogli che Pietro gli stava porgendo, cominciando subito a leggere i tantissimi titoli riportati. C'era davvero fin troppa scelta, talmente tanta che rimase disorientato per i primi secondi, non ben deciso su quale puntare. Girò pagina, iniziando di nuovo a scorrere con gli occhi i nomi delle canzoni; era quasi arrivato alla fine quando, finalmente, si soffermò su una in particolare.

-L'ho trovata-.

-La conosco?- gli chiese Pietro, che era rimasto in religioso silenzio fino a quel momento, prima di decidere di sporgersi per leggere il titolo indicato da Alessio, senza aspettare la sua risposta.

-Non credo- rispose lui, alzando le spalle – Ti toccherà improvvisare. Ed è pure un duetto, quindi dovrai cantare da solo per buona parte del testo ... Finalmente mostrerai le tue grandi doti canore-.

L'occhiata di puro terrore che gli rivolse l'altro, non appena dette quelle parole, rischiò di farlo soffocare dal troppo ridere.

Si avvicinarono ai microfoni dopo qualche attimo, Pietro già provando a smanettare con il telecomando che serviva per trovare il video giusto del testo da far mandare sullo schermo.

Ci mise poco, con sorpresa di Alessio: per essere in preda all'agitazione, si ritrovò a pensare, era piuttosto efficiente. Forse lo sarebbe stato anche nel cantare.

-Pronto?- Pietro si girò verso di lui, dopo essersi posizionato dietro il suo microfono. L'annuire di Alessio fu l'unica risposta che ricevette, prima di far partire la base della canzone.

Well, there's three versions of this story

Mine, yours, and then the truth

Pietro iniziò a cantare con voce insicura, in un poco più di un sussurro. Alessio dovette sforzarsi per soffocare una risata, limitandosi a sorridere sotto i baffi e abbassando gli occhi per concentrarsi sul non ridere. Aveva già sbagliato tono con cui cantare quei primi due versi, ma cercò di lasciar perdere quei dettagli tecnici – non si aspettava davvero che Pietro azzeccasse tutto subito-; ammise, però, che la voce di Pietro non era poi così male, se solo fosse riuscito a trovare abbastanza confidenza in se stesso per smettere di sussurrare.

Quando toccò a lui, Alessio cantò quasi senza pensarci. Gli venne facile – almeno più facile che a Pietro- avvicinare la bocca al microfono per riuscire a farsi sentire dal resto del locale, e a non pensare a tutta la gente che c'era alle loro spalle. Era solo questione di abitudine, ormai.

Ebbe solo qualche secondo di tempo per pensare, mentre intonava le ultime parole, che la sua voce si mischiava bene a quella dell'altro, un po' più rauca e più grezza della sua; era un binomio che trovava gradevole, nonostante tutto.

Out of some sentimental gain

I wanted you to feel my pain

But it came back return to sender

Pietro sembrò un po' più sicuro di sé, quando attaccò a cantare i versi che toccavano a lui. Aveva alzato un po' la voce, anche se rimaneva ben lungi dall'azzeccare la chiave giusta.

Era arrivato al secondo verso, quando Alessio l'aveva visto girarsi brevemente verso di lui. Non riuscì a capire se fosse alla ricerca di un po' di incoraggiamento, o un tentativo di controllare che stesse bene, e che non ci fosse qualche sorta di pentimento ad animarlo in quel momento.

Con quel dubbio in mente, Alessio si limitò a sorridergli di rimando, facendogli un cenno con il capo di girarsi verso lo schermo per poter leggere l'ultimo verso, prima che fosse troppo tardi. Troppo tardi lo fu davvero, ma Pietro non sembrò farci nemmeno caso.

I read your mind and tried to call

My tears could fill the Albert Hall

It this the sound of sweet surrender?

Alessio si ritrovò a sua volta un po' in ritardo sull'attacco, ma decise di prenderla alla leggera: non stava lavorando al Babylon, non era una serata in cui doveva essere pagato per cantare bene e offrire un buono spettacolo. Era lì solo perché, in un certo senso, Pietro lo aveva convinto a farlo – quasi rise ironicamente al pensiero di come si erano scambiati i ruoli-, probabilmente in un tentativo di tirargli su il morale.

Era lì nonostante nemmeno un'ora prima fosse stato sul punto di scoppiare in lacrime – un po' come stavano dicendo i versi che doveva cercare di intonare- per l'ennesima volta sempre per lo stesso motivo. Era strano pensare di averlo fatto davanti a Pietro – con Pietro-, strano ed imbarazzante quanto liberatorio.

Chiuse gli occhi per brevissimi istanti, cercando di immedesimarsi nelle parole che doveva cantare, andando a memoria e rischiando anche di pronunciare le parole sbagliate.

Alzò le palpebre giusto in tempo per riprendere fiato e prepararsi al primo ritornello. Si voltò automaticamente verso Pietro, che già lo stava osservando con attenzione. Non si era sbagliato nel pensare che le loro voci, per quanto diverse, fossero armoniose insieme: il ritornello fu, almeno fino a quel punto, la parte che rese Alessio più soddisfatto della loro esibizione.

Prese finalmente fiato quando, alla successiva strofa, dovette continuare Pietro a cantare. Gli sorrise di nuovo, seppur più timidamente, e per un così breve attimo che gli fece sospettare che Pietro non l'avesse neppure notato davvero.

I wrote a letter in my mind

But the words was so unkind

About a man I can't remember

Alessio si mise di nuovo silenzioso, dopo aver cantato i suoi tre versi, lasciando di nuovo spazio a Pietro. Si aspettava già che, una volta tornati al loro tavolo, si sarebbe lamentato con lui in ogni lingua possibile per aver scelto un duetto e averlo costretto a cantare da solo.

Sorrise divertito tra sé e sé al pensiero, e sorrise ancor di più rendendosi conto che, qualunque fosse stato il vero motivo per cui Pietro si era prestato al karaoke, stava sortendo gli effetti probabilmente sperati. Sentiva i ricordi della loro conversazione di prima allontanarsi pian piano, quasi fosse stata un sogno i cui contorni, dopo il risveglio, stavano cominciando a sfumare inevitabilmente.

Vide Pietro di nuovo girarsi verso di lui, rischiando nuovamente di perdere il filo, ma probabilmente fregandosene. Nonostante tutto aveva un'espressione concentrata, come se si stesse sforzando davvero di mettercela tutta per non essere così pessimo.

Words come easy when they're true

Words come easy when they're true

Il secondo ritornello andò meglio del primo; avevano quasi del tutto rinunciato a seguire attentamente le parole lampeggianti sullo schermo a muro, Alessio che ormai non si stupiva nemmeno più di vedere Pietro girarsi nella sua direzione così spesso. Lo fece anche al momento del bridge: Alessio si ritrovò ad un passo da una risata quando, perdendo completamente il filo della frase, Pietro armonizzò semplicemente con la voce e senza pronunciare una parola che fosse una.

What a shame we never listened

I told you through the television

And all that went away was the price we paid

People spend a lifetime this way

Oh, what a shame

Alessio si lasciò andare completamente, l'ossigeno che ormai scarseggiava e le corde vocali provate per la mancanza del consueto riscaldamento. Quando arrivarono alla fine della canzone, però, non riuscì a non provare un'euforia che non si sarebbe aspettato, non dopo la piega che aveva cominciato a prendere quella serata.

Abbassò finalmente le braccia che, durante quegli ultimi versi, aveva preso a muovere a ritmo della canzone; era stato buffo come, senza nemmeno doversi mettere d'accordo per farlo, Pietro avesse iniziato a sua volta praticamente in sincrono.

Si rese conto di aver finito per davvero quando, dopo pochi secondi che la base aveva terminato di risuonare tra le mura della pizzeria, erano partiti diversi applausi dai tavoli occupati. Alessio esitò qualche secondo prima di voltarsi, rendendosi conto di essere arrossito – cosa piuttosto insolita, visto che ormai non faceva nemmeno più caso al pubblico presente alle sue esibizioni al Babylon-, ma prima che potesse fare qualsiasi cosa fu Pietro a raggiungerlo. Lo percepì a fianco a sé ancor prima di alzare lo sguardo verso di lui, trovandolo con il volto arrossato per lo sforzo appena fatto.

-Credo di aver appena perso un polmone- bisbigliò a bassissima voce – O forse anche entrambi-.

-Se vuoi diventare il nuovo Freddie Mercury hai ancora parecchia strada di fronte a te- Alessio lo prese in giro subito, senza nemmeno nascondere il divertimento che lo stava animando.

-Credo che lascerò il posto a qualcun altro- sbuffò Pietro, prima di fare qualche passo lontano dai microfoni.

Alessio lo imitò, seppur a malincuore: voltarsi di colpo, e ritrovandosi un'intera pizzeria affollata di fronte fu un po' come tornare alla realtà, rendendosi conto di quanta gente li aveva appena ascoltati. Lasciò lo sguardo dardeggiare qua e là, seppur furtivamente. E sobbalzò per un secondo, quando gli sembrò di distinguere Giulia, seduta ad un tavolo in fondo alla sala, ad applaudirli.

Scrollò le spalle un attimo dopo, chiedendosi se ora ci si dovevano aggiungere pure le allucinazioni. Era ovvio che non poteva essere Giulia. Doveva semplicemente aver visto male.








-Credo che mi verrà mal di gola-.

Avevano appena fatto in tempo ad arrivare al loro tavolo e sedersi, prima che Pietro si lasciasse andare ad un'espressione di pura disperazione. Si toccò la gola dolorante con le dita, non del tutto sicuro di star esagerando: senza cantare nel modo corretto, e sforzandosi quando non avrebbe dovuto, era piuttosto certo di aver fatto qualche danno temporaneo.

Alessio, di nuovo seduto di fronte a lui, ridacchiò:

-Bevi un po' e vedrai che ti passerà tra poco- gli disse, avvicinandogli la sua bottiglia d'acqua, ormai quasi finita, che aveva ordinato per se stesso per la cena.

Pietro non se lo fece ripetere due volte, e dopo aver bevuto un bicchiere abbondante dovette ammettere di stare già meglio. Si sentiva ancora un po' disorientato, la testa che gli girava lievemente; invidiò profondamente Alessio, che invece non sembrava minimamente affaticato, cosa piuttosto ovvia visto che era abituato a cantare ben più di una canzone alla volta.

-Pensavo sarebbe andata peggio, comunque- mormorò, riempiendo di nuovo il bicchiere e svuotando del tutto la bottiglia – Non siamo stati così male-.

Era effettivamente soddisfatto di quel che avevano fatto. Per quanto odiasse il karaoke, e per quanto l'avesse fatto unicamente per Alessio, non poteva nascondere una punta di divertimento al ricordo di quei pochi minuti. E non poteva nemmeno scordare il fatto che il suo tentativo di distrare Alessio sembrava aver funzionato.

-Diciamo che qualcuno a caso ha salvato un po' la situazione- gli dette corda Alessio, lanciandogli un ghigno malizioso – Qualcuno tipo io-.

Pietro lo guardò con delusione:

-Ehi, ce l'ho messa tutta per ... -.

Le parole gli morirono in gola quando, in un momento in cui credette di avere un'allucinazione, vide qualcuno avvicinarsi alle spalle di Alessio. Qualcuno dal volto fin troppo famigliare per pensare che fosse solo frutto di fantasia.














*il copyright della canzone (Gary Barlow feat. Robbie Williams "Shame") appartiene esclusivamente ai cantanti e ai suoi autori.

NOTE DELLE AUTRICI
C'è feeling: questa è forse l'espressione che meglio racchiude il sentimento racchiuso durante l'esibizione (non proprio perfetta) di Alessio e Pietro al karaoke. E voi, siete d'accordo?
Alla fine di tutto Alessio sembra persino scorgere Giulia tra il pubblico, e se per ora ancora crede di aver solo visto male, chissà: forse tra poco dovrà ricredersi 🤭
Vogliamo concludere augurandovi un buon Pride Month! Anche se questo giugno non si potrà sfilare, cercheremo comunque festeggiare al meglio possibile questo mese così importante 👩‍❤️‍💋‍👩👨‍❤️‍💋‍👨

Ci rivediamo venerdì per un nuovo appuntamento con questo capitolo!

Kiara & Greyjoy

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