Capitolo 50 - Per farti sorridere (Pt. 3)
Cominciava a pentirsi amaramente della sua scelta, soprattutto quando, non appena sceso dall'auto e senza il conforto fondamentale dell'aria condizionata, aveva preso a sudare quasi istantaneamente. Faceva terribilmente caldo nel centro di Piano, nemmeno un soffio d'aria a rendere meno pesante l'atmosfera estiva che non gli stava dando scampo.
Pietro sospirò a fondo, cominciando a camminare a passo lento, rimpiangendo un po' il ventilatore che teneva nella sua stanza a casa.
L'idea di staccare per un po' dai libri, in ogni caso, non era stata pessima – non quanto la meta scelta. Aveva passato l'intera mattina e qualche ora del pomeriggio a ripassare informatica, senza mai riuscire a memorizzare neppure una riga del libro. Erano giorni che si sentiva come ovattato, la concentrazione scarsa e la motivazione che cominciava pian piano a crollare. Temeva che così facendo avrebbe solamente buttato al vento tutti gli sforzi fatti agli scritti, che erano risultati tutti sufficienti e con un record di quattordici punti in prima prova.
Era davvero convinto che, se non fosse cambiato nulla negli ultimi tre giorni che gli rimanevano, avrebbe mandato in fumo tutto.
Aveva deciso di uscire di casa nel momento stesso in cui suo fratello Andrea e alcuni suoi amici giunti da poco lì a casa, tutti spensierati per la fine della scuola, avevano preso a schiamazzare e a far il peggior casino possibile. D'altro canto, si era ritrovato a pensare Pietro, per loro l'esame di terza media era già finito da un po' di giorni, e il momento migliore dell'estate era già arrivato.
Tirò quasi un sospiro di sollievo, quando finalmente arrivò all'ombra dei portici del centro del paese, dove almeno era al riparo dai raggi del sole di metà pomeriggio. Sentiva già i vestiti appicciarglisi addosso, una sensazione fastidiosa che, probabilmente, l'avrebbe accompagnato per tutto il resto della sua breve uscita.
Si diresse verso il Babylon, senza una reale speranza di trovarci Alessio: non gli aveva scritto, né aveva anche solo una pallida idea di quando avrebbe dovuto lavorare quella settimana.
Gli sarebbe bastato arrivare lì, sedersi e bere qualcosa di fresco, distrarsi per un po' e poi tornare a casa, e magari provare a sfogliare ancora un po' un libro qualsiasi tra quelli che ancora non aveva ripassato per bene.
Gli ci vollero pochi minuti per arrivare al Babylon, varcando la soglia del bar dove la maggior parte dei tavolini era già occupata. Una sensazione di refrigerio lo assalì appena mise un piede all'interno del locale: gli ci vollero alcuni secondi prima di riuscire ad abituarsi alla temperatura così bassa, ben diversa da quella dell'esterno.
Pietro avanzò lentamente, guardandosi intorno: al lungo bancone nero vi era solo una giovane barista, mentre ai tavoli appena all'ingresso c'erano perlopiù ragazzi, intenti a bere dai loro bicchieri ripieni di spritz. Non c'era particolare caos, in quel momento: il pieno di gente doveva ancora arrivare, e non ci sarebbe stato prima della sera inoltrata. L'unica cosa che spezzava la quiete generale, oltre al chiacchiericcio dei pochi presenti, era la discontinua melodia di una chitarra proveniente dal fondo del bar.
Accelerò di poco il passo, superando il bancone e gli altri tavoli, prima di fermarsi davanti ai gradini che lo separavano dal piccolo spazio prima dell'entrata posteriore: seduto su una sedia, a qualche metro da un tavolino ricolmo di fogli e spartiti, se ne stava Alessio.
Pietro trattenne a stento un sorrisetto compiaciuto, nel rendersi conto che non gli era nemmeno servito scrivergli per avere una qualche conferma della sua presenza.
Alessio non si era ancora accorto di lui: stava tenendo la sua chitarra classica poggiata sulle gambe – la stessa che l'anno precedente gli avevano regalato Nicola, Caterina, Giulia e Filippo -, standosene piegato in avanti, osservando le proprie dita strette al manico. Con la fronte corrugata in concentrazione e appena velata di sudore, sembrava avere qualche problema con la tastiera dello strumento. Sembrò finalmente decidere da quale accordo partire qualche attimo dopo, mettendo le dita in posizione e facendo scorrere appena il plettro sulle corde con l'altra mano; l'espressione insoddisfatta di Alessio continuò a rimanere stampata sul suo viso corrucciato.
-Non posso neanche dirmi sorpreso di trovarti qui a strimpellare- esordì Pietro, le braccia incrociate contro il petto e lo stesso ghigno divertito stampato in faccia quando Alessio sobbalzò di colpo, preso totalmente alla sprovvista. Pietro rise appena di fronte agli occhi chiari e sgranati dell'altro.
-Stavo solo provando un passaggio di una nuova cover- mormorò, con tono insoddisfatto.
-Di quale canzone?- Pietro si avvicinò ancora, fino a raggiungere l'altra sedia accanto all'altro.
-"My time is running out"- Alessio prese a cantare piano, allentando la presa sulla chitarra, con aria stanca e insoddisfatta – Non sta venendo come vorrei-.
Pietro alzò il sopracciglio:
-Non credo sia del tutto semplice cimentarsi con i Muse- commentò, seguito subito da uno sbuffo di Alessio:
-Già, e se poi ho anche la testa altrove risulta anche più difficile-.
Sospirò a fondo, appoggiando con delicatezza la chitarra a terra, prima di passarsi le dita sugli occhi, massaggiandoli piano. Pietro continuò ad osservarlo: era stato convinto di essere troppo stanco ed affaticato a causa della maturità, ma a guardare Alessio sembrava che qualcuno se la stesse passando decisamente peggio di lui.
Sul tavolino lì vicino, oltre agli spartiti, notò anche un libro piuttosto spesso, evidentemente usato per le pagine che avevano iniziato ad incurvarsi agli angoli. Quando lesse meglio il titolo per capire di cosa si trattasse, Pietro pensò di intuire a cosa Alessio si stesse riferendo.
"Test universitari da preparare".
-Vedo che oggi l'informatica ha deciso di perseguitarmi- mormorò, lasciando andare un sospiro esausto – Stavo ripassando anche io a casa-.
-Mi stavo giusto chiedendo come mai non fossi a casa a studiare per gli orali- fece Alessio, stiracchiandosi la schiena prima di tornare a puntare gli occhi su Pietro – Non mancano pochi giorni al tuo turno?-.
Pietro abbassò lo sguardo, i sensi di colpa che tornavano a farsi vivi:
-Sì, ma oggi non riuscivo nemmeno più a concentrarmi- borbottò, ricordando quanto era stato difficile anche solo decidere di aprire il libro – Tu invece stai studiando per i test?-.
Alessio annuì subito:
-Al contrario di te, io non apro libro da un anno. Devo dare una rinfrescata a tutto-.
Pietro non perse l'occasione per lanciargli l'ennesimo ghigno malizioso:
-Paura di non riuscire a far vedere quanto secchione sei? Aspetta almeno di arrivare al primo esame-.
Alessio rise appena, ma senza reale convinzione. Sembrava preso da altri pensieri, dove non c'era spazio per quella sorta di leggerezza di cui Pietro cominciava a pentirsi.
-O magari di non entrare e aver perso un anno intero inutilmente- replicò dopo alcuni secondi, gli occhi azzurri rabbuiati – Non voglio fare quella fine-.
Pietro lo vide mentre abbassava di nuovo il viso, forse in imbarazzo. Preferì rimanersene in silenzio a sua volta, ritrovandosi a pensare quanto Alessio fosse diverso da lui: c'era un'ostinazione incredibile a spingerlo, a non farlo sentire rassegnato mai, non quando aveva tutta l'intenzione di studiare per crearsi il futuro che sognava e che voleva raggiungere. Al suo posto, pensò Pietro, non era del tutto sicuro che sarebbe riuscito a mantenere la stessa motivazione per tutto quel tempo.
A lui sarebbe bastato entrare in un'università solo perché difficilmente avrebbe trovato un lavoro con un misero diploma da liceale, senza averne la reale ambizione. Era piuttosto sicuro che, andando avanti con quella prospettiva, sarebbe finito per studiare qualcosa che lo annoiava, senza appassionarlo davvero.
-Non sei agitato per l'orale?-.
Pietro si riscosse a fatica, tornando a guardare Alessio: si era aspettato quella domanda, anche se il suo sembrava più un mero tentativo di cambiare argomento.
-Scherzi, vero?- Pietro lo guardò con scetticismo misto ad incredulità – Sto praticamente morendo d'ansia, solo che in questo momento non lo sto dando a vedere-.
Anche se l'ansia non era calata da dopo i risultati delle prove scritte, cominciava comunque a vedere la fine di quelle settimane infernali: mancavano così pochi giorni all'orale, e alla conseguente fine definitiva dei suoi giorni da liceale, che stentava a crederci.
-Io ero stato il primo di tutta la mia classe a finire gli orali. Non ho avuto nemmeno il tempo di realizzare che fosse già tutto finito- mormorò Alessio, con tono distante, perso tra i ricordi – Non spaventarti troppo. Pensa a ripassare, e soprattutto non fare come il sottoscritto, che è arrivato a studiare solo due giorni prima dell'interrogazione-.
Quando gli riservò un sorriso più rilassato, appena finito di parlare, Pietro fu sicuro che il momento di disagio di poco prima fosse già passato. Sorrise d'istinto a sua volta:
-È un modo gentile per dirmi che sarei dovuto rimanere a casa a studiare?- gli chiese provocatoriamente, facendo ridere Alessio.
Quella che ricevette subito dopo non fu una risposta a voce, ma un gesto che gli fece presupporre cosa stesse passando per la mente dell'altro in quel momento. Osservò Alessio allungarsi verso il tavolo vicino a loro, recuperando il libro d'informatica lasciato lì.
-Beh siccome per oggi non sono proprio in vena di ... Strimpellare, come dici tu, potremmo darci una mano a vicenda- Alessio aveva lasciato nascere un sorriso divertito sulle proprie labbra, mentre si girava completamente verso Pietro per scoprirne l'espressione attonita.
-Se proprio dobbiamo ... - si ritrovò a mormorare, reprimendo a stento la voglia di gettare quel libro il più distante possibile.
Evitò di farlo solo perché il viso esageratamente concentrato di Alessio, mentre sfogliava il libro facendo scorrere diverse pagine, era troppo divertente.
"Carino".
-Bene, signor Cadorna ... - Alessio rialzò gli occhi su di lui, dopo essersi fermato su una pagina in particolare – Mi parli dei sistemi stocastici-.
Nonostante il vuoto completo nella sua memoria riguardo quell'argomento, Pietro si sentì comunque più leggero di quanto non lo era stato nelle ultime settimane. Forse, in fondo, con Alessio anche gli interessantissimi sistemi stocastici potevano essere lievemente meno noiosi.
E poi mi perdo in fondo al tuo sguardo
Così fragile, così fiero
Così semplice, così vero*
*il copyright della canzone ("Per farti sorridere" - Gemelli DiVersi) appartiene escludivamente alla band e ai suoi autori.
NOTE DELLE AUTRICI
E per concludere, eccoci giunti anche all'ultimo punto di vista di questa maturità 2013. Pietro è così disperato da aver perso anche l'ultimo briciolo di concentrazione. A fargli compagnia, però, c'è Alessio: il biondo è infatti alle prese con la preparazione del test di ingresso dell'università. I due ragazzi, ancora una volta, si ritrovano quindi insieme, tra una risata (e un flirt).
Come finirà tutto questo?Lo scoprite nei prossimi capitoli!
Kiara & Greyjoy
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