Capitolo 5 - Our life is gonna change (Pt. 2)
Il giorno dopo Filippo non vide Giulia a scuola. Aveva intravisto, anche se solo di sfuggita, tutte le sue amiche, ma di lei nessuna traccia. In nessun corridoio, a nessuna rampa di scale, nemmeno davanti alle macchinette. Alla fine aveva gettato la spugna, e a malincuore si era convinto che per quel giorno non l'avrebbe incrociata; probabilmente era rimasta a casa per qualche ragione a lui ignota.
Giulia ritornò il giorno successivo ancora, in un sabato mattina che si era presentato freddo e gelido, dal cielo scuro e coperto di nuvole scure cariche di pioggia. A dispetto del meteo piuttosto avverso, Giulia si sentiva quasi rinvigorita; nulla a che vedere con il giorno prima, in cui era stata così debole da convincere persino sua madre a lasciarla a casa da scuola.
Aveva passato gli ultimi due giorni a ripensare a Filippo, ma per una volta non con un sentimento di diffidenza e spiacevole confusione. Non sapeva ancora di preciso cosa lo avesse spinto a parlarle, ma in quel momento non le importava più di tanto: le aveva fatto una gran bella impressione, e il pensiero di essere stata invitata da lui a passare qualche intervallo insieme la incuriosiva non poco.
Non sapeva bene ancora come porsi nei suoi confronti: il modo a tratti timido e disponibile con cui Filippo le si era rivolto l'aveva lasciata di stucco. Le era parso spontaneo, gentile ... Le aveva migliorato decisamente l'umore.
Forse come giudizio era un po' avventato, ma di certo non lo avrebbe potuto scoprire senza prendere qualche rischio. Per tutte le due ore precedenti il primo intervallo non aveva fatto altro che sperare di ritrovarlo alle macchinette, pronto a prendersi un caffè, magari proprio in sua compagnia.
Appena sentì il suono della campanella risuonare tra i corridoi dell'edifico si alzò scattante dalla sedia, farfugliando qualcosa a Caterina sul fatto che, molto probabilmente, si sarebbero riviste solo dopo l'intervallo.
Fu tra i primi studenti ad uscire nel corridoio; dopo pochi minuti giunse finalmente alle macchinette del pian terreno. Giulia ci aveva sperato fino a quel momento, di trovare Filippo proprio lì come era solito fare durante gli intervalli, e sembrava che le sue preghiere fossero andate a buon fine: Filippo – i capelli più ricci che mai, e gli occhi castani allegri che risaltavano sull'incarnato chiaro del viso – era in coda davanti al distributore delle bevande.
Giulia si morse il labbro inferiore, cercando di ignorare l'agitazione che cominciava a crescere. Mentre faceva ancora pochi passi per mettersi in fila dietro di lui, si concesse di osservarlo per bene: le piacevano i suoi capelli, così ricci e scuri. Erano quel genere di capelli che si sarebbe divertita a spettinare passandoci una mano in mezzo.
Giulia venne riportata alla realtà proprio dalla voce di Filippo: si era voltato verso di lei, accorgendosi della sua presenza, e le stava rivolgendo con un sorriso appena accennato.
-Ehi, ciao!- la voce squillante di Filippo apparve solo appena tentennante.
-Ehilà- gli rispose Giulia, in tono lievemente imbarazzato: cercava di non incrociare quegli occhi scuri, per timore di bloccarsi. Tentò comunque di ricambiare con un altrettanto sorriso timido.
Il silenzio che calò subito dopo fu la cosa più imbarazzante che Giulia aveva temuto fin dall'inizio. La cosa peggiore non era nemmeno il nervosismo che si sentiva addosso: era il non riuscire a spiccicare parola, e la consapevolezza di essere già tremendamente arrossita.
La fila alla macchinetta automatica scorse un altro po', e dopo un minuto era già arrivato il turno di Filippo; se Giulia voleva davvero portare avanti un qualche tentativo di dialogo, doveva darsi una mossa. Lo osservò mentre premeva il pulsante per ordinare un caffè, e solo in quel momento si rese davvero conto che, di lì a poco, se ne sarebbe anche potuto andare.
Alla fine optò per la domanda più banale che riuscì a farsi venire in mente:
-Come va?-. Non ci sarebbe stato nulla di strano, se non per il fatto che anche Filippo aveva avuto la sua stessa identica idea, e si erano ritrovati a dire all'unisono la medesima domanda.
Un secondo dopo si ritrovarono entrambi a ridere, dopo un attimo di disorientamento. Una risata che fu la scusa perfetta per rompere il ghiaccio e smorzare quell'imbarazzo che li aveva accompagnati fino a quel momento.
-Io e te dobbiamo essere proprio telepatici!- esclamò Filippo, una volta riuscito a riprendere fiato.
-Già, abbiamo pensato la stessa identica cosa nello stesso momento- convenne Giulia, passandosi una mano tra i capelli lunghi.
Filippo continuò a guardarla, con quei suoi occhi scuri che Giulia aveva già scoperto da tempo di apprezzare proprio per quel colore e quelle sfumature nocciola. Venne distratto solamente dal suono acuto emesso dalla macchinetta per avvisare che il caffè era pronto per essere prelevato, distogliendo lo sguardo da lei.
Preso il caffè, Filippo si spostò di una ventina di centimetri per permettere a Giulia di scegliere cosa prendere da bere.
-Allora ... Di dove sei? Insomma, dove abiti?- le chiese Filippo, con tono più sicuro.
-Borgovento. Praticamente una strada dritta costeggiata da qualche casa, poco distante da qua- gli rispose lei, strappandogli un sorriso, ed aggiungendo, senza prima ponderare le conseguenze di quella sua affermazione:
-Tu invece sei di Torre San Donato-. Appena Giulia si rese conto di ciò che aveva detto, cercò di non dare troppo a vedere l'agitazione che cominciava a sentirsi addosso. Si morse il labbro inferiore, dandosi internamente dell'idiota; Filippo, comunque, la guardò a tratti sorpreso:
-Come ... Come fai a saperlo?- le chiese lui, esitante.
"E ora che m'invento?".
-Ecco ... - si stava arrampicando sugli specchi, e Filippo doveva ormai essersene reso conto. D'un tratto, però, ebbe un colpo di genio:
-Una mia amica, della mia classe, è di Torre San Donato. Prende la tua corriera, mi ha detto che spesso ti vede- concluse la ragazza, mentre sentiva il suono acuto della macchinetta.
-Ah, ho capito- disse Filippo, aggiungendo, fin troppo impulsivamente – A dire la verità, l'avevo vista pure io in corriera. E credo che Nicola me l'avesse pure confermato che anche lei è di Torre San Donato -. Per Giulia fu come un fulmine a ciel sereno: Filippo sapeva che Caterina era di Torre San Donato perché gliel'aveva detto Nicola? Quindi Nicola aveva parlato a Filippo di Caterina.
Giulia, mentre prendeva il bicchiere di plastica del caffè, prese nota mentalmente di riferirlo a Caterina: di sicuro le avrebbe fatto piacere sapere che, in fin dei conti, non passava inosservata agli occhi del biondo.
-Ti va se andiamo di sopra?- le propose Filippo, mentre si allontanavano fianco a fianco dalle macchinette, dirigendosi automaticamente verso la rampa di scale. Giulia ci pensò per qualche attimo – l'idea di poter incrociare qualcuno della classe di Filippo non l'entusiasmava affatto-, ed infine lo seguì.
Salirono lentamente le scale. Arrivati al primo piano, Giulia non si stupì nemmeno nel vedere avverarsi tutti i suoi timori: si ritrovarono praticamente l'intera 3°A appena fuori dalla porta della classe, a qualche metro di distanza.
In parecchi si voltarono al loro passaggio; Giulia dovette far ricorso a tutta la sua calma per non ricambiare le occhiate storte che alcune delle compagne di Filippo le stavano rivolgendo. Cercò di ignorare quegli sguardi, continuando a camminare.
Di sfuggita notò anche Pietro, staccato dal gruppo della classe, poco distante dall'altro distributore automatico che si trovava a pochi metri dalla 3°A. Avrebbe scommesso qualsiasi cosa sul fatto che anche lui stesse tenendo gli occhi fissi su di lei e Filippo.
Si diressero al punto del corridoio dove avevano parlato da soli giovedì, già più in disparte dagli occhi indiscreti che avevano avuto addosso fino a quel momento.
-Ignorali, ti prego- disse Filippo, infastidito, chiaramente riferendosi ai suoi compagni di classe – Prima o poi la smetteranno di fissarti tutti -.
-Quello è il meno, credimi- cercò di rassicurarlo Giulia, bevendo un sorso del caffè. Filippo non parve essere molto convinto di quella sua risposta, ma non ribatté.
Giulia non sapeva che dirgli, non sapeva come rompere quel silenzio, anche se avrebbe voluto farlo. A spezzare il silenzio fu invece Filippo, che con tono ancor più imbarazzato di prima disse, indicandole i capelli:
-Ti donando i capelli, così-. Lo vide arrossire come non mai, e per i primi attimi Giulia si ritrovò quasi a ridere per quell'imporporarsi assurdo del suo viso. Riuscì a trattenersi solo per lo spiazzamento che quel complimento le aveva provocato.
-Grazie- gli rispose Giulia, sentendo le guance imporporarsi a sua volta, con i battiti del cuore aumentare. D'impulso si ritrovò a proseguire, senza riflettere su cosa stava per dire:
-Hai davvero degli occhi veramente belli- farfugliò la ragazza, sentendosi tremendamente impacciata e a tratti ridicola.
-Non è che lo stai dicendo solamente per ricambiare il complimento?- scherzò Filippo, smorzando un po' l'imbarazzo.
-Non esattamente- ribatté Giulia, fintamente offesa – Lo dico perché è vero. Hai dei begli occhi, tutto qui-.
-Grazie anche a te- rispose semplicemente Filippo, con un filo d'incertezza. Ora l'imbarazzo era di nuovo tornato a farsi sentire, immancabilmente.
Quasi a farlo apposta la campanella dell'intervallo suonò in quel momento. Giulia si ritrovò a sussultare al suono della campanella, delusa dal fatto che i dieci minuti del primo intervallo fossero già volati.
-Beh, ora vado- disse, mentre Filippo puntava lo sguardo su di lei.
-Già. Al massimo c'è anche il secondo intervallo- aggiunse il moro, passandosi una mano tra i capelli ricci con fare imbarazzato.
-Certo. Allora ... Ci si vede- lo salutò Giulia, allontanandosi da lui, e voltandosi per un'ultima volta a guardarlo.
-Ci si vede!- convenne Filippo, sorridendole in quel suo modo timido ed appena accennato, e che Giulia, per un attimo, si ritrovò a reputare fin troppo piacevole.
NOTE DELLE AUTRICI
Le cose tra Filippo e Giulia si fanno sempre più concrete ... quali novità saranno dietro l'angolo?
Appuntamento a mercoledì per scoprirlo!
Kiara & Greyjoy
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