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Capitolo 48 - Blackbirds (Pt. 3)

-Prego?- chiese, riscuotendosi e voltandosi verso di lei, preso così tanto contropiede da riuscire persino a sorvolare sull'imbarazzo del dover ammettere di non essere lì in compagnia di suoi coetanei.

"Sembrerò il peggiore degli sfigati".

Lei ridacchiò appena, prima di tornare a parlare:

-Mi stavo solo chiedendo come mai un ragazzo giovane, come presumo tu sia, non sia in compagnia di qualche amico o di qualche ragazza- fece, con tranquillità.

Alessio si schiarì la voce, sentendosi ancora arrossire:

-Vacanza di famiglia- ammise, abbassando per un attimo lo sguardo – In ogni caso non rimarrò da queste parti a lungo-.

Lei rise ancora, inclinando il capo da un lato:

-L'entusiasmo è alle stelle- commentò con ironia.

-Molto- confermò Alessio, azzardando a sua volta un mezzo sorriso.

Non si era aspettato quel risvolto, non quando lui per primo si era seduto lì con la speranza di andarsene il prima possibile senza dare troppo disturbo. Dovette ammettere, però, che la donna che aveva di fronte a sé sembrava sufficientemente amichevole da cominciare a farlo sentire a suo agio, nonostante l'avesse spinto a fare certe ammissioni che avrebbe preferito tenere per sé.

-Vedila così: è un'occasione per svagarsi un po', conoscere nuove persone ... - proseguì lei dopo alcuni attimi passati in silenzio, durante i quali aveva preso un sorso del succo che le rimaneva ancora nel bicchiere – Sono sicura che non avresti alcun problema a conoscere altri ragazzi-.

-Perché?- le chiese d'istinto Alessio, rendendosi conto solo dopo di essere sembrato troppo ambiguo e impulsivo – Voglio dire ... -.

Si umettò le labbra, cercando di dare un ordine ai propri pensieri in quel momento troppo confusionari:

-Non credo di essere niente di speciale per attirare così facilmente la gente-.

Gli fece strano ammetterlo ad alta voce a quella che era a tutti gli effetti una completa estranea, di cui nemmeno conosceva il nome. Era una confidenza che non avrebbe fatto facilmente nemmeno ai suoi amici più stretti.

Osservò la bionda tenere gli occhi abbassati per un po', un'aria riflessiva in viso mentre si mordeva il labbro inferiore come se stesse davvero pensando a cosa rispondergli.

-Sei spigliato- disse infine, alzando le spalle – E sembri essere abbastanza simpatico da attirare l'amicizia di qualcuno-.

Alessio rise impacciato, prendendo un lungo sorso di spritz: gli sarebbe servito alcool, molto alcool, per poter reggere una conversazione simile senza prima bruciare d'imbarazzo.

-Non è che dici così a tutti quelli che incontri?- le chiese a bruciapelo, stupendosi per averlo detto davvero. Sperò che non lo prendesse come un'osservazione offensiva, ma non sembrò quello il caso: la sentì ridere di nuovo, e quando alzò lo sguardo nella sua direzione, stava scuotendo il capo in diniego.

-Non con gli stessi aggettivi- disse lei, divertita.

Alessio annuì, ridendo a sua volta. Si ritrovò a pensare che non doveva essere l'unico ad essersi sentito solo su quella spiaggia: la sensazione che aveva della donna davanti a sé, pur non conoscendola affatto, era che doveva sentirsi più o meno come lui, se si era buttata in quella conversazione così spontaneamente.

-Magari proverò a seguire il consiglio- si lasciò sfuggire a mezza voce, sorridendole ancora con gratitudine. Per quanto inaspettato, era almeno riuscito a dimenticarsi della sua situazione odiosa anche solo per qualche minuto.

-Fai bene- convenne lei, lasciandosi andare ad una risata limpida. Sembrava più luminosa di prima, in quel momento, e Alessio non potè fare a meno di pensare come la sua stessa figura gli ricordasse lo scroscio cristallino delle onde.

La donna tornò a sorridergli, e prima che Alessio potesse aggiungere qualsiasi altra cosa, fu lei per prima a tendergli la mano destra, sopra il tavolo:

-Marina-.

Marina.

Alessio continuò a ripetersi nella sua mente quel nome, il suono leggero e musicale che lo accompagnava, ritrovandosi a pensare quanto le fosse adatto.

In every mistake I dig this hole

Through my skin and bones*

*

Doveva ammettere che, nonostante tutto, l'incontro con Marina era stato propizio. Forse – probabilmente – non l'avrebbe più rivista, ma era bastato quell'unica conversazione tra loro a dargli la spinta finale per decidersi, una volta per tutte, ad uscire da quel guscio che pian piano si era costruito intorno da quando era arrivato a Torre Marittima.

Quella sera stessa se ne era uscito dalla camera del B&B senza dare troppe spiegazioni ad Eva o Riccardo: si era limitato a dir loro che sarebbe andato a fare una passeggiata per prendere una boccata d'aria. L'unica che aveva fatto troppe domande era stata Irene, come da copione, ma l'aveva ignorata fino a quando non si era ritrovato finalmente fuori dalla porta.

Torre Marittima appariva più come un paese fantasma che una località turistica: l'idea di uscirsene a camminare era risultata vana dopo poco, quando si era reso conto che, poco dopo le dieci, non c'era già più nessuno in giro.

Ripiegare sul minuscolo bar accanto al B&B era risultata l'unica alternativa ad una ritirata piuttosto miserevole e anticipata. Nonostante l'arredamento spartano e non troppo accogliente, quello era forse l'unico posto in cui c'era un po' di movimento: gente che perlopiù alloggiava nell'ostello in cui lui stesso stava, coppie con figli piccoli o qualche ragazzino che doveva avere almeno qualche anno meno di lui.

Alessio ebbe la tentazione di far sprofondare la propria testa contro la superficie di marmo freddo del bancone del bar, sbuffando per la noia che stava già ricominciando ad assalirlo.

Lanciò un'occhiata alla sua bottiglia di birra aperta, già bevuta a metà, il retrogusto amaro lasciato in bocca che lo infastidiva.

Rimanere lì non aveva senso: aveva aperto bocca giusto per ordinare qualcosa da bere, era del tutto solo, e con la delusione sempre più alta. L'unico lato positivo del non essere rimasto in stanza era l'essersi evitato una delle tante serate in cui suo padre sembrava essere di pessimo umore.

Appoggiò la fronte contro la superficie fredda del bancone per qualche secondo, cercando di allontanare almeno per quel breve lasso di tempo il caldo che si sentiva addosso. Anche se era ormai sera inoltrata l'afa non accennava a diminuire, e stare in un luogo chiuso come quello, senza climatizzatore, non lo stava aiutando a sentirsi meglio.

Rimase con gli occhi chiusi per un po' di tempo, ascoltando in lontananza i pochi rumori intorno a sé, ovattati dalla stanchezza che lo stava assalendo. Sentì la porta del bar aprirsi brevemente, due voci parlare tra loro sovrastando il ritmo latino della canzone proveniente dalla tv accesa e puntata su un canale musicale, la risata stridula di un bambino piccolo un po' troppo vivace.

Credette di essersi quasi addormentato, perché non riuscì a capire quanto tempo fosse passato quando riaprì gli occhi, dopo aver sentito posarsi una mano sulla sua spalla con un tocco delicato.

Alessio si tirò su piuttosto in fretta, nonostante le palpebre pesanti e i riflessi rallentati dalla stanchezza; così come alzò il busto, la mano si scostò velocemente. Girandosi alla sua sinistra mise a fuoco la figura di un ragazzo castano, mai visto prima – probabilmente arrivato da poco-, che lo stava guardando con un sopracciglio alzato e un mezzo sorriso sulle labbra sottili:

-Tutto bene?- gli chiese subito, sistemandosi meglio sullo sgabello alto accanto a quello di Alessio.

-Sì- si ritrovò a mormorare Alessio, in imbarazzo – Perché me lo chiedi?-.

Il disagio che stava provando in quel momento superava di gran lunga la gioiosa sorpresa di star a parlare con un – almeno apparentemente- suo coetaneo. Avrebbe preferito accadesse per ben altri motivi, e non dopo essersi quasi addormentato in un bar squallido.

Il moro alzò le spalle con nonchalance:

-Sembravi essere svenuto- gli rispose, facendo un cenno con il capo verso la bottiglia di birra aperta che ancora stava di fronte ad Alessio, abbandonata sul bancone – Magari eri ubriaco-.

Alessio fece una smorfia, ancora indeciso se fosse stata una buona cosa o meno aver attirato qualcuno in quel modo.

-Non ho bevuto così tanto per esserlo- borbottò, vagamente offeso per essersi fatto dare dell'ubriacone senza nemmeno riuscire a rispondere a tono.

Sperò che quell'ultima frase bastasse a far allontanare il ragazzo – forse un po' troppo impiccione per i suoi gusti-, ma quando spostò appena lo sguardo nella sua direzione lo vide fissarlo ancora con lo stesso sorriso divertito di prima.

-Sei un fuggitivo anche tu?- si sentì chiedere dall'altro – Dalla tua famiglia, intendo. Se fossi di qui credo ti conoscerei già, ma sei evidentemente un turista-.

-Tu sei di qui?- Alessio si arrese di fronte all'evidenza che lo sconosciuto, più che soccorrerlo in caso di malessere, aveva tutta l'intenzione di fermarsi per fare quattro chiacchiere.

Era una situazione piuttosto ironica, aver sognato di trovare qualcuno con cui parlare ed uscire per i giorni rimanenti di vacanza, per poi sperare di tagliare corto il prima possibile la conversazione che stava effettivamente avvenendo.

Si girò meglio verso l'altro, arrossendo un po' nel farlo: c'era qualcosa di predatorio, nelle iridi chiare del ragazzo di fronte a sé, qualcosa che gli fece quasi sospettare gli si fosse avvicinato per qualche altro motivo che non fosse la semplice amicizia passeggera.

-Sì. Ancora per poco ... Tempo che inizi l'università e bye bye- fece l'altro, mimando il gesto di saluto.

Alessio annuì, ritrovandosi a pensare che non gli avrebbe mai dato diciannove anni. Sembrava avere qualche anno di meno, anche se il viso glabro e senza alcun filo di barba poteva averlo ingannato.

-Un po' ti invidio- si lasciò sfuggire, sbuffando appena. Anche lui non vedeva l'ora di lasciare Villaborghese, quello non poteva negarlo.

Per un po' calò il silenzio, prima che l'altro parlasse ancora:

-Come ti chiami?- gli chiese, il gomito appoggiato sul bancone, gli occhi che vagavano sulla figura di Alessio facendolo arrossire ancor di più.

-Alessio- rispose, sentendosi quasi un undicenne insicuro e indeciso di fronte al primo corteggiatore della sua vita – Tu?-.

-Carlo- fece l'altro, rialzandosi di nuovo – Se ti offrissi qualcosa accetteresti?-.

"Dritto al punto".

Alessio un po' si sorprese della sfrontatezza dell'altro: veniva da un paesino minuscolo anche lui, e sapeva perfettamente quanto potesse essere difficile provarci con qualcuno quando in molti ti avrebbero guardato come se fossi il peggior perverso del mondo.

Se fino a quel momento non si era troppo interessato al ragazzo di fronte a sé, all'improvviso si sentì molto più incuriosito. Si ritrovò ad ammirare quel lato di Carlo, anche ad invidiarlo: lui per primo, un po' per paura di capire meglio se stesso e per non darsi una qualche etichetta forse sbagliata, si era sempre trattenuto dal provarci con qualche ragazzo. Gli sembrò perfino strano di star vivendo qualcosa del genere, a meno che non stesse equivocando tutte le attenzioni che Carlo sembrava stargli dedicando.

-Dipende da cosa mi vuoi offrire- gli disse infine, mordendosi il labbro inferiore.

Non era ancora del tutto convinto di aver fatto la mossa migliore, ma per un attimo la curiosità aveva avuto il sopravvento.

In fondo era esattamente quello che aveva sperato di aver la possibilità di fare: lasciarsi andare e passare meno tempo da solo nella noia più totale. Anche se Carlo si fosse dimostrato un totale idiota, almeno avrebbe passato una parte della serata a parlare con qualcuno.

Lo osservò lanciargli un sorriso soddisfatto, a tratti malizioso, di sicuro non innocente.

-Lo scoprirai tra poco-.











NOTE DELLE AUTRICI

Nuova settima di isolamento, nuovo aggiornamento.Alessio, in parte spinto dalle parole di Marina, riesce finalmente a fare certe conoscenze in una vacanza che, finora, era stata piuttosto piatta.  Ma a questo punto chi, secondo voi, sarà l'ex di cui aveva parlato Alessio a Pietro? Sì accettano scommesse!Per scoprire come evolverà la serata vi aspettiamo venerdì!Kiara & Greyjoy

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