Capitolo 48 - Blackbirds (Pt. 8)
Alessio si accucciò velocemente, la porta che si era aperta con violenza: osservò Marina uscire in strada, i capelli scompigliati e il viso rabbioso, seguita a ruota da un uomo che Alessio non aveva mai visto.
Marina proseguì ancora per un po', prima di fermarsi al centro dello spiazzo del parcheggio del residence, girandosi verso l'altro. Anche se era troppo distante per riuscire a sentire distintamente le sue parole, Alessio capì che doveva essere davvero furiosa dalla tensione di tutto il corpo e dall'espressione contratta del viso. Si stava sforzando di parlare all'uomo senza alzare il tono della voce, ma i gesti veloci e a scatti delle mani non lasciavano adito a dubbi. L'aveva sempre identificata per una donna mite e dal temperamento tranquillo, e vederla così irata quasi la rese irriconoscibile ai suoi occhi.
Eppure era davvero Marina, la stessa che gli aveva rivolto sorrisi amichevoli e gesti comprensivi per tutti i giorni precedenti. Era la stessa persona che ora, per quanto cercasse di non scoppiare ancor di più, stava litigando ferocemente con quell'uomo, che le stava rispondendo altrettanto infervorato.
Alessio riportò alla mente la notte precedente: che fosse lui quel Claudio? Probabilmente lo era, ma la certezza poteva arrivare solo da Marina stessa.
L'unica sicurezza su cui poteva contare in quel momento, in quel mare di dubbi, era che c'era qualcosa di sfuggevole in quella situazione, qualcosa che sembrava essere sotto i suoi occhi, ma che non riusciva a capire fino in fondo cosa fosse.
Prima ancora che finissero di litigare Alessio decise di allontanarsi. Quella giornata era già stata sufficientemente deprimente per continuare a guardare e pensare al guaio in cui sembrava essersi cacciato.
It traps me inside mistakes I've made
That's the price I pay
*
I drop to the floor like I did before
Stop watching, I'm coughing, I can't be more
What I want and what I need are at constant war
Non appena suonò il campanello dell'appartamento, Alessio si lasciò andare ad un sospiro profondo, carico di agitazione.
Non era ancora del tutto sicuro che recarsi lì fosse stata una buona idea, ma era stanco di tutti gli interrogativi che gli avevano affollato la mente negli ultimi giorni. Aveva bisogno di risposte concrete.
Si dondolò un po', spostando il proprio peso da una gamba all'altra, in attesa.
Guardò la porta chiusa dell'appartamento di Marina, fermo nella stessa posizione in cui si era ritrovato la sera prima, ancora all'oscuro di ciò che vi avrebbe trovato oltre.
Da una parte sperava che Marina nemmeno l'aprisse, quella dannata porta, anche se i dubbi cominciavano a farsi troppo forti per poterli soffocare nel silenzio. Ci aveva pensato troppo per decidere davvero di lasciar perdere, e quella era l'ultima occasione che aveva per poter capire qualcosa o, perlomeno, per salutarla, prima di ripartire per Villaborghese il pomeriggio dopo.
Come la sera precedente osservò la maniglia abbassarsi dall'interno, dopo lunghi attimi d'attesa, ma stavolta Marina non uscì dall'appartamento di corsa. Quando la osservò, attraverso lo spiraglio della porta semiaperta, Alessio notò però l'irritazione e la stanchezza sul suo viso. Non era rimasto nulla del sorriso spontaneo con cui l'aveva conosciuta, né dello sguardo luminoso e vivace. C'erano occhi gonfi e carichi di quello che sembrava risentimento, senza posto per altro, le iridi verdi ormai spente.
Erano quei lati nascosti di Marina che Alessio temeva di conoscere: cominciava a sospettare che quella solarità fosse solo una facciata di convenienza, e non ciò che era davvero Marina. Almeno non in quel momento della sua vita.
-Ciao- Alessio si schiarì la voce, sperando di non apparire troppo a disagio – Posso entrare?-.
Marina non gli disse nulla, né gli fece un cenno di saluto. Si limitò a spostarsi quel tanto che sarebbe servito ad Alessio per entrare.
Alessio entrò, richiudendo la porta dietro di sé prima di seguirla; Marina aveva già fatto qualche passo verso l'interno dell'appartamento, fermandosi al centro della sala.
-Che ci fai qui?-.
Furono le prime ed uniche parole che gli rivolse, in un tono di totale indifferenza. Rimase in piedi, di fronte a lui, le braccia incrociate contro il petto in un gesto di difesa. Non sembrava nemmeno la stessa persona che, solo qualche sera prima, gli aveva offerto da bere, invitandolo a sedersi accanto a lei sul divano pochi metri più in là da dove si trovavano.
Alessio giunse le mani, agitato:
-Sei sparita senza dire nulla- disse lentamente, calibrando ogni parola – Volevo solo vedere se fosse tutto a posto-.
Non era una bugia, non del tutto: dopo la scena della sera prima, si era davvero chiesto cosa potesse esserne stato di Marina, come potesse sentirsi. Per quanto poco la conoscesse, non riusciva a fregarsene come se nulla fosse.
-Avevo da fare- replicò velocemente lei, sbuffando amaramente – Certo è strano: per voi uomini qualcosa va male solo quando noi donne non siamo a vostra disposizione-.
Alessio sgranò gli occhi, preso contropiede: non si aspettava parole così velenose, né quell'accusa velata. Si sentì in parte offeso, anche se preferì lasciare da parte quella sensazione, almeno per il momento.
-Non avevo doppi fini nel venire qui, se è questo che intendi- mormorò, sentendosi ferito. Si sentì avvampare, sia per l'imbarazzo quanto per la rabbia: era ingiusto che Marina se la prendesse con lui, quando era evidente che non era con lui che aveva dei problemi da risolvere.
A Marina sembrò importare poco del vero motivo per cui era venuto lì: lo guardò con scetticismo, ma non replicò nulla. Distolse lo sguardo altrove, evidentemente infastidita.
Era così diversa che ad Alessio parve di avere a che fare con una completa sconosciuta, totalmente allo sbando nel non sapere come rapportarvisi.
Aveva avuto tutta l'intenzione di arrivare gradualmente alle domande che gli premevano davvero, ma la disperazione che cominciava a sentirsi addosso ebbe la meglio: non riuscì a trattenersi oltre.
-Chi sei davvero, Marina?-.
Si sentì piuttosto patetico in quel momento, ma non riuscì a non proseguire oltre:
-Non che tu mi debba davvero delle spiegazioni, ma continua a sfuggirmi qualcosa-.
-Che intendi dire?- stavolta Marina apparve sorpresa, colta sul vivo. Gli lanciò un'occhiata stranita, scuotendo appena il capo.
"O la va o la spacca".
-Ti ho vista con un uomo ieri, per puro caso- Alessio lo disse a mezza voce, gli occhi abbassati per la vergogna di dover ammettere di averla vista di nascosto, anche se non intenzionalmente – E ho visto la foto di quelli che presumo siano i tuoi figli-.
A quelle parole Marina sgranò gli occhi repentinamente, venati d'ira:
-Hai sbirciato il mio telefono?- gli chiese, trattenendosi a malapena dall'urlare.
Alessio scosse il capo subito:
-No, si è illuminato lo schermo quando due sere fa un certo Claudio ti ha chiamato. Mi sono solo girato nel momento sbagliato- ammise di nuovo, cercando di mantenere un tono calmo per tranquillizzarla a sua volta – O nel momento giusto, dipende dai punti di vista-.
Marina sembrò almeno in parte convincersene, perché non riprese a gridare. Si limitò a guardarlo con aria di sufficienza mista ad ostilità, come se in fondo non le importasse granché che fosse venuto a conoscenza di qualcosa che, evidentemente, non voleva fargli sapere.
Quella sua immobilità dette sui nervi ad Alessio più di qualsiasi altra cosa.
-Lo so che non siamo nulla, che domani riparto e non ci vedremo mai più- riprese, con un certo fervore – Ti sto chiedendo solo un po' di sincerità, per questa unica volta-.
Non aveva idea se sarebbe bastato quello per convincere Marina. Fino a quel momento non aveva lasciato trapelare nulla, se non il risentimento che sembrava covare verso chiunque e per qualche ragione che Alessio non riusciva ad afferrare.
Marina gli lanciò un'occhiata imprevedibilmente dubbiosa:
-Che vorresti sapere?- gli chiese, stavolta senza l'aria di volerlo aggredire.
Era una domanda che Alessio si era aspettato, e alla quale sapeva benissimo cosa rispondere. Era stato un pensiero fisso fino a quel momento, un brutto presentimento che lo aveva tenuto sveglio per tutta la notte precedente.
-Se sei venuta a letto con me deliberatamente, pur avendo una famiglia-.
Marina lo guardò freddamente, lasciando ad Alessio solo la sensazione che quel suo cercare almeno un po' di verità non gli avrebbe regalato nulla di positivo. Non riuscì a capire se fosse finalmente pronto a sentirsi sbattere in faccia qualcosa che, molto probabilmente, lo avrebbe fatto sentire ancora più sporco di quel che già si sentiva.
La guardò riflettere silenziosamente, lo sguardo abbassato per la prima volta da quando era arrivato lì, forse intenta a decidere se parlargli potesse perlomeno valerne la pena. Quando Marina rialzò il capo, diversi minuti dopo, Alessio ebbe l'impressione che avesse accettato quella sua ultima richiesta.
-Claudio, l'uomo con cui mi hai vista ieri, è mio marito-.
La voce di Marina riempì il vuoto della stanza, rompendo il silenzio che era regnato fino a quel momento. Sospirò pesantemente, alzando gli occhi al cielo per un breve attimo, prima di riportarli su Alessio:
-E sì, quelli della foto sono i miei figli-.
Alessio faticò a trovare delle parole. Faticò anche a deglutire, la gola chiusa dal nodo che sentiva e che gli impediva di pronunciare qualsiasi cosa.
Provò a schiarirsi la voce, cercando di resistere dal volerle urlare addosso tutta la frustrazione che gli era crollata sulle spalle nel giro di pochi secondi:
-Non ti capisco- mormorò esasperato, sperando di non lasciar trasparire troppo il tremore della propria voce – Davvero, non capisco perché tu abbia fatto una cosa del genere-.
Marina lasciò andare uno sbuffo amaro:
-Capiresti se fossi al posto mio- replicò, con voce grave e provata – Se avessi scoperto tuo marito tradirti solo poche settimane fa. Capiresti perché mi sono allontanata da lui, e capiresti anche come mai sono andata a letto con te-.
Alessio la guardò inorridito: cominciava ad intravedere i contorni di tutta quella storia, e nonostante il dolore che aveva passato Marina, e che poteva comprendere immaginandosi nei suoi panni, non riuscì a non sentirsi nauseato nel rendersi conto a cosa stesse sottintendendo con quelle sue ultime parole.
Si sentì talmente disgustato – da lei, e da se stesso- da non riuscire nemmeno ad alzare la voce come avrebbe voluto:
-Mi hai usato per vendicarti di tuo marito? Per tradirlo a sua volta?-.
Più lo diceva, e più si rendeva conto di quale fosse la risposta a quella sua domanda.
-L'hai fatto solo per ripicca?-.
Marina non rispose, e quel silenzio sembrò parlare più di qualsiasi altra conferma.
Alessio indietreggiò scuotendo il capo, combattendo contro la voglia di voltarsi e scappare di lì una volta per tutte. Aveva immaginato il peggio, ma non fino a quel punto, non fino al punto di sentirsi meramente sfruttato per lo scopo di qualcun altro.
Gli sembrò di aver appena toccato il fondo.
-Non ti è mai fregato nulla di me, di questi giorni. Ti servivo solo per prenderti la rivincita- parlò ancora, mormorando appena – Ti pensavo migliore-.
Ricordò la prima volta che aveva visto Marina, da sola a quel tavolo del bar della spiaggia. Guardandola non aveva pensato a lei come una persona capace di qualcosa di simile, non quando era altrettanto capace di ascoltarlo fino in fondo, di farlo sentire quasi capito, confortato dai suoi sorrisi. Era stata brava a manipolarlo in quella maniera, fin troppo brava.
-Non sai nulla di me, o di quel che si prova- disse Marina con sdegno, guardandolo come se volesse incenerirlo – È già tanto se ti ho dato una spiegazione che non ti dovevo affatto-.
Alessio la guardò con un sorriso carico di amara ironia, trattenendosi a stento dal riderle in faccia per quel tentativo piuttosto patetico di giustificarsi:
-L'unica cosa che so è che tuo marito ti ha ferita, ma ora non sei tanto meglio di lui-.
Marina sbuffò di nuovo, per niente intimorita:
-Disse il ragazzino che non si è fatto problemi ad andare dietro ad una donna molto più grande di lui e appena conosciuta-.
Alessio sapeva che aveva ragione: si era fidato senza conoscerla davvero, e si era buttato tra le sue braccia senza nemmeno pensarci due volte. A quella realizzazione gli venne voglia di piangere per il nervosismo e il dolore.
Indietreggiò ancora di qualche passo, arrivando a sentirsi sfiorare la schiena dalla maniglia della porta d'ingresso. Rimase a fissare Marina ancora per qualche secondo, con disprezzo e con rabbia: avrebbe voluto urlarle addosso tutto quello che si sentiva dentro, ma era come bloccato, fermo ed impossibilitato a farlo.
-Dovresti esserne contenta: era quello che volevi, e l'hai avuto- disse a mezza voce, senza aspettarsi una risposta dall'altra. Marina non disse nulla: si limitò a ricambiare il suo sguardo, il viso indurito dalla tensione e dall'ira, forse nemmeno toccata dalle parole di Alessio.
Non era rimasto nulla della Marina che aveva conosciuto nei primi giorni. Forse, si ritrovò a pensare Alessio, quella Marina non era mai esistita, se non nella sua mente.
Si girò verso la porta, afferrando la maniglia. Ebbe la tentazione di andarsene subito, farla finita lì e cercare di dimenticare il prima possibile di quella settimana, dimenticare quel senso di inadeguatezza e quel senso di sporco che sentiva ora sulla pelle, dimenticarsi di tutto.
Aveva sempre saputo che dopo quella vacanza non l'avrebbe più rivista, ma non aveva mai messo in conto di dirle addio con tutto quell'astio che poteva respirare in quel momento.
Decise, contro il buonsenso, di voltarsi ancora: era l'ultima volta che avrebbe rivisto Marina, l'ultima volta che si sarebbe sforzato di mettere a fuoco quegli occhi verdi che ora avevano perso la vivacità che gli avevano trasmesso all'inizio.
-Sarebbe stato meglio non averti mai incontrata-.
Non aspettò alcuna risposta; se ne uscì, facendo sbattere la porta, camminando il più velocemente possibile per allontanarsi, gli occhi che bruciavano per le lacrime trattenute.
Like a well full of poison, a rotten core
The blood goes thin, the fever stings
And I shake from the hell that the habits bring
***
-Wow-.
Alessio si ritrovò a girarsi quasi di scatto, gli occhi sgranati di fronte a quell'unica parola appena pronunciata da Pietro. Erano passati pochi secondi da quando aveva finito di raccontare, attingendo a ricordi che non riportava alla mente da anni. In qualcosa era stato di parola: non aveva davvero più pensato a Marina, cercando di dimenticare quella settimana il prima possibile, apparentemente riuscendoci.
Si era quasi stupito di essere stato in grado di ripercorrere quei giorni di tre anni prima senza troppa fatica, come se il ricordo fosse sempre stato lì, sepolto ma intatto.
Si passò la lingua sulle labbra secche per il troppo parlare, cercando di ignorare il fastidio che la gola arida gli stava dando. Avrebbe volentieri bevuto un'intera bottiglietta d'acqua, se ne avesse avuta una a portata di mano.
-Solo wow?- replicò Alessio, a tratti divertito per come Pietro aveva commentato il tutto in un'unica parola. Aveva cercato di non pensare al dopo, a quando il suo racconto sarebbe finito e si sarebbe ritrovato faccia a faccia con il giudizio dell'altro. Ora che invece si era ritrovato quasi a ridere per quel suo commento così breve, la paura cominciava quasi a dissiparsi.
Non era stato facile parlare di tutto senza filtri, ma doveva riconoscere a Pietro che era stato bravo a non lasciar trapelare alcuna sensazione: non lo aveva mai interrotto, facendogli capire che lo stava ascoltando unicamente con piccoli cenni del capo, mentre continuavano a camminare sotto la pioggia sempre più fine.
-Nel senso che non mi sarei aspettato una cosa del genere- Pietro tornò a parlare, lanciandogli un sorriso imbarazzato – Non da te che calibri sempre qualsiasi cosa, che ti lasci andare così poco-.
Alessio si lasciò guidare dall'altro verso un ponte sopra il canale che divideva Piano in due zone. Si fermarono al centro, dove bastava abbassare lo sguardo verso le acque scure per osservare i cerchi che la pioggia creava sulla superficie.
-Un tempo non ero così- si ritrovò a mormorare Alessio, evitando lo sguardo di Pietro, pur avvertendo la sua presenza accanto a lui, sotto l'ombrello che riparava entrambi – È dopo quel che è successo che sono un po' cambiato. Forse mi ha segnato così tanto che inconsciamente non ho cercato più nessuno-.
Sbuffò appena alle sue stesse parole, nel rendersi conto che non si era mai soffermato su una riflessione del genere. Non aveva mai davvero cercato di capire quanto avesse inciso sulla sua vita quel che Marina gli aveva fatto, forse troppo intimorito dallo scoprire quanto la ferita fosse stata profonda.
-Forse è sempre per questo che nei momenti di difficoltà mi allontano da tutti- disse ancora, con voce a malapena udibile.
Anche se non poteva vederlo, sapeva che Pietro lo stava osservando. Non ebbe il coraggio di capire da cosa fosse riempito il suo sguardo – se da compassione, pena, o comprensione. Si ritrovò di nuovo impaurito da ciò che avrebbe potuto sentirgli dire, in parte pentendosi di avergli raccontato quella parte della sua vita.
-Capita spesso di incontrare persone sbagliate-.
Pietro sospirò a fondo, forse alla ricerca delle parole giuste:
-Però questo non vuol dire che saranno solo e sempre persone sbagliate, quelle che incontreremo-.
Alessio si sentì sollevato nel sentirglielo dire. Alzò piano il capo verso l'altro, notando il sorriso timido che Pietro gli stava rivolgendo. Si rese conto che per Pietro era stato lo stesso, che anche lui aveva incontrato persone sbagliate nella sua vita, anche se ne era uscito meglio di quanto non fosse capitato a lui: era comprensione quella che Pietro gli stava riservando, nient'altro.
-L'hai detto tu- Alessio si lasciò sfuggire un sorriso malinconico, rattristato – Credo che valga per entrambi, no?-.
Pietro annuì subito, ridendo appena:
-Tu hai avuto la tua Marina, io la mia Erika. Chissà, magari la prossima volta sarà quella giusta-.
Alessio un po' ne dubitava, ma non lo disse ad alta voce per non minare la fiducia che Pietro aveva messo in quelle parole.
-Magari non proprio quella giusta, ma almeno migliore delle precedenti- replicò, cercando di sembrare sufficientemente incoraggiante.
Per la prima volta dopo tre anni si ritrovò a ripensare davvero a Marina, a chiedersi cosa ne era stato di lei. Era forse rimasta sposata al marito che l'aveva tradita? O si era rifatta una vita altrove, con qualcun altro? Si chiese se si fosse mai sentita pentita per aver approfittato del suo invaghimento. Non lo aveva fatto nel dirgli la verità, ma all'epoca la ferita era ancora troppo fresca per aspettarsi qualcosa di diverso.
Forse anche lei aveva solo cercato di dimenticare, esattamente come lui, che aveva finto che la sua infatuazione non fosse mai esistita, dimenticando anche di aver ceduto così facilmente.
-L'hai mai raccontato a qualcuno?-.
La domanda di Pietro lo riscosse dai suoi pensieri, lasciandolo spiazzato per un po'.
-No, mai- ripose qualche secondo dopo, tornando a guardare l'amico – A dire la verità non ci pensavo da un po'-.
Pietro annuì, prima di lanciargli un'occhiata compiaciuta:
-Però l'hai raccontato a me-.
Alessio si ritrovò a ridere di gusto di fronte all'espressione e alla consapevolezza di Pietro. Non lo avrebbe ammesso facilmente per non dargli quella soddisfazione, ma era quasi sicuro del fatto che, se ci fosse stato qualcun altro al suo posto, non avrebbe raccontato nemmeno una virgola di quell'esperienza.
-Hai insistito così tanto che mi sembrava di star facendoti un torto a non dirti nulla- Alessio gli tirò un pugno sulla spalla, andandoci piano. La risata di Pietro riuscì a tranquillizzarlo definitivamente.
Alessio tornò a guardarlo con più serietà di quanta lui stesso si sarebbe aspettato:
-Forse pensavo che in fondo mi avresti capito, senza giudicarmi-.
Ringraziò che non ci fosse così luce in quel punto – i lampioni di entrambe le sponde del canale erano fin troppo distanti per illuminare quella zona del ponte-, perché era sicuro di essere appena arrossito.
Si morse il labbro inferiore, spostando il peso da una gamba all'altra, non accorgendosi dell'avvicinarsi di Pietro fino a quando non sentì una sua mano appoggiarsi alla spalla.
Alessio alzò gli occhi verso di lui, in attesa di fronte al sorriso che Pietro gli stava ancora rivolgendo.
-A volte capita anche di incontrare le persone giuste-.
Forse fu quel contatto, o forse il senso di sostegno che riusciva a percepire da quelle parole, ma Alessio sentì come se il ricordo di Marina non gli potesse fare più male, come se non potesse più scalfirlo.
Si sentì al sicuro, nonostante l'oscurità della sera e la pioggia che continuava a cadere, così lontana dalle giornate splendenti e calde di tre anni prima, tra lo sciabordio delle onde del mare, il sole cocente a bruciargli la pelle, e il dolce e allegro canto dei merli che lo cullava in quelle mattine estive.
***
Aveva continuato a camminare ancora per un'ora, quasi sordo alla stanchezza che ormai gli artigliava le gambe. Avrebbe continuato a vagare ancora per un po', senza rendersi conto di dove se ne stava andando, se non fosse stato per il paesaggio, stagliatosi davanti ai suoi occhi, che lo aveva lasciato talmente senza fiato da costringerlo a fermarsi.
Dal molo in cui si trovava, con il sole che cominciava a bruciargli la pelle delle braccia e del viso, stava osservando il mare che si estendeva in un manto blu all'apparenza infinito: ci si sarebbe voluto tuffare, nuotare fino allo sfinimento, per dimenticare e lavarsi via tutto ciò che lo aveva fatto sentire sporco e sbagliato.
La tentazione di buttarsi per rinfrescarsi era forte, ma non era mai stato così impulsivo. I piedi sembravano ancorati a terra, incapaci di muoversi ancora.
Non sapeva da quanto tempo era lì, a guardare il mare perdersi in lontananza, verso l'orizzonte. Mancavano poche ore alla partenza per Villaborghese: sarebbe tornato a casa, come se nulla fosse mai accaduto.
Era ciò che avrebbe fatto: avrebbe seppellito i ricordi, in un angolo remoto della sua memoria. Era l'unico modo per non sentire quel dolore sordo che lo attanagliava in qualsiasi parte del corpo, facendolo andare avanti a fatica. Avrebbe continuato la vita di sempre, ignorando quella settimana in cui era caduto in un baratro. Un baratro da cui si sarebbe alzato, un baratro che avrebbe fatto finta non fosse mai esistito.
Sarebbe andato avanti, lontana da quel posto. Lontano dalle memorie che vi erano legate.
Si ripromise che non sarebbe più successo, non avrebbe mai più provato la sensazione della propria dignità calpestata, dell'umiliazione e del senso di sconfitta che aveva addosso
Era un sentimento che non avrebbe mai più voluto riprovare; qualcosa che, con ogni sforzo possibile, non avrebbe più conosciuto.
"Ho tradito me stesso per te, ma non risuccederà mai più".
Blackbirds following me
I'm digging out my grave
They close in, swallowing me
The pain, it comes in waves
I'm getting back what I gave
*il copyright della canzone (Linkin Park - "Blackbirds") appartiene esclusivamente alla band e ai suoi autori.
NOTE DELLE AUTRICI
E dopo aver concluso, nello scorso aggiornamento, questo lungo tuffo nel passato di Alessio, dove abbiamo scoperto un po' di più sulle sue esperienze passate, eccoci tornati al presente. Ma forse, ripensando alle sue parole, Alessio ha un po' ragione nel dire che quello che è ora nel presente dipende almeno un po' anche da come l'ha fatto sentire Marina allora.Allo stesso tempo, però, non scordiamoci delle parole di Pietro: non tutte le persone che conosciamo ci faranno del male.Sarà così anche per i nostri protagonisti?Lo scopriremo solo proseguendo il cammino! Appuntamento a venerdì prossimo con il capitolo 49 :)
Kiara & Greyjoy
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